Distruzione e Ricostruzione del Tempio di Gerusalemme. Don Curzio Nitoglia a Cinzia Notaro. Parte III.

12 Ottobre 2024 Pubblicato da 9 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, ecco la terza parte dell’intervista che Cinzia Notaro, a cui va il nostro grazie, ha realizzato con don Curzio Nitoglia sulla distruzione ricostruzione del tempio a Gerusalemme. Gli articoli precedenti li trovate a questo collegamento e a questo. Buona lettura e condivisione.

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Costruito sulle rovine del più antico Tempio di Salomone, il Tempio di Erode inglobava il Santo dei Santi, il Tabernacolo dove era realmente presente Dio. Questo Tabernacolo nell’Antico Testamento era unico ed era il cuore della Religione mosaica, la prova della sua verità (cfr. G. RICCIOTTI, Storia d’Israele, Torino, SEI, 1° vol., 1932, pp. 354-364; 2° vol., 1933, pp. 108-120).

D. Don Curzio se il popolo d’Israele avesse rispettato i patti, nessuna potenza umana lo avrebbe travolto ?

R. La presenza reale di Dio nel “Santo dei Santi” garantiva l’indistruttibilità del Tempio e della città di Gerusalemme che l’ospitava. Ma, tale protezione garantita dal patto tra Dio e il suo popolo era condizionato alla sua fedeltà alla Volontà di Dio, ma  fu rotto non da Dio, ma dal popolo ebraico (“Deus non deserit nisi prius deseratur”).

D. Come mai  i Giudei  peccarono d’infedeltà ?

R. Lo  sciagurato governo degli ultimi Maccabei, a partire da Giuda Aristobulo I (106 a. C.), aveva fatto aumentare la corruzione che si era infiltrata tra i Giudei negli ultimi due secoli per la signoria dei Re stranieri e pagani, in particolare dei Seleucidi, inducendoli all’empietà e alle ribellioni contro il Signore. Essi, riconoscevano ancora un solo Dio, ma quasi soltanto con le labbra, mentre la loro condotta era divenuta talmente  depravata che Gerusalemme divenne  peggiore di Sodoma” (cfr. FLAVIO GIUSEPPE, La Guerra Giudaica, lib., V, par. 13, n. 6), soprattutto grazie all’influsso nefasto dei partiti dei Farisei e dei Sadducei (cfr. FLAVIO GIUSEPPE, Le Antichità Giudaiche, lib., XIII, par. 5, n. 9).

D. Con quali conseguenze per il popolo d’Israele?

R. Il Tempio rappresentava l’intero popolo d’Israele (cfr. V. MESSORI, Patì sotto Ponzio Pilato, SEI, Torino, 1992). La sua rovina significò la rovina della Nazione, il passaggio dall’Ebraismo mosaico al Giudaismo talmudico, la scomparsa della classe sacerdotale e del Sacrificio. Infatti nella Sancta Sanctorum del Tempio dove solo il Sommo Sacerdote poteva entrare una volta l’anno, c’era lo sgabello di Jaweh, il trono dove abitava la sua Presenza gloriosa o “shekinah”. Gesù amava talmente il Tempio (Tabernacolo del Dio vivente) che l’Evangelista Giovanni, narrando la cacciata dei mercanti, gli applicherà il Salmo 68: “Zelus Domus tuae comedit me” (cfr. Gv., II, 16). San Luca ci tramanda questa predizione di Gesù: “Gerusalemme sarà calpestata dai pagani, finché i tempi dei pagani non siano compiuti” (Lc.,  XXI, 24).

D. Viviamo i tempi dei pagani ?

R.  “I tempi dei pagani”  è il periodo che va dalla morte di Nostro Signore sino al Suo ritorno, quando vi sarà, come insegna S. Paolo, l’ingresso nella Chiesa del popolo ebraico ( Rm., XI, 25).

