Gaza – Prima, durante e dopo il 7 ottobre. Vincenzo Fedele.

11 Ottobre 2024 Pubblicato da 1 Commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Vincenzo fedele, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulla tragedia di Gaza. Buona lettura e diffusione.

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Gaza – Prima, durante e dopo il 7 ottobre

Il 7 ottobre è arrivato e passato lasciando una scia infinita di parole, immagini e commemorazioni. Ci fosse stato anche un barlume di verità non sarebbe, almeno, trascorso invano.

In guerra, si dice, la prima a morire è la verità. In pace si spera che la verità sopravviva o almeno non muoia nella culla. In questo caso, certo non unico, i funerali della cara estinta, la verità, sono stati celebrati in pompa magna.

Ragioniamo solo sui fatti, prima, durante e dopo, che conosciamo per certi. Ognuno potrà trarre i propri convincimenti, ma i fatti, anche se nascosti e aridi, sono la base di ogni ragionamento.

PRIMA

Il 7 Ottobre 2023 Hamas attacca i Kibbutz israeliani vicino Gaza e i partecipanti ad un rave party, un festival giovanile, uccidendo 1.200 persone e sequestrando 250 ostaggi.

Netanyahu, fino a quel giorno, è politicamente morto e civilmente agonizzante o, quanto meno, alle corde. Accerchiato da tre processi, accusato di frode, corruzione e abuso di fiducia. La società israeliana è al limite della guerra civile. Gli israeliani fanno oceaniche dimostrazioni giornaliere da oltre un anno contro Netanyahu e il suo governo che, in assenza di una Costituzione dello Stato ebraico, vuole il controllo della Suprema Corte, anche per controllare la nomina dei giudici che devono giudicarlo. Solo un evento eccezionale può fermare l’agonia del Governo Netanyahu. E l’evento arriva.

I servizi segreti israeliani avevano avuto notizia, da oltre un anno, del possibile attacco con molte conferme da servizi segreti esteri, non ultimo quello egiziano, della preparazione di questa grossa azione. Voci lasciate cadere come infondate e irrealistiche dai vertici israeliani. Alla luce degli avvenimenti successivi (bomba in Iran contro il leader di Hamas, esplosioni dei cercapersone, individuazione ed eliminazione di Hassan Nasrallah, ecc.) è certo che il Mossad aveva già tutte le notizie necessarie, senza neanche attendere le segnalazioni dei servizi segreti esteri che comunque erano arrivate e sono state ignorate.

Tutta la Striscia di Gaza è delimitata per oltre 60 Kilometri da un invalicabile muro in cemento armato che si protrae sotto terra per molti metri ed è impossibile scavare tunnel sotto di esso. Il muro è dotato di sensori fuori e sotto terra. Un gabbiano o un gatto nelle vicinanze fanno scattare gli allarmi, come una talpa che scavi nel sottosuolo. Circa ogni cento metri torrette con telecamere mobili monitorano in continuo il confine con militari attaccati ai video. Dietro al muro c’è una barriera di filo spinato allarmato e collegato alla centrale.

Il rave party si sarebbe dovuto svolgere da tutt’altra parte ma pochi giorni prima il luogo è dichiarato inagibile ed il Party viene spostato proprio nel luogo, a ridosso del muro, dove Hamas sferra l’attacco. Che sfiga.

Pochi giorni prima dell’attacco molti soldati di presidio al muro vengono spostati, dal comando militare israeliano, in Cisgiordania, per necessità tuttora non meglio precisate.

Diversi militari israeliani che segnalano movimenti strani oltre al muro sono stati messi a tacere. Qualcuno che aveva insistito nelle segnalazioni è stato anche minacciato di trasferimento o arresto se non la  piantava di rompere con notizie che, evidentemente, erano senza fondamento e causate da emozione, se non da codardia.

DURANTE

All’alba del 7 Ottobre Hamas sferra l’attacco abbattendo il muro e tagliando il filo spinato. Oltre il muro, i miliziani usano motociclette, furgoni fuori strada e deltaplani motorizzati con i quali si addestravano da tempo, senza che il Mossad lo sapesse, per muoversi  e catturare più ostaggi possibili uccidendo e distruggendo se necessario, visto che i tempi di reazione dell’esercito israeliano, sperimentati, sono di 4 – 5 minuti al massimo.

Stranamente la reazione israeliana non è immediata. Le forze di reazione rapida non intervengono e anche gli elicotteri Apache sono assenti. Dopo 5 ore (ore non minuti) molti assalitori sono ancora in azione e molti  tornano dietro il muro con il loro carico umano di ostaggi.

