Un Primato d’Onore del Romano Pontefice Sarebbe un Vero Progresso Ecumenico? Marian Eleganti.

16 Ottobre 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mons. Marian Eleganti, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sull’idea di concedere al papa romano un “primato d’onore”. Buona lettura e condivisione.

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Un primato d’onore del Romano Pontefice sarebbe un vero progresso ecumenico?

Le Chiese e le comunità ecclesiali separate dalla Chiesa cattolica romana stanno mandando segnali che per loro sarebbe concepibile un primato d’onore del Romano Pontefice come portavoce comune dei cristiani e come moderatore di incontri con preoccupazioni comuni.
Naturalmente, quest’ultimo aspetto dovrebbe essere negoziato e deciso prima a livello sinodale. Altrimenti, non tutti sarebbero d’accordo con ciò che il Papa dice a loro nome. Già questa è una proposta ambiziosa. Tuttavia, come sta diventando evidente, non c’è nulla di più di questo minimo comune denominatore: un primato d’onore! Ma è davvero una novità? A mio avviso, no. Ciò che viene presentato qui come una possibile conquista ecumenica e che attende di essere riconosciuto dai cristiani separati è semplicemente già realtà, che piaccia o no. Grazie all’autorità e alla posizione storicamente acquisita, nessuno può impedire al Papa di difendere il cristianesimo come nessun altro e di muoversi sulla scena mondiale di conseguenza e con riconoscimento. Egli può anche invitare a Roma, in qualsiasi momento, i leader di altre Chiese e comunità ecclesiali per discutere con loro un’agenda che sia rilevante per tutti gli interessati, se lui o loro lo desiderano. Niente di nuovo, dunque.

Ora i cristiani separati da lui segnalano che per noi sarebbe concepibile un primato d’onore. Molti potrebbero riconoscere questo come un progresso, se mai si realizzasse dal loro punto di vista. A ben vedere, poco o nulla sarebbe cambiato. I cristiani separati dal Papa considerano il loro status legittimo e autentico. Per questo vogliono rimanere con la loro fede e le loro strutture e non tornare nel seno della Chiesa cattolica romana sotto la giurisdizione del Papa, che ha ereditato l’autorità chiave da Pietro e dal quale si sono separati in un determinato momento storico per vari motivi. Un ritorno in questo senso è quindi chiaramente fuori questione. Ciò significa che la prevista dichiarazione di un primato d’onore universalmente accettato ritoccherebbe il fastidio della divisione – e cementerebbe la legittimità di diverse “cristianità”, per dirla in modo un po’ informale. Sarebbe stato stabilito un modus vivendi comunemente riconosciuto, ma questo non corrisponderebbe alla piena unità con la Chiesa cattolica romana, che è senza dubbio l’obiettivo della restaurazione di tutto, cioè l’unità indivisibile. Un’unità realmente inesistente verrebbe così coagulata e legittimata nolens volens.

Questo equivale a un narcotico per il vero dolore della scissione della Chiesa e alla confessione di non aver commesso alcun errore storico che ha portato alla scissione. Ed è proprio questo il pericolo. La Chiesa una, santa, cattolica e apostolica che Cristo ha fondato sulla roccia Pietro è comunque qualcosa di diverso da questo tipo di “communio ecclesiarum”. Essa si realizza pienamente nella Chiesa cattolica romana. Il Papa non può allontanarsi da questa esigenza massima o accontentarsi di meno, perché dal punto di vista cattolico è una verità e una realtà infallibile. Il potere delle chiavi significa il pieno potere di giurisdizione sulla casa. Come la sua unità, la Chiesa deve essere visibile. È visibile attraverso la sua unità nel ministero apostolico e sacramentale.

In breve: con un primato d’onore generalmente accettato, si raggiungerebbe, per così dire e realisticamente, l’ecumenicamente realizzabile. Di più (la massima richiesta) non è possibile. Questo è già stato dimostrato dai colloqui di consenso finora svolti. È questo che Cristo voleva e vuole ancora quando ha costruito la sua Chiesa su Pietro, la roccia? La fede della Chiesa mi insegna: no, non è così! Ricordiamo la prima lettera di San Paolo ai Corinzi.

Esiste un solo corpo di Cristo, visibile e non diviso: un solo corpo, un solo battesimo, una sola Eucaristia, una sola fede. Diventa visibile nell’unità con Pietro, che conferma la missione e l’annuncio di Paolo. Per questo Paolo si recò a Gerusalemme e rimase con Pietro per 14 giorni: Per essere sicuro che non si sarebbe smarrito con il suo Vangelo (senza l’autenticazione di Pietro). E Pietro lo confermò e lo inviò ai Gentili.

Sulla base di quanto detto, non credo in un ritorno graduale alla piena unità con tappe preliminari. Il previsto primato d’onore potrebbe essere visto come una tappa preliminare secondo il motto: meglio di niente. A mio avviso, questo porterebbe a non lottare più per la piena unità sotto la giurisdizione del Papa e ad accontentarsi del primato d’onore. I cristiani separati da noi la vedono certamente così. Non sono disposti a fare di più. La parola “ecumenismo di ritorno” non può più essere pronunciata. È considerata obsoleta.

Al contrario, i convertiti ci mostrano la strada giusta. Sono loro i veri ecumenisti. Sanno anche di cosa stanno parlando e perché si stanno convertendo. Questo non deve essere ignorato. Dobbiamo ascoltarli. Alcuni hanno subito il martirio per la loro conversione. Perché? Perché erano guidati nella loro coscienza dalla verità, non da un minimo comune denominatore negoziato. Come ho detto, questo contraddice la verità (intera o piena) del ministero petrino e la volontà di Gesù, che ha conferito solennemente questa autorità a Pietro. Senza questa autorità, il ministero petrino rimane un’illusione, come ha espressamente affermato Giovanni Paolo II il 25 maggio 1995 nella sua enciclica sull’impegno per l’ecumenismo “Ut unum sint” (n. 94) (vedi sotto in grassetto corsivo). Ma non dobbiamo creare illusioni quando parliamo di unità. A titolo di promemoria e in considerazione del suo significato duraturo, riporto qui il passo in questione nella sua interezza:

“94 Questo ministero dell’unità, radicato nell’opera della misericordia divina, è affidato all’interno del Collegio episcopale a uno di coloro che hanno ricevuto dallo Spirito Santo il mandato di non esercitare il potere sul popolo – come fanno i capi delle nazioni e i potenti (cfr. Mt 20,25; Mc 10,42) – ma di guidarlo perché si volga verso pascoli di pace. Questo compito può richiedere il dono della propria vita (cfr. Gv 10,11-18). Dopo che Sant’Agostino ha spiegato che Dopo aver spiegato che Cristo “è l’unico pastore nella cui unità tutti sono una cosa sola”, Sant’Agostino esorta “che perciò tutti i pastori siano una cosa sola nell’unico pastore, che facciano sentire l’unica voce del pastore; che le pecore ascoltino questa voce, seguano il loro pastore, cioè non questo o quello, ma l’unico; che tutti facciano sentire in lui una sola voce e non voci contraddittorie; la voce libera da ogni divisione, purifica da ogni falsa dottrina che le pecore ascoltano”. 151 La missione del Vescovo di Roma nel gruppo di tutti i vescovi è proprio quella di “vegliare” (episkopein) come una sentinella, affinché grazie ai pastori la vera voce del Pastore Cristo possa essere ascoltata in tutte le Chiese particolari.

