Uno dei rimproveri che si fanno di più alla Chiesa cattolica è quello di essere misogina. Non apprezzerebbe le donne abbastanza e non darebbe loro il posto che gli compete. Ora, che nel corso della storia possono esserci stati comportamenti non adeguati, possiamo anche ammetterlo. Ma fare della Chiesa una entità misogina mi sembra quantomai azzardato.
Allora, nella Chiesa ci sono decine di migliaia di santi, ma tra loro chi è sempre stata riconosciuta come la più grande? La Beata Vergine Maria, una donna. E anche tra i santi più grandi e conosciuti, non ci sono donne?
Prendiamo ad esempio santa Teresa d’Avila, festeggiata il 15 ottobre. Guardando alla grandezza di questa santa, possiamo forse fare una prima osservazione: la Chiesa non è contro le donne, ma cerca di esaltare in esse le caratteristiche che le fanno essere quello che sono e tra questemcaratteristiche c’è certamente quella di essere madri.
Santa Teresa d’Avila visse fin dalla giovinezza una grande vicinanza con Dio, che la portò a diventare Carmelitana. All’interno di questo ordine fu una grande fondatrice e riformatrice, contribuendo anche alla riforma del ramo maschile dei Carmelitani, insieme ad un altro grande santo, Giovanni della Croce.
Teresa d’Avila ebbe grandi doti di leader, come diremmo oggi, e certamente non rinunciò per questo ad essere donna, anzi Madre in un senso del tutto spirituale e non credette che per essere più vicine a Dio le donne avessero bisogno del sacerdozio. Ce ne fossero di sacerdoti che hanno conosciuto Dio da vicino come Teresa d’Avila, Anna Maria Taigi, Rita da Cascia, Caterina da Siena, Veronica Giuliani e tante altre.
In un sito web carmelitano dedicato alle vocazioni troviamo queste parole:
“I più illustri teologi del suo tempo si stupivano nel vedere come da questa donna fossero state raccolte in un solo corpo di scritti le massime di teologia mistica, tramandate dai Padri della Chiesa. Dopo l’ultima fondazione, quella di Burgos, la più difficile contrastata di tutte, la sua giornata volse rapidamente alla fine. Arrivata un giorno ad Alba de Tormes, vi chiudeva gli occhi in pace, il 4 ottobre 1582, consunta più dall’amore che dalla malattia. Aveva sessantasette anni. Considerata dalla Chiesa “Madre degli spirituali”, cioè di coloro che cercano l’unione profonda con Dio, fu proclamata santa il 12 marzo 1622 e poi, il 27 settembre 1970, da Paolo VI Dottore della Chiesa”.
È stata infatti la prima donna proclamata Dottore della Chiesa.
Benedetto XVI ebbe queste parole nel 2012 per descrivere la grande santa:
“Possiamo affermare che, al suo tempo, la Santa evangelizzò senza mezzi termini, con ardore mai spento, con metodi lontani dall’inerzia, con espressioni aureolate di luce. Ciò conserva tutta la sua freschezza nel crocevia attuale, dove si sente l’urgenza che i battezzati rinnovino il loro cuore attraverso la preghiera personale, incentrata anche, secondo i dettami della Mistica di Ávila, sulla contemplazione della Santissima Umanità di Cristo come unico cammino per trovare la gloria di Dio (cfr. Libro della Vita, 22, 1; Castello interiore, 6, 7). Così si potranno formare famiglie autentiche, che scoprano nel Vangelo il fuoco del proprio nucleo familiare; comunità cristiane vive e unite, cementate in Cristo come loro pietra d’angolo, che abbiamo sete di una vita di servizio fraterno e generoso. È anche auspicabile che l’incessante preghiera promuova l’attenzione prioritaria per la pastorale vocazionale, sottolineando in particolare la bellezza della vita consacrata, che bisogna accompagnare debitamente come tesoro proprio della Chiesa, come torrente di grazie, nella sua dimensione sia attiva sia contemplativa. La forza di Cristo porterà anche a moltiplicare le iniziative affinché il popolo di Dio riacquisti il suo vigore nell’unica forma possibile: dando spazio dentro di noi ai sentimenti del Signore Gesù (cfr. Fil 2, 5) e ricercando in ogni circostanza un’esperienza radicale del suo Vangelo. Il che significa, prima di tutto, permettere allo Spirito Santo di renderci amici del Maestro e di configurarci a Lui. Significa anche accettare in tutto i suoi mandati e adottare in noi criteri come l’umiltà nella condotta, la rinuncia al superfluo, il non recare offesa agli altri o il procedere con cuore semplice e mite. Così, quanti ci circondano percepiranno la gioia che nasce dalla nostra adesione al Signore e che non anteponiamo nulla al suo amore, essendo sempre disposti a dare ragione della nostra speranza (cfr. 1 Pt 3, 15) e vivendo come Teresa di Gesù, in filiale obbedienza alla nostra Santa Madre Chiesa”.
