Guerra Giusta e Pace Giusta: Esistono davvero? Giovanni Lazzaretti.

9 Ottobre 2024 Pubblicato da Lascia il tuo commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum curiae, il prof. Giovanni Lazzaretti, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione questo testo su pace e guerra. Buona lettura e condivisione.

§§§

Taglio Laser, 8 ottobre 2024, Beati Giovanni Adams, Roberto Dibdale e Giovanni Lowe, martiri

 

Guerra giusta e pace giusta: esistono davvero?

 

Mi hanno chiamato ancora a parlare a Lonigo (VI).

Il 15 aprile 2023 ci fu la conferenza “Oltre la narrazione ufficiale: cosa è successo e succede veramente in Ucraina?”(1). Il 12 novembre 2023 ecco l’intervento “Ci chiuderanno il conto con un click? Indebitati, controllati, ricattati”(2). E adesso un nuovo invito, su un tema doloroso e difficile.

Ho scritto molto sul tema della guerra, ma non ne ho mai parlato in pubblico (tranne il singolo “caso Ucraina”): ho dovuto quindi scrivere un lungo testo che mi facesse da traccia, ed è un testo “nuovo” anche se tanti frammenti i lettori assidui li ricorderanno già scritti in altri contesti.

Rispetto alla traccia iniziale ho inserito qualche cosa aggiuntiva, puntualizzazioni emerse da alcune domande.

Tutte le citazioni sono in corsivo.

***

Chi vuole, può anche ascoltare l’audio della relazione.

https://www.dropbox.com/scl/fi/sx9wim176xmkh6o24kx58/2024-10-06-VAN-THUAN-Lazzaretti-Guerra-giusta-e-pace-giusta-1.WMA?rlkey=89xjxmfopokxhl1q1wst168yy&st=ucsrmkge&dl=0

Nonché le domande, che non compaiono in questo testo.

https://www.dropbox.com/scl/fi/ugshbnteq50h39slzk2ry/2024-10-06-VAN-THUAN-Lazzaretti-Guerra-giusta-e-pace-giusta-2.WMA?rlkey=q7ln3jh51cfi19wc978ysy38z&st=134ajjhf&dl=0

 

LA GUERRA ANGELICA

Aggiungo un tassello al titolo: «Guerra giusta e pace giusta: esistono davvero PER GLI UOMINI?»

Noi sappiamo che è esistita la guerra giusta e la pace giusta per gli Angeli.

Occuparsi della guerra angelica non è uno sviare l’argomento. Serve a descrivere un modello ideale al quale le guerre dovrebbero ispirarsi per essere giuste.

Partendo da San Tommaso diciamo innanzitutto che «noi uomini conosciamo solo imperfettamente gli angeli e i loro compiti».

Comunque nell’Apocalisse abbiamo questa frase.

«Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.»

Noi non possiamo fare altro che immaginare San Michele Arcangelo con la sua spada, ma ovviamente non è così che combattono gli Spiriti. Combattono con il solo intelletto, comunicato istantaneamente, senza mediazioni.

Ciò che Satana aveva concepito mentalmente e che aveva comunicato ai suoi angeli era la possibilità di arrivare a “somigliare a Dio” senza aver bisogno di Dio. Questo pensiero erroneo confutato (potremmo dire “violentemente confutato”: è una guerra, non dimentichiamolo) da Michele e dai suoi lo estromette per sempre dal Paradiso.

C’è quindi un pensiero giusto e un pensiero erroneo.

La guerra giusta scaturisce dal pensiero giusto.

L’esito della vittoria nella guerra è un miglioramento delle condizioni globali, in quanto il pensiero erroneo è espulso.

E la situazione migliora anche per gli uomini perché

«è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte.»

Si potrebbe dire che la situazione però peggiora per Satana e per i suoi angeli. Non è così. «Unicuique suum», a ciascuno il suo. Ciò che avviene per Satana corrisponde esattamente al suo pensiero: fare senza Dio.

