Shoah, Stato d’Israele, Concilio Vaticano II. Cinzia Notaro Intervista don Curzio Nitoglia.
15 Ottobre 2024
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Cinzia Notaro offre alla vostra attenzione questa intervista con don Curzio Nitoglia, a cui va il nostro grazie, sui legami fra Shoah, Concilio Vaticano II e Stato di Israele. Buona lettura e diffusione.
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Shoah, Stato d’Israele, Concilio Vaticano II . Facciamo il punto con don Curzio Nitoglia .
D. Don Curzio, a cosa è dovuto il nuovo rapporto tra Giudaismo e Cristianesimo ?
R. Secondo Nathan Ben Horim (Nuovi orizzonti tra ebrei e cristiani, Padova, Messaggero, 2011), ex ministro all’Ambasciata d’Israele in Italia incaricato dei rapporti con la S. Sede dal 1980 al 1986, è dovuto “a tre eventi: la shoah (1) la nascita dello Stato d’Israele e il concilio Vaticano II ” (ibidem, p. 11).
D. Per l’Ebraismo che significato ha la shoah (1942-45 ) da cui è nato lo Stato d’Israele nel 1948 ?
R. Soprattutto etnico ed anche normativo-religioso . Da queste riflessioni storiche, morali, politiche,etnico-religiose (dacché il giudaismo è un popolo o stirpe che si riconosce in una certa pratica etica o religiosità (2) è nato il concilio Vaticano II (1962-65), che “segna una svolta epocale nella storia della Chiesa cattolica (3) […] Uno dei mutamenti più significativi del Concilio ha riguardato il rapporto con gli ebrei[…] “che rimangono ancora carissimi a Dio “.
D. Senza tali avvenimenti non sarebbe stato possibile il cambiamento nella visione cristiana degli Ebrei?
R. Decisamente no. Infatti il diplomatico israeliano ammette che non sarebbe mai avvenuto se non ci fossero state la shoah e la nascita dello Stato d’Israele» (ibidem, p. 12). Egli definisce il giudaismo col trinomio “Torah, Popolo, Terra”(ib., p. 107). Poi cita il maître à penser di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Martin Buber: “Terra e Popolo, predestinati l’una all’altro per realizzare assieme il regno del Signore in questo mondo”(ib., p. 108). Il diplomatico israeliano ci spiega inoltre che i maestri del Talmud cercarono subito dopo la distruzione del Tempio di salvare Israele affermando che “la residenza in Terra d’Israele equivale all’osservanza di tutti i comandamenti della Torah: chi vi risiede ha parte al mondo futuro (che non è l’aldilà, ma questo mondo nell’avvenire), chi la lascia somiglia a chi non ha Dio” (ib., p. 111).
D. Il problema del Concilio è sostanzialmente legato alla giudaizzazione del cristianesimo (Nostra Aetate, 28 ottobre 1965)?
R. Sicuramente ed è indissolubilmente legato a quello della shoah e del sionismo. Chi non vuole ammetterlo è incapace di vedere la realtà o non vuole ammetterla, poiché non gli fa comodo.
D. Dopo Nostra Aetate ci sono stati altri Documenti post-conciliari sui rapporti ebraismo-cristianesimo ?
R. Si. Il primo è “Orientamenti e suggerimenti per l’applicazione della Dichiarazione “Nostra aetate” n. 4 (1° dicembre 1974). Esso è assai significativo ed esplicita la Dichiarazione Nostra aetate. Infatti gli Orientamenti esortano a studiare l’ebraismo post-biblico a partire da come gli Ebrei odierni si auto-definiscono, ossia secondo la letteratura talmudica e post-biblica (ibid., p. 14). Inoltre gli Orientamenti esplicitano, dopo circa 8 anni, l’affermazione conciliare – ancora molto sfumata ed imprecisa – secondo cui l’Alleanza tra Dio e popolo ebraico “permane” (ivi) e da essa i Sussidi per una corretta presentazione degli Ebrei e dell’Ebraismo (26 giugno 1985), dopo altri 10 anni, esplicitano la portata non solamente spirituale o religiosa dell’Ebraismo attuale, ma soprattutto “etnico-religioso-culturale, con una sua storia legata ad una Terra precisa “(ib., p. 15) ossia “la questione della Terra e dello Stato d’Israele” (ib., p. 44), la quale ha portato, 8 anni dopo, al Concordato della S. Sede con Israele (30 dicembre 1993, iniziato formalmente e giuridicamente il 29 luglio 1992 (4) ), che “era la conclusione logica del cammino cominciato circa trent’anni prima con Nostra aetate, n.4” (ib., p. 44).
