Trunp Ha Stravinto, contro Media, Venti e Maree. Ora Inizia la Vera Battaglia. Vincenzo Fedele.

7 Novembre 2024 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Vincenzo fedele, che ringraziamo di cuore offre alla vostra attenzione queste riflessioni dopo l’esito elettorale negli Stati Uniti. Buona lettura e condivisione.

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Trump ha vinto – Inizia la battaglia vera

Donald Trump ha vinto.

La prima cosa che mi viene in mente è che il piano criminale del Nuovo Ordine Mondiale è stato fermato. Poi occorre ragionarci sopra e capire che la battaglia non è certo finita, anzi, è appena iniziata.

Dedicherò tempo per analizzare i diversi aspetti e le sfide che questa vittoria comporta. Al momento ragioniamo sull’accaduto e iniziamo dalla cronaca.

Martedì notte mi ero attrezzato per seguire le elezioni: La TV sintonizzata su RAI 1, Porta a Porta, il computer sulla rete americana Fox, l’unica fuori dal coro di osanna alla Kamala. Alle spalle di Bruno Vespa una mappa degli USA, mutuata dalla CNN, con gli Stati che si coloravano di rosso (Trump) o di Blu (Harris) a seconda dell’assegnazione, e rosella o azzurro per le tendenze non ancora assegnate.

La prima notizia interessante è arrivata dalla Georgia colorata di rosella. Scetticismo di Alan Friedman, in studio da Vespa: è solo l’1% dei seggi. Subito dopo cambia colore in azzurro con entusiasmo di Friedman che dimentica subito che si è al 3% delle proiezioni CNN.

Su Fox sono già al 9% e la Georgia è tornata rosella. Da vespa la CNN impiegherà 15 muniti a cambiare di nuovo colore alla Georgia da azzurro a rosella.

Intanto arrivano anche i primi dati dalla Pennsylvania: azzurro – Harris è avanti. Vedo da Fox che i primi dati (1%) danno la Harris al 74% e Trump al 26%. Entusiasmo da Vespa che di suo ha il pregio di mantenersi pacato.

Man mano che affluiscono i dati dalla Pennsylvania le percentuali cambiano lentamente ma inesorabilmente: 70-30; 62-38; 55-45; 51-49. Quando si arriva 48-52 a favore di Trump il colore cambia da azzurro a rosella su Fox. La CNN impiegherà oltre mezzora a variare il colore sulla sua mappa.

Notevole anche il fatto che il commentatore CNN, che si vede alle spalle di Vespa, continua a commentare dati di contee, anche su Stati colorati di rosso vivo trumpiano, dove è in vantaggio la Harris. Come se, per commentare il dato della nazione italiana con il centrodestra in vantaggio, si usasse la provincia di Bologna o l’Emilia Romagna dove è avanti la sinistra.

Tralascio, per carità di Patria, le idiozie di Bonelli, dei Verdi-AVS, efficacemente rintuzzato da Donzelli di Fratelli d’Italia e dico solo che sono andato a letto un po’ prima delle 6 del mattino, quando anche il Winsconsin era chiaramente di colore rosella e Trump era oltre 212 grandi elettori mentre i commentatori della CNN continuavano a mostrare contee dove era in vantaggio la Harris.

L’unico patema d’animo mi era venuto verso le 4.30 del mattino: A Milwaukee, in Winsconsin, era stato interrotto lo spoglio e sembrava che qualcosa di analogo stesse per accadere in Pennsylvania. Lo spettro di 4 anni prima di stava nuovamente riaffacciando con un blocco degli spogli che vedeva Trump in testa e, quando è poi ripreso, ha visto Biden avanti e poi vincere per poche migliaia di voti. Quattro anni or sono si era parlato di imprecisate infiltrazioni di acqua o altre analoghe stupidate. Oggi il fatto sembrava molto più grave: interferenze russe e possibilità di attentati di provenienza russa o iraniana non meglio precisate. Cosa ci facessero i russi in Georgia o in Pennsylvania non era chiaro, ma era propedeutico al blocco dello spoglio.