Quando, finalmente, l’esercito israeliano interviene, è caos generale. Gli stessi elicotteristi non sanno dove e chi attaccare. Una intera caserma dell’esercito viene sterminata e distrutta dal fuoco amico perchè si riteneva che i difensori israeliani fossero stati sopraffatti dagli assalitori, invece erano asserragliati all’interno per sfuggire all’attacco. Uccisi dal fuoco amico.

I soccorritori ricevono l’ordine di applicare il protocollo “Annibal”, che prevede di sparare contro gli assalitori anche in presenza di ostaggi per evitare l’uso degli ostaggi stessi  come futura arma di ricatto contro Israele.

Molti partecipanti al rave party riescono a nascondersi e poi fuggire con le proprie auto. Verranno uccisi anche loro dal fuoco degli elicotteri. Da testimonianze successive si saprà che le vecchie utilitarie centrate erano ritenute occupate dai palestinesi. Nessuna auto nuova e di grossa cilindrata è stata colpita.  Le auto vengo trovate sventrate da missili e granate in dotazione all’esercito israeliano mentre i miliziani di Hamas avevano solo mitra, pistole e fucili d’assalto.

Si parla di stupri, violenze alle donne e bambini uccisi e dilaniati. Nessuno di questi fatti è confermato. Un solo bambino risulterà morto nelle azioni perchè nascosto dietro una porta ed è stato falciato da una scarica di mitra. Gli stessi sopravvissuti israeliani testimoniano che nei drammatici momenti dell’attacco e degli scontri sono stati trattati bene con l’obiettivo di poterli prelevare come ostaggi.

DOPO – REAZIONE A CALDO

Già dalla prima apparizione in video, Netanyahu stigmatizza l’azione terroristica di Hamas come imprevedibile, efferata e rivolta contro donne e bambini inermi. A distanza di un anno il racconto è lo stesso della prima ora nonostante tutte le evidenze contrarie. Promette vendetta e sradicamento dei barbari che hanno osato tanto. Non cita le segnalazioni avute e lasciate cadere e neanche le palesi manchevolezze dei sistemi di sorveglianza e di allarme che non avevano sorvegliato ed allarmato nulla. Chiederà scusa per i ritardi nell’intervento, ma senza specificare i motivi ne identificare alcun colpevole.

Le notizie dettagliate di bambini torturati e martirizzati prima di essere uccisi sono tutte smentite. Nei luoghi dove si sarebbero compiuti questi atti efferati non risultano bambini morti. Uno dei principali accusatori, che ha messo in rete notizie, comunicati stampa e interviste in cui diceva di aver visto personalmente i corpicini dilaniati viene identificato come millantatore seriale e pedofilo conclamato. Contro di lui non viene adottata alcuna misura restrittiva ne cautelativa.

Si viene a conoscenza di diversi audio e video di militari ed elicotteristi che comunicano di non sapere come comportarsi. Si vedono i filmati di molte auto sventrate con missili aria-terra in dotazione, nell’area interessata, al solo esercito israeliano. Questi filmati spariranno dai circuiti internazionali e nessuno li farà più rivedere, neanche per spacciarli come azione brutale di Hamas.

Diversi sopravvissuti al rave party testimoniano che molti dei morti sono stati causati dai militari israeliani intervenuti e non in grado di distinguere tra assalitori ed assaliti.  In realtà gli assalitori erano già andati via con gli ostaggi. Come detto anche le auto sono state colpite dal fuoco amico.

Con effetto immediato scatta la ritorsione israeliana che colpisce in modo indiscriminato tutto il territorio della Striscia di Gaza. Anche un solo morto è un morto di troppo, ma ancora oggi vengono imputati a Hamas 1.200 morti israeliani mentre è certo che più della metà sono stati uccisi da fuoco e proiettili israeliani.

DOPO – REAZIONE NEI GIORNI SUCCESSIVI

Iniziano i bombardamenti a tappeto della Striscia di Gaza, iniziando da Gaza City. I civili sono “invitati” ad evacuare il nord e dirigersi verso le “zone sicure” del sud. All’attacco terroristico Israele risponde con quella che tutto l’occidente definisce “guerra”. La guerra si combatte tra due eserciti, di pari o differente potenza, non tra un esercito e la popolazione civile.

Israele sa bene che i miliziani di Hamas sono al sicuro nei cunicoli del sottosuolo, compresi gli ostaggi sequestrati nel raid, ma distrugge sistematicamente e totalmente Gaza City. La “guerra”, in spregio a tutte le convenzioni internazionali, al buon senso ed alla pietà umana, è contro i civili, in primis donne e bambini che non sono riusciti a scappare al sud. Per tutto l’anno trascorso tutte (TUTTE) le cancellerie occidentali usano il termine “guerra”, invece che quello corretto di Genocidio. Nessun governo accenna a crimini di guerra.

