Cambiamento Ineluttabile. Il Matto.

13 Novembre 2024 Pubblicato da 20 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro Matto offre alla vostra attenzione e riflessione queste meditazioni. Buona lettura e condivisione.

§§§

CAMBIAMENTO INELUTTABILE

Maestro di Cesi, L’Assunzione della Vergine nelle braccia di Cristo.

* * *

«La Chiesa e la teologia hanno assicurato a Dio un’agonia duratura. Soltanto la mistica, di tanto in tanto, lo ha rianimato. Fra tutti coloro che cercano, soltanto il mistico ha trovato, ma, prezzo di un favore così eccezionale, non potrà mai dire che cosa, benché egli abbia la certezza che conferisce unicamente il sapere incomunicabile (il vero sapere insomma). La strada sulla quale egli vi inviterà a seguirlo sbocca su una vacuità senza uguali ma, ed è questa la meraviglia, una vacuità che vi colma, poiché si sostituisce a tutti gli universi aboliti».

Emil Cioran

 

* * *

 

Chiaro che da Matto mi trovi in perfetta sintonia con Cioran, ovviamente Matto anche lui. Ma tranquilli! Ad assicurare il pandemonio terreno c’è il fortunale parolaio ammannito dai Sani di mente.

 

Intanto, è palese come l’imporsi secolare e preponderante del legalismo teologico-canonico – e per un certo verso del potere istituzionale ecclesiastico sulla laicità – sia giunto al tramonto secondo l’inesorabile legge dell’IMPERMANENZA: MUJO secondo il Buddhismo, che la mette in grande evidenza e trova riscontro – per niente sorprendente – nella  locuzione latina: «Sic transit gloria mundi».

 

Tutto ciò che nasce deve morire per trasformarsi e rivivere, e come ogni stagione passa per ripresentarsi le stessa ma non più la stessa, anche la nuova stagione della Chiesa sarà la stessa ma non più la stessa.

 

La presente crisi, oltretutto provvidenziale poiché prevista e permessa dall’Alto, prelude al transito dalla vecchia alla nuova forma, grazie alla quale l’approccio al Vangelo si darà in chiave mistico-ascetica, ragion per cui il propellente dell’Anima sarà costituito dal RACCOGLIMENTO nella “propria camera” e “chiusa la porta” per … CINMOKU: IMMERGERSI NEL SILENZIO secondo la spiritualità nipponica.

 

«L’uomo in silenzio è il più bello da ascoltare» recita il proverbio giapponese, sciaguratamente inosservato dalla pletora dilagante dei pensatori e parlatori a getto continuo, divorati dall’istinto a confliggere per affermarsi e sentirsi vivi, timorosi del silenzio che – loro paventano – li ucciderebbe, ma sonoramente smentiti da don Dolindo Ruotolo:

 

«Se mi interrogano, risponderò con un cenno o con pochissime parole; se credo di dover parlare, ne farò a meno e vincerò la tentazione di satana; voglio ammantarmi di silenzio e mettere il mio cuore in clausura perfetta, poiché non sono più della terra».

 

Davvero stupendo quell’ascetico «voglio ammantarmi di silenzio»! Uno spauracchio per chi pensa e parla senza soluzione di continuità e non potrebbe mai mettere il proprio cuore «in clausura perfetta».

 

A proposito dell’«ammantarsi di silenzio» e del «cuore in clausura perfetta», la mia matta passione per le assonanze operative (sottolineo operative) fra Tradizioni diverse m’induce a citare il maestro zen cinese Laiguo:

 

«Quindi dall’alba al tramonto, e dal tramonto all’alba, non c’è più assolutamente nessuna occasione di aprire bocca; ciò si conforma perfettamente al detto: “le parole vanificano la pratica del principio supremo”».

 

Insopportabile per i Sani di mente, ancora il Matto Cioran:

 

«Minuto di raccoglimento: assaporare la voluttà di non pensare a niente, riposarsi nella consapevolezza di una nullità calma, di un pausa nel supremo».

 

Una «nullità calma»: inconcepibile dal saccente auto-inghirlandato e agitato da pensieri e parole.