Fortunatamente non è stato attuato alcun blocco. I giudici di competenza hanno imposto il prosieguo dello spoglio delle schede impedendo agli scrutatori di abbandonare i seggi. Con molta probabilità lo stuolo di avvocati ingaggiati da Trump in tutti gli Stati ha svolto bene il proprio lavoro di sorveglianza e deterrenza.

La CNN annuncerà la vittoria d Trump 4 ore dopo che ll circuito Fox News l’aveva già certificato. Quando si dice la tempestività e la veridicità della diretta.

Vi sto tediando con questi dettagli perché sono emblematici del mondo dell’informazione che funziona a tesi e vive per tribù, invece di servire la verità e riportare notizie.

Sappiamo come tutto il mondo dei media, di qua e di la dall’Atlantico, sia asservito al mondo globalista ed abbia cercato in tutti i modi di stravolgere fatti e opinioni al proprio credo progressista a senso unico. Crediamo che a tutto ci sia un limite. Invece non c’è, anche perché quello che non c’è è facile inventarlo e imporlo.

I pochi sondaggi indpendenti che davano Trump in vantaggio erano classificate bufale (fake news) mentre per tutti gli altri i due candidati venivano dati testa a testa con la Harris in leggero vantaggio su Trump. Anche i giorni successivi all’attentato a Trump, con le simpatie a suo favore schizzate alle stelle, i sondaggi davano avanti, ma di poco per non esagerare, la Harris. Potenza della disinformazione.

Tutti si erano dimenticati di chi fosse la Harris, da dove venisse e come era giudicata prima della incoronazione preventiva. Nessuno si era ricordato che era stata posta a vice ed a guardia di Biden, venendo dal nulla, con il tacito accordo che dopo due anni Biden si sarebbe dimesso (era ritenuto inaffidabile già dalla sua elezione) e la Harris sarebbe divenuta Presidente USA al suo posto. Il disegno non ha poi avuto luogo a causa della totale inconsistenza della Harris, della sua incompetenza e della sua arroganza. Era sparita anche da innocue cerimonie dove occorreva solo stringere delle mani. L’unico compito affidatole è stato quello di interessarsi dell’immigrazione: almeno li non poteva fare danni. Invece ha fatto danni enormi anche li, con milioni di clandestini giornalmente in entrata negli USA.

La nullità della Harris si è trasformata subito in una eccellenza assoluta dopo la penosa debacle di Biden nel dibattito con Trump. Anche su questo avevo scritto di come tutti sapessero della conclamata demenza senile del Presidente non più in grado di intendere e di volere, ma pervicacemente negata, come lo è tuttora.

Serviva uno shock che giustificasse il ritiro indolore della sua candidatura, senza inficiare il rimanere nella carica. Da quì il dibattito inusuale tra due NON candidati, visto che il dibattito si svolgeva a Giugno mentre Trump sarebbe stato designato alla convention repubblicana di Luglio e Biden in quella democratica di Agosto. Occorreva, appunto, il tempo di cambiare il cavallo in corsa senza far dimettere il fantino ormai stracotto. Anche questo lo sapevano tutti ma nessuno lo ha mai detto, ne lo ammette adesso. Solo una figura barbina in diretta mondiale poteva giustificare la non candidatura di un Presidente in carica. Ricordo peraltro che Biden non era stato al gioco ed è stato costretto al ritiro dalla pressione mediatica cui è stato sottoposto dai suoi “amici”.

Tutta la sobria gentaglia di Hollywood si è mobilitata a favore della profetessa che doveva continuare l’opera salvifica di Biden di cui era stata musa ispiratrice e nerbo portante anche se nessuno se ne era prima accorto. Star e starlette del mondo della celluloide e delle canzonette, dello sport e giu, giu, fino al sedicente giornalismo, si sono spesi per cantare le magnifiche sorti e progressive di tanto talento inespresso e proposto come primizia assoluta al popolo bue.