D. Brevemente come si può definire l’Ebraismo attuale?
R. Non è altro che l’appartenenza etnica ad un popolo, schiatta o “razza”, che può o meno comportare una certa religiosità o meglio moralità o pratica spirituale, ma che ha come elemento principale ed essenziale il legame di sangue tra Ebrei ed il legame storico-geografico con la Terra Santa, poi Palestina ed oggi Stato d’Israele. Questo è l’ebraismo odierno e post-biblico. Per cui non si può parlare di esso riferendosi solo all’aspetto religioso, che è del tutto contingente nel giudaismo (può esservi o no, non modifica essenzialmente, ma solo accidentalmente, l’Ebraismo), ma bisogna mettere in luce l’unità etnica o razziale e il legame che tale popolo pretende di avere ancora oggi dopo 2000 anni con la Terra dei propri padri, la Terra Santa, la Giudea, poi Syria-Palestina ed oggi Stato d’Israele. “Trattandosi di Ebraismo è praticamente impossibile tracciare una separazione netta e assoluta fra il livello interreligioso e quello dei rapporti politici con lo Stato d’Israele” (ib., p. 43).
D. Chiedere il “beneficio di un ragionevole dubbio” sul piano di sterminio di sei milioni di ebrei europei tramite camere a gas e forni crematori da parte del III Reich germanico, chiedere delle prove chimico-fisiche, archivistiche su di esso (senza negarlo aprioristicamente), significa ipso facto bestemmiare ?
R. Si , così come anche mettere in discussione la realtà dello Stato di Israele ed il cambiamento rivoluzionario della teologia sull’Ebraismo esposta da Nostra Aetate. Il “caso Williamson” è incomprensibile se non si conosce l’Ebraismo post-cristiano o post-biblico nella sua interezza: un popolo che ha una Terra datagli da Dio in perpetuo. È incomprensibile se non lo si legge alla luce del “caso Krah” , analogo a quello tentato da Jules Isaac con Bea e Roncalli prima dell’inizio del Vaticano II. Quindi il popolo ebraico è il solo e legittimo padrone della Palestina, è ancora in “Alleanza ” con Dio, non è stato sostituito dal cristianesimo. Se per 2000 anni ha abbandonato la Palestina,tuttavia ha mantenuto il diritto di proprietà su di essa, datogli in eredità perpetua e inalienabile da Dio e l’avvenimento che gli ha fatto prendere coscienza di ciò è stata la shoah, la quale ha mutato anche la mentalità dei cristiani ed ha portato a Nostra aetate, che verrebbe meno qualora cadesse il mito dell’olocausto e dello Stato d’Israele come regno perpetuo del popolo ebraico .
