Il Nostro Inquietante Futuro Digitale. Maurizio Martucci a Cinzia Notaro.

23 Settembre 2024 Pubblicato da Lascia il tuo commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Cinzia Notaro, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione questa intervista al dott. Maurizio Martucci in tema di futuro digitale. Buona lettura e condivisione.

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“Manuale di autodifesa  per elettrosensibili”, “#Stop 5G” , “Tecnouomo 2030 ” i recenti libri-inchiesta  del giornalista, scrittore, conferenziere Maurizio Martucci laureato in Lettere e in Scienze e Tecnologie delle Comunicazioni, docente nel master di Medicina Integrata presso l’ Università Guglielmo Marconi, che abbiamo avuto il piacere d’intervistare. Certamente un’opera destinata ad avere successo per i temi di grande attualità affrontati e di cui poco parlano i mezzi di comunicazione di massa riguardo soprattutto i pericoli a cui la popolazione viene esposta dando un certo risalto agli aspetti positivi dell’ avanzamento tecnologico.

D. Può fare qualche breve accenno ai documenti, alle ricerche inedite e agli studi riportati  che svelano la verità sull’inquietante futuro digitale?

 

Si tratta di documenti ufficiali dei governi centrali e di organismi sovranazionali come magari l’Europa o la Nato ma pure documenti di consessi di non eletti come il Forum Economico Mondiale. Portano tutti allo stesso punto. La verità è che le tecnologie non sono affatto neutre come in maniera semplicistica si crede e nemmeno sono a servizio dell’utente consumatore. Tutti gli atti che ho esaminato e riportato nelle mie inchieste parlano apertamente di una tecnologia al servizio del grande resettaggio, del cambiamento epocale della società civile e dell’umanità intera. E infatti l’Agenda 2030 è una maxi operazione di ingegneria sociale per il cambio degli stili di vita. Quanto agli studi sugli effetti sanitari e ambientali… c’è l’imbarazzo della scelta: il ricercatore svedese Olle Johansson, su questi temi in una guida mondiale per la scienza sganciata dalla lobby dei grandi potentati, afferma che in letteratura biomedica sono disponibili oltre 22.000 voci che attestano gli effetti delle radiofrequenze. E gli esiti, almeno per quelli condotti dalla scienza libera e indipendente, sono inversi e contrari rispetto a quelli rassicuranti e negazionisti del danno adottati dall’OMS in giù. “Segui il denaro”, diceva il giudice Falcone… è la pista per scoprire la verit.

D. In qualità di ideatore di “Oasi Sana” quali gli obiettivi che intende raggiungere?

E’ l’unico sito di informazione libera che da oltre 7 anni si occupa in maniera pressoché esclusiva di inchieste sulla digitalizzazione e sulle nuove tecnologie, snidando i lati oscuri. “Oasi Sana” è ormai una realtà consolidata d ‘inchiesta e notizie per chi fugge dalla narrazione del mainstream e cerca altro su 5G, smart city, scuola 4.0, Intelligenza artificiale e transumanesimo. L’obiettivo primario è già stato raggiunto: cioè quello di fare informazione senza peli sulla lingua ; ora bisogna ampliare il raggio d’azione per raggiungere più pubblico e più lettori possibile. E non è semplice.

D. Come fondatore e portavoce nazionale dell’ “Alleanza Italiana Stop 5G” ha gridato ai quattro venti per fermare questo imminente pericolo per l’umanità e l’ecosistema, perché? “Alleanza Italiana Stop5g” nasce nel 2018 quando in Italia praticamente nessuno aveva mai sentito parlare di 5G e non si sapeva nemmeno cosa fosse l’Internet delle cose. Nel 2019 ho organizzato il primo convegno nazionale alle porte di Roma, poi la prima manifestazione nazionale di piazza, il convegno in Parlamento, i sit-in fuori l’Istituto Superiore di Sanità, la Rai e il Ministero della Salute. Abbiamo mobilitato migliaia di cittadini in tutta Italia, finendo per coinvolgere oltre 600 Comuni italiani nella lotta al 5G … 5 milioni di cittadini rappresentati. Le leggi liberticide ci hanno poi imbavagliato nel silenziare i sindaci tecnoribelli. Lo scorso anno “Alleanza Italiana Stop5G” ha concluso il suo percorso. Adesso quel tesoro di attivismo e consapevolezza resta a disposizione di tutti gli italiani che desiderano intraprendere la lotta contro l’invasione elettromagnetica. Quello che doveva essere fatto, è stato fatto. Tutto è affidato  allo spontaneismo del popolo che, però, non deve fermarsi alla protesta dell’antenna davanti casa.

D. Il limite soglia dell’inquinamento elettromagnetico è stato superato?

Purtroppo si, dopo oltre 30 anni di limite cautelativo. Ma il Governo Meloni, nonostante abbia ceduto sfacciatamente alle pressioni della lobby delle telecomunicazioni, non ha avuto il coraggio politico di schizzare la soglia al limite massimo, questo grazie anche all’azione di resistenza e di denuncia intrapresa sui territori e in ogni sede politica. Sia chiaro però un concetto: l’innalzamento dei limiti soglia della densità di potenza di agenti possibili cancerogeni per l’umanità, già registrati in +300% dall’Arpa Piemonte, non serve affatto a far funzionare il 5G, ma a favorire il business delle multinazionali. Un clamoroso regalo della Meloni da scontare sulla pelle degli italiani. E c’è già chi sta soffrendo e vede peggiorare il suo stato di salute per questo….