Anche da noi si sono sprecati i sondaggi dove veniva sempre amplificato il fatto che la maggioranza degli italiani votava Harris, senza neanche conoscerla, se non dai cori osannanti dei media nostrani, e senza conoscere il contesto americano. Che gli italiani non votano negli USA non fregava nulla. Importante era fare il parallelo con il PD nostrano e porsi dalla parte giusta della storia come ce la vogliono raccontare.

Emblematico, ora che il sogno di vittoria è svanito,  è anche il silenzio di Kamala di cui nessuno si meraviglia ad un giorno dallo spoglio. Nessuna presa d’atto della sconfitta ne congratulazioni al vincitore e neanche ringraziamenti ai suoi elettori o al suo staff. Silenzio tombale e sospetto. Potrebbe darsi si stiano preparando per ricorsi capziosi che, senza dubbio, saranno appoggiati da tutto il main stream.

Potremo quindi aspettarci di tutto e, come dicevo all’inizio, la battaglia è appena iniziata. Sia in attesa della proclamazione ufficiale, che non è ancora avvenuta e non avverrà a breve, che anche dopo.

Nn dimentichiamo che Biden rimane Presidente degli Stati Uniti d’America sino a mezzogiorno del 20 Gennaio 2025 ed in due mesi possono accadere tante cose. Il Deep State non può accettare passivamente una sconfitta tanto cocente ed un tale stravolgimento dei propri piani. Storicamente in questo interregno sono accadute cose molto spiacevoli anche se nel frattempo dovrebbero entrare in campo quelle che vengono chiamate “transiction team”, cioè squadre di consiglieri dall’una e dall’altra parte, per garantire il passaggio di consegne e la continuità del Governo, compreso, per dirne solo una, la gestione dei codici atomici per il lancio di missili nucleari di pertinenza presidenziale.

Ci interesseremo nei prossimi giorni dei risvolti geopolitici che la vittoria di Trump comporta. Per adesso ricordiamo solo alcuni punti salienti: Ucraina;  Israele-Gaza-Libano-Iran; Europa; Cina-Russia; G7-BRICS.

Non dimentichiamo neanche i risvolti di cui nessuno parla, fra cui sono da annoverare i segreti del Russia Gate orchestrato contro Trump, ma di chiara matrice clintoniana supportato da false prove fornite dall’FBI su istigazione di Hillary e poi occultate e messe a tacere; i coinvolgimenti del figlio di Biden nelle società ucraine ed i supporti sempre negati del padre in questi maneggi indegni; i segreti che rimangono tuttora dietro la controversa figura del pedofilo Epstein e che coinvolgono anche CIA, Mossad e gran parte delle intelligence e delle governance mondiali e che Trump si è impegnato a scoperchiare qualora fosse stato eletto.

Al momento limitiamoci a constatare che il Padreterno ha esaudito le nostre preghiere secondo i Suoi disegni a noi sconosciuti, ed ha fermato il male. Di certo nostro Signore ha operato indipendentemente dalle nostre preghiere. Non è ancora il bene che tutti speriamo, ma già fermale il male abortista, eutanasico, guerrafondaio, finanziario e globalista è una grande vittoria.

Noi non conosciamo i Suoi tempi e le Sue vie, ma nostro Signore opera di sicuro per il trionfo della Verità. Mi illudo che le preghiere siano, più che altro, servite a noi per farci toccare con mano che anche noi dobbiamo fare qualcosa, nel nostro piccolo, per realizzare la Sua opera su questa terra, invece di limitarci allo sconforto ed agli inutili piagnistei.