D. Calpestare Gerusalemme , secondo il testo di Luca, significa calpestare il suolo del Tempio ?

R.  “E’ singolare come, fino ad ora, per più di millenovecento anni, la profezia appaia esattamente compiuta. I Giudei non avevano conosciuto il giorno della loro visitazione e, ripudiando il vero Messia, avevano cessato di essere il popolo di Dio […]. Da quel momento la storia del popolo ebraico è una catena ininterrotta di oppressioni sempre crescenti da parte dei governatori romani, e di unilateralità, di grettezza sempre più grande nelle cose di religione […]. La credulità dei Giudei, che non avevano voluto riconoscere il vero Messia era giunta a tal punto che essi si abbandonavano a qualsiasi ciarlatano, a qualunque ‘falso Messia’ e ‘falso Profeta’. Il Paese formicolò di questa ciurma che attirava il popolo nel deserto, gli faceva balenare segni di liberazione e miracoli, e poi lo abbandonava inerme alle sanguinose repressioni dei Romani. Bande di assassini scorrazzavano per il Paese saccheggiando e bruciando sotto il pretesto di essere Zeloti della Fede. Intere frotte di Sicari uccidevano una infinità di persone […]. Così  scoppiò nel 66 dopo Cristo la Guerra Giudaica che, dopo quattro anni di lotte sanguinosissime finì con la distruzione di Gerusalemme”(I. SCHUSTER – G. B. HOLZAMMER, Manuale di Storia Biblica. Il Nuovo Testamento, vol. 2°, parte II, Torino, SEI, II ed., 1952, pp. 909-910).

D. Cosa successe dopo che Tito rase al suolo il Tempio nel 70 d.C. ?

R. Adriano nel 132 fece innalzare sulla sua spianata un tempio dedicato a Giove con statue di dèi pagani. Nell’ottavo secolo gli Arabi invasero Gerusalemme  facendo  della spianata uno dei luoghi più sacri dell’Islamismo, costruendovi la moschea di Omar. Ma, il 15 luglio del 1099 irrompono i crociati che trasformano per ottantotto anni, fino al 1187, la moschea in chiesa. Ritiratisi però i cristiani, le costruzioni tornarono al culto musulmano, al quale ancora adesso appartengono.

D. Quando gli Ebrei ritornarono in possesso anche di questa parte della città?
R. Ne ripresero militarmente possesso quando nel 1967  il generale Moshé Dajan – a nome del governo di Israele – rassicurò gli islamici sul libero ed esclusivo godimento della spianata, soprattutto per ragioni religiose tutte ebraiche. Gli Ebrei infatti, non essendo in grado di stabilire dove sia ubicata la Sancta Sanctorum, non entrano nella spianata, poiché temono di calpestare il luogo che nessuno può varcare da quando non vi è più un Sommo Sacerdote, che, unico, una volta l’anno, poteva lasciare lì le sue impronte.
D. Tutto questo conferma la profezia di Gesù secondo la quale “fino alla fine dei tempi solo i non-ebrei calpesteranno il suolo del Tempio” ?
R. Assolutamente si. “Gerusalemme, Gerusalemme – dice Nostro Signore – che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto. Ecco la vostra casa vi sarà lasciata deserta. Vi dico, infatti, che non mi vedrete più finché non direte: Benedetto Colui, che viene nel nome del Signore” (Mt., XXXVII, 9).
D. Profetiche anche le parole di Geremia ed Ezechiele : ” La vostra casa, vi sarà lasciata deserta” .
R. Proprio quei profeti che avevano annunziato che Dio avrebbe abbandonato il Tempio.  Innegabile ed evidente è che oggi, al posto del Grande Tempio, vediamo una spianata sulla quale sorge una moschea. Ebbene questo fatto corrisponde alla profezia di Gesù Cristo. Quelle rovine sono un segno muto ed eloquente della Messianicità del Galileo (“Se questi taceranno, grideranno le pietre”).
D. Chi era Giuliano l’Apostata e perchè tentò di ricostruire il Tempio ?
R. Flavio Claudio Giuliano, detto l’Apostata, fu figlio di un fratellastro dell’Imperatore Costantino il Grande, Giuliano Costanzo, figlio di Costanzo Cloro, come Costantino, ma per madre diversa. Di Giuliano Costanzo fu madre Teodora; di Costantino, invece, ne fu madre, Elena.  Giuliano nacque nel 325-326 nell’attuale Maremma toscana e nutriva un forte odio verso i Cristiani, ma non contro i Giudei, che secondo lui venivano subito dopo i Greci nella gerarchia delle  religioni, con l’unico difetto del monoteismo (cfr. GIULIANO, Contro i Galilei, 115 D; ibidem, 306 B).  Per svariati anni gli Imperatori romani avevano proibito ai Giudei di avvicinarsi ai ruderi del Tempio e di entrare in Gerusalemme. Nel pensiero di Giuliano le antiche prescrizioni della Vecchia Legge cerimoniale mosaica avrebbero dovuto riprendere pieno vigore e con esse avrebbe dovuto essere ricostruito il Tempio di Gerusalemme, distrutto nel 70 d. C. da Tito, per inficiare la profezia di Gesù, Il quale aveva predetto con quaranta anni d’anticipo che del Tempio “non sarebbe rimasta pietra su pietra” (Mt., XXIV, 2), e dimostrare, così, che il Cristianesimo fosse una falsa religione.
D. Come procedettero i lavori di ricostruzione?