 

Assonanza meravigliosa: la «pausa nel supremo» di Cioran, cioè nel «principio supremo» di Laiguo, insomma nel  Principio che è il Verbo!

 

Henry-Fréderic Amiel, Matto pure lui a causa della tendenza ascetica:

 

«Il raccoglimento, il ritorno al divino: sono necessari per attraversare la vita, le sue tentazioni, le sue dissipazioni, senza evaporare o corrompersi».

 

Chiaro che il cambiamento della forma chiesastica avverrà fatta salva («non prevalebunt») la sua sostanza ineffabile che è, com’è sempre stata, la Mistica:

 

Ludwig Wittgenstein:

 

«V’è davvero dell’ineffabile. Esso mostra sé, è il Mistico»

 

Il Mistico è il Nucleo Vitale Permanente Universale permeato dalla purissima Divinità Una e Trina, quindi del tutto oltre il polverone parolaio delle visioni, delle locuzioni e delle ispirazioni, dell’imperversare dilanianante di singoli e gruppi, ciascuno con la propria pervicace sicumera, con la propria documentazione probante e sotto il vessillo della propria madonna e del proprio cristo (le minuscole sono d’obbligo).

 

La Mistica, cioè la Vergine splendidamente rappresentata dal romano Maestro di Cesi fra le braccia del Cristo, e nel contempo immagine dell’Anima raccolta nel/dal Verbo, è ben esposta in quanto segue, ove ci si riferisce a due eccellentissimi … Matti, che ovviamente non potranno nemmeno scalfire le certezze granitiche dei Sani di mente che però, prima o poi, dovranno ricredersi.

 

* * *

Recensione di Maurizio Schoepflin a

Luigi Borriello, DIRE L’INEFFABILE (ed. Ancora 2023)

 

«Ecco che cosa ho inteso dirvi, figlie mie: l’anima che facilmente si ferma a parlare o ad agitarsi è molto poco attenta a Dio. Quando, invece, è intenta ad ascoltarlo, allora si sente intimamente spinta a tacere e a evitare qualsiasi conversazione … La cosa più necessaria per noi è di mettere a tacere dinanzi a questo grande Dio il nostro spirito e la nostra lingua, perché l’unico linguaggio che egli ascolta è quello dell’amore silenzioso».

Così scriveva nel 1587 a un convento di monache carmelitane lo spagnolo Giovanni della Croce, santo, dottore della Chiesa e mistico fra i maggiori di ogni tempo. Nelle sue parole si sente riecheggiare l’affascinante questione del valore del silenzio nel contesto della vita di fede. Tale questione è stata portata in primo piano proprio dai mistici, da coloro, cioè, che hanno incontrato l’Assoluto laddove le parole non servono più e che poi hanno tentato di raccontare questa straordinaria esperienza. Ma come dire l’ineffabile? Con quale linguaggio comunicare l’indicibile?

Un’interessante risposta a questi interrogativi la dà il carmelitano scalzo Luigi Borriello che, nel Prologo del libro, chiarisce subito quali siano le sue intenzioni, affermando di voler “parlare, prima di tutto, del linguaggio del silenzio”. Siamo entrati nel regno dell’ossimoro? È molto probabile. Non possiamo tuttavia dimenticare che senza silenzio non c’è ascolto e senza ascolto non c’è dialogo. Dunque, come sostiene l’autore, silenzio e parola si fondono e si fondano reciprocamente.

 

I termini “mistica” e “mistero” derivano dal verbo greco myêin, che indica l’azione di chiudere gli occhi e la bocca: i mistici parlano tacendo e tacciono parlando, e l’ossimoro diventa spesso l’unico strumento di cui dispongono per esprimere l’estasi da loro sperimentata. Essi sono “costretti” a vivere un dramma espressivo e dottrinale, dal quale spesso escono facendo ricorso al linguaggio dell’amore, quello che più di ogni altro avvicina l’uomo al divino, conducendolo nelle profondità dell’inenarrabile e verso le vette dell’incomunicabile.