D. Accettare il Concilio Vaticano II cosa comporta?
R. Alla luce della Tradizione o meno, purché lo si accetti, è in fondo una questione pratico-pratica, ultimamente priva di spessore dottrinale (5) …tuttavia equivale ad accettare l’Alleanza permanente tra Dio e l’Ebraismo odierno, l’unicità etnico-razziale del popolo ebraico (per cui si è Ebreo solo se si è figli di madre ebrea e nipoti di nonna materna Ebrea (6) e non se si pratica la religiosità ebraica), lo Stato d’Israele (che implicitamente vorrebbe smentire la profezia di Cristo sulla distruzione del Regno d’Israele (7 ) ed accettare l’evento che ha fatto prendere coscienza di tutto ciò sia agli Ebrei, che si stavano assimilando nel XVIII secolo coll’Illuminismo al mondo cristiano o laico europeo, sia ai cristiani che si erano separati dalla “Sinagoga di satana”(Apoc., II, 9) con l’insegnamento del Nuovo Testamento, interpretato unanimemente dai Padri ecclesiastici e dal Magistero costante della Chiesa sino a Pio XII (8). L’ebraismo, attuale “Padrone di questo mondo” domanda a tutti di riconoscere la shoah, la permanenza della sua Alleanza con Dio e il diritto di dominio sulla Terra Santa (1900 a. C. con Abramo sino alla distruzione del Tempio 70 d. C.), poi (dal 70 al 1948) Syria-Palestina, che oggi (dal 15 maggio 1948) viene ingiustamente chiamata Stato d’Israele.
D. C è inconciliabilità tra dottrina cattolica tradizionale e quella pastorale del Vaticano II ?
R. L’ambasciatore Ben Horim racchiude in un sillogismo questa inconciliabilità : “L’esilio dopo la distruzione di Gerusalemme era stato interpretato dal cristianesimo come il castigo e la prova del rigetto. Il ritorno a Sion costituiva […] una provocazione per la teologia cristiana […]. Nostra aetate, cancellando l’accusa di deicidio e affermando la validità perenne delle promesse di Dio (Antica Alleanza) con le sue implicazioni, dovrebbe avere rimosso definitivamente l’ostacolo teologico. Quindi, la promessa della Terra (d’Israele) e il ricongiungimento del popolo (ebraico ) con essa non dovrebbero essere escluse” (ib., p. 67).
D. È per questo che parlando di Ebraismo bisogna tenere presente l’elemento etnico, di “sangue e suolo” ?
R. Elemento di un popolo che possiede in perpetuo una Terra, che è in perpetua Alleanza con “Dio” (anche se non ci crede, infatti il sionismo è un movimento laicista ed agnostico o a-religioso se non addirittura ateo). I cristiani hanno ribaltato la loro visione pre-conciliare dell’Ebraismo, che aveva rifiutato Cristo Messia e Dio e che era stato abbandonato da Dio, il quale aveva eretto una Nuova ed Eterna Alleanza con tutti (pagani ed ebrei fedeli a Cristo). Per cui il giudaismo era stato scacciato dalla sua Patria, distrutta nel 70 e rasa totalmente al suolo nel 135 da Roma. Questa rivoluzione per diamentrum dei rapporti ebraico-cristiani è iniziata dal Concilio Vaticano II con Nostra aetate (28 ottobre 1965) ed è approdata 28 anni dopo al riconoscimento dello Stato d’Israele da parte di papa Giovanni Paolo II (30 dicembre 1993), alla luce della shoah (1943-45).
D. Shoah, Alleanza permanente di Dio col popolo d’Israele e Stato ebraico formano un tutt’uno ?
R. Se si toglie uno solo di questi tre tasselli si nega tutto l’Ebraismo attuale, nel suo desiderio di dominio del mondo, quale popolo eletto, “regale e sacerdotale”,”olocaustizzato”, ma “risorto” e “padrone di questo mondo” assieme alla sua creatura: l’americanismo (9), che gli ha dato la potenza bellica per terrorizzare chiunque osi “dubitare”.
