Il Papa Locusta, i Migranti e il Giubileo dove il Salvatore Evidentemente non Vende più…Mastro Titta.

1 Novembre 2024 Pubblicato da Lascia il tuo commento

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, Mastro Titta, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sul pontefice regnante, i migranti (che, non dimentichiamolo, sono un buon affare anche per le organizzazioni caritative legate alla Chiesa…) e altre amene particolairtà…Buona lettura e diffusione.

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MASTRO TITTA: MIGRANTI, MEGLIO SE MOLTO GIOVANI, E UNA BELLA STRIZZATINA D’OCCHIO ALLA PEDOFILIA. CHE NON GUASTA

 

L’Italia non fa figli, servono i migranti”. Il titolo ANSA campeggia sotto un primo piano delle mani grassocce di Francis che arruffano la testa ad un paio di bimbetti negri. D’altra parte l’Italia non fa figli, invecchia e i vecchi, si sa, vivono di ricordi. Ad esempio il bovero bambino negro col pancione e le mosche che gli mangiano gli occhi, due euro al mese per un’adozione a distanza e ce lo siamo levati dalle balle. Paccottiglia anni ’80 che si è impressa a fuoco nelle menti deboli.

Mia zia, coetanea di Francis, anni orsono mi mostrava tutta giuliva le foto di Mbutu o come si chiama: sei anni, lavato di fresco, vestito inamidato di due taglie più grande che grazie ai due euro mensili della zietta senza figli studiava e faceva la bella vita nel villaggio dei suoi antenati. Almeno così recitava la struggente letterina allegata alle foto.

Le feci pacatamente osservare che con ogni probabilità prendevano una manciata di bambini a caso, li lavavano con la pompa come Rambo in carcere, li vestivano per la photo opportunity, poi li denudavano e li rispedivano a scavare coltan nelle miniere del Congo. Sfido chiunque a distinguere con certezza un bambino negro dall’altro. L’anziana zia niente, come non avessi detto nulla.

Bene: la mentalità è la stessa. Una larghissima fetta di anziani rimbesuiti dalla pubblicità “dona ora, se non lo fai il biggolo negro muore” (argomento da rapitori n’dranghetisti) vede il papa grasso che accarezza testoline crespe e si commuove accarezzando di riflesso il proprio chihuahua e pensando che sì, c’è ancora gente buona al mondo: loro, e Bergoglio.

Vedi com’è buono il papa, proprio come noi. In effetti. Io, che sono velenoso come un crotalo ma per deformazione mentale bado a queste cose, mi domando se sia il caso, in epoca di scandali pedofili che vedono coinvolti un certo numero di pretonzoli, che Francis si faccia fotografare in pose tanto vivacemente allusive.

Non importa se sia papa o non papa. Colgo l’occasione, dal momento che qualche lettore si è perso le puntate precedenti, per ribadire il mio pensiero sulla questione se Francis sia o meno il papa: io, come Cionci, come Viganò, come Minutella e non pochi altri ben prima di me, penso che Bergoglio non sia il papa, guadagnandomi il mio “e chissenefrega” di diritto. Il punto è che si veste da papa e si fa fotografare – non è il primo, sia chiaro, ma almeno Ratzinger esercitava una certa prudenza data la temperie – con le mani addosso ai bambini. Per di più migranti.

Si fa fotografare e pontifica – da pontefice – sugli italiani consumatori di cani da borsetta che non fanno più figli come conigli. Cosa che, ad elezione ancora calda, gli fece girare le santissime balle: “Essere cattolici non significa fare figli come conigli”. Meglio importarli, a quanto pare. Magari ci faremo anche andar bene l’utero in affitto: li aiutiamo a casa loro, creiamo un indotto contro la cultura dello scarto, ci occupiamo delle povere donne – alle quali si concederà il diaconato, sinodalmente parlando – e un sacco di altre belle cose.

E sin qui, Bergoglio. A stretto giro di posta, Monsignor Fisichella ha presentato alla stampa la mascotte del Giubileo 2025: il secondo del regno bergogliano, il quale si presenta come il papa dei due Giubilei. Ci vorranno ben altro che cinquant’anni per riparare ai danni di questa locusta. Ma bando alle ciance: la mascotte del Giubileo è una bambina  dai capelli blu in impermeabile giallo stile Greta Thunberg, disegnata con tratto manga (fumetto o cartone animato giapponese) creata dal creativo di fiducia di tanti Gay Pride e persino di una linea di sex toys, il nome fru-fru che si dà a falli di gomma su misura per ogni sfizio e orifizio, manette, frustini e altri aggeggi erotici e bondage.