Alle Agenzie umanitarie, anche quelle dell’ONU, viene impedito l’accesso nell’intera striscia di Gaza. In particolare l’Agenzia UNRWA viene dichiarata fuori legge perchè 9 (NOVE) suoi membri sono ritenuti collaterali ad Hamas. Il sospetto su nove persone, su oltre 3.000 dipendenti dell’UNRWA, quasi tutti arabi addetti ai depositi ed allo smistamento degli aiuti, serve ad allontanare qualsiasi osservatore incontrollato. Questi nove dipendenti dubbi  vengono subito licenziati per evitare contenziosi, ma il blocco totale viene comunque attuato. E’ uno dei modi per evitare testimoni scomodi al genocidio continuo ed affamare la gente.

Nessun giornalista è autorizzato a entrare nella Striscia. Anche in Israele i giornalisti possono muoversi solo nei luoghi loro indicati e accompagnati da scorte militari (per sicurezza) che predispongono anche le interviste da poter effettuare. Solo i giornalisti arabi e palestinesi rompono l’embargo e forniscono informazioni e filmati delle atrocità che avvengono. I terminali della televisione araba Al Jazeera vengono disattivati e la sede locale viene chiusa d’imperio. Più di 170 giornalisti vengono uccisi nel totale silenzio dei loro colleghi occidentali.

L’arrivo degli aiuti umanitari è totalmente bloccato. Degli oltre 500 TIR che ogni giorno varcavano la frontiera egiziana e israeliana per rifornire la Striscia, neanche uno oltrepassa il confine. Oltre bombe e distruzioni anche fame, sete, stenti e infezioni vengono usate da Israele come armi contro i civili allo sbando e alla disperazione.

Bombardamenti e distruzioni si estendono al sud, dove i civili erano stati convogliati come “zona sicura”.

In seguito, molto in seguito, viene “liberalizzato” l’ingresso di aiuti umanitari. Degli oltre 500 autotreni che giornalmente portavano merci (viveri, medicinali, ecc.), meno di 20 sono autorizzati ad entrare con aiuti per oltre 2 milioni di persone senza vestiti, cibo, acqua, casa o cure visto che anche gli ospedali sono presi di mira. L’occidente celebra l’avvenimento, 20 su 500, come segno di buona volontà israeliana a favore dei civili.

I condomìni sono distrutti senza sosta e ad ogni distruzione un comunicato delle IDF (Forse Armate Israeliane) illustra che in quel tal condominio è stato ucciso un terrorista di Hamas (o 2 o 3) senza alcun riscontro reale. Si viene anche a sapere che i sistemi informatici israeliani sono stati modificati in due direzioni: Basta che un palazzo sia identificato come residenza di un sospetto militante di Hamas per essere bombardato e abbattuto; L’ordine di attacco e bombardamento viene esteso anche per i parenti degli indiziati sino al terzo grado senza alcuna verifica della reale presenza dei potenziali obiettivi negli stabili.

Tutte le successive “zone sicure” sono sistematicamente bombardate dalle forze armate israeliane. Due milioni di persone sono abbandonate a se stesse senza riparo, cure, acqua, cibo, vestiario. Meno di un terzo dei 36 ospedali esistenti prima del 7 ottobre sono parzialmente agibili, ma praticamente senza medicinali, medici e infermieri, senza energia elettrica, attrezzature, combustibile, acqua, cibo o altro.

Il conteggio del primo mese di “guerra” parlava di “oltre 30.000 morti”. Nei mesi successivi, con oltre 200 – 300 morti ufficiali giornalieri, si è arrivati a 37.000. A 40.000 il conteggio non è stato più aggiornato. I pochi notiziari che azzardano un aggiornamento parlano di 46.000 morti. Basterebbe moltiplicare 200 per 30 giorni al mese per 12 mesi per avvicinarsi alla realtà dei morti diretti. Poi sommare quelli morti per ferite non curate,  fame, sete, infezioni, acqua inquinata, abbandono dei piccoli e forse ci si avvicinerebbe alla cifra reale.

CONSIDERAZIONI SUI FATTI

L’insieme di quanto sommariamente descritto porta ad una sola conclusione: il Governo Netanyahu aveva preparato da tempo l’azione contro Gaza e cercava solo la motivazione per sferrare l’attacco e giustificare agli occhi dell’intero occidente qualsiasi efferatezza successiva che, infatti, ha superato ogni limite di umana reazione configurandosi come uno dei genocidi più efferati della storia.