R. Ne affidò l’esecuzione ad Alipio suo uomo di fiducia e governatore della Britannia stanziando  somme enormi per l’impresa. “Sennonché, cominciati i lavori con grande impegno, venne ad estendersi sulla Palestina un fenomeno tellurico […] già sullo scorcio dell’anno 362. Lungo il litorale palestinese e in vari luoghi della Siria erano avvenuti movimenti sismici violenti da cui furono rovinate varie città […] . Anche Gerusalemme risentì di queste vaste convulsioni sismiche […]. Talvolta,vani i lavori di sgombero compiuti poco prima nell’area del Tempio a causa delle  frane prodotte dalle scosse sismiche; una volta una scossa più potente abbatté un portico sotto cui si erano rifugiati  molti operai uccidendone  parecchi […]. Nonostante tutto, si proseguì nell’impresa … e qui bisogna lasciare la parola  al testimonio neutrale Ammiano (storico pagano) : “Mentre Alipio portava avanti i lavori, formidabili globi di fiamme, erompendo con frequenti ondate presso le fondamenta, resero il posto inaccessibile, dopo aver bruciato talvolta gli operai, perciò, siccome gli elementi naturali respingevano ostinatamente l’impresa di ricostruzione, questa cessò”” (GIUSEPPE RICCIOTTI, L’Imperatore Giuliano l’Apostata, Milano, Mondadori, 1956, pp. 285-286).Giuliano in un suo scritto dei primi giorni del 363 allude apertamente al fallimento dell’impresa (cfr. J. BIDEZ, L’empereur Julien. Oeuvres completes, tomo I, II parte, Lettres et fragments, Parigi, 1924, 89 b).D. Ormai esplicitamente si parla della ricostruzione del terzo Tempio di Gerusalemme ?

R. In concomitanza con la soluzione finale della questione palestinese, portata avanti  sin dal 1948  dall’esercito israeliano, e arrivata al traguardo in questi giorni nella striscia di Gaza (ottobre/maggio 2024), i caporioni del Sionismo attuale  cominciano a parlare non solo della ricostruzione del terzo Tempio ,ma anche dell’ avvento del loro “messia”, dopo aver distrutto la moschea di Omar. Inoltre si mostrano in foto a fianco di una giovenca rossa senza alcuna imperfezione, che secondo la lettura talmudica del Vecchio Testamento, sarebbe la  conditio sine qua non  per riedificare il Tempio e per offrire il sacrificio al “messia” prossimamente venturo.