L’inferno, insomma, è una sorta di “atto dovuto”.

 

GUARDARE LA GUERRA COL RETTO PENSIERO

Non siamo angeli.

Siamo fatti di carne, di emozioni e di ragionamento.

Daniel Kahneman parlerebbe di “Pensieri lenti e veloci”.

Nel suo libro Kahneman (che è uno psicologo, ma è Nobel per l’economia) descrive il pensiero come mosso da due sistemi.

  • Sistema 1 opera in fretta e automaticamente, con poco o nessuno sforzo e nessun senso di controllo volontario.
  • Sistema 2 indirizza l’attenzione verso le attività mentali impegnative che richiedono focalizzazione, come i calcoli complessi e l’uso delle statistiche.

Di conseguenza il loro ambito d’azione è estremamente diversificato.

  • Sistema 1 è essenziale per quasi tutte le attività quotidiane (dalla reazione al suono di un clacson, all’individuo poco raccomandabile che vedo lungo la strada).
  • Sistema 2 è pigro e si attiva solo con la forza di volontà. Dovendo agire con sforzo, se Sistema 1 gli fornisce una storia plausibile, Sistema 2 si accontenta e non si attiva.

La quantità e la qualità dei dati su cui Sistema 1 costruisce la storiella sono in gran parte irrilevanti.

«È la coerenza, non la completezza delle informazioni, che conta per una buona storia. Anzi si scopre spesso che sapere poco rende più facile integrare tutte le informazioni in un modello coerente».

Memorizziamo quindi come siamo fatti.

Essendo fatti di carne, siamo anche pigri.

Se il Sistema 1, emotivo reattivo automatico veloce, di fronte all’evento di una guerra partorisce una storiella plausibile, il Sistema 2 ringrazia e resta quieto. Perché affaticarsi?

Così siamo pronti da subito a recepire flussi di informazioni mediocri o erronee, purché rientrino nella cornice della storiella partorita dal Sistema 1.

La propaganda ha buon gioco nel lavorare sulle menti spente.

Se poi vengono a nascere due storielle entrambe plausibili e contrapposte tra loro, ecco che la guerra diventa addirittura una faccenda da tifosi: «Tu con chi stai?».

Quindi per parlare di guerra occorre innanzitutto sforzarsi. Studiare, cercare dati, confrontare casi simili, eccetera.

L’alternativa è mettersi a cantare “In fila per tre” di Edoardo Bennato.

https://www.youtube.com/watch?v=Et8eiLURIFk

dal minuto 1’ 35”

«e sempre in fila per tre // marciate tutti con me // e ricordatevi i libri di storia // noi siamo i buoni e perciò // abbiamo sempre ragione // andiamo dritti verso la gloria».

Le nostre emozioni, ricordiamolo, sono tutte “emozioni mediatiche a comando”.

Per fare un esempio. Gli occidentali che vedono la guerra stando direttamente in Terra Santa sono pochissimi, e non hanno spazio per trasformare le loro emozioni (che sono autentiche) in emozioni mediatiche a disposizione di tutti.

Quindi, ribadisco, nel valutare una guerra in diretta TV Sistema 1 non serve a niente. Ci serve Sistema 2 per bypassare le emozioni mediatiche.

 

UN ESEMPIO DI EQUILIBRIO

Per cercare di capire una guerra occorre sforzarsi. E occorre equilibrio.

Sono presidente del Circolo Maritain da poco più di 3 anni. Prima di me c’era Antonio Costa, persona saggia ed equilibrata.

Non l’equilibrio facile di chi evita prudentemente le idee e le discussioni, ma l’equilibrio di chi espone le proprie idee, le sa difendere, e non si fa travolgere dalle emozioni. Una persona che non ferisce gli altri e che sa incassare le ferite.

Costa ha appena completato un libro che si chiama “Ucraina – Storia di un territorio” e ha chiesto a me la prefazione.