Se, oltre a guardare i fatti del “prima, durante e dopo” guardiamo anche ai relativi retroscena (limitandoci anche qui a quelli noti), si possono fare altre considerazioni in merito:

Hamas è stato “allevato” dagli israeliani come contraltare all’Autorità Palestinese codificata dagli accordi di Oslo e Oslo 2 che riconoscevano il principio, mai attuato,  dei “due Stati due popoli”. Avere un’entità che, come in Cisgiordania, evita ritorsioni e si adegua alle angherie dei coloni armati non è funzionale alle mire del governo israeliano che ha bisogno di estremisti da mostrare al mondo per giustificare qualsiasi reazione.

Israele ha sempre consentito l’arrivo ad Hamas di finanziamenti dall’estero, in contanti e movimenti bancari monitorabili e tracciabili. Ha consentito che Hamas gestisse scuole, ospedali, opere caritatevoli e lavori pubblici nella striscia tanto che a Gaza, nelle elezioni, Hamas ha sempre sopravanzato e oscurato l’Autorità Palestinese.

Hamas è controllato in ogni istante sia direttamente che con infiltrati nella sua struttura. Israele è al corrente dei movimenti dei capi e dei reparti combattenti, eppure era impreparato all’attacco oltre ad essere cieco anche  sui bulldozer che  demolivano tratti di muro, nonostante sensori, telecamere e torrette di presidio.

Del resto la cecità ai bulldozer è lo specchio, in superficie, di quello che è avvenuto, negli anni, nel sottosuolo. Centinaia di Kilometri di tunnel fortificati non si costruiscono in un giorno e non si costruiscono senza dare nell’occhio, senza produrre migliaia di tonnellate di terra di risulta dagli scavi, senza usare talpe meccaniche avanzate, tonnellate di cemento armato e ferri d’armatura oltre, ricordiamolo sempre, gli infiltrati ed i monitoraggi con droni e satelliti che riportano in tempo reale quanto accade.

Il Mossad riesce ad infiltrarsi nelle altissime sfere iraniane, tanto da piazzare una bomba nella stanza super segreta e riservata al capo di Hamas, Ismail Haniyeh la notte dell’insediamento del nuovo presidente iraniano. Riesce a sapere dove e quando si svolge una riunione segreta di Hezbollah a Beirut, riesce a sapere quando arriva Nasrallah a quella riunione in un bunker 8 o 9 piani sottoterra ed inviare le squadriglie di F15 a distruggere 6 edifici con bombe di diverse tonnellate cadauna per ucciderlo. Riesce a fornire, con triangolazioni internazionali, cercapersone ai capi di Hezbollah, da far esplodere a comando. Fa tutto questo, fra gli applausi e l’ammirazione dell’occidente intero, ma non riesce a sapere nulla dell’attacco di Hamas alle sue porte.

C’è un bellissimo video di Mazzucco, che Stilum ha già proposto, che spiega molto nel dettaglio questi aspetti che nessun altro media nostrano ha mai evidenziato.

Se ci spostiamo dall’ambito militare (o genocidario) a quello politico, il panorama è, se possibile, addirittura peggiore. Anche qui andiamo per sommi capi, ma i fatti sono univoci.

Tutte le cancellerie propongono, adesso, la soluzione “due popoli due Stati”. Nessuno ricorda che questa è la soluzione operativa già dai protocolli di Oslo e Oslo 2 e su cui si è taciuto per decenni. Nessuno che l’abbia detto prima del genocidio. Nessuno Stato è andato oltre le vuote parole al vento ed ha, ad esempio, riconosciuto la Striscia di Gaza come Stato, neanche con l’Autorità Palestinese come controparte.

Nessuno che sottolinei come i palestinesi della striscia siano decimati ed allo stremo mentre Hamas è più vivo che mai continuando a lanciare razzi e attacchi dal sottosuolo dove tuttora continua a tenere in ostaggio, da oltre un anno, un centinaio di israeliani. E’ chiaro che l’obiettivo non è Hamas che, oltre la struttura, è un’idea e le idee non possono essere uccise uccidendo i capi di turno. Fra vent’anni, quando i bambini ora sopravvissuti saranno adulti potranno trattare Israele amichevolmente? I genitori sopravvissuti, anche se finora non affiancavano il terrorismo, cosa faranno in futuro se non ingrossare le fila dell’estremismo più atroce in risposta al genocidio in atto?

Quale governo ha imposto un embargo alle armi per Israele visti i crimini di guerra all’ordine del giorno?