A lui, 2 anni dopo, fece eco papa Francesco che a sua volta affermò:
“Teresa di Gesù invita le sue monache a «procedere con letizia» servendo (Cammino 18, 5). La vera santità è gioia, perché «un santo triste è un triste santo». I santi, prima di essere eroi coraggiosi, sono frutto della grazia di Dio agli uomini. Ogni santo ci mostra un tratto del multiforme volto di Dio. In santa Teresa contempliamo il Dio che, essendo «sovrana Maestà, eterna Sapienza» (Poesia 2), si rivela vicino e compagno e prova gioia a conversare con gli uomini: Dio si rallegra con noi. E, sentendo il suo amore, nella santa nasceva una gioia contagiosa che non poteva dissimulare e che trasmetteva attorno a sé. Questa gioia è un cammino che bisogna percorrere per tutta la vita. Non è istantanea, superficiale, tumultuosa. Bisogna cercarla già «agli inizi» (Vita 13, 1). Esprime la gioia interiore dell’anima, è umile e «modesta» (cfr. Fondazioni 12, 1). Non si raggiunge con la scorciatoia facile che evita la rinuncia, la sofferenza o la croce, ma si trova patendo travagli e dolori (cfr. Vita 6, 2; 30, 8), guardando al Crocifisso e cercando il Risorto (cfr. Cammino 26, 4). Perciò la gioia di santa Teresa non è egoista né autoreferenziale. Come quella del cielo, consiste nel «gioire della gioia di tutti» (Cammino 30, 5), mettendosi al servizio degli altri con amore disinteressato. Come disse a uno dei suoi monasteri in difficoltà, la santa dice anche oggi a noi, soprattutto ai giovani: «Non smettete di camminare gioiosi!» (Lettera 284, 4). Il Vangelo non è un sacco di piombo che si trascina pesantemente, ma una fonte di gioia che colma di Dio il cuore e lo spinge a servire i fratelli!”
Santa Teresa d’Avila è per noi l’esempio più luminoso di come essere donne cattoliche non vuol dire essere meno donne, ma essere donne all’ennesima potenza.
Da sempre sono sempre molto critica su quello che scrive il m.Portfiri perchè non riesce a convincere in tutto quello che dice. Forse non lo fa apposta e questo è ancor più grave oppure ha uno scopo ed è ancora peggio… fate vobis!
Ora lasciamo perdere le sciocchezze di Bergoglio che riporta nel suo articolo, basterebbe questo solo per guastare il resto del testo, come una piaga puzzolente e infetta guasta il corpo.
@ROLANDO
Ma mai come questa volta sono d’accordo con Rolando soprattutto perchè sembra parlare con sincerità e poi perchè non è donna, cioè non è parte interessata, anzi come uomo convince di più… chiaramente il tutto può essere strumentalizzato se si perde la considerazione della donna come complemento alla figura maschile sin dalla creazione, ma non sarebbe da lui. Risponderò su questo ad Adriana1.
Devo dire che mi ha levato le parole di bocca e riguardo a Paolo, poverino era davvero brutto e poco prestante, quindi doceva avere dei problemi psicologici… niente di male o di irreparabile nella sua santità: ma sono convinta delle parole di Rolando.
Se copro la mia bella chioma quando raramente mi si dona una Messa senza l’antipapa Bergoglio lo faccio non perchè lo ha detto Paolo ma per sacrificio vs Dio.
Sono d’accordo anche sul secondo commento di Rolando perchè più che i “maschi”, direi la gerarchia maschia, della Chiesa ha fatto delle donne e del loro corpo scempio spirituale e carnale… condannate per avere belle forme e occhi seducenti, invidiate per dolcezza, sensibilità e spiritualità speciali e ne ho accennato (sempre su un altro articolo sballato di m. Porfiri) nel recente mio commento sulla sessualità e sulla rivoluzione sessuale del menga, rimasto senza seguito perchè evidentemente avevo ragione.
@ PAOLETTA
cara amica, sempre simpatica eppure concreta e veritiera. Ha perfettamente ragione e potrei portare una testimonianza di un sacerdote, anzi due se cito un vescovo personalmente conosciuto. Già nei seminari, quelli di una volta si insegnava (proprio così) che la donna e il Diavolo differivano solo per qualche particolare anatomico (le donne erano e sono meglio e meglio fatte, naturalmente e pure senza coda e zoccoli) ma, magari non se ne accorgevano, il loro compito era tentare e perdere l’umanità e i “santi” sacerdoti e gli uomini pretati venivano indotti, già da chierichetti, ad averne paura. E mi fermo qui. Ora se prima c’erano preti misogini ma è meglio dire ginecofobici, ora ci sono quelli che “amano” i maschi… de gustibus!
Per i preti ogni caso le fobie e le passioni nascono dai seminari, anzi dai maestri dei seminari: che abbiano la giusta ricompensa… E se non mi sfroculliate sarò clemente verso quegli “eunuchi per amor di Dio” e tacerò.
@ ADRY-ONE
L’argomento è interessante ma potrebbe portare ad una deviazione, ad una estremizzazione dei concetti di Rolando, verso qualche errata interpretazione che forse la Ida Magli conobbe e volle usare. Non conosco la Magli se non da poche cose lette e non posso dare una opinione compiuta. Eppure, salvo errore, credo che quando si permise di parlare di Maria, quando confutò (o confermò) in Lei le strutture mentali, spesso concrete del mondo maschile del suo tempo e dei successivi fino ad oggi, direi che La strumentalizzò e La piegò alla propaganda femminista, negandole -credo- il diritto di incarnare con la sua scelta di vita la perfezione della verginità e della castità, aldilà dalla mente maschile di tutti i tempi, cosa che però in S.Giuseppe non quadra.
Tutte cose che evidentemente davano fastidio alla Magli e che quindi le ha utilizzate per denigrare il ruolo scelto e perfettamente vissuto da Maria. Ma se sbaglio chiedo venia.
Cara Domina,
il S. Giuseppe nel protovangelo di Giacomo ( apocrifo ) la pensa in modo ben diverso da quello dei Vangeli ufficiali e,
poichè i Vangeli apocrifi- saccheggiati dalla Chiesa quando veniva utile far ricorso ad essi- da Giovanni XXIII vennero accolti con apertura dichiarata e -praticamente- equiparati a quelli ufficiali, si può fare un pensierino anche sul Giuseppe ivi tratteggiato.
Ida Magli non solo non si sentiva femminista ma non sopportava tale ideologia per le storture e i guasti che, secondo lei, aveva prodotti.
Concludo: dubito che l’ambizione di essere madre pur rimanendo vergine sia un “sogno” femminile ( a meno che non si tratti di un qualche singolo vagheggiamento narcisista sulla bellezza e giovinezza perdute ). E’ molto più logico che sia maschile, nata dal timore di dover fronteggiare una donna su un livello di autentica e attiva parità, pur nella differenza dei sessi. Ma la cultura antica e, particolarmente quella ebraica- cui Paolo apparteneva- era fortemente misogina; ( quel medesimo Saulo- Paolo , a proposito di Gesù, si era limitato a scrivere: “nato da donna, sotto la Legge” e a raccomandare alle donne il silenzio in pubblico perchè, se l’uomo era stato fabbricato in prima istanza da Dio, la donna non era altro che un prodotto dal seme energetico/divino dell’uomo. Diciamolo: un sottoprodotto ).
Comunque, lei è liberissima di supporre che Ida Magli abbia distorto a suo vantaggio (?) la figura evangelica di Maria, così come io sono altrettanto libera di ritenere che la storpiatura sia stata attuata al loro esclusivo vantaggio di “potestas” dalle autoritarie generazioni “maschili”, ebraiche prima, e poi cristiane, che si succedettero per ben 2000 anni giungendo al punto di edificare un esclusivo Stato di soli uomini;
( senza contare quelle dei millenni ancora precedenti riassunti nell’A.T. ).
Cara Adry, ripeto -come lei non è capace di dare un buon giudizio su Valtorta perchè non ha letto l’opera principale + tutte le altre..- io posso solo avere una idea inconclusiva sulla Magli perchè non è nel mio bagaglio. Quindi posso aver sbagliato. Ma questo l’ho gia detto, posso solo subodorare che SE la Magli non fu donna di piena fede cattolica non potè sicuramente parlare in modo perfetto e giusto di Maria e per confutare questo bisogna avere fede (nella Tradizione, non nei suoi scritti).
Il femminismo è una parola variabile di significato e di scelte, a volte anche buone ma la vita di fede e la fedeltà ai Comandamenti e alla Parola non ha interpretazioni oltre quelle della Chiesa.
S.Giuseppe negli apocrifi mi interessa certo per sfizio non essenziale e meno che negli ufficiali, perchè -per verità e domma- la Scrittura ufficiale è interpretata dalla Chiesa, nè da me, nè da lei nè dal buon Rolando, anche se è sempre un piacere sentirvi entrambi, anche se i raffronti in lei (di solito) non sono MAI argomentati.
L’apocrifo, è vero è stato rivalutato e ci da tante informazioni, non di completa e sicura verità però, MA NON È STATO EQUIPARATO AL VANGELO UFFICIALE. Mi citi con precisione il nome, la carica e le parole esatte di chi si è permesso di dare ad un qualsiasi apocrifo “pari eguaglianza evangelica”. Non dica sciocchezze, o oggi ha problemi di memoria, Adry? Guardi che lei si assume una responsabilità grave di plagiare le persone più deboli. Il suo può essere un peccato grave.
“dubito che l’ambizione di essere madre pur rimanendo vergine sia un “sogno” femminile ”
Riferito ai tempi di Maria, lei dubita sbagliato, enormemente sbagliato. Le profezie erano bagaglio
già di ogni bambino. Adry, non ha alba di ciò che desiderava la fanciulla di quei tempi: essere la madre del Messia!!! Certo che in Maria, per grazia e per sua adesione, si ha la perfezione del desiderio e la massima intensità di realizzarlo, visto nella sua infanzia come la speranza delle donne di tutto Israele più che in lei (che non si immaginava dell’onore che le sarebbe toccato). E che poi, chiamata a vivere la verginità feconda, realizzò con tutta se stessa. Dovrebbe leggere sr. Maria d’Agreda e la Valtorta in contemporanea con i Vangeli canonici; vale la pena davvero anche dal punto di vista storico.
Forse su Paolo siamo d’accordo, ma nessun santo è perfetto, dunque perdoniamo la sua misoginia, nella mentalità di quei tempi fu meno grave di oggi e non è un dogma.
Ottima e saggia risposta Signora dei popoli, hai azzittita la Adrianella che si è permessa di affermare cose volutamente false o fuorvianti.
Tutti hanno capito il ruolo che giocano lei e il suo complice pazzo. Conoscendo la loro faccia tosta torneranno alla carica come se niente fosse.
Cara Domina, per oggettivi impegni, mi manca il tempo di rispondere adeguatamente a tutti i suoi “anatemici” interrogativi.
Mi limito -come hors d’oeuvre- ad avvisarla di non tentare con me il vecchissimo trucco del senso di colpa per aver espresso ad un pubblico di adulti consapevoli e- si suppone- con una personalità ben formata- quelle che sono le mie aperture di ricerca intorno al “misterioso” significato del Sacro, scollandolo da vagheggiamenti e da convenienze esclusivamente terrene. E, soprattutto, di non illudersi di parlare a nome della Tradizione, tenendo, invece, ben presente che imporre la museruola al libero pensiero non è ormai accettabile nemmeno secondo la
più alta carica della Chiesa: quella del Papa.
” Nella libertà religiosa trova espressione la specificità della persona umana. Negare la specificità o limitare in maniera arbitraria tale libertà significa coltivare una visione riduttiva della persona umana ” ( 2011- Benedetto XVI ); si tratta di quella libertà di pensiero che già nel 2007 Benedetto XVI aveva difeso come: ” Diritto fondamentale insopprimibile, inalienabile, inviolabile, radicato nella dignità di ogni essere umano. ”
Pensa di anatemizzare anche papa Benedetto?