 

Ha scritto Blaise Pascal: “In amore il silenzio vale più delle parole. Lo stupore è un fatto positivo, esiste un’eloquenza del silenzio più espressiva di ogni discorso”. Conclude Borriello: “I mistici con il loro linguaggio impreciso e contraddittorio, trasgressivo e indefinito, sono veri e propri canali attraverso cui passano fasci luminosi di conoscenza dell’assoluto di Dio nell’oscurità dell’intelletto umano”.

 

* * *

 

ECKHART, UN MISTICO NEL VUOTO DI DIO

di Giorgio Montefoschi (corriere.it – 14 dicembre 2012)

Per il «Meister» della Turingia il silenzio conduce alla Verità

Meister Eckhart – scrive Marco Vannini, il suo massimo studioso, nell’introduzione al «Commento alla Sapienza» contenuto nel volume in cui sono raccolti i Commenti all’antico Testamento (Bompiani, pp. 1548, € 35) – non ha mai pensato alla mistica, né tanto meno di essere un mistico, laddove per misticismo si intende un’esperienza intuitiva, segreta, del divino. Il padre domenicano nato attorno al 1260 in Turingia, priore nel convento di Erfurt, professore di teologia a Parigi, processato per eresia nel 1326, morto presumibilmente nel 1328, pensava che l’unico cammino possibile dell’uomo verso la verità che è Dio fosse il cammino della ragione. La ragione: l’intelletto è l’universale che è nell’uomo; il Logos generato da Dio che è nel mondo e all’interno di ogni uomo: di un pagano come di un cristiano, di un musulmano come di un ebreo.

 

Per poterlo conoscere, l’uomo giusto deve distaccarsi dal determinato, da quello che vede con i suoi occhi, pensa con il suo pensiero, ama con la sua volontà e insegue con il suo desiderio. Deve distaccarsi dal tempo e dal proprio io e pervenire a quel «fondo dell’anima» dove è assoluto silenzio e nulla, ma dove finalmente zampilla ciò che abbiamo di più profondo. «A stento valutiamo le cose terrestri, a fatica scopriamo quelle davanti agli occhi? Ma chi può rintracciare le cose del cielo?», recita la Sapienza in uno dei suoi versetti più sublimi. Le «cose del cielo», risponde Eckhart, ci appaiono quando un silenzio le avvolge; quando l’anima riposa dal tumulto delle passioni e dalle occupazioni mondane, tutte le cose per essa tacciono ed essa tace per tutte. ed è lì che l’uomo deve porre la sua dimora. Dice Giobbe: «In visione notturna, quando cade il sopore sugli uomini e si addormentano sul giaciglio, allora apre i loro occhi e li ammaestra».

 

Se vuole le «cose del cielo», e sentire la piena unione con Dio che vive nel nostro cuore, l’uomo deve annullarsi al di là di ogni possibile concezione umana dell’annullamento. Non si tratta soltanto di non invocare Dio con immagini terrene e del tempo; anche la sola invocazione muta, il solo desiderio di essere in comunione con Dio ci fa piombare nella determinazione e nelle cose finite. Dio, invece, è indeterminabile, non numerabile, Uno. Epperò è nel nostro cuore: è in noi. Quindi, come Lui genera e crea la Parola che prende forma nel mondo, anche noi generiamo e creiamo, continuamente – una idea immensa – purché ogni sapere umano sia rimosso. È un punto fondamentale.

 

Se si domanda perché Dio abbia creato tutto, cioè l’universo – dice Eckhart – bisogna rispondere: «Perché fosse». Dio fece tutte le cose perché fossero, cioè perché avessero l’essere all’esterno, nella realtà naturale, sebbene fossero in lui (come le idee di Platone) dall’eternità. Dunque, il fine è l’essere. E la generazione – ne consegue – è amore. Quindi noi proseguiamo l’amore.

 

Non esiste pensatore occidentale più implacabile di Meister Eckart. Se leggiamo i suoi testi (i Commenti all’Antico Testamento e anche i meravigliosi Sermoni tedeschi) abbiamo la sensazione di attraversare un vuoto immenso. Le pagine più estreme di Giovanni della Croce o di Teresa d’Avila ci sembrano timbrate da un suono confidenziale, al suo confronto. Eppure Dio è con noi, ci ripete continuamente Eckhart; molto più vicino di quanto immaginiamo, essendo nel nostro cuore. Ma esso, per quanto cerchi di spossessarsi, batte; e, fino all’ultimo, riconosce la sua persona, donatagli da Dio.