D. L’Ebraismo in primo luogo si presenta come popolo ?
R. E poi come Stato e tutto ciò alla luce della shoah, che gli ha fatto ritrovare la sua identità, la quale stava per essere smarrita con l’assimilazione durante l’Illuminismo. Il Vaticano II e il post-concilio (Orientamenti, 1° dicembre 1974; Sussidi, 26 giugno 1985; Concordato tra S. Sede e Israele, 30 dicembre 1993) hanno recepito la lezione del rabbinismo farisaico e scomunicano chiunque metta in forse anche uno solo di questi tre “dogmi laici”(v. “caso Williamson”, che non è stato capito in tutta la sua potenziale gravità e pericolosità religiosa, politica, sociale e “terroristico-penale”). Quindi accettare il Concilio Vaticano II (anche alla luce della Tradizione, che non è quella apostolica, la quale lo condanna, ma quella falsa, spuria ed infera di Lucifero e del serpente dell’Eden), significa accettare il giudaismo talmudico, che è la contraddizione del cristianesimo fondato da Gesù su Pietro (unità e Trinità di Dio, divinità di Cristo, Nuova ed eterna Alleanza con tutti i popoli che credono in Gesù vero Dio e vero uomo e nella SS. Trinità, che ha rimpiazzato la Vecchia Alleanza perfezionandola nel Sangue di Cristo).
D. Gli Ebrei sono i nostri “Fratelli maggiori”?
R. Horim stesso riporta questa convinzione che quasi tutti i cristiani hanno, ma che nessuno osa dire, mentre è espressa esplicitamente con la definizione di “Fratelli maggiori : “La dottrina tradizionale (è un dogma di Fede) extra Ecclesiam nulla salus è in contrasto con il discorso del papa (Giovanni Paolo II ) agli “esperti cattolici per l’ebraismo”, nel quale parlava della possibilità per ebrei e cristiani di raggiungere per vie diverse, ma finalmente convergenti (le “convergenze parallele” di Aldo Moro), una vera fraternità della riconciliazione” (ib., p. 59). Ecco qui smentita autorevolmente l’ermeneutica della continuità dai nostri “Fratelli maggiori nella Fede” (Giovanni Paolo II, 1986) o “Padri nella Fede” (Benedetto XVI, 2011). Egli poi cita la frase di Giovanni Paolo II a Magonza nel 1980 sull’ “Antica Alleanza mai revocata” e conclude che “tali parole implicherebbero la coesistenza di due Alleanze valide” (ib., p. 60). Ma allora il Figlio a che pro si è Incarnato ed è morto in Croce per la salvezza di tutti gli uomini e non solo di una razza, se vi è un’ Alleanza ancora in piedi che garantisce la salvezza di chi ne fa parte?
D. Se il cristianesimo si è giudaizzato, col Vaticano II, anche l’ebraismo dovrebbe cristianizzarsi ?
R. Secondo Horim (p.76) l’argomento vale solo a senso unico, ossia per i cristiani verso l’ebraismo, mentre non è assolutamente applicabile per gli ebrei verso il cristianesimo. Infatti :
1°) il cristianesimo ha fatto soffrire il giudaismo sino alla shoah, mentre mai il giudaismo ha perseguitato il cristianesimo. Al che si risponde facilmente citando i Vangeli e gli Atti degli Apostoli, i quali rivelano divinamente la persecuzione continua del giudaismo contro Gesù, gli Apostoli e i primi Discepoli cristiani. Inoltre la storia ha dimostrato ampiamente che le persecuzioni attuate dalla Roma pagana contro i cristiani vennero aizzate dal giudaismo (v. Umberto Benigni [+ 1934], Marta Sordi [+ 2010] ed Ilaria Ramelli ;
2°) il cristianesimo è nato dal giudaismo, mentre il giudaismo non deve nulla al cristianesimo. Anche qui la risposta è sin troppo semplice. Il cristianesimo è nato da Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, che hanno decretato ab aeterno l’Incarnazione del Verbo nel seno della Vergine Maria. Ciò è rivelato nell’Antico Testamento (dalla Genesi sino ai Maccabei). Per cui l’Antico Testamento era tutto relativo al Nuovo Testamento e a Gesù Cristo. Onde Mosè e i Profeti annunziarono Cristo venturo, che fu rigettato dal “falso Israele”ed accolto dal “vero Israele”, ossia da coloro che fedeli allo spirito dell’Antico Testamento hanno accolto il Messia Gesù Cristo venuto, una “piccola reliquia d’Israele” (San Paolo) alla quale si è unito il resto del genere umano (i Pagani).