In un clima di propaganda come quello attuale è molto facile scrivere un libro fazioso, mentre è molto difficile scrivere un libro equilibrato.

Costa voleva fare la “Storia di un territorio” e ci è riuscito, anche se questa storia si innesta potentemente nell’attualità.

Sono certo di questo equilibrio sostanziale perché in un passaggio del libro ho notato l’espressione «Vladimir Putin gettò la maschera della finzione». Frase che fa trapelare una non-simpatia di Costa per Putin e che è il “timbro” che sancisce l’equilibrio di tutto il libro.

Giovannino Guareschi l’ha descritto bene nel racconto “Ma come porti i capelli bella bionda”. Esistono le “stonature-intonate”.

Se la massima pazzia della signora Ernestina, protagonista del racconto, è quella di farsi ossigenare i capelli, significa che la signora Ernestina è una donna brava, buona ed equilibrata, e l’innocente pazzia la si nota proprio perché inserita in un contesto di perfetto equilibrio.

Così è per il libro di Costa: mi è balzata all’occhio quell’unica espressione, proprio perché inserita in un testo perfettamente serio ed equilibrato.

Constatiamo quindi che la persona equilibrata non è una persona priva di emozioni.

È invece una persona che lascia le emozioni alla gestione del Sistema 1 e sceglie di scrivere tenendo sempre attivo il Sistema 2.

 

UN ESEMPIO DI NON EQUILIBRIO

Facciamo al contrario un esempio di “non equilibrio”.

Chi può, torni con la mente alle vicende del 2003, quando si preparava il grande inganno delle “armi di distruzione di massa” di Saddam Hussein in Iraq, con conseguente invasione e distruzione dell’Iraq da parte degli USA e dei suoi alleati.

  • Da una parte c’erano i cultori della “guerra preventiva”, che coinvolse anche tante belle menti cattoliche.
  • Dall’altra c’erano le “bandiere della pace”, che sfilavano per la “pace senza se e senza ma”, anche qui con grande coinvolgimento cattolico.

E il Circolo Maritain raccoglieva pazientemente articoli inviati da soci che “tiravano” da parti opposte.

Il top di questo “scontro di storielle” (“guerra preventiva” versus “pace senza se e senza ma”) lo toccò Famiglia Cristiana con una copertina che titolava così.

«Guerra all’Irak. Tu stai col Papa o con Bush?»

Fu uno dei punti culturalmente più bassi del dibattito pre–guerra: non è possibile semplificare con un quesito così banale una questione estremamente complessa, e poi interpretare i risultati come se fossero una cosa seria.

Monsignor Renato Raffaele Martino, allora presidente del Pontificio consiglio “Giustizia e pace”, disse alcune cose pubblicate dalla stessa Famiglia Cristiana.

Sulle prime scuote la testa. La domanda che anima il referendum promosso dal nostro giornale non gli garba molto. «Con franchezza evangelica mi permetto di dire che, a mio avviso, il quesito è improprio. Perfino un po’ forzato. Non è un confronto proponibile».

Certo che non era proponibile.

Sia i fautori della guerra preventiva, sia i fautori del “pace senza se e senza ma”, stavano usando il Sistema 1 (ossia “cervello spento”) e vivevano di slogan.

Cosa avrebbe invece partorito il Sistema 2, se fosse stato attivato?

 

LA TERZA VIA DEL CIRCOLO MARITAIN

Il Circolo Maritain, pur continuando a raccogliere gli articoli delle opposte tendenze, mise in moto il Sistema 2, aiutato da una frase di don Milani, scritta in altro ambito, ma valida in molte situazioni.

«La via che conduce alla verità è stretta e ha da ambo i lati precipizi. Esistono eresie di sinistra ed eresie di destra. […] Siamo nella Chiesa apposta per sentirci serrare dalle sue rotaie che ci impediscano di deviare tanto in fuori che in dentro. Queste rotaie […] sono […] nel Catechismo Diocesano e per portarsele in casa bastano 75 lire. Dopo di che sai preciso cosa puoi dire e cosa no.»

