La Russia, Israele e gli Attacchi all’UNIFIL. Acrobazie Lessicali Indecenti. Vincenzo Fedele.

14 Ottobre 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Vincenzo Fedele, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni su quanto sta accadendo in Libano. Buona lettura e condivisione.

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Il 7 ottobre è arrivato ed è trascorso con le commozioni e le commemorazioni. Poi è arrivato l’attacco israeliano al contingente UNIFIL in Libano. Sembra che si sia entrati in un altra era con gli occhi dell’Occidente aperti.

Il 7 ottobre la Presidente Meloni era alla Sinagoga di Roma in solidarietà con Israele per l’attacco di Hamas. Non ho mai capito perché, in un rapporto fra Stati, il nostro Primer si debba recare in Sinagoga, come se Israele non avesse un’ambasciata a Roma.

Nell’attacco al contingente UNIFIL due militari indonesiani sono stati feriti e poi, in altro attacco il giorno successivo, altri due militari dello Sri Lanka. il Governo italiano ha convocato l’Ambasciatore israeliano a Roma, non si è rivolto alla Sinagoga e non ha chiesto spiegazioni al Rabbino capo di Roma, Di Segni.

Le parole del nostro Ministro della Difesa, Crosetto, sono state, finalmente, chiare, concise e decise: “Non è stato un incidente” ha dichiarato, “Gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane potrebbero costituire crimini di guerra”, precisando infine che “Non prendiamo ordini da loro” riferendosi agli israeliani.

Notevoli anche le dichiarazioni del Ministro degli esteri Tajani e della stessa Presidente Meloni da Cipro.

Che il vento stia cambiando totalmente lo si nota da molti dettagli che, nell’appiattito panorama finora vissuto del silenzio complice su tutto quanto fa o distrugge Israele, hanno una enorme importanza.

Il TG1 ha mandato in onda un filmato di oltre 30 secondi dove si vedono truppe israeliane passeggiare con mitra spianati vicino alle postazioni UNIFIL prima di sparare alle telecamere per disattivarle e procedere poi all’attacco. Il filmato si completa con una torretta UNIFIL colpita da un carro armato israeliano e la testimonianza di un militare ONU che afferma che il carro ha proprio puntato volutamente contro di lui, ferendolo gravemente e provocando lo squarcio nel cemento armato.

Anche IL VENERDI di Repubblica ha titolato “ISRAELE SPARA SUGLI ITALIANI”. Vuol dire che è realmente accaduto qualcosa di grosso. Erano anni che Repubblica ignorava la verità per descrivere fatti concreti.

Qualcuno, privilegiando l’ironia, ha fatto commenti poco rispettosi sulle dichiarazioni del Ministro Crosetto.

Ho già chiarito in altre sedi la pavidità ed il silenzio complice sul genocidio degli israeliani a Gaza, ma ho tenuto sempre distinto l’obbedire essendo contenti di farlo (Monti, Draghi, Ciampi, ecc.) dal dover obbedire perché costretti come Meloni o Crosetto.

Anche io avevo sorriso quando il Ministro Tajani, con poco rispetto di se stesso e del nostro Paese, dichiarava che aveva avuto rassicurazioni dagli israeliani che i nostri ragazzi del contingente UNFIL potevano ritenersi al sicuro. Era quasi una dichiarazione di sudditanza, neanche tanto mascherata, che si appellava al buon cuore di Netanyahu e rassicurava le mammine dei pargoli che erano andati in Libano a fare pic nic e si sono trovati impelagati in un pantano non preventivato.

Certo, è vergognoso che il Governo italiano abbia taciuto, e continui a tacere, dei genocidi a Gaza estesi adesso al Libano, ma fino a ieri era impensabile che il Governo italiano potesse ribellarsi così palesemente alle lobby USA e israeliane che ci condizionano pesantemente in tutti i modi, con la NATO, i media e le finanze.

Fingere di non vedere, per un anno intero, il genocidio a Gaza è da denunciare gridandolo dai tetti. Non capire l’importanza della reazione italiana, nella durezza delle parole usate che nella convocazione dell’Ambasciatore israeliano, vuol dire essere avulsi dal contesto esistente fra chi comanda, USA e Israele, e chi è costretto ad ubbidire, cioè tutto il resto dell’Occidente.