D. Il giudaismo attuale è il “falso Israele” fedele alla lettera della Torah ?
R. Certo. La “lettera uccide mentre è lo spirito che vivifica” (San Paolo). Quindi il cristianesimo non ha ricevuto nulla di positivo dal giudaismo post-biblico o attuale, mentre il giudaismo mosaico o vetero-testamentario è relativo ed ordinato totalmente al cristianesimo senza il quale non ha ragion d’essere. Quindi il giudaismo odierno si trova oggettivamente in uno stato di errore e di accecamento, avendo rifiutato il Messia e l’Unico Salvatore del mondo e deve convertirsi a Cristo. La posizione giudaico-cristiana (sia da parte del Vaticano II, sia da parte ebraico-talmudica) è completamente capovolta e distorta, in rottura per diametrum e non in continuità con le “Fonti della Rivelazione”. Ma l’Autore persevera nell’indurimento di cuore e nell’accecamento della mente dei suoi antenati, asserendo: “Non c’è nell’ebraismo alcun elemento costitutivo della sua natura, che esiga un confronto col cristianesimo […]. Pertanto attese cristiane riguardo la possibilità di cambiamenti teologici significativi nell’ebraismo saranno inevitabilmente deluse” (ib., p. 77). L’invocazione “Il suo Sangue ricada su di noi e sui nostri figli” continua a riecheggiare sulla bocca degli ebrei talmudisti.
D. Il 7 luglio 2011 il card. Kurt Koch aveva scritto su L’Osservatore Romano che “La Croce di Gesù è il permanente ed universale Yom Kippur ( perdono ) per ebrei e cristiani”.
R. L’Osservatore Romano gli rispose il 29 luglio 2011: “Se i termini del discorso sono quelli d’ indicare agli ebrei il cammino della croce, non si capisce il perché di un dialogo e il perché di Assisi” (10). Il cardinale allora ha rispolverato la neo-dottrina conciliare scrivendo che per il cristianesimo “L’Alleanza di Dio con il popolo d’Israele ha una validità permanente e (anche) la fede nella redenzione universale in Gesù Cristo”. Quel che non si riesce a capire è come Gesù possa essere Salvatore universale se l’Ebraismo permane in Alleanza con Dio. Clericalmente e rabbinicamente si potrebbe dire che Gesù è Salvatore di tutti… i non-ebrei . Già l’8 ottobre 2008 il rabbino Di Segni su L’Osservatore Romano aveva spiegato che la festa dello Yom Kippur ebraico esprime le “differenze inconciliabili tra i due mondi “ebraico e cristiano e che l’Ebraismo avendo il Kippur “non ha bisogno della salvezza dal peccato proposta dalla Fede cristiana”.
D. Non è un dialogo, ma un monologo del solo Israele?
R. Israele vorrebbe indottrinare sub specie boni il cristianesimo e vi riesce con gli attuali prelati postconciliari, accecati ed induriti di cuore. Questo è un “mistero d’iniquità”. È l’analogo rischio che corre il mondo tradizionalista attuale nel “dialogo” col neo-modernismo, il quale si risolve in un “monologo” sotto apparenza di bontà e dolcezza facendolo passare abilmente per “dialogo”, ma col fine di assorbimento e di cedimento dell’antimodernismo alle novità conciliari e post-conciliari. È rivelatrice la frase di Ben Horim quando
scrive: “Non è la questione della verità (che conta), ma se c’è un pathos comune (un sentimento, una passione). La questione suprema è se siamo vivi o morti alle aspettative del “Dio vivente” […]. Spetta a noi, ebrei e cristiani, lasciando alle spalle conflitti e rivalità, affrontare assieme le sfide del nostro tempo” (ib., p. 78). Nostra aetate, 4 e Lumen gentium, 16 (“i doni di Dio (Antica Alleanza) sono irrevocabili”) non possono essere messi in discussione e lasciati al libero dibattito altrimenti il “dialogo” ebraico-cristiano cesserebbe.