Diciamo allora che, al di là dell’onesta carriera del suo padre putativo, la bambolina Luce non è esattamente una mascotte come le altre, precisamente in virtù del linguaggio artistico adottato, che fa riferimento ad un ambito semantico molto definito.

Facciamo finta per un secondo che Cristo in croce non venda più come un tempo: nel 2000, il pubblicitario Bruno Ballardini pubblicò il fortunatissimo saggio provocatorio, dal titolo “Gesù lava più bianco”, che descriveva le tecniche di marketing della Chiesa Cattolica, secondo lui e Monsignor Vecchi antiche quanto Cristo stesso. Una bambina manga dall’occhione sgranato, il capello punk e gli stivaletti infangati, oltre ad uno stranissimo bastone da pellegrina biforcuto, prenderebbe il posto di Gesù per vendere il Giubileo al mondo. Si direbbe che il Salvatore non sia più buono come detersivo.

Uno dei temi narrativi portanti dei manga giapponesi è proprio il sesso con minori. I manga, lungi dall’essere un prodotto editoriale destinato ai bambini, hanno introdotto nella cultura giapponese pesantissimi riferimenti all’eros prepuberale: ragazzine appena adolescenti timide e infuocate, vecchi bavosi assatanati e mille altre figure archetipiche che fanno apparire il sesso con i minori poco più che una divertente bazzecola.

Infatti, sorpresa sorpresona, la polizia giapponese nel 2018 denunciava l’esplosione di casi di abusi sui minori. Il boom del genere manga segue di pari passo il boom degli stupri: c’è correlazione? Non c’è? Non c’è stata sul siero magico, figuriamoci se può esserci coi fumetti. Ognuno scelga da che parte stare.

In sostanza il sesso con minori – il Giappone è nella top ten dei paesi più vecchi al mondo davanti all’Italia e alla Città del Vaticano (incredibilmente, lo stato più “giovane” del terzetto) – è una specie di magnifica ossessione dei paesi sul viale del tramonto: di fronte all’estinzione imminente, il vecchio miscredente o pagano corre a divertirsi con la vergine in fiore, ma anche un bambino o una bambina, non stiamo a sottilizzare.

Ora: esattamente come Francis il papa parlante strizza l’occhio ai migranti necessari, ripetendo a pappagallo le tesi della Boldrini e in generale del mainstream, è un dato di fatto che allinearsi al mondo passa anche e soprattutto da questi messaggi subliminali, inoculati al popolo rimbecillito dalla propaganda fru-fru che sfrutta pupazzetti con un sostrato semantico che definire ambiguo è generoso.

Non si può non tenere conto della gigantesca operazione di maquillage culturale che, in nome della difesa di fantomatici diritti violati di diversamente sessuali vari, mette nel mirino l’ennesimo tabù da sbriciolare: la pedofilia. Come reagisce la Chiesa Cattolica Apostolica Romana? In modo almeno possibilista, si direbbe. D’altra parte, se il criterio è accompagnare il mondo senza metterci becco…

E così mi viene in mente che dal momento che Dio ci ha già perdonati tutti tutti tutti, e dal momento che basta che ci sia l’amore, e dal momento che c’è tanto bisogno dei migranti, e dal momento che questo e quello, nel ribaltamento sistematico della realtà e dell’ordine divino un bugigattolo per i preti pedofili si trova sempre.

Basta far capire alla gente, attraverso messaggi flautati e soffici come questi, che in fondo sollazzarsi con un bambino non è tutta ‘sta tragedia. Si pecca contro la Pachamama e contro la chiesa sinodale, ma dopo aver rischiato di mandare in bancarotta la metà delle diocesi americane è ora di farla finita anche con le storiacce di abusi del clero sui bambini: belìn, costano un sacco di palanche.

Conviene non considerarle storiacce, e men che meno abusi.

Perfido io? Può darsi. Continuate pure a dare due euro al mese a Salvate il Bambino Negro e a versare la decima a questa Chiesa inclusiva, e vediamo dove si va a finire. Passin passetto, senza fretta, chiacchierando del più e del meno.

 

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