Attenti alla Narrazione, la GPA (Utero in Affitto) è Criminale. Mario Adinolfi.

19 Ottobre 2024 Pubblicato da Lascia il tuo commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato su Facebook da Mario Adinolfi, che ringraziamo di cuore. Buona lettura e condivisione.

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ATTENTI ALLA NARRAZIONE, LA GPA È CRIMINALE
di Mario Adinolfi
Si potrebbe usare semplicemente l’argomento degli abortisti: “Perché si può abortire? Perché lo dice una legge e l’esito di un referendum abrogativo della legge 194 è stato fallimentare, sigillando la volontà popolare”. Analogamente, perché va sanzionato l’utero in affitto? Perché lo dice una legge e l’esito di un referendum abrogativo della legge 40 che contiene tale divieto ora espanso a reato universale è stato fallimentare, sigillando la volontà popolare. La si potrebbe chiudere qua. Pure se la chiami gpa, la gpa è criminale. Ogni volta che un abortista mi richiama a piegare il capo davanti alla legge 194 in quanto legge dello Stato, gli risponderei che le leggi dello Stato italiano sanzionano anche e pesantemente l’eutanasia (omicidio del consenziente, art. 579 codice penale) come il suicidio assistito (art. 580).
Quando scrivo che mi auguro che tutti i medici diventino obiettori impedendo gli aborti, seguendo dunque il giuramento di Ippocate a fondamento della loro professione, leggo commenti scandalizzati. Se il Papa li definisce “sicari”, l’Ordine dei medici lo rimbrotta parlando di “ingerenza nella legittimità di una norma di legge del nostro Stato”. Ora le paginate che contengono impliciti ed espliciti inviti a violare la legge del nostro Stato contro l’utero in affitto, cosa sono? La solita Filomena Gallo che ha spiegato da avvocato a Marco Cappato e ai suoi come si possa reiterare il reato di aiuto al suicidio, autodenunciarsi e passare da eroi con la collaborazione di una magistratura politicizzata dal primo giudice inquirente fino ai vertici della Corte costituzionale, già informa i giornali che ci sono venti coppie italiane che hanno affittato uteri all’estero e sono in attesa del parto.
Ne useranno una per imbastire la solita tiritera: caso lacrimevole, autodenuncia quando la coppia col bambino comprato varca il confine, bailamme mediatico contro la legge per farla saltare in aria. Si sono fatti più furbi, la leader delle famiglie arcobaleno Alessia Crocini stoppa i radicali che puntavano al referendum abrogativo, ammettendo su Repubblica che lo perderebbero. Ma se sai che la maggioranza del popolo italiano non è con te, in base a quale principio ritieni che la legge contro l’utero in affitto possa e debba essere violata?
La narrazione prevede due step: cancellare gli omosessuali da questo orizzonte (due gay ricchi che estirpano con i loro soldi la figura della mamma povera dalla vita di un bambino risulterebbero fastidiosi persino per il popolino di sinistra che si beve tutto); arruolare esponenti di destra per cannoneggiare la norma contro l’utero in affitto dal fronte stesso che l’ha voluta. Mi viene da sorridere leggendo oggi su Repubblica le dichiarazioni di Gianfranco Fini (“una legge di cui avrei fatto a meno”) che quando fu approvata la legge 40 nel 2004 ne fu tra i più accesi sostenitori con tutta Alleanza nazionale. O di quel senatore di Forza Italia che subito si dichiara pronto a difendere “gratis” le coppie che finiranno a processo per la nuova norma.
Livia Ermini che su Repubblica sta scrivendo le “storie” che servono a preparare il terreno per il sovvertimento della legge è una collega sensibile e che stimo, segue quotidianamente questa pagina. Oggi sul suo giornale racconta la seconda coppia in due giorni che dovrebbe convincermi che io sono in errore. Operaio 45enne lui, aspirante madre 41enne lei, hanno speso i 70mila euro per comprarsi in Ucraina un bambino che nasce tra un mese. Titolo: “È già nostro figlio”. No, non lo è. Livia mette in pagina il punto di vista dell’acquirente, che inevitabilmente non può che dichiarare di non sentirsi un criminale. Il mio invito è a modificare il punto di vista, ribaltare il punto in cui è piazzata la telecamera. Provare a filmare dentro una di quelle “cliniche” ucraine, mettere il naso dentro le agenzie che vendono neonati in quel Paese, leggere i contratti capestro che vengono fatti firmare a quelle donne che diventano di fatto una cosa di proprietà di chi paga, capire cosa succede a una di loro se cambia idea e vuole tenere il neonato che partorisce. Ecco, se Livia spostasse il punto di vista e provasse a raccontare altro dalle coppie che le associazioni selezionano per la narrazione su Repubblica, capirebbe che questa è assolutamente una pratica criminale gestita da un racket che l’Italia fa benissimo a non voler alimentare. In Italia il racconto giornalistico della violenza rappresentata dall’utero in affitto è un tabù. Eppure basterebbe poco.
Una volta le Iene con Gaston Zama, lo stesso che mi portò in un bordello austriaco e tirò fuori 41 minuti di servizio talmente dirompente che è stato fatto sparire dagli archivi della trasmissione, si affacciarono in Ucraina per un servizio “leggero” con una Paola Barale che doveva fingere di voler acquistare un neonato. Ne emerse un quadro agghiacciante e proprio il caso di una ragazza che aveva voluto tenere il bambino venne accennato, anche se non approfondito per via del tono complessivo del servizio.
Bisogna prendere come nazione una decisione molto semplice: si possono comprare neonati e affittare le donne che li partoriscono annullando la libertà di entrambi? Oppure tale comportamento è un crimine che va sanzionato dalla legge? La narrazione giornalistica aiuti a far luce chiaramente su questi quesiti, evitando la parzialità faziosa del punto di vista obbligato dalla propaganda. Si capirà agevolmente che aveva ragione il Gianfranco Fini del 2004 e torto la sua controfigura del 2024. Così come nel 2004 tutta la sinistra era contraria all’utero in affitto (la legge 40 fu un’iniziativa promossa dalla Margherita di Francesco Rutelli, che in quella legislatura era entrato in Parlamento da candidato premier del centrosinistra) e oggi invece con Elly Schlein invita a trasgredire la legge appena approvata. Che è invece una legge di civiltà da sbandierare nel mondo.

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