D. Il continuo interloquire senza giungere alla Verità a cosa serve ?
R. E’ la stessa vecchia tattica del neo-comunismo verso i “cristiani adulti”, che li faceva agire assieme ad esso, per renderli simili a sé. “Agere seguitur esse”, si agisce come si è. Ora se agisco assieme al comunismo, parto da una posizione tendenzialmente simile ad esso e pian piano divengo inevitabilmente eguale ad esso; se agisco assieme al giudaismo odierno, poco alla volta giudaizzo e – Dio non voglia – se agisco assieme al neo-modernismo, immancabilmente divengo neo-modernista, prima almeno praticamente (i “neo-modernisti anonimi”) e poi anche speculativamente. Il primato della prassi sulla teoresi è un caposaldo del talmudismo, del comunismo e del modernismo.
“Caveamus! Latet in erba anguis”. Bisogna agire come si pensa, altrimenti si giunge a pensare come si agisce.
NOTE
1 «Senza l’avvelenamento degli spiriti cristiani attraverso i secoli, l’Olocausto sarebbe stato impensabile» (NATHAN BEN HORIM, Nuovi orizzonti…, p. 51). Come si vede la shoah per l’ebraismo odierno ha una valenza teologica ben precisa, essa è figlia della dottrina cattolica rivelata e definita da SAN PIETRO sino a PIO XII. Accettarla significa rinnegare implicitamente la dottrina cattolica di Tradizione apostolica.
2 – «Una fede religiosa legata ad una Terra specifica» (NATHAN BEN HORIM, Nuovi orizzonti…, p. 70).
3 – L’Autore parla addirittura di «carattere rivoluzionario dell’inversione di rotta [di Nostra aetate, n. 4]» (NATHAN BEN HORIM, Nuovi orizzonti…, p. 73).
4- GIOVANNI PAOLO II nella ‘Lettera apostolica’ Redemptionis anno del Venerdì Santo dell’aprile 1984 ha nominato esplicitamente e formalmente primo tra tutti i Pontefici “lo Stato d’Israele” cfr NATHAN BEN HORIM, Nuovi orizzonti…, p. 92.
5 – Mons. BRUNERO GHERARDINI ha cercato con vari libri di alto spessore teologico di porre il problema dottrinale se vi sia, realmente e non solo verbalmente, continuità tra insegnamento pastorale del concilio Vaticano II e la Tradizione apostolica. Cfr. B. GHERARDINI Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare, Frigento, Casa Mariana Editrice, 2009; ID., Tradidi quod et accepi. La Tradizione, vita e giovinezza della Chiesa, Frigento, Casa Mariana Editrice, 2010; ID.,Concilio Vaticano II. Il discorso mancato, Torino, Lindau, 2011; ID., Quaecumque dixero vobis. Parola di Dio e Tradizione a confronto con la storia e la teologia, Torino, Lindau, 2011. Ma alcuni ‘portaborse’ o ‘faccendieri’ del mondo ecclesiale hanno ridotto il tutto ad uno scambio pratico-pratico di merci, un do ut des.
6- “Mater semper certa, pater numquam”, spiegava l’ex rabbino capo di Roma Elio Toaff. (E. TOAFF, Essere ebreo, Milano, Bompiani, 1997).
7- La quale rimane in piedi in tutto il suo vigore, poiché Israele non ha più il Tempio, il Sacerdozio e non è un Regno pacifico, ma si trova da 50 anni in una guerra cruenta ed interminabile, che non riesce a vincere malgrado la sproporzione degli armamenti, coi Palestinesi (cristiani ed islamici), i quali abitano da 2000 anni la Terra Santa. Attenzione! non bisogna dimenticarlo vi sono Palestinesi cristiani e cattolici-romani. Palestinese non è sinonimo di musulmano.