 

D. Perché  secondo gli storici israeliani più avveduti lo Stato d’Israele è in pericolo ?

R. L’israelita professor Rabkin nota giustamente: “Lo Stato d’Israele è in pericolo […]. Quello che veniva presentato come un rifugio, addirittura il rifugio per eccellenza, sarebbe diventato il luogo più pericoloso per gli ebrei. Sono sempre più numerosi gli israeliani che si sentono presi in una “trappola sanguinaria” […] . E cresce il numero di quanti esprimono dubbi circa la sopravvivenza di uno Stato d’Israele creato in Medio Oriente, in quella “zona pericolosa”[…]. I teorici dell’antisionismo rabbinico sostengono […] che la shoah sia solo l’inizio di un lungo processo di distruzione, che l’esistenza dello Stato d’Israele non fa che aggravare […] Concentrare [circa nove, nda] milioni di ebrei in un luogo così pericoloso sfiora la follia suicida” (Una minaccia interna. Storia dell’opposizione ebraica al sionismo, Verona, Ombre corte, 2005, p. 211).

D. Questi avvenimenti in  Terra Santa e ciò che succede tra Russia e Ucraina, su cosa ci devono far riflettere ?

R. A quel che avvenne ai tempi del Diluvio Universale, quando l’umanità ai tempi di Noè  lasciò a Dio un solo modo per raddrizzarla, il castigo della sua Giustizia, ma nel tempo stesso la Misericordia del Signore concesse agli uomini un periodo notevole per far penitenza (circa 120 anni dall’annuncio del Diluvio, sette giorni dall’inizio del Diluvio alla chiusura dell’arca, quaranta giorni e notti di pioggia ininterrotta e 150 giorni per il processo di riassorbimento del Diluvio). Allo stesso modo, oggi, un castigo mondiale, preannunziato anche dall’imminente tentativo (anticristico e apocalittico) di ricostruire il terzo Tempio, è l’unico modo d’azione che l’umanità ha lasciato a Dio affinché un gran numero d’anime si possa ancora salvare dall’orrore di dannarsi per l’eternità. Il castigo della Giustizia divina lascia sempre uno spazio alla Misericordia, se l’uomo si pente e accetta la Grazia di Dio si salva, se persevera nel male e rifiuta Dio si danna. È quello che succederà tra non molto, se pensiamo conformemente a quanto insegna la “Maestra più inascoltata dall’uomo: la Storia Sacra” e la mettiamo in rapporto al modo di vivere dell’uomo contemporaneo.

D. Come possiamo  sfuggire per quanto possiamo al grande castigo “imminente”?

R. Solo tornando a Dio poiché “il nostro animo è infelice sino a che non riposa nel Signore” (S. Agostino), poichè solo Lui , essendo il Summum Bonum, può lenire le ansie e i problemi dell’uomo … allora le cose potrebbero trovare una certa soluzione . Dobbiamo Costruire  all’interno della nostra anima una “cella interiore” (S. Caterina da Siena), una specie di “arca” ove vivere nascosti assieme al Signore, unendoci con le piccole oasi di giusti che vivono alla presenza di Dio, in attesa che il Diluvio e lo zolfo dal Cielo siano passati.

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9 commenti

  • Rolando ha detto:

    POSTO QUI. VISTO CHE LA PAGINA SULLA BELLEZZA DEI SALMI È STATA CHIUSA. Peccato!
    Ancora una considerazione e questa volta sul primo bellissimo versetto del salmo 24:
    Riporto dalla LXX: Τοῦ κυρίου ή γῆ καἱ τό πλήρωμα αύτῆς ή οἰκουμένη καἱ πάντες οί κατοικοῦντες έν αύτῇ
    Del signore la terra e la pienezza di essa l’universo e tutti gli abitanti in esso.
    Dall’ebraico: “A YHWH la Terra come la totalità di essa, l’Universo e abitanti in esso”.
    Qui ritengo sia espresso il senso più completo dell’Universalità del creato e dell’Unica Famiglia umana.
    E di conseguenza del Padre universale di tutti e tutto.
    E qui l’autentico valore della cattolicità, non quello attribuito dall’imperatore Costantino quando ufficialmente riconobbe una sola dottrina religiosa unitaria per il suo impero romano, riconoscendo una sola classe unitaria di sacerdoti privilegiati.
    Infatti già nel 313 si ha una lettera di Costantino al “proconsul Africae” Anulino in cui si esonerano da ogni liturgia i “clerici” della comunità “catholica” presieduta da Ceciliano.
    Tale concetto di “catholica ecclesia”, cioè di “chiesa ufficialmente riconosciuta”, è basilare nella storia dell’Impero Romano e nella Chiesa cristiana stessa di Roma.
    Ma non possiede, assolutamente, la “cattolicità” propria ed implicita del primo versetto del salmo 24. Nè può onestamente attribuirsela, in base allo stesso versetto.
    La “cattolicità” di questo ineffabile versetto la vedo piuttosto realizzarsi nel www di Tim Berners-Lee del 1 agosto 1991 al CERN di Ginevra.
    World Wide Web Mondo Immenso Rete.
    “Ostia Mundi”. Porte dell’Universo.