Anche la nostra italietta sarà coinvolta e stravolta dallo tsunami che questo voto genererà e cercheremo di riflettere anche sul nostro futuro. Ma per oggi godiamoci la soddisfazione di aver vissuto una prima vittoria sul male, sapendo che, comunque, il futuro è nelle mani di Dio e noi possiamo solo essere servi inutili, ma operosi.

Vincenzo Fedele

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2 commenti

  • andreottiano ha detto:

    Mumble mumble…

    A pensar male a volte si indovina.

    Ultimamente pare che il gioco elettivo verta su una triade.

    Quello che non deve vincere (il cattivo, l’odiato)
    Quello che non deve vedersi mentre comanda davvero.
    Il pollo, che sembra che comandi, ma fa ridere.

    In Vaticano nel 2005 Benedetto XVI è l’inviso al mondo.
    Riesce a spuntarla e parla subito di “lupi”.
    Ora si comincia a capire che la declaratio lo dichiara.
    Nel 2013, prima di dipartire e lasciare campo al nemico, impallina sapientemente i lupi rendendo invalido il conclave. Nel conclave i lupi fanno vincere il pollo (Bergoglio), manipolandolo mentre spadroneggiano.

    Nel 2020 il pollo prescelto è Biden, facendo perdere le elezioni all’inviso (Trump) e governando dall’ombra.

    La novità di questo 2024 è che i polli non riescono più a essere sostituiti da altri polli (la Harris) e che gli invisi si riprendono il potere (per ora Trump).

    Ma quelli dietro al pollo non sono solo la mafietta del cantone svizzero o gli immigrati che votano dem.
    Eh no: ci sono gli oscuri.
    I deep (State & Church).

    Chi sono i “curiali” che nel 2005 furono parzialmente spiazzati da Benedetto XVI, ma poi gli hanno reso la vita impossibile? Invisi anche al Card. Martini, che dirottò i suoi voti per eleggere Benedetto XVI, avendo colto il gioco dei curiali per far eleggere il pollo (Bergoglio) già nel 2005?

    E’ ora che l’Innominato emerga.
    Avrà la sua notte di conversione?
    Ma nè il Biden, la Harris o il Bergoglio sono i lupi.
    Loro sono i polli.
    E’ tempo che anche a Roma l’inviso torni in sella e li combatta. Non mi illudo che sarà facile, ma l’Innominato adesso è scoperto: o si converte o va all’inferno.

  • Davide Scarano ha detto:

    L’articolo contine un utile riepilogo della situazione a cui ritengo aggiungere alcune brevi osservazioni:
    1) I Sondaggi. La nostra epoca utilizza sempre più questo strumento di indagine sociale che certo è utile, però, se usato da teste e mani incompetenti e/o in malafede, confonde reale e virtuale, desideri e realtà. Nel merito ho letto l’analisi di Luigi Curini dell’Università di Milano che lamentava la scarsa rappresentatività dei campioni sui quali venivano realizzati i sondaggi, spiegando che ogni società di rilevazione utilizzava il proprio metodo per “rattoppare” l’indagine. Ecco: osservo che un aspetto così importante è stato spesso, vorrei dire sempre ma non ne ho contezza, sottaciuto dal giornalista, vorrei dire presentatore, di turno. E’ intuitivo che questa tipologia di errore può essere valutato già ex ante, quindi possa e debba essere comunicato insieme agli esiti del sondaggio. Chissà perchè si è proceduto diversamente..
    2) Il futuro degli Stati Uniti: non dimentico con quanta facilità è stato possibile sparare al candidato Trump pochi mesi fa. Chi ci ha provato ci riproverà. E’ intuitivo che maggiori sono gli interessi che andrà a toccare -stando alle promesse sono molti- maggiore è il rischio che correrà.
    3) L’Italia e l’Europa meglio l’Unione Europea. E’ assai probabile che chi vuole “più Europa”, continuerà a volerne ancora di più, ad esempio affermando che occorra essere e/o diventare un “partner forte”, in grado di poter “competere” con gli Stati Uniti, magari nel settore della difesa.

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