8 – «L’ultimo CONCILIO della Chiesa che si era occupato dell’ebraismo fu quello DI BASILEA, nel 1431. Questo Concilio decretò il divieto per gli ebrei di avere contatti con i cristiani, essi dovevano essere esclusi dai pubblici uffici, costretti a portare un segno distintivo sulle vesti […]. Istituito da CONCILIO LATERANENSE IV nel 1215» (NATHAN BEN HORIM, Nuovi orizzonti…, p. 50 e 52). L’ultima Enciclica pontificia che ha parlato di deicidio del popolo ebraico è la Mit brennender Sorge di PIO XI (14 marzo 1937), la quale insegna formalmente che “Il Verbo avrebbe preso carne da un popolo che poi Lo avrebbe confitto in Croce”. Ora, a partire da queste citazioni di due Concili dogmatici e del Magistero ordinario e autentico pontificio, che coprono un lasso di tempo di duecento (1215-1431) ed altri cinquecento anni (1431-1937) di insegnamento ininterrotto. Dove sia la “ermeneutica della continuità” tra Magistero tradizionale e quello pastorale del Vaticano II non si riesce a capirlo. Essa è un ente puramente logico, che esiste solo nella mente dei “neomodernisti & neoconservatori” e non è un ente reale, che esiste nella realtà oggettiva ed extra mentale. Tale ermeneutica è simile all’Araba fenice, “che vi sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa!”.
9- «In ambito ‘cristiano’ non cattolico, esiste un robusto filone ‘sionistico’ che propone una lettura teologica dello Stato d’Israele. A quest’ambito vanno ascritti alcuni movimenti protestanti americani, non privi d’influsso sulla vita politica statunitense durante la presidenza BUSH jr. in particolare, ci si riferisce al ‘Dispensazionalismo’ evangelico, che predilige l’Alleanza terrena [di Dio] con Israele più di quella spirituale con la Chiesa, e, prospetta il compimento letterale delle promesse davidiche a favore d’Israele» (NATHAN BEN HORIM, Nuovi orizzonti…, cit., p. 22). Si noti come i teoconservatori italiani (specialmente “Alleanza Cattolica” e “Lepanto Foundation” – maestri in “entrismo” – pilotati dalla ‘TFP’ brasiliana, stiano cercando di infiltrare le dottrine teoconservatrici, filo-sioniste e americaniste in ambienti tradizionali, che sino ad oggi hanno saputo resistere al flagello del neo-modernismo, per portarli al compromesso con la “cloaca di tutte le eresie”, come SAN PIO X definì il modernismo nell’Enciclica Pascendi dell’8 settembre 1907.
10 – EUGENIO ZOLLI scrive: «Il popolo ebraico […], rigettò la Rivelazione […] quando questa si presentò nella sua pienezza con Cristo, almeno nel maggior numero dei suoi componenti» (voce Ebraismo, in “Dizionario di Teologia Morale”, a cura di F. ROBERTI- P. PALAZZINI, Roma, Studium, V ed., 1968, 1° vol., p. 569). ANTONIO RODRIGUEZ CARMONA precisa: «Gli elementi che determinano la forma di vita ebraica o l’essere ebreo sono due, quello etnico e quello religioso, che possono trovarsi uniti o separati. Il fattore etnico è basilare e consiste nell’appartenenza ad un popolo» (La religione ebraica. Storia e teologia, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2005, p. 8 nota 2). ELIO TOAFF specifica: «Nel Talmud si trovano le origini di quello che è l’ebraismo attuale» (Essere ebreo, Milano, Bompiani, 1994, p. 107). JOSEPH BONSIRVEN spiega che: «Nel Talmud vi sono delle deviazioni […]. Ciò è dovuto ad un’accentuazione di due dogmi: l’elezione del popolo di Israele e l’autorità della Torà. La preoccupazione di salvaguardare la nazione santa, conduce ad un separatismo e particolarismo soffocanti, ad un orgoglio etnico inevitabile, che facilmente diventa razzismo, nell’odio per lo straniero, nel culto del popolo d’Israele» (Dictionnaire de Théologie Catholique, voce Talmud, Parigi, Letouzey, 1903-1950, col. 24).