In altre parole, nonostante ci fossero le due storielle della “guerra preventiva” e della “pace senza se e senza ma” che occupavano l’intera galassia mediatica, esisteva una terza via, la via giusta che nessuno citava.

Tra pacifisti e guerrafondai passava la strada stretta del cattolico che

  • vuole essere pacifico, disposto a sopportare fino a un limite sconosciuto alle forze umane,
  • ma è anche disposto a reagire quando i diritti di Dio, della verità e della giustizia sono violati.

Pacifici, non guerrafondai.

Pacifici, non pacifisti.

Una strada stretta, ma segnata dalle rotaie della Chiesa.

Questa via giusta (a quei tempi prendevamo male parole da entrambi i fronti) si rivelò quella vera.

  • Le armi di distruzione di massa erano una bugia mediatica, e a maggior ragione era quindi ingiustificata la “guerra preventiva”.
  • “Pace senza se e senza ma” si dissolse come neve al sole nel 2011 quando l’attacco alla Libia venne fatto dai democratici di Obama invece che dai repubblicani di Bush.

 

CATALOGAZIONE DELLE GUERRE

Quindi, per dare una risposta al titolo della conferenza, dovremo tenere costantemente vivo il Sistema 2: ragionamenti, analisi, statistiche.

Le emozioni, che fanno parte di noi, devono stare sottomesse (come ha fatto sapientemente il già citato Antonio Costa).

Vediamo innanzitutto di fare un po’ di catalogazione sulle guerre.

Guerra totale

Entrambi i contendenti si trovano a combattere sul proprio territorio, mettendo quindi a rischio i propri militari, i propri civili, le proprie case, le proprie infrastrutture.

Un esempio relativamente recente, le guerre balcaniche.

Guerra asimmetrica

Questo termine viene usato in genere quando la disparità dei contendenti è evidente, o quando uno dei contendenti non è un esercito regolare.

Lo uso però in un altro significato: asimmetrica è la guerra dove uno dei contendenti non mette a rischio i suoi civili, le sue case, le sue infrastrutture.

È la tipica “guerra americana” dei nostri tempi.

Da una parte c’è una coalizione che può patire perdite solo in ambito militare. Dall’altra c’è invece un avversario che mette in gioco (per necessità geografica) l’intero suo territorio: Afghanistan, Iraq, Siria, Libia.

Guerra tecnologica

Uno dei contendenti nemmeno vede il nemico.

Gli attacchi vengono svolti con bombardamenti, o con l’uso di missili pilotati per via informatica, o con l’uso di droni.

Il bombardamento di Belgrado fu di questo tipo.

Anche la parte svolta dalla NATO nella guerra di Libia fu di questo tipo.

La guerra di Israele ad Hamas è fortemente di questo tipo.

Guerra classica

Un’invasione, la reazione all’invasione.

Più o meno la guerra d’Ucraina.

 

La tipologia di guerra vedremo che ha importanza per stabilire se può essere catalogata come “guerra giusta”.

 

DOMANDE PER CAPIRE SE ABBIAMO ACCANTONATO LE EMOZIONI

Può capitare che la stessa domanda abbia risposte diverse secondo l’avvenimento che ci viene alla mente.

Se è così, allora significa che il Sistema 1 è ancora prevalente sul Sistema 2.

 

Primo esempio

È lecito invadere uno Stato sovrano allo scopo di unificare una nazione?

Se una persona fa funzionare solo il Sistema 1, è probabile che dia risposte diverse in circostanze diverse.

È lecito all’Iraq invadere il Kuwait? La stragrande maggioranza risponde NO.

È lecito al Regno di Sardegna invadere il Regno delle Due Sicilie? La stragrande maggioranza risponde SI.