  • E.A. ha detto:

    Io, intanto, prima, per ora, mi preoccuperei e penserei, in questo Tempo presente, concessoci e speso sulla Terra, di cui “domani” dover dar conto, non più o non tanto del Temp(i)o tolto, passato e perduto, o della Vigna sottratta dal Signore ai vignaioli increduli, infedeli e “deicidi”, quanto della Chiesa, “nuovo” Tempio Vivente, e della Vigna affidata dal Signore ai “nuovi” vignaioli… di cosa ne è stato fatto, a chi è stata svenduta, dei frutti prodotti e del “giudizio” che l’attende!!!

    • Rolando ha detto:

      E.A. carissimo, tu scrivi:
      “”domani” dover dar conto”.
      Ma pensi davvero che Dio abbia “tempo da perdere” come noi?
      Suvvia! Come noi? Come noi che consultiamo le stesse idee in Platone e le ripetiamo insinuando empiamente, seppur inavvertitamente, un Dio Padre universale a nostro meschino livello!
      Suvvia. Sii pio. Ogni dottrina è solo frutto umano. E se pur così non fosse perché l’uomo non è “assolutamente” libero, non resta che ogni dottrina sia opera di Dio. L’uomo è troppo orgoglioso e per niente pio.

    • Rolando ha detto:

      La creazione di Dio è in Atto, non secondo una dottrina umana, ma secondo il Suo Mistero. Non vale barare dicendo: io ne conosco la via, la verità, la vita.

  • R.S. ha detto:

    Cinque indizi prima della prova o tre prove più l’indizio:

    I
    I vangeli e tutto il Nuovo Testamento sono stati scritti prima del 70 d.C. (quando Gesù predice il destino del tempio, lo predice davvero).

    II
    L’Antico Testamento (la Legge e i Profeti) sono in vista dell’avvento di Gesù. Il problema per chi conosce e interpreta le sacre scritture è di (non) riconoscere Gesù nelle profezie. Il profeta giustamente non vede: profeta è “chi parla a nome di” (Dio), non chi vede prima. Nemmeno il profeta vede, ma lo dice perchè parla a nome di Dio.

    III
    Quando il cieco di Gerico (colui che non vede) sente che sta passando Gesù, lo chiama “figlio di Davide”, perchè così lo dicono i profeti. Il segno tipico dei profeti veterotestamentari è il mantello. Proprio dopo “aver gettato il mantello” (cioè dopo aver rinunciato a fermarsi all’Antica Alleanza) il cieco entra nella Nuova, vedendoci e vedendo Gesù, la luce.

    IV
    Giovanni il Battista è l’ultimo profeta dell’Antico e il primo del Nuovo. La saldatura è già nelle gravidanze della madre di Giovanni e della Madre di Dio.
    Chi dà compimento alla Legge e ai Profeti è una Novità: Dio si fa carne, rivelandosi Padre, Figlio e Spirito Santo, Volontà di Amare e di Consolare, salvando ogni uomo e non solo un ristretto gruppo di incaricati. Chi ama Gesù osserva la Legge, perchè amando l’Amore la Legge (tutta, nemmeno uno iota escluso) non pesa affatto. E’ la Grazia a dare leggerezza, mentre lo sforzo è pesante!