 

«Nella divinità – scrive Eckhart – nasce sempre il Figlio» e anche nel Cristo in quanto uomo non c’è alcun altro essere oltre a quello divino. E il Figlio in carne e ossa, il Figlio del Getsemani, è quello che, pure annullandoci, continuiamo ad avere davanti ai nostri occhi mortali.

 

* * *

Dopodiché, ancora Emile Cioran dirompente, poetico, audacemente apofatico e,  ancora una volta, indigeribile per i Sani di mente:

 

«La mistica è un’irruzione dell’assoluto nella storia. Come la musica, essa è l’aureola di ogni cultura, la sua giustificazione ultima.
Essa oscilla tra la passione dell’estasi e l’orrore del vuoto. Non si può  conoscere l’una senza aver conosciuto l’altro. L’esperienza mistica, al suo limite estremo, si identifica con la beatitudine di un supremo rifiuto».

Il beato «supremo rifiuto» richiama «tutti gli universi aboliti» di cui in incipit, ed è stupendamente illustrato – altro ostacolo per i Sani di mente – dal sufi Gialal al-Din Rumi:

 

«Rinuncia al volere:

chi alla Libertà non sfugge non è libero mai!

[…]

L’Amore e l’Amante vivono davvero in eterno:

non attaccare il cuore a cose riflesse e prestate!».

 

Concludo riproponendo l’immagine del Maestro di Cesi: la Vergine fra le braccia del Cristo, ovvero l’Anima assunta nel/dal Verbo: se la si contempla davvero – come richiede ogni vera opera d’arte – si può cogliere il Sacro Silenzio in cui «l’Amore e l’Amante vivono davvero in eterno».

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20 commenti

  • Orso Garibozzi ha detto:

    Ah ah il solito Matto. 😁
    Prego servitevi da lui ed andate al manicomio delle idee, tutte buone e tutte false senza distinzione nell’ impossibilità del linguaggio umano di cogliere Dio.
    E nel desiderio di innalzarsi al settimo cielo ( orgoglio o umiltà ?).
    Comunque tutti i matti sono ben accolti nella Chiesa Sinodista ( o si dice Sinodica da diabolica ma anche da Cattolica … Ach .. a forse di frequentare il matto mi corrupisco anche io !). Stanno sul nuovo albero 🌲 della libertà che presto sostituirà la Croce. Niente a che vedere con gli alberi della Genesi se non un richiamo imposturo,una copia fake . Gli hanno preparato un posto in alto, a tre quarti , sulla destra , pardon sulla sinistra , tutti ordinati , per dirla all’ antoniana, in fila per tre con resto di due.
    C’è posto per tutti nella Chiesa Nuova Sinodista , tranne per quei “maledetti” che si mettono a piangere quando vedono la Croce di Cristo.
    C’è voosto p

    • il Matto ha detto:

      Mi fa piacere che sono causa di un’allegra risata per un “orso” come lei, caro GARIBOZZI 😁.

      Il suo sprezzante commento, sicuramente da Sano di mente, la dice lunga sula sua incapacità di entrare nel merito di quanto riporta l’articolo, forse per il timore di “corrupirsi” (?).

      Mi attribuisce un’appartenenza alla Chiesa Sinodista che è quanto di più distante da me, da come chiarissimamente risulta dal mio articolo che si rifà a mistici di secoli addietro!

      Checché ne possa peonsare, «I “maledetti” che si mettono a piangere quando vedono la Croce di Cristo» godono del mio pieno rispetto.

      Il suo commento è una zuppa andata a male 😥.

  • Riccardo ha detto:

    Incredibile quanta gente non si accorge di star facendo giri di parole intorno al vuoto e pensa pure di avere una conoscenza (pardon, consapevolezza) superiore.

    Tipo quelli che stanno dietro al gossip e ai pettegolezzi: stessa consapevolezza di “saperne di più”.

    • lL MATTO ha detto:

      Vuol spiegarsi, per cortesia? Grazie.