Addirittura ne abbiamo fatto una festa, il 17 marzo.

 

Secondo esempio

È lecito invadere uno Stato neutrale per attaccarne un altro?

Anche qui, che Sistema vogliamo attivare? Sistema 1 o Sistema 2?

La stragrande maggioranza risponde SI, se pensa a Vittorio Emanuele II che invade lo Stato della Chiesa per arrivare a ricevere il cadeau del Regno delle Due Sicilie da parte di Garibaldi.

Ma la stessa stragrande maggioranza dice NO, se pensa a Hitler che invade il Belgio come preambolo all’invasione della Francia.

 

FACCIAMO UN PO’ DI ORDINE

Dopo aver fatto un po’ di “carotaggio”, facciamo un po’ di ordine.

  • La guerra giusta è, ovviamente, giusta per uno solo dei contendenti. È possibile poi, ed è il caso più frequente, che sia “guerra ingiusta” per entrambi.
  • La guerra giusta è legata alla purezza d’intenti di chi la combatte, anche se l’esito fosse catastrofico per la parte colpevole (la guerra degli Angeli “genera” l’inferno, non dimentichiamolo; ma è giusto così).
  • Siamo preda facile delle emozioni mediatiche (Sistema 1) mentre le guerre vanno analizzate con calma e fuori dalla propaganda (Sistema 2).
  • Non ci possono essere due pesi e due misure. Se l’invasione di uno Stato a scopo di unificazione lo riteniamo erroneo per Saddam Hussein, dobbiamo ritenerlo erroneo anche per Vittorio Emanuele II.
  • Se ci sono due schieramenti che si scontrano mediaticamente su una vicenda bellica, è probabile che ci sia una terza via che li supera entrambi.
  • Esiste un manuale della “guerra giusta” (e, più in generale, della “violenza giusta”) e sta nel Catechismo della Chiesa Cattolica.

 

IL MANUALE DELLA VIOLENZA GIUSTA

Non starò a leggere tutti gli articoli del Catechismo sulla questione della “violenza giusta”. Stanno all’interno del capitolo intitolato “Il quinto comandamento”, dal n.2258 al n.2330.

È importante leggere questo capitolo integralmente, perché ci si dimentica spesso che aborto & guerra fanno parte della stessa sezione.

Ed è importante scegliere il Catechismo del 1997, perché, all’interno di questo capitolo 2258-2330, il n.2267 sulla pena di morte è stato erroneamente modificato nell’agosto 2018(3).

 

Legittima difesa

2263 La legittima difesa delle persone e delle società non costituisce un’eccezione alla proibizione di uccidere l’innocente, uccisione in cui consiste l’omicidio volontario. «Dalla difesa personale possono seguire due effetti, il primo dei quali è la conservazione della propria vita; mentre l’altro è l’uccisione dell’attentatore. Il primo soltanto è intenzionale, l’altro è involontario».

 

Importante!

Ricordiamoci che il “non uccidere” significa “non uccidere l’innocente e il giusto”. La vita del colpevole è invece “disponibile”. Se un poliziotto vede il tizio che accoltella Sharon Verzeni e gli spara, non commette omicidio.

 

2264 L’amore verso se stessi resta un principio fondamentale della moralità. È quindi legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende la propria vita non si rende colpevole di omicidio anche se è costretto a infliggere al suo aggressore un colpo mortale. Se uno nel difendere la propria vita usa maggior violenza del necessario, il suo atto è illecito. Se invece reagisce con moderazione, allora la difesa è lecita. E non è necessario per la salvezza dell’anima che uno rinunzi alla legittima difesa per evitare l’uccisione di altri: poiché un uomo è tenuto di più a provvedere alla propria vita che alla vita altrui.

 

E qui verrebbe da dire: «dov’è finito il “porgi l’altra guancia”?»