D. Quali le conseguenze sulla salute, sulla privacy e il controllo sociale?

Ci sono studi che parlano di cancro, ma pure di elettrosensibilità, diabete, infertilità, insonnia, insomma tanti effetti collaterali correlati al wireless. E poi ci sono i malati e le sentenze di tribunale: Radio vaticana insegna! Privacy e controllo sociale sono invece gli effetti della tecnogabbia, cioè della Repubblica dei gigabit realizzabile con la rete, è la gestione algoritmica e remotizzata di ogni cittadino dalla culla alla tomba, la replica in salsa occidentale del modello cinese. E’ praticamente alle porte.

D. Quali i veri scopi della transizione digitale?

In realtà sono due, uno più subdolo dell’altro. E’ il cambio degli stili di vita e del sistema-paese in ottica Agenda 2030, dove la digitalizzazione la fa da padrona in stile grande fratello orwelliano. E poi c’è la disumanizzazione del transumanesimo, cioè il passaggio previsto sempre nel 2030 dall’Internet delle cose col 5G all’Internet dei corpi col 6G. Le mie inchieste approfondiscono questo passaggio epocale che l’opinione pubblica ha difficoltà a capire.

D. “Internet delle cose” basta un clic per “farci esplodere… bloccare account….”?

Assolutamente si. Il pericolo è che i bannaggi e le censure sui social possano essere replicati nella vita di tutti i giorni. Le imposizioni come i coprifuoco che hanno visto lo Smartphone trasformarsi in un lasciapassare è il simbolo della tecnologia a servizio del grande progetto finale. In attesa di moneta elettronica, riconoscimento facciale, identità digitale e tanto altro prossimo alla realizzazione, se il processo non imploderà.

D. Dietro c’è una volontà di schiavizzare gli utenti?

Si tratta di controllare, gestire i popoli, transumanizzandoli, umanizzando la robotica, disumanizzando le persone. La saggista americana Shoshana Zuboff parla di capitalismo della sorveglianza, io preferisco parlare di tecnogabbia e tecnototalitarismo da terzo millennio.

D. La digitalizzazione approda a scuola. I processi logici possono conoscere un cedimento dinanzi all’Intelligenza Artificiale dal momento che ci si affida ad una macchina?

La Scuola 4.0 è la pietra tombale dell’idea di istruzione nata dalla fine dell’800. L’avvento degli avatar al posto degli insegnanti e dell’Intelligenza artificiale salita in cattedra, è l’inizio del processo di lobomotizzazione delle nuove generazioni che non a caso sono stati chiamati nativi digitali. La scuola è stata trasformata in punto di non ritorno per una umanità che pare col destino già segnato. Identità liquida e fluida, vite virtuali. Il modello da seguire è quello californiano, professato dai guru della Silicon Valley.

D. L’era dei cyborg è vicina?

Ci siamo. Dal mito di Prometeo sino ad oggi, mai nella storia dell’umanità si era arrivati a questo punto. La fusione del fisico col biologico e il digitale professata a Davos è l’ascesa di un’accelerazione ultra-darwinista che punta alla post-umanità. La svolta è dietro l’angolo: nanorobotica e microtecnologie impiantabili sono ormai all’ordine del giorno negli esperimenti. Il cyborg è nell’ibridazione, nella fusione con sensori e microprocessori.

D. In una puntata del suo programma on line “La Tecnogabbia” ha parlato in modo approfondito del transumanesimo: quali le sue origini, la sua ideologia?

Le origini non sono affatto remote. Se il termine transumanesimo è stato coniato da Pierre Teilhard de Chardin, il filosofo-gesuita sconfessato e riabilitato in Vaticano da Bergoglio, ha avuto poi diffusione con Aldous Huxley, primo storico direttore UNESCO-ONU. Per i transumanisti il corpo umano è un nemico, è fallato, imperfetto, fatto di nascita, malattia, morte. Con le nuove tecnologie che oggi sono disponibili, vogliono sostituirsi all’Assoluto e creare la post-umanità. Tra le loro ambizioni, non a caso, c’è anche l’immortalità.

D. Chi muove le fila per creare il tecno-uomo?

Grandi potentati, agenzie militari, centri di potere, plutocrazie, ne scrivo abbondantemente nella mia ultima inchiesta, dal titolo proprio… “Tecno-Uomo 2030”, un libro che forma la trilogia insieme ai miei precedenti “#Stop5G”e “Manuale di autodifesa”. Leggerli apre gli orizzonti, fa capire a cosa serve l’elettrosmog, le antenne, e chi sono i vari Gates, Bezos, Musk, Zucherberg e cosa vogliono da noi quando vengono a stringere accordi a Palazzo Chigi coi vari governi di turno.

D. Cosa possiamo fare per difenderci e non perdere la nostra umanità?

Restare umani. Creare consapevolezza come passaggio preliminare. Non rendersi collaborazionisti, senza acquistare prodotti tecnologici che servono a disumanizzarci. Ne “L’Arte della Guerra”, millenni fa il condottiero e filosofo cinese Sun Tzu diceva che in guerra devi conoscere il tuo nemico. E’ la prima regola per sperare di vincere. E, in questo caso, restare umani per sopravvivere insieme naturalmente con Madre Terra.

 

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