L’ultimo nostro Governo che abbia saputo opporsi alle direttive USA faceva capo ad un certo Craxi. Proprio l’11 ottobre ricorreva l’anniversario, da nessuno ricordato, di Sigonella del 1985 quando Craxi fece circondare l’aereo dirottato dagli americani. All’ordine di Regan, che fece circondare dai suoi marines i nostri carabinieri, Craxi rispose con un ulteriore cordone attorno ai marines americani in un tragico gioco di cerchi concentrici, immortalato da una foto dall’alto che ormai è storia,  a cui Regan dovette cedere.  Craxi, come sappiamo,  finì male, morto esule ad Hammamet  rincorso dalla magistratura imbeccata dalla CIA.

Onore quindi al Governo, ed a Crosetto in particolare, per il coraggio dimostrato in questi frangenti con frasi chiare e dirompenti: “Non esiste la giustificazione di dire che le Forze armate israeliane avevano avvisato UNIFIL che alcune delle basi dovevano essere lasciate. Ho detto all’ambasciatore di riferire al governo israeliano che l’Italia e le Nazioni Unite non possono prendere ordini da Israele”.

Certo che l’attacco voluto e pianificato alle forze UNIFIL, attuato da uno Stato sovrano e non da terroristi, è un crimine di guerra. Basti pensare alle ripercussioni, in tutte le parti del mondo dove le forze ONU sono schierate, per capire le conseguenze se passasse il principio che uno Stato ne possa disporre a proprio piacimento.

Oltretutto questi atti sono una prova della debolezza, e non della forza, di Israele. L’avanzamento israeliano via terra, in Libano, si misura tuttora in metri e non in Kilometri. Al primo attacco otto suoi militari sono stati uccisi e sono stati proposti al mondo come eroi da vendicare. Poi è calato il silenzio sulle perdite e sembra che sul campo muoiano solo gli Hezbollah, ma non è così. Oltretutto il giorno prima dell’incidente con il ferimento dei due indonesiani, Israele si era fatto scudo dell’UNIFIL accampandosi a fianco di una postazione UNIFIL presidiata dagli irlandesi, sapendo che gli Hezbollah non l’avrebbero attaccata. Hanno trincerato il perimetro per usarlo il giorno successivo come base d’attacco.

Gli ultimi aggiornamenti dei combattimenti descrivono scontri a Ramiya. Andate a vedere (google map) dove si trova Ramiya. Occorre digitare Ramyeh, altrimenti non lo dà, e si vede che è a pochi metri dal confine.

Intanto anche un carro armato è penetrato in una base UNIFIL e, mentre l’addetto militare alle public relation parla di errore e chiede scusa, Netanyahu riprende la sua arroganza e si rivolge all’ONU chiedendo che siano ritirate le forze UNIFIL che potrebbero essere scomodi testimoni in loco.

Adesso le forze speciali israeliane sono penetrate per oltre 500 metri in Siria, dalle alture del Golan, con mezzi blindati. Netanyahu inizia a capire che, al netto dei missili e delle bombe intelligenti lanciate da aerei in visita pastorale, l’avanzamento delle truppe di terra in Libano, contro Hezbollah, è ben diverso che contro i civili inermi e sbandati della striscia di Gaza. Lo aveva già duramente sperimentato nel 2006.

Sono da registrare le prese di posizione di Francia e Spagna che, da Cipro, hanno affiancato l’Italia pur nel totale silenzio dell’UE, che è ancora in attesa di disposizioni, ma c’era già stato qualche scricchiolio nell’obbedienza cieca pronta e assoluta ai comandi di Washington.

Macron aveva proposto un embargo di armi a Israele con la replica sprezzante di Netanyahu che lo irrideva nel silenzio assordante di tutte le altre cancellerie occidentali.

In precedenza il Segretario ONU Guterres era stato messo a tacere e deriso quando aveva avanzato dubbi sull’operato israeliano. Netanyahu ne aveva chiesto addirittura le dimissioni, ed anche qui le reazioni dei governi sotto “protezione” USA erano brillate per la loro assenza anche se Guterres è rimasto al suo posto.

Non sappiamo come si svilupperà la tragedia e notiamo che, dopo le reazioni iniziali, i toni sono di nuovo calati e non si sente più parlare di crimini di guerra israeliani, neanche a fronte di un carro armato che viola una postazione UNIFIL.

Ma qualcosa è cambiato e, per capirlo, partiamo dagli ultimi avvenimenti, oltre il genocidio di Gaza.