Mi servo di un testo di Josef Pieper, tratto dal libro “La Fortezza” (lo lascio in corsivo come una citazione, ma è ridotto).

Quando il Pazientissimo davanti al Sommo Sacerdote fu percosso sul viso da un servo, Egli non gli ha “mostrato l’altra guancia” ma ha replicato: «Se ho parlato male dimostrami il mio torto; ma se ho parlato giustamente perché mi percuoti?»

Tommaso d’Aquino ha richiamato l’attenzione all’apparente contraddizione tra questa scena e l’insegnamento del discorso della montagna: «lo vi dico, non opponetevi al malvagio; se uno ti percuote la guancia destra, offrigli l’altra». Un’interpretazione “passivistica” non può sciogliere in realtà questa contraddizione.

Tommaso spiega inoltre conformemente ad Agostino:

«La Santa Scrittura si deve intendere secondo quanto Cristo stesso e i Santi hanno praticamente realizzato. Cristo però non ha offerto l’altra guancia a quel tale; e così pure Paolo.

Paolo infatti non fece diversamente. Colpito sulla bocca, reagì. «Dio percuoterà te, muro imbiancato! Tu siedi a giudicarmi secondo la legge e contro la legge comandi di percuotermi?»(4)

Dunque una spiegazione letterale interpreta erroneamente l’insegnamento del discorso della montagna.

Questo insegnamento vuol parlare piuttosto della prontezza dell’anima a sopportare qualche cosa di simile o di più duro, se è necessario, senza alcuna sconvolgente amarezza per l’aggressore.»

 

Posso raccontarvi una storiella del libro di lettura delle scuole elementari?

Una suora andava in giro per i negozi, a chiedere un po’ di carne per i malati poveri. Un macellaio si stufa delle sue visite e l’apostrofa «Basta! Il convento è ricco, se la compri la carne!» e completa l’invettiva con uno schiaffo.

La risposta della suora:

«Lo schiaffo era per me. Adesso mi dia la carne per i poveri.»

Questa è la prontezza dell’anima a sopportare qualcosa di simile o di più duro, senza alcuna sconvolgente amarezza per l’aggressore.

 

2265 La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l’ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell’autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità.

 

Importante anche questo!

“Porgere l’altra guancia” riguarda solo la PROPRIA guancia, non la guancia degli altri. L’ingiusto aggressore va posto in stato di non nuocere, anche con le armi dei legittimi detentori dell’autorità.

 

Resistenza al tiranno

2243 La resistenza all’oppressione del potere politico non ricorrerà legittimamente alle armi, salvo quando sussistano tutte insieme le seguenti condizioni: [1] in caso di violazioni certe, gravi e prolungate dei diritti fondamentali; [2] dopo che si siano tentate tutte le altre vie; [3] senza che si provochino disordini peggiori; [4] qualora vi sia una fondata speranza di successo; [5] se è impossibile intravedere ragionevolmente soluzioni migliori.

 

Qui si vedono due cose importanti.

Innanzitutto merita la reazione, anche violenta, solo chi fa violazioni certe, gravi e prolungate del diritto naturale.

Ma, anche in questo caso, per la dottrina cattolica non esiste il prolungamento illimitato dell’azione violenta finché non sia fatta giustizia.

Devi avere fondate speranze di successo e devi agire solo se hai la ragionevole certezza che non provocherai disordini peggiori.

È questo, ad esempio, il pensiero che manca a Israeliani e Palestinesi.

 

La guerra giusta

2307 Il quinto comandamento proibisce la distruzione volontaria della vita umana. A causa dei mali e delle ingiustizie che ogni guerra provoca, la Chiesa con insistenza esorta tutti a pregare e ad operare perché la Bontà divina ci liberi dall’antica schiavitù della guerra.

2308 Tutti i cittadini e tutti i governanti sono tenuti ad adoperarsi per evitare le guerre. «Fintantoché esisterà il pericolo della guerra e non ci sarà un’autorità internazionale competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa».