Adry, lei cita BXVI che vede in ogni persona un anelito religioso. Ma lei, conosciuta la fede cristiana, sta inventando nella sua vita una sua religione che è piena di acredine contro Dio e rifiuta i dommi. Giudichi lei cosa è la sua fede e se mai è risuscita a tenersela stretta. Si tenga pouttosto stretti i suoi impegni, magari con figli e nipoti e non provi a rispondermi, non ci riuscirebbe. Avrà tempo per meditarci. Io sono sempre qui per lei e per starle vicino, se vuole.
Cara Domina,
ecco qua- in atto- il suo ben rodato meccanismo di proiezione! Mentre rimprovera chi non si adegua alla “sua” interpretazione della Tradizione accusandolo di non rispondere a dovere, o addirittura, di non entrare nel merito dell’argomento, a se stessa riserva il “diritto” di non rispondere quando non le fa comodo la domanda che le venga posta, ( e non per la prima volta ).
Ulteriore obiezione: se il protovangelo di Giacomo non le piace, pur non avendo contenuti “eretici”, se ritiene che la Chiesa lo repella in quanto apocrifo, come mai, allora, lei si abbarbica a vangeli -come quelli da lei tanto amorevolmente citati-? che sono peggio che apocrifi: sono “gossip” rifiutati dalla medesima Tradizione a cui lei dichiara di rifarsi?-
Il “mashià”, o messia, era l’uomo, il capopopolo che avrebbe liberato gli Ebrei da qualunque potere straniero.
All’epoca di Gesù tale potere era rappresentato da quello romano. Quindi il desiderio, l’ambizione delle donne di stirpe ebraica poteva riguardare solamente il mettere al mondo un personaggio che interpretasse tale ruolo eroico: ma umano. Tanto è vero che negli albi genealogici dei Vangeli (differenti tra loro) il richiamo all’antenato “illustre” del nuovo Messia riguarda esclusivamente Davide, l’eroe che battagliò contro i Filistei ( solo in un primo tempo ) ottenendo la vittoria su di loro.-
Come si fa, dunque, ad attribuire alle donne di Israele uno spasmodico desiderio di generare un dio? Sarebbe stata una totale eresia degna della sorte di Jezabel. Inoltre… se la ascendenza davidica dipendeva da quella di Giuseppe, ma l’intervento dello Spirito interruppe tale trasmissione genetica, neppure Davide conta più, le pare? Strano che nessuno si sia accorto della attribuzione di Maria alla tribù di Levi,-ossia alla discendenza da Aronne-, dato che la cugina Elisabetta e il marito suo, Zaccaria, vi appartenevano. Vi ha mai pensato? A lei le risposte.
Adry-one, lei continua a confondere le carte ciurlando nel manico. Lei cerca di trovare sofismi interpretativi “univoci” confutando il desiderio della fanciulle di Israele di donare il Messia mettendo in dubbio la provenienza da Giuda di Maria facendola diventare levitica in base alla sua cuginanza con Elisabetta!
Ma cosa cerca di dimostrare Adriana con il suo ragionamento contorto e offensivo, oltre che inconsistente?.. Lei esce bel bella dal seminato esegetico della Chiesa e si inventa la provenienza levitica di Maria per confutare la sua maternità davidica?? Lei è all’ultimo stadio eretico ma come tutte le cose diaboliche lei è facile da confutare.
Luca 1:36: “anche Elisabetta, tua parente”
Il popolo ebraico da sempre si univa in matrimonio fra persone di diverse tribù.
Potevano Maria e Elisabetta sua cugina essere parenti, anche ammesso che erano di tribù diverse? Certo!! Ma chi può affermare il contrario con la voglia e la certezza di confutare che Maria, peraltro sposata a Giuseppe di discendenza davidica, comunque mise al mondo Gesù davidico?? Lei Adriana sarebbe capace di giurare che Dio non è Dio!
Sicuramente Elisabetta era una discendente di Aronne, nel senso che Zaccaria, suo marito, era della tribù di Levi e cosa cambia se Elisabetta era della tribù di Giuda? Forse Aronne (levita) a suo tempi non sposò Elisabetta della tribù di Giuda? (Luca 1:5: “chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta”).
Adry, lei non sa piu cosa trovare per spogliare i veri Vangeli della loro portanza. Taccia che è meglio.