Ad aprile l’Iran risponde ad un attacco israeliano all’ambasciata iraniana a Damasco. Ambasciate e consolati sono equiparati al territorio dello Stato di appartenenza, quindi è come se Israele avesse attaccato direttamente l’Iran. La “reazione” iraniana viene qualificata come “attacco”. Eppure l’Iran non reagisce con missili, ma con droni, che impiegano diverse ore a raggiungere l’obiettivo, e avverte prima USA e paesi arabi.

Il discorso sembra chiuso. Invece no.

Per l’insediamento del nuovo Presidente iraniano è presente a Teheran il capo di Hamas che la sera viene alloggiato in una camera super segreta e viene ucciso da una esplosione. Si saprà che in quell’appartamento era collocata, da mesi, una bomba fatta esplodere a distanza quando il Mossad ha avuto la conferma dell’arrivo della vittima. L’infiltrazione del Mossad nelle alte linee di comando iraniano è capillare.

Si attende l’ulteriore risposta iraniana, che, però, non arriva. Gli israeliani vanno avanti con i loro piani. Fanno esplodere molti cercapersone in dotazione ai responsabili di Hezbollah in Libano e uccidono il capo supremo di Hezbollah, Nasrallah, nel suo bunker interrato.

L’operazione “cercapersone” è la più efferata secondo tutti i canoni. Tutto il mondo applaude al successo israeliano che coniuga inventiva, organizzazione, precisione e infiltrazione nelle file avversarie tralasciando che tutte le esplosioni avvengono in luoghi pubblici, affollati e incontrollati. A fronte di qualche decina di morti eccellenti vi sono migliaia di innocenti feriti gravi in mercati rionali, supermercati, piazze affollate ecc. E’ la forma di terrorismo di Stato più subdola, vigliacca ed efferata, eppure nessun media o governo inorridisce o protesta per tanta sfrontatezza. Qualsiasi atto di qualsiasi gruppo terroristico, al confronto, è un attacco minore. Qui si è colpito totalmente al buio, in luoghi affollati e non preventivati, sapendo che gli effetti collaterali sarebbero stati cento volte maggiori dell’obiettivo da colpire. Ma tutti tacciono. Complimenti ai terroristi di Stato.

L’Iran reagisce stavolta con il lancio di diversi missili. La propaganda israeliana assicura che tutti i missili sono stati abbattuti e grida vendetta. Teheran conferma di aver colpito gli obiettivi in almeno tre basi militari israeliane. Affermazioni supportate da numerosi video che mostrano l’arrivo dei missili e le devastanti esplosioni al suolo. I media occidentali non contraddicono la versione israeliana ma giustificano a priori la successiva risposta israeliana che tuttora si attende.

Si intensificano intanto i contatti di Netanyahu con Biden per evitare l’escalation che porterà la guerra in tutta la regione. Nessuno parla di quello che accade veramente nel retrobottega dello scenario, anche se tutti lo conoscono e, dopo aver ricordato il pregresso, arriviamo al punto vero.

Israele vorrebbe attaccare i siti nucleari e gli impianti petroliferi iraniani. Gli americani sono contrari.

Il petrolio, dopo una iniziale impennata dei prezzi, ritorna alle valutazioni precedenti, segno che i mercati non temono il pericolo di attacchi agli impianti iraniani, mentre la stabilità dei prezzi viene mascherata con la scusa degli stoccaggi americani al massimo e la domanda cinese di petrolio è statica. Adesso il prezzo è in risalita.

In realtà, nel silenzio generale, accadono cose importanti che coinvolgono la Russia :

L’intelligence americana è certa che nelle ultime settimane sistemi d’arma avanzati, compresi i micidiali missili S-400, sono stati trasferiti dalla Russia all’Iran, compresi il personale di gestione e supporto.

La Russia ha anche garantito Teheran con la copertura di un sistema elettronico a lungo raggio, fino a 5.000 Km, in grado di interferire con i segnali radio, interrompere o bloccare droni o missili “intelligenti” così come trasmissioni satellitari. Sembra che l’ex ministro della difesa di Mosca e attuale Segretario del Consiglio di Sicurezza, Sergei Shoigu, sia stato tre volte a Teheran in visita segreta.

Il Presidente iraniano ha incontrato Putin in questi giorni, in un incontro non programmato e apparentemente incomprensibile, nella capitale del Turkmenistan, visto che i due si incontreranno dal 22 al 24 ottobre nell’incontro ufficiale dei BRICS a Kazan. Qualcuno ipotizza che, viste le crescenti tensioni, sia stata anticipata la firma del patto di difesa congiunto russo-iraniano che doveva essere firmato, appunto, a Kazan.