      • Riccardo ha detto:

        In tutti i tuoi post non dici nulla, porti solo giri di parole o citazioni per dire “non si può dire nulla di sicuro”. Giri intorno al vuoto credendo pure di star dicendo qualcosa – esattamente come il gossip e i pettegolezzi: parole e basta, il che è anche ironico visto che parli di “ascetismo”, “misticismo” e “silenzio”. Che riesci a connettere questo “misticismo” del vuoto a gente che comanda a bacchetta e tirannicamente, ordinando una volta una cosa e un’altra il suo contrario con l’unico obbligo inderogabile di obbedire senza discutere – ma ti rendi conto di quello che dici?

        Chissà cos’aveva il mio commento che richiedesse una spiegazione…comunque se non ti basta questa prova qui:

        https://www.amazon.it/Stronzate-saggio-filosofico-Harry-Frankfurt/dp/8817008532

    • lL MATTO ha detto:

      Vuol spiegarsi, per cortesia? Grazie.

  • Adriana 1 ha detto:

    Tullio serio

  • Rolando ha detto:

    Non è possibile vero e sincero personale Amor di Dio ed in pari tempo rimanere schiavo della personale, amata consapevolezza dell’istinto di conservazione in vita senza convintamente rinunciarvi per puro Amore del Dio. Nel silenzio divino.
    Ogni dottrina di salvezza in cui l’uomo crede di credere e vi impegna la propria fiducia altro non è che autoinganno di fallace, umana negoziazione.
    Nessun negoziato ci può essere tra Dio e l’uomo, neppure quello sacro, ma solo silente “abbandono”.
    Bisogna personificarsi in un grano di incenso amoroso: benedetto da Colui in onore del Quale agogna consumarsi bruciando. Amen.
    Questo mi sembra il pensiero più sublime del mistico cristiano Meister Eckhart. E il pensiero più libero dalla Libertà.

    • Adriana 1 ha detto:

      Caro Rolando,
      l’A.T. è ricco di negoziazioni, da Abramo a Giacobbe, a Gedeone, a Mosè ecc…anzi, il nome stesso- Testamento-
      significa patto. Esiste anche un interrogativo antichissimo: “Come fai a pregare un dio se tu non sei un dio?” Meister Eckhard che si fa “totus suus” tocca i vertici dell’Apsu (dell’Abisso).

  • Adriana 1 ha detto:

    Caro il Matto,
    quindi, mi verrebbe da dire che l’ascesa mistica dell’uomo
    ( chiuso nella sua cameretta, o collocato sulla vetta di una montagna ) non consisterebbe nella sua totalizzante e affannosa ricerca di Dio, bensì nel farsi
    – da Dio- ricercare , offrendo la propria mente “silenziosa”, il proprio corpo “abbandonato” a quello straordinario “Invasore”.
    Non sembri un paradosso, anche se apparentemente lo è… ma quante volte è proprio la corda tesa del paradosso a rivelare una verità nascosta?
    Il tuo discorso trascina verso l’alto, ma quella che ami rimane una “pratica” non pratica per pochi individui isolati. E’ un commendevole auspicio quello di una purificazione della Chiesa- una volta liberata dal “legalismo teologico, canonico, dal suo potere istituzionale ecclesiastico sulla laicità”-… Resta il fatto che anche la Chiesa depurata cui aspiri si chiama comunque Chiesa: Ecclesìa, ossia riunione di fedeli,
    istituzione collettiva che -come tale- non può prescindere dal dare regole ( o leggi ) valide per tutta la comunità, intendendo con ciò anche regole “spirituali”.
    Meister Echkart fu un ammirevole esponente della mistica, ma, se fosse vissuto un pochino più a lungo, sarebbe finito nei guai proprio per iniziativa di quella Chiesa di cui egli faceva parte e di cui stava scalzando le basi terrene per troppo amore di Dio per Dio.