Le cancellerie occidentali continuano a parlare di “diritto alla difesa”di Israele confondendo volutamente la difesa con l’attacco indiscriminato contro i civili e “genocidio” con “guerra”. Dimenticano che anche in guerra non tutto è permesso e che i crimini di guerra esistono e sono sanzionati.

Inutile ricordare che Putin è marchiato come criminale di guerra mentre la stessa corte che ha giudicato Putin è stata pesantemente e pubblicamente minacciata per aver giudicato Netanyahu per il medesimo crimine. Neanche una parola si è udita, da nessun governo occidentale, contro Netanyahu e neanche contro queste inaudite minacce alla Corte Suprema che sovvertono l’ordine mondiale.  Netanyahu è potuto andare al Palazzo dell’ONU a presentare le proprie ragioni perverse e malate minacciando sia il Libano che l’Iran. Ha fatto anche un appello alle popolazioni libanesi iraniane. Al popolo iraniano ha chiesto di rovesciare il regime offrendo l’aiuto israeliano per farlo, senza che nessuno abbia avuto nulla da ridire sull’intromissione indebita negli affari interni di uno Stato Sovrano. Con i libanesi è andato addirittura oltre imponendo di emarginare Hezbollah se l’intero Libano non vuole finire come la Striscia di Gaza. Emblematico che le distruzioni nella Striscia siano ormai diventate quasi una medaglia al merito e pietra di paragone, sapendo che, come a Gaza, distruzioni e genocidio non saranno perseguiti e sono un monito per il futuro. Ma di Libano e Iran è bene parlarne a parte.

Ritornando a casa nostra non possiamo tacere sui disordini provocati a Roma con sanpietrini, pali e cartelli stradali lanciati contro le forze dell’ordine e oltre 30 poliziotti finiti in ospedale. Tutte le TV hanno mostrato più volte le immagini esecrando i comportamenti squadristici dei manifestanti. Nessuna ha ricordato che su oltre 7.000 manifestanti (dati della questura) solo poche centinaia hanno provocato gli scontri. Non si è ricordato che gli organizzatori si sono ampiamente dissociati dagli infiltrati violenti. Nessuno si è chiesto come mai, con oltre trenta poliziotti feriti, solo un manifestante sia stato arrestato e qualche decina hanno avuto il foglio di via, cioè un buffetto sulla guancia. Nessuno che si sia domandato chi fossero costoro tanto interessati a screditare una manifestazione sino a quel momento pacifica.

Da qualche notizia trapelata, ma non ripresa e tanto meno pubblicizzata, diversi erano già segnalati e, ad esempio, erano stati più volte fermati per scontri, incendi e bombe carta in Val di Susa per fermare i lavori del traforo per la linea ad alta velocità fra Italia e Francia, i NO-TAV, in massima parte facenti parte del circolo anarchico torinese Askatasuna tuttora coccolato e osannato dalla sinistra. Nessuno si è posto il problema di eventuali provocatori infiltrati per provocare disordini (false flag) da addebitare a chi manifesta pro Palestina.

Sempre rimanendo a casa nostra mi sono sempre chiesto quale sia il motivo per cui il nostro Primo Ministro, cioè il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, come molti altri prima di lei e anche in altre capitali europee, debba recarsi nella Sinagoga per testimoniare la vicinanza al popolo israeliano. Israele non ha una ambasciata a Roma ? Se gli israeliani vogliono dimostrarci la loro vicinanza vanno a San Giovanni in Laterano o alla Chiesa degli Artisti oppure a Palazzo Chigi?

Ultima nota, rimanendo a casa nostra e tenendo presente i fatti (fatti che ci siamo sforzati di commentare in via minimale quasi lasciandoli nella loro aridità), propongo di leggere un articolo di Fiamma Neirestein su Il Giornale (vedi qui). Non propongo il principe dei commentatori di parte, Paolo Mieli, che va molto oltre la cara Fiamma che vuole indottrinare gli ignoranti che dimostrano pro Palestina. Chi debba imparare da chi non si sa. Anche questo decidetelo voi.

Come detto proporrò a parte i commenti su Libano e Iran, anche alla luce dell’attacco israeliano alle unità UNIFIL di cui oltre mille soldati sono nostri compatrioti.

Vincenzo Fedele

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1 commento

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Dico modestamente la mia.
    Dire che Benjamin Netanyahu sia il successore di Mosè e di Davide è come dire che J. Mario Bergoglio sia il successore di Simone detto Pietro.
    Con codeste persone il Dio di Israele c’entra ben poco o forse nulla. Ma la sua volontà per raddrizzare i cervelli umani forse sì.

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