Netanyahu invece, che ha sempre vantato un rapporto privilegiato con Putin, da qualche settimana cerca di contattarlo, ma non riesce a parlargli e trova tutte le porte chiuse. Sparisce la sponda moscovita.

La propaganda iraniana fa trapelare che, pur utilizzando la parte meno avanzata del proprio arsenale,  il 90% dei missili lanciati contro Israele abbia raggiunto gli obiettivi. Pur facendo la tara, dalle immagini disponibili si può presumere che il 40-50% sia reale e che i danni ci siano stati. Questa è la riprova della perforabilità di Iron Dome, anche senza utilizzare gli ultimi arrivi da Mosca. Gli obiettivi erano, al momento, solo basi militari, radar e depositi, ma si comprende come mai Tel Aviv stia ripensando l’attacco, già pianificato, contro l’Iran.

Il   4 ottobre il Presidente Biden dichiara che non era ancora stato deciso quale tipo di risposta Israele avrebbe adottato contro l’Iran aggiungendo che “Se fossi nei loro panni (degli israeliani), penserei ad altre alternative che colpire i giacimenti petroliferi”. Il giorno prima aveva affermato che la reazione israeliana era imminente.

C’è anche da piangere sull’approccio mercantilistico che gli USA hanno rispetto al petrolio. Ad un mese dalle elezioni i democratici non possono permettersi un’impennata inflazionistica sul prezzo dei carburanti che quindi è uno dei “must” della loro politica estera a breve termine. Povertà dei valori eterni e non trattabili.

In questo contesto, con la Russia apertamente con Teheran, si comprende come gli scenari stiano cambiando e si comprende anche che il muro compatto della NATO e dell’UE si stia sgretolando. Guterres, in rappresentanza dell’ONU, sarà anche presente a Kazan all’incontro dei BRICS il 22-24 ottobre.

Vedremo come si evolverà la situazione, ma intanto registriamo il cambiamento di scenario e lo strappo della coltre di ipocrisia che sinora ha coperto tutto.

Per quanto la voce di Crosetto possa essere roboante, ed è importante che lo sia, nulla finora è veramente cambiato ed il rientro delle voci sopra le righe dice molto sul livello di autonomia dell’occidente.

Non si parla del genocidio di Gaza, pur se continua e si inasprisce. Pochi accennano a quello altrettanto tragico che si sta attuando in Libano, dove i morti civili di un Paese sovrano si contano già a migliaia e gli sfollati a centinaia di migliaia.

La Russia, in Ucraina, è l’aggressore mentre in Libano Israele fa “incursioni mirate”, “raid temporanei”, “azioni di difesa preventiva” con acrobazie lessicali indecenti e fantasiose.

Tutto l’occidente fornisce armi, addestramento e soldi a Zelensky per difendersi mentre in Libano si reagisce solo se toccano l’UNIFIL, altrimenti Israele può agire indisturbato bombardando e distruggendo.

Si continua a dare credito ai vari Bernard Henry Lèvy che dice che Israele non sta invadendo il Libano, ma lo sta liberando, come parimenti fa Netanyahu, amplificato dai media, che si rivolge agli iraniani dicendo loro che “Israele è con voi e presto sarete liberi”.

Chiudo amaramente, e non può essere altrimenti, citando Emmanuel Todd, che Ettore Gotti Tedeschi ha già commentato su Stilum per l’edizione italiana del suo ultimo lavoro. Nel tour di presentazione del libro Todd ha anche dichiarato che “se la Russia viene sconfitta in Ucraina, la sottomissione europea agli americani durerà un secolo”, ma se Ucraina e USA  falliscono, “la Nato si disintegrerà e l’Europa sarà lasciata libera”.

Da meditare è anche l’ulteriore riflessione secondo cui  “Lo shock psicologico che attende gli europei sarà capire che la NATO non esiste per proteggerci ma per controllarci”.

Lo sappiamo già, ma sentircelo dire fa sempre male.

Vincenzo Fedele

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1 commento

  • Valeria Fusetti ha detto:

    Forse fa male, ma è un male salutare perché ci mette davanti alla realtà dei fatti, e alle nostre responsabilità. Grazie a Fedele, i suoi articoli sono un capolavoro di ricostruzione coordinata e logica di eventi che, nelle intenzioni del giornalismo prono al “signore del mondo”, vengono rappresentati in modo confuso e menzognero, degno di chi vive psicologicamente e spiritualmente nel “mondo a rovescio” dove il bene ed il male si sono scambiati di posto.