In questo modo, l’Ecclesia una, sancta, catholica et apostolica si realizza in ciascuna delle Chiese particolari loro affidate. Tutte le Chiese sono in piena e visibile comunione perché tutti i pastori sono in comunione con Pietro e quindi nell’unità di Cristo.
Con il potere e l’autorità senza i quali questo ministero sarebbe illusorio, il Vescovo di Roma deve garantire la comunione di tutte le Chiese. Questo lo rende il primo tra i ministri dell’unità. Questo primato si esercita a vari livelli; essi riguardano la vigilanza sulla trasmissione della Parola, la celebrazione dei sacramenti e della liturgia, la missione, la disciplina e la vita cristiana. Spetta al successore di Pietro ricordare le esigenze del bene comune della Chiesa, qualora qualcuno fosse tentato di dimenticarle a favore dei propri interessi. Ha il dovere di segnalare, ammonire e talvolta dichiarare incompatibile con l’unità della fede questa o quella opinione che si sta diffondendo. Se le circostanze lo richiedono, parla a nome di tutti i pastori che sono in comunione con lui. Può anche – a condizioni molto specifiche chiarite dal Concilio Vaticano I – dichiarare ex cathedra che una dottrina appartiene al deposito della fede. 152 Attraverso questa testimonianza della verità, egli serve l’unità”.

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7 commenti

  • Giampiero ha detto:

    Penso risulti fuori luogo e fuori tempo un tal proposito. Le Chiese orientali, oggi come oggi, prenderebbero le doverose distanze anche dall’idea di un primus inter pares. Perso invece che il mondo della Riforma, o ciò che di esso rimane, possa rimanerne sedotto. Caldeggiare una graduale ma progressiva evaporazione del papato, e con esso del cattolicesimo in generale, non farebbe altro che accelerare la protestantizzazione (già in atto) della Chiesa Cattolica.

  • Rolando ha detto:

    …..”all’unico scopo di attuare una falsa ed apparente “unita’ globale” , sotto un “nuovo ed unico” Ordine/Potere globalista!!!”.
    E cosa vogliono mai esprimere queste parole?
    Non è Dio semper et idem, Padre globalista di Tutto e di tutti?
    Se la questione “appare” falsa per alcuni cui “appare” la vera, di che si preoccupano mai?

  • Cristina ha detto:

    QUOS DEUS PERDERE VULT DEMENTAT

    • Rolando ha detto:

      Queste parole sono state scritte da mano d’uomo e riguardano indistintamente tutti gli uomini senza distinzione sessuale.

  • E.A. ha detto:

    Di questo passo temo che il “primato” di ostinazione, di contraddizione, di stoltezza, di fuorvianza…. spetti/spettera’ a tutti quei cattolici che, come traspare anche dalla lettura di questo “surreale” articolo, insistono a “ragionare” intorno alla figura di un ipotetico Romano Pontefice, al momento ASSENTE(!!!), e a costruire castelli di carta intorno a quella di uno pseudo/falso Papa, al quale ci si ostina a conferire attributi, funzioni, mansioni, valenze che non gli appartengono, mai gli sono appartenute, mai gli apparterranno, in quanto canonicamente mai stato legittimo Successore di Pietro… Tutto ciò che gli ruota attorno, compresi i continui, maldestri e malsani tentativi di “legittimarlo”, sono diventati stucchevoli, riprovevoli, del tutto fuori luogo, anacronistici, nonché dettati da pura irragionevolezza, che rischia di compromettere, gravemente, anche la propria Fede!
    P.S. È ovvio che al falso Papa non gliene importi e non rappresenti in nulla la Vera Unita’ dei Cattolici ( la quale peraltro non andrebbe di certo spiegata ad un Vero Papa!!!), piuttosto miri ad esercitare il potere “confiscato” ,indebitamente ed illegittimamente, con una forma apparente di autorita’, spesso coercitiva e dispotica, alla stregua di tutti i poteri mondani e mondialisti che incarna, che lo sostengono e che lo hanno voluto e favorito, e con cui collabora all’unico scopo di attuare una falsa ed apparente “unita’ globale” , sotto un “nuovo ed unico” Ordine/Potere globalista!!!

    • Rolando ha detto:

      Cosa vuol dir CANONICAMENTE?
      Che Dio è “vincolato” a CANONI umani?

      • Adriana 1 ha detto:

        Rolando,
        touché. Ma non ti risponderà mai nessuno perchè il “pontifex” -dicono- ha un filo diretto col Cielo che gli suggerisce quali regole e regolette di liturgia e morale sono da seguire…anche se queste cambiano adeguandosi alle epoche.