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Tag: israele, nitoglia, shoah, vaticano II
Categoria: Generale
Grazie Don come sempre.
La concezione per cui il CVII sbagli in tali documenti confligge sia con Paolo nella lettera ai romani e sia riguardo il segno escatologico da lui scritto riguardo la loro conversione che attesterà la prossimità della Parusia finale, sia con la completa misinterpretazione del fatto che è Esaù ossia Edom il fratello maggiore di GIacobbe.
Il giudaismo non è una schiatta affatto basti vedere la sua composizione etnica.
In ogni caso Di Segni condanna sé stesso. Il tempio non c’è più né l’Arca può più essere aspersa che già mancava da prima della distruzione del tempio ergo…
Che poi il cristianesimo si sia giudaizzato la qual cosa è strettamente priva di senso.
Inoltre andrebbe tenuta un’aderenza alla Rvelazione. Noi cristiani siamo ebrei, il resto di Israele congiunto ai pagani che hanno riconosciuto per Fede il Salvatore, essi sono giudei.
IL fatto che ci siano inoltre falsi giudei, che non lo sono, designa la sinagoga di Satana ossia Edom.
Difatti Nitoglia dà per buona la fandonia della matrilinearità giudaica del talmud ( critica il talmud quando gli conviene, ma lo attesta quando deve suffragarne la sua critica il che è illogico oltre che doppiopesista ) non comprendendo né la riforma di Esdra né il senso del nascere dal ventre di una donna giudaica che ha poco a che fare, anzi nulla, con la stirpe.
In questo segue del tutto i gesuiti fine ottocenteschi e primo novecenteschi prima che dovessero “svoltare” a sinistra ma che al tempo disseminarono con altre amenità speculari le loro fandonie.
Se si comprendesse poi che l’americanismo è una propaggine pagana del cabalismo pagano ( ma Nitoglia deve asserire l’inverso – e sappiamo tutti chi è l’inversore per antonomasia – ossia che la gnosi cabalista ha viziato tutti i popoli del globo ) e che l’edomismo attuale è molto più amico della Russia che degli Usa, avrebbe già fatto molto.
D’altronde Nitoglia ama dimenticare Barcellona e Parigi contro il talmud per assecondare Taxil e Pranaitis con le loro fandonie il ché svela una certa dose di disonestà che in sé è indegna ed in quanto cattolici verte ipso facto sull’impurità.
D.T.
Se misinterpreta Zoller, per poi citare un parigrado perfido, giacché Eugenio Zolli è Eletto, il giudeo appena dopo nominato nell’ultima nota no.
Visto che l’ambiente di Nitoglia è pregno di incogniti, si sveli facendo un articolo di critica e discernimento spirituale ( cosa che lo studioso non potendo realizzare, nega ecclesiasticamente l’ontica della sua consacrazione sacerdotale fra l’altro ) su Silvano Panunzio.
Nitoglia è un celeberrimo da decenni, non lui, ma noi, gli si chieda nomi cognomi fatti e moventi,
D.T.
da quando corre dietro a tutti cercando di avere il consenso di chiunque la Chiesa ha perso parecchia autorevolezza.
….”Ma allora il Figlio a che pro si è Incarnato ed è morto in Croce per la salvezza di tutti gli uomini e non solo di una razza, se vi è un’ Alleanza ancora in piedi che garantisce la salvezza di chi ne fa parte?” L’alleanza che resta ancora in piedi non è convalidata fino a quando Israele, battendosi il petto non riconoscerà in Gesù di Nazareth il Moshiah (Vangelo se non sbaglio sec: Matteo/luca, cap 25/19). Dalle parole di San Paolo, credo di aver capito che “entreranno” non significhi necessariamente la conversione alla Chiesa Cattolica. Consiglio le esegesi sull’Apocalisse tenute su youtube dal Vescovo Siro-Maronita Mar Mari (Christ the Good Sheperd Church)