Cara Domina,
i suoi interventi sono la prova provata di quanto male abbia fatto la Chiesa a proibire, genericamente e per secoli, la lettura della Bibbia ai fedeli. Al Concilio di Trento che permise la lettura del libro di Ezechiele, l’Arcivescovo di Aix en Provence obiettò: “Benissimo. Ma ora come lo spieghiamo alla gente? “.
In tempi relativamente recenti si ebbe un intensificarsi del dialogo ecumenico ( si veda il decreto del CVII- Unitatis Redintegratio- 1964 ) e, al medesimo tempo, una laicizzazione degli studi storico-religiosi che ha aiutato la ricerca ad affrancarsi da certe precomprensioni avverse al materiale apocrifo. Il perfezionamento dei metodi esegetici e di indagine storica hanno messo a disposizione degli studiosi strumenti di ricerca in grado di individuare, anche in testi -relativamente- tardi, strati molto antichi e tradizioni utili sul piano della ricerca storica su Gesù. Da notare che, sia dagli studiosi apologetici, sia da quelli miticisti c’è unanimità nel
considerare i testi antichi a noi pervenuti come testimonianze irrinunciabili e preziosissime delle varietà del Cristianesimo nei primi secoli e della pluralità della prassi e delle credenze diffuse nella ampia costellazione delle primitive comunità cristiane. Del resto basti pensare a Luca ( auctor ad Theophilum ) quando afferma che “molti” hanno messo per iscritto le tradizioni relative a Gesù ma che egli intende scrivere “anche lui” un racconto ordinato (il che implica che prima di Luca esistessero molti Vangeli (non solo Mc. e Q).
Concludo, per il momento, riportando una frase di Giuseppe Segalla (presbitero, teologo e biblista) dal libro: “La Cristologia del Nuovo Testamento” (Paideia ed. )
a proposito della reinterpretazione iniziata da Paolo:
” La Chiesa primitiva per interpretare la figura di Gesù non seguiva un metodo sistematico, come invece faceva l’esegesi giudaica e, in specie, quella rabbinica, ma piuttosto selezionava dei testi dell’AT per interpretare la persona di e l’opera salvifica di Gesù senza un metodo scientifico, fondata sulla convinzione che Gesù aveva compiuto le scritture. Così si ricorse liberamente o al testo ebraico o alla tradizione dei 70, o a quella aramaica del Targum, o ad altri testi misti di cui si sono anche trovati alcuni testi nella Biblioteca di Kumram, inoltre si combinarono interpretazioni diverse di diversi autori raccogliendole sotto il nome di un unico autore per allontanare lo scandalo politico della condanna di Gesù.”
Del resto in Giovanni, o nel gruppo rappresentato con il suo nome (Vangelo 20,30) tale consapevolezza è molto chiara, laddove afferma che Gesù aveva compiuto molti altri segni che egli non ha riportato nel suo Vangelo; e ancora dove scrive che: ” Vi sono molte altre cose che Gesù ha fatto. Se si scrivessero una ad una, penso che il mondo stesso non potrebbe contenere i libri che se ne scriverebbero, ” ( Gv. 21, 25 ). E , quindi, della consapevolezza dell’ estrema ricchezza fiorita sulla tradizione di Gesù di cui egli trasmette solo qualche parte.
N.B. Dire che Elisabetta e Zaccaria appartenevano alla dinastia/tribù levita, a quel tempo significava essere appartenente alla ricca dinastia Asmonea.
Non mi è chiara la sua risposta su Ratzinger: lo anatemizza o no?
Adry non ho mai messo in dubbio l’importanza, almeno storica ma non solo, di ciò che tramandano tanti testi genericamente definiti “apocrifi”. Molte loro cose sono interessanti complementi alla storiografia e allo studio del fenomeno “Gesù”. Però lei al solito mi mette in bocca cose che non ho detto mai e questo non è corretto se lei lo fa di proposito… e se non lo fa apposta allora lei non è in grado di discutere fra amici di un blog perchè non ha abbastanza memoria per ricordare tutte le cose che ci riguardano… ma io sì Adry cara, senza offesa spero.
Due cose le rigetto al di là di della sua competenza (ma che ne sminuiscono il valore).
1. un suo uso -con interpretazione “fuori dai canoni” magisteriali della Chiesa- di altri testi, interessantissimi per carità, che NON SONO però i 4 vangeli e Atti, Lettere e Apocalisse.
