Armi Italiane per lo Sterminio a Gaza. La Storia di Shaban, Bruciato Vivo nella Tenda ad Al Aqsa.

16 Ottobre 2024 Pubblicato da Lascia il tuo commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curie, offriamo alla vostra attenzione qualche elemento sulla tragedia che si sta compiendo in Medio Oriente. Il primo è un’intervista di Francesca Albanese a RSI:

 

“Un genocidio ammantato di retorica umanitaria”

Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU per i territori palestinesi, accusa Israele e critica gli operatori umanitari che hanno normalizzato 57 anni di violazione del diritto internazionale.

Gaza: un anno fa esercito israeliano entrava via terra

“Gaza ormai è un cimitero in cui c’è di tutto, marcisce di tutto. Quanti sono i morti? È chiaro che i morti stimati saranno tra i 40, 50 o 60’000, ma le stime dei medici parlano ormai di 200’000 persone. Perché quelli malati di leucemia, di cancro, di tumore o altre malattie curabili non hanno più avuto accesso agli ospedali”: a tracciare a SEIDISERA della RSI il tragico quadro della situazione nella Striscia a un anno di distanza dall’inizio degli attacchi israeliani è Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi, tra le voci più critiche nei confronti dell’operazione militare nella Striscia.

“Ce ne sono tantissimi”, spiega, “che sono morti per setticemia perché non c’erano i medicinali per curarli. Quindi in realtà non si sa, le vittime saranno probabilmente centinaia di migliaia. È soltanto che questo orrore è talmente mastodontico che alla fine anche i numeri perdono di senso e contribuiscono in qualche modo a disumanizzare i palestinesi”.

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A marzo scorso ha pubblicato il suo rapporto “Anatomia di un genocidio” in cui accusa Israele di, appunto, genocidio. Questo rapporto quali effetti ha sortito?

“Adesso si capisce meglio che cosa è il genocidio, soprattutto il fatto che sia un processo, che sia una traiettoria. E si capisce anche come Israele si serva di quello che io ho chiamato “humanitarian camouflage”, un tentativo di camuffare il proprio intento attraverso l’utilizzo di gergo umanitario.

Magari ci può fare qualche esempio?

“Israele ha dato un ordine di evacuazione. A chi? A 1’100’000 persone incluse in una zona dove c’erano 22 ospedali. Ha detto a tutti o lasciate questa terra, oppure sarete tutti considerati terroristi. Certo, è un ordine di evacuazione ed è illegale, perché come si assicura la protezione delle delle persone evacuate? Oppure ha dichiarato delle “safe zones”, delle zone sicure, e il 42% delle persone che sono state ammazzate nei primi mesi sono state ammazzate nelle “safe zones”. Quello che è stato fatto è stato giustificare un genocidio ammantandolo di retorica umanitaria e la cosa che mi fa più male è che le Nazioni Unite, e anche quegli organismi predisposti alla supervisione della condotta militare, non hanno minimamente contribuito a sfangare questa retorica”.

Ci sono organizzazioni internazionali che per continuare a fare il loro lavoro hanno usato toni più neutrali con Israele. Non è rischioso andare in aperto contrasto con lo Stato ebraico, che ha il potere di ostacolare il lavoro umanitario?

“Israele non opera legalmente nella Striscia di Gaza. Israele è una potenza occupante illegale. Certo, io capisco la neutralità degli operatori umanitari, ma la neutralità è diventata una parola pomposa dietro la quale mascherare l’indifferenza e l’incapacità di azione. Perché è da 57 anni che Israele viola il diritto internazionale umanitario e la situazione è stata completamente normalizzata da operatori umanitari che non hanno avuto il coraggio di denunciare l’illegalità dell’occupazione. Quindi certo, la neutralità ma fino a un certo punto, non a rischio, come si è fatto, di normalizzare. Perché alla fine chi paga? Chi ha pagato per decenni sono stati i palestinesi”.

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Il secondo elemento è questo post su Instagram pubblicato da TPI

Secondo un’inchiesta di “Altreconomia” anche dopo il 7 ottobre Leonardo ha fornito assistenza ed export di pezzi di ricambio per i velivoli M-346 sui quali si addestrano i piloti dell’aviazione dell’esercito israeliano.

Nonostante gli M-346 non vengano impiegati direttamente sul campo di battaglia, i mezzi sono utilizzati dai piloti israeliani come addestratori che permettono poi loro di condurre i caccia operativi su territori quali Gaza, Libano e Siria.

“L’Italia ha interrotto dall’inizio della guerra di Gaza l’invio di qualsiasi tipo di armi a Israele. È tutto bloccato” aveva dichiarato il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, aggiungendo: “Da quando sono iniziate le ostilità abbiamo sospeso tutti gli invii di sistemi d’arma o materiale militare di qualsiasi tipo”.

A smentire il ministro e il governo, però, è la stessa Leonardo che ha confermato l’esportazione di “materiale d’armamento” anche dopo l’inizio della guerra nella Striscia di Gaza.

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Il terzo è questo post pubblicato da Middle East Eye su X (già Twitter):

“People are burning in front of us”.
Palestinians were seen burning alive after Israeli forces attacked tents within the grounds of the Al Aqsa hospital in Gaza’s Deir al-Balah region. The tents were housing displaced Palestinians who had nowhere else to go. Journalist Saleh al Jafarawi recorded the scenes as it happened, explaining that they had nothing to extinguish the flames. At least 3 people were killed and 40 injured according to early reports from local media.
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“Le persone bruciano davanti a noi.”
I palestinesi sono stati visti bruciare vivi dopo che le forze israeliane hanno attaccato le tende all’interno dell’ospedale di Al Aqsa, nella regione di Deir al-Balah a Gaza. Le tende ospitavano palestinesi sfollati che non avevano nessun altro posto dove andare. Il giornalista Saleh al Jafarawi ha filmato la scena mentre accadeva, spiegando che non avevano nulla per spegnere le fiamme. Secondo i primi resoconti dei media locali, almeno 3 persone sono rimaste uccise e 40 ferite.

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E il quarto elemento è questo post pubblicato su Instagram da Flavia Carocci; andate sul collegamento per guardare il video….

 

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