 

La legittima difesa lecita per il singolo uomo è lecita anche per gli Stati.

 

2309 Si devono considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente:

  • Che il danno causato dall’aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo.
  • Che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci.
  • Che ci siano fondate condizioni di successo.
  • Che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione.

Questi sono gli elementi tradizionali elencati nella dottrina detta della “guerra giusta”. La valutazione di tali condizioni di legittimità morale spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune.

 

Non si fa la guerra per delle sciocchezze. La si fa solo se ci sono fondate condizioni di successo. La si fa dopo aver esplorato tutto l’esplorabile. La si fa solo se si è convinti che il “dopo” sarà meglio del “prima”. Con una particolare attenzione ai mezzi di morte che vai ad utilizzare.

 

2312 La Chiesa e la ragione umana dichiarano la permanente validità della legge morale durante i conflitti armati. «Né per il fatto che una guerra è disgraziatamente scoppiata, diventa per questo lecita ogni cosa tra le parti in conflitto».

2313 Si devono rispettare e trattare con umanità i non-combattenti, i soldati feriti e i prigionieri. Le azioni manifestamente contrarie al diritto delle genti e ai suoi principi universali, non diversamente dalle disposizioni che le impongono, sono dei crimini. Non basta un’obbedienza cieca a scusare coloro che vi si sottomettono. Così lo sterminio di un popolo, di una nazione o di una minoranza etnica deve essere condannato come un peccato mortale. Si è moralmente in obbligo di far resistenza agli ordini che comandano un genocidio.

2314 «Ogni atto di guerra che indiscriminatamente mira alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità e con fermezza e senza esitazione deve essere condannato». Un rischio della guerra moderna è di offrire l’occasione di commettere tali crimini a chi detiene armi scientifiche, in particolare atomiche, biologiche o chimiche.

 

Mai dimenticare questi passaggi.

Se anche avevi i parametri in regola per una guerra giusta, non per questo l’intera nazione avversaria si trasforma in un bersaglio. I civili e le loro città non sono catalogabili tra i colpevoli.

La guerra giusta è quindi complessa anche nella realizzazione pratica: non basta che sia giusta nei princìpi, deve esserlo anche nell’esecuzione.

 

L’ANALISI DI ALCUNE GUERRE

È evidente che le maglie del Catechismo sono strettissime, e difficilmente si potrà trovare una “guerra giusta”.

Ma è interessante evidenziare su quale punto “cadono” le varie guerre.

Lascio volutamente da parte la guerra in Terra Santa: il 10 novembre (a Dio piacendo) ad Annicco devo trattare il tema del Sionismo, e sarà il luogo giusto per trattare la guerra di Palestina.

Metterò invece la guerra d’Ucraina come analisi finale.

 

Risorgimento italiano

«Il nostro paese, piccolo per territorio, acquistò credito nei Consigli d’Europa perché grande per le idee che rappresenta, per le simpatie che esso ispira. Questa condizione non è scevra di pericoli, giacché, nel mentre rispettiamo i trattati, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi!» (Vittorio Emanuele II, 10 gennaio 1859)

La realtà è che dal popolo italiano non si alzava alcun grido di dolore. Il popolo stava certamente meglio “prima” che “dopo” l’unità d’Italia.

Questo “pseudo grido” veniva da élite anticlericali-liberali-massoniche che ambivano alla gestione di un’Italia unita.

Basta prendere nota di alcuni macro-dati.

  • Stati preunitari sostanzialmente alieni alle guerre (potevano essere invasi, difficilmente avevano smanie aggressive), con la gestione sabauda si trovarono coinvolti in guerre permanenti, e con la leva obbligatoria.
  • Stati preunitari in attivo monetario nel 1859 (Lombardia +28, Parma Modena Romagne +26, Regno delle Due Sicilie +6) si trovarono via via fagocitati dