Aumento delle Spese Militari, la Maggioranza degli Italiani Dice NO. L’Indipendente Online.
16 Novembre 2024
Lascia il tuo commentoMarco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato da L’Indipendente, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e diffusione.
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Un sondaggio commissionato a SWG da Greenpeace Italia, effettuato su un campione di 1.200 maggiorenni, mostra che il 55% degli italiani si oppone all’incremento delle spese militari al 2% del PIL entro il 2028, come previsto, tra gli altri, dal governo e dalla NATO. Solo il 23% si dice favorevole, mentre il 22% non si esprime. Parallelamente, il 52% degli italiani boccia l’aumento delle spese militari dell’UE, proposto dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. La proposta di tassare gli extraprofitti delle aziende belliche riceve invece ampio consenso: il 65% si dichiara favorevole. «Questi risultati dimostrano chiaramente che le cittadine e i cittadini italiani vogliono meno spese militari e più investimenti per il benessere collettivo», dice Sofia Basso, di Pace e Disarmo di Greenpeace Italia. «Al contrario, il governo Meloni ha scelto di aumentare il budget della Difesa a discapito di settori fondamentali come sanità e welfare». È proprio contro questa tendenza al rialzo che si batte la campagna “Ferma il riarmo!”, chiedendo che vengano ridotte le spese militari a favore di maggiori investimenti in salute, istruzione, ambiente, solidarietà e pace, e introducendo, piuttosto, una tassa sugli extraprofitti dell’industria bellica.
Il sondaggio SWG è stato condotto tra il 23 e il 28 ottobre 2024, prelevando un campione casuale di 1.200 italiani, di cui il 52% uomini e il 48% donne. Degli intervistati, l’8% aveva un’età compresa tra i 18 e i 24 anni, il 13% tra i 25 e i 34, il 14% tra i 35 e i 44, il 18% tra i 45 e i 54, e il restante 24% oltre i 64 anni. Gli italiani sono inoltre stati divisi per provenienza geografica in quattro macro-aree: Nord-Ovest (27% degli intervistati), Nord-Est (20%), Centro (20%), Sud e Isole (33%). La prima domanda che è stata posta ai 1.200 intervistati recitava: “Nel 2024 l’Italia ha speso circa 30 miliardi di euro in spese militari, pari all’1,5% del proprio Prodotto Interno Lordo (PIL). L’attuale governo prevede di portare le spese militari al 2% del PIL entro il 2028 per un importo annuo di circa 40 miliardi di euro. Lei è favorevole o contrario a questa proposta?”. Secondo il sondaggio, il fronte di oppositori agli aumenti di investimenti nel settore bellico sarebbe di gran lunga superiore a quello dei suoi sostenitori. Tra i più contrari si rilevano i 55-64enni (63%) e i residenti nel Nord-Est (62%), nelle Isole (62%) e nel Centro Italia (60%).
Lo studio ha posto gli italiani davanti ad altre due domande, una relativa all’incremento delle spese per la difesa nella cornice europea, e una relativa all’eventuale introduzione di una tassazione degli extraprofitti delle aziende belliche. In materia di difesa europea, i risultati pendono leggermente più a favore del sì rispetto a quelli registrati dalla prima domanda, ma restano comunque fortemente orientati su quello del no, con il fronte dei favorevoli pari al 27%, quello dei contrari al 52%, e gli indecisi al 21%. Riguardo alla tassazione degli extraprofitti, invece, i dubbi sembrano essere ancora di meno: laddove il 65% degli italiani ha espresso il suo sostegno all’idea, solo il 17% si è professato contrario, e il 18% indeciso; tra i più favorevoli emergono gli over 55 (76%), i residenti nel Nord-Est (72%) e gli uomini (71%).
La spesa militare in Italia è in crescita da anni. Durante il suo mandato, il governo Meloni ha aumentato la spesa per la difesa, nonché per l’acquisto di aerei e carri armati. In generale, anche gli esecutivi precedenti avevano incrementato l’esportazione di armamenti, così come la spesa militare, cresciuta del 60% in dieci anni, fino a superare i 32 miliardi di euro nel 2025. Questo aumento di investimenti, produzione, esportazione, e acquisto nel settore bellico risulta pienamente in linea con le richieste della NATO, dell’UE, e di Draghi. L’Alleanza Atlantica ha infatti raccomandato agli Stati di arrivare a spendere più del 2% del PIL nel settore militare, l’Unione Europea si sta muovendo per la costruzione di un piano di difesa comune, mentre il “Rapporto Draghi” consiglia molto caldamente di riservare più fondi e meno burocrazia al settore delle armi.
[di Dario Lucisano]
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Tag: indipendente, nato, spese militari
Categoria: Generale