2. il suo scopo dichiarato ed esplicito di sostituirli AI VANGELI nella loro realtà salvifica oltre che nella loro interpretazione canonica.
Le rammento che distaccarsi dal Magistero è eresia, e lei la compie.
Ps. Vorrei che lei Adriana mi credesse circa la incresciosità dei nostri rapporti, sul Blog poichè non ne abbiamo altri, possibile che siano più sereni? Non sono una studiosa con patente ma solo una cattolica che difende la Chiesa, come può e se si attacca la mia fede nella Chiesa, intervengo nei limiti dei miei limiti e ciò vale per tutti, non per lei sola.
Le sono grata per la sua ultima risposta (che in parte condivido nella questione che non la “Chiesa” ma gli uomini di Chiesa hanno con scuse assai deboli per il loro comportamento passato e recente) perchè è frutto di impegno e di considerazione nei miei confronti e vs i lettori, cercando finalmente di dimostrare ciò che intende (anche se non ci è riuscita). Grazie ancora.
Teniamo presente che il primo annuncio della sua resurrezione Cristo lo riserva a delle donne, ed è tanto dire… Teniamo presente pure i monasteri doppi (maschili e femminili) con a capo una badessa. Il “misogino” Medioevo ne era costellato. E la figura di una santa Ildegarda ? Quanto ha inciso il suo vastissimo sapere in quei secoli cosiddetti “bui”?
Un paio di osservazioni in merito.
Che la Chiesa possa “esaltare in esse le caratteristiche che le fanno essere quello che sono e tra queste caratteristiche c’è certamente quella di essere madri”, certamente non avviene per precipua bontà dell’Istituzione “Chiesa cristiana, cattolica e romana” ma per un dato di Natura. Di per sé già esaltante. Dio stesso prima di essere declinato al maschile era al femminile la Grande Madre!
Quanto a misoginia basta citare il fondatore della misoginia nell’Istituzione Chiesa: Paolo di Tarso, superapostolo per volontà di Dio Padre nelle sue lettere divinamente ispirate. Si è fatto e dichiarato perfino autodifensore degli Angeli imponendo alle femmine cristiane lobbligo di nascondere con un velo la bella capigliatura che contorna il loro dolce viso! Gli Angeli?!!!
A parte ciò, mi preme citare un’altra Santa Teresa, quella del Bambin Gesù. La Teresina che esattamente in contrasto con la Teresona lasciò scritto che “se non fosse nata donna avrebbe desiderato farsi sacerdote”. Ed espone le sue motivazioni.
Non poteva, certo. Come non possono maschi gobbi, o con vistosi difetti genitali, ecc…; ma ciò che importa è che Santa Teresa del Bambin Gesù esprime questo suo desiderio dalla sua natura di genere femminile.
E poi, si è dovuto attendere Efeso per decretare che una donna è sì madre, ma Mater Dei, Theotokos!
Andate a leggervi le prediche alle donne nel dodicesimo secolo. La loro impurità di 40 giorni se partorivano una femmina, mentre se era un maschio lo sconto arrivava fino all’ottavo giorno.
Caro Maestro Porfiri,
mi meraviglia che non abbia letto nulla della grande studiosa Ida Magli. Sulla donna nella società e sulla figura femminile idealizzata secondo i desiderata dell’uomo ha scritto numerosi studi molto importanti. Potrei consigliarle, almeno: “Storia laica di donne religiose”.
Cara Adriana1, a me non meraviglia che dicano cose, dal mio punto di vista della Storia, assurde.
Non e’ la Chiesa che e’ misogina, semmai lo sono le persone. E comunque di che parliamo?
Il problema nella Chiesa di oggi semmai e’ la misantropia!
Il termine “Chiesa” mettilo come credi. Anche così: “chiesa”. Sempre nome femminile singolare astratto (se s’intende un’istituzione) è. Non può quindi essere misogena. Ma se intendi i maschi che la governano e la istruiscono, allora supermisogena era, è e resterà.
L’apostolo ispirato da Dio scrive: “Le donne nella Chiesa tacciano” e “chiedano spiegazione al marito nel privato della propria abitazione e siano a lui sottomesse perché capo della donna è l’uomo “.
I primi a non credere nella parola di Dio sembrano essere proprio quelli che si arrampicano sugli specchi per capovolgerla, secondo lo spirar de i venti.
Misantropia non direi perché si amano tra uomini…