    V
    Il tempio è il luogo del Sacrificio cultuale: Gesù diventa sacerdote, altare e vittima. La lettera agli Ebrei (databile al 60-61) spiega bene che cosa era già chiaro allora.
    Il velo del tempio era già stato lacerato al momento della morte del Signore, il venerdì santo. Il giudaismo in parte accetta la predicazione degli apostoli, mentre in parte la rifiuta. Il Talmud che residua dal culto della Torah non è è più rivolto a YHWH (al nome di Dio), ma all’uomo che rifiuta Cristo.

    Tutto questo è successo ed è stato detto tra il 33 e il 61.

    Poi nel 65-66 ecco un indizio plurimo: Dio (non l’uomo) segnala che il tempo della separazione è venuto: lo leggiamo da Giuseppe Flavio (VI, 5,3 Guerra Giudaica):

    “il popolo fu imbrogliato da ciarlatani e da falsi profeti, senza osservare i segni che manifestavano l’imminente rovina… come accecati non colsero gli ammonimenti divini… apparvero un astro a forma di spada (o di croce? ndr) e una cometa che durò un anno e prima che scoppiassero la ribellione e la guerra, essendosi il popolo radunato per gli Azimi il giorno otto di xanthico, all’ora nona della notte l’altare e il tempio furono circonfusi da un tale splendore, che sembrava di essere in pieno giorno, e il fenomeno durò per mezz’ora… sembrò di buon augurio, ma dai sacri scribi fu subito interpretato in conformità di ciò che accadde dopo. Durante la stessa festa, una vacca portata al sacrificio partorì un agnello nel sacro recinto; la porta orientale del tempio, di bronzo e massiccia, tanto che a fatica venti uomini riuscivano a chiuderla (era sprangata con sbarre legate e aveva paletti conficcati profondamente nella soglia costituita da un blocco tutto d’un pezzo), all’ora sesta della notte fu vista aprirsi da sola. Le guardie del santuario corsero a informare il comandante, che andò al tempio e a stento riuscì a farla richiudere… Non molti giorni dopo la festa, il ventuno di artemisio, apparve una visione miracolosa… con testimoni oculari: prima del tramonto in cielo su tutta la regione comparvero carri da guerra e schiere di armati che sbucavano dalle nuvole.
    Alla festa di Pentecoste, i sacerdoti che erano entrati di notte nel tempio interno per celebrarvi i soliti riti riferirono di aver prima sentito una scossa e un colpo, e poi un insieme di voci che dicevano: da questo luogo noi ce ne andiamo”.

    Che cosa sia successo nel 70 lo sappiamo.
    E siamo ancora lì, dopo quasi venti secoli.

  • Rolando ha detto:

    Mi limito alla conclusione dell’articolo in cui si tira in ballo Santa Caterina da Siena con la sua espressione “cella interiore” tolta dalla stessa opera della santa dal titolo “Dialoghi della divina Provvidenza”.
    Ebbene, in essa, la santa ha anche questa pittoresca espressione molto concreta e costatabile: “il nostro corpo è un sacco di merda”.
    Quali mali fa di più: la presunta, impalpabile “cella interiore” o “il nostro corpo è un sacco di merda”?

    • enrico nippoLa ha detto:

      La cella interiore si trova in fondo al sacco di merda.
      Del resto, il fior di loto sboccia sul fango.
      E non è che che tra merda e fango ci sia molta differenza.

      Ma oggidì, anche presso gli addetti ai lavori, conservatori o progressisti che siano, la cella interiore e il sacco di merda sono opportunamente dimenticati.

      Eppure si tratta delle due realtà più importanti, senza la considerazione diuturna delle quali, restano solo le chiacchiere , tante chiacchiere, tantissime chiacchiere, troppe, troppissime chiacchiere.

      • Rolando ha detto:

        Si! Caro Enrico Nippola! Niente chiacchiere. Non ci sono indicazioni geografiche che valgano per indicare la posizione della “cella interiore” in relazione al puzzolente “sacco di merda” provvidenziale. Isaia 45,7.

  • Federico ha detto:

    Intrrvista illuminante e profetica

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