    • Rolando ha detto:

      “Meister Echkart fu un ammirevole esponente della mistica, ma, se fosse vissuto un pochino più a lungo, sarebbe finito nei guai proprio per iniziativa di quella Chiesa di cui egli faceva parte e di cui stava scalzando le basi terrene per troppo amore di Dio per Dio.”
      Cara Adriana1, non c’è alcun dubbio che sia così!
      D’altronde un Tempio (Chiesa) non fatto da mani d’uomo era un programma anche dei poveri eremiti di Qunram e poi ripreso tale quale da Gesù.
      “Chi ama una sola donna, è crudele con tutte le altre” musica quel genio di Mozart! Un esteso, pazzo, sentimento d’amore, di bisogno d’amore, non conosce limiti. E chi mai può conoscere i confini della “psichè” umana? mi risulta abbia scritto Eraclito!
      E dov’è andata finire la sapienza dei sapienti? chiosa un altro pazzo, diventato poi l’autentico fondatore di dottrina a servizio di Potere (Rm13,1).
      La pazzia ha confini? Nel Boris Godunov chi canta il lamento sulla politica umana?

    • il Matto ha detto:

      Ragionevoli osservazioni.

      Ma il Nucleo Mistico/Contemplativo resta il Centro Vitale di ogni Religione positiva (“esteriore”), necessitante sì, di regole, ma che siano, come si dice, poche ma buone. Sfido qualunque cattolico a sostenere che osserva il Catechismo di Trento in tutto e per tutto.

      E, d’altra parte, come ho scritto nell’articolo, è proprio il coacervo straripante di regole che sta provocando il bailamme (provvidenziale) che dilania la Chiesa e che prelude ad un’ineluttabile cambiamento.

      E non sarà un caso che alla decadenza ecclesiastica si accompagni quella degli Ordini contemplativi, i quali se si fondano in maniera eminente sull’attività contemplativa (Ora et labora) non per questo vanno considerati “possessori” esclusivi di tale attività.

      L’Ecclesia, o riunione di fedeli, dovrà tornare ad essere vivificata dal Nucleo Mistico di cui possono benissimo far parte anche i laici.

      E, in ogni caso: “molti i chiamati, pochi gli eletti”: Parola di Dio!

  • Lucidator ha detto:

    Grazie infinite a Marco Tosatti per questa preziosa piccola antologia.

    Seguo peraltro i documenti di Stilum Curiae ab immemorabili e vi trovo sempre cose interessanti e interessantissime (ad esempio ho letto per la prima volta qui – nel 2018 – il documento iniziale dell’arcivescovo Viganò ).

    Ad maiora

  • ORGANUM ha detto:

    Il linguaggio della mistica è come quello della poesia:bello,toccante,commovente e suggestivo.E affascinante.
    Ma quando siamo costretti,dalla realtà,a dire cose che possono essere VERE o FALSE non possiamo accettare le CONTRADDIZIONI di cui il linguaggio mistico e poetico abbondano.
    Ex falso quodlibet.

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    Mi è piaciuto questo articolo, denso di citazioni forti, dai mille risvolti e molto profonde, ma…resta aperto il grande dilemma che non fa distinzione alcuna tra Matti (di mente o di cuore?…) e Sani (di mente o di cuore?…):

    QUANTO SIAMO COERENTI CON QUEL CHE PREDICHIAMO?

    L’unica lezione che resta impressa, alla fine, è l’esempio che diamo; anzi, è l’esempio che siamo!

    Misticismo è concretezza: la concretezza dei Santi!

    Non v’è concretezza senza coerenza, nè coerenza senza misticismo.

    • Rolando ha detto:

      Caro OCCHI APERTI, quando si è Matti, si è Matti e matta è anche la presunta “concretezza” dei Santi (canonizzati?) nella mente di chi la crede.
      Se non ci si libera dalle “dottrine” non si può essere Matti. Nessuno può servire due Padroni!

    • lL MATTO ha detto:

      C’è il conformismo dei Sani di mente e c”è l’anticonformismo dei Matti. L’intoppo sta nel fatto che i primi pensano di essere i soli sulla faccia della terra e dileggiano i secondi. Invece, c’è spazio per tutti.

  • Rolando ha detto:

    Ah, Meister Eckhart: “Nessuno ama Dio per Dio perché nessuno ama il silenzio per il silenzio”.
    Anche volendo favorire il silenzio, lo si annulla di fatto in traduzione verbale.
    Io ritengo sia il più grande dei mistici di produzione cristiana.

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