La Sessualità? Mai Stata Così in Crisi…E la Rivoluzione Sessuale che Fine Ha Fatto? Aurelio Porfiri.

9 Ottobre 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, il maestro Aurelio Porfiri, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione questo articolo pubblicato sul suo canale “Traditio”. Buona lettura e condivisione

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Ci hanno detto che a partire dagli anni ‘60 avremmo vissuto la rivoluzione sessuale, la liberazione da ogni vincolo e limite in fatto di sesso. Se osserviamo a quanto accade più di mezzo secolo dopo, notiamo come la sessualità sia in una crisi profonda, in quanto imprigionata in molte più gabbie di quelle da cui ci si voleva liberare. Che quella pretesa “liberazione” fosse una (non) innocua bugia, se ne erano accorti un po’ tutti, ma ovviamente si cerca sempre di fare finta di niente.

La morale cattolica di un tempo, cercava di controllare quegli impulsi che potessero rendere l’esercizio sessuale fuori controllo. Essendo essa basata sulla famiglia, è ovvio che l’esercizio della sessualità era stato sempre visto come esclusivo in questo ambito. Certo, tutto questo costa sacrifici e sono molti quelli di noi che cadono. Ma, tranne che in alcune manifestazioni, non direi che quella fosse una morale repressiva, piuttosto direi che cercava di stabilire dei paletti per far in modo che il sesso non si trasformasse in padrone.

Ma coloro che sono contro le “imposizioni” della Chiesa cattolica in materia di sesso, non se la passano certo bene. Altro che “gioie del sesso”! Pensiamo all’associazione del sesso con malattie come l’AIDS, che ha falciato innumerevoli vite dagli anni ‘80 a oggi. E che dire del clima instaurato dai movimenti #metoo in cui non si capisce bene cosa sia lecito poter fare quando si approccia una persona del sesso opposto, quando un corteggiamento viene preso per molestia, se un complimento di troppo potrebbe portarti davanti ad un tribunale? Tutto questo ha portato ad una fobia del contatto con l’altro sesso, per paura di incomprensioni e malintesi.

Abbiamo avuto poi il coronavirus, per cui siamo stati costretti a mantenere una distanza dagli altri di un metro. Se non il sesso in senso stretto, questi comportamenti necessari scoraggiavano ogni tipo di affettività, anche non a sfondo sessuale. Ma pensiamo anche ad innocenti abbracci fra fidanzatini, senza malizia; anche questi nel nostro oggi sono visti con sospetto.

Insomma, invece delle gioie del sesso di cui si parlava molto in passato, il “sesso libero”, oggi abbiamo un sesso claustrofobico, che quasi incute su di noi come una minaccia. Quindi non il sesso libero, ma liberi dal sesso.

Pensiamo ad un giovane che cresce in questo clima di terrore, fra #metoo, femminismi esasperati, malattie a trasmissione sessuale, epidemie…come potrà essere una persona equilibrata nella sua vita affettiva? Io immagino questo sia uno dei temi importanti con cui gli educatori dovranno fare i conti nell’immediato futuro. Come recuperare la funzione della sessualità al di fuori delle gabbie che la contemporaneità “liberatrice” gli ha posto intorno? Hanno creduto che facendo vedere tutto si sarebbe finalmente gioito del sesso senza freni, quando purtroppo abbiamo imparato che il vero eros è quello che si nasconde. Mai come in questo caso la vera rivelazione del sesso è ri-velare, potremmo dire “velare due volte”. Insomma, siamo passati dalle gioie del sesso ad un incubo claustrofobico. E anche da questo, soltanto un Dio ci potrà salvare.

Credo non si dovrebbe dimenticare che il sesso è una cosa bella della vita, bisognerebbe viverlo con gioia e, se si è religiosi, cercando dinseguire i dettami in materia della propria religione per quanto è possibile. La sessuofobia non è solo sbagliata, è inumana. Ricordiamo che i sacerdoti che devono abbracciare la castità non lo fanno per disprezzo del sesso, ma come una rinuncia per un bene superiore. È una sublimazione della vita sessuale e affettiva in un senso molto più alto e spirituale.

 

È ora disponibile La destra del Signore si è alzata: Una storia del tradizionalismo cattolico dal Vaticano II a Traditionis custodes di Aurelio Porfiri. Una grande lettura sulla storia e sviluppo del tradizionalismo cattolico

a man sitting at a table talking to a woman

 

 

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4 commenti

  • La Signora di tutti i popoli ha detto:

    Accettabile fino ad un certo punto: articolo molto superficiale ma con dei distinguo da puntualizzare.
    Innanzitutto parlare di Chiesa nella sua Dottrina non è parlare della gerarchia e dei preti nelle loro parole e azioni. E potrei fare esempi (di persone) vissuti di paura, di misogenia, di vedere il peccato in ogni dove, di prevaricazione, di insegnamenti sbagliati, di corsi prematrimoniali di preti che non conoscono la morale sessuale cattolica, di interpretazioni dottrinali errate.
    La demonizzazione pretesca non solo del “sesso” direi ma della “sfera sessuale” di coppia matrimoniale e non, ha compiuto vari step in centinaia di anni e lo sappiamo tutti.
    A noi interessa ciò che -ora è il caso di dirlo- ci dice la Chiesa come insegnamento.
    Occorre negare innanzitutto che l’aspetto sessuale sia unicamente relativo alla soddisfazione della procreazione. Piuttosto è parte della vita matrimoniale intesa come amore nella piena coscienza che ogni “atto affettivo” sia sempre aperto alla possibilità di concepimento e all’accettazione della prole.
    C’è poi il discorso sulla ricerca del piacere sessuale per chi non vuole figli ma l’argomento non riguarda due veri cattolici, che se hanno fede non contano i lettini e se non hanno più lettini, non cercano affatto nessun metodo che possa garantire un amplesso “sicuro”, compreso quello del calcolo dei tempi di ovulazione: si abbracciano e basta, addormentandosi affianco. Errato e peccaminoso è individuare i giorni in cui “amarsi”! Donarsi non è mai per finire a letto ma è solo una connessione spirituale fra due persone che non può negare la fisicità della coppia in determinate occasioni di intimità spirituale, quindi non per ricerca del piacere, ma per dono reciproco di sè quando prenda l’aspetto sessuale, che va ben oltre il piacere sensuale. L’amore degli sposi cattolici non deve essere mai ricerca di egoistica soddisfazione materiale.
    Quanto alla affermazione “il sesso è una cosa bella della vita” è una affermazione “maschile” e imprecisa. In un matrimonio ciò che è l’unione dei corpi è certo piacevole ma NON fa parte delle cose belle della vita piuttosto è un momento di comunione fra i tanti difficili del Matrimonio e assai poco conta rispetto alle dure prove e anche rispetto alle gioie della vita matrimoniale.
    Dobbiamo prenderlo come premio di consolazione o da ricercare senza posa? Come appagamento una tantum? Come valvola di sfogo? Come punto di riferimento a scadenza programmata? Come piacere fra i dispiaceri? No a tutte le domande.
    È solo un aspetto dell’unione di due anime, bello non perchè fa parte della vita sic et simpliciter ma perchè avviene per amore reciproco e dono di sè, non per compiacere ma per donare -a volte unilateralmente nei momenti di difficoltà- il cuore e il corpo senza attendere il ricambio: l’amore del Sacramento matrimoniale è sempre dono gratuito e non cerca un contraccambio: è sempre bello, e non cambia minimamente se finisca a letto o ci si fermi a un bacio, a una carezza, a uno sguardo frettoloso, a una colazione preparata con amore prima di uscire di casa e a volte esiste egualmente senza un segno o una parola. Per due sposi il sesso non esiste e esiste sempre l’allontanamento spirituale di una pulsione istintiva e egoistica.
    Esiste il volersi bene e il volere il bene dell’altro… ciò che avviene o non avviene oltre questa premessa non ha alcuna vera rilevanza: Dio pone un discrimine fra l’amore umano e l’amore del Sacramento. Tutto è rinnovato ed assume valori differenti da quelli del mondo: nel Suo nome anche la sessualità è amore fuori della carne e non secondo la carne; il piacere è proprio l’ultima delle cose “belle” che nessuno dovrebbe ricercare. Questa è la castità di due sposi con figli o senza.
    Pensate alla Sacra Famiglia: mancava in questa qualcosa? Amarsi è ciò che conta.

    • Fritz ha detto:

      Povera Signora dei Popoli sei rimasta sola e nessuno ti contraddice o ti approva. Il Maestro invece di parlare di musica si sbizzarrisce su ogni argomento gli viene a tiro e si becca pure un ‘bravo’ e per te che dici la verità rimane il silenzio che parla della fine di ogni cosa. Persa la vita eterna, non rimane che cercare di ‘recuperare la funzione della sessualità’.

      • La Signora di tutti i popoli ha detto:

        La questione non è rimanere soli ma rimanere nel giusto, caro Fritz.
        Davvero, come l’esempio divino, che è atto di amore e di rispetto, anche noi rispettiamo che gli uomini prendano da se ogni decisione, anche fuori della Legge morale, se lo vogliono.

        La sessualità non può essere un argomento serio o l’oggetto principale di un cattolico. Poichè nella realtà, nella vita di due coniugi cattolici, infatti è solo una sfaccettatura certamente concreta ma di piccolo significato nel poliedrico amarsi fra sposi. Certo non dovrebbe far parte di nessun ambito, se non a malapena scientifico/psichico e di limitato valore, soprattutto quando non si parli di matrimonio.
        Il perchè è presto detto, la sessualità ha valore solo se legata al dono reciproco degli sposi che per il matrimonio cattolico dovrebbe essere “purezza di intenzioni”, poiche vivono alla luce della legge dell’amore e si affidano come un solo corpo alla provvidenza di Dio. Ratzinger infatti dice:
        “Piuttosto quel donarsi, quell’affidarsi con fiducia, che fa parte dell’amore, diventa il reciproco ricevere tutto il bene e tutto ciò che è puro.”

        La purezza e la castità di un matrimonio sono una realtà reciproca di una vita di amore, di fiducia, di sostegno, di aiuto in una coppia che vive fedelmente col cuore e col corpo di fronte al Signore. L’amore fra gli sposi quindi supera la sessualità, che è solo contingenza materiale e di valore relativo che guasta con le idee egoistiche e viziose del mondo:
        “Nessuno di noi vive per se stesso, e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore” (Rom 14).

        Grazie per il sostegno: come vedo però non sono sola.

  • Lavinia Previati ha detto:

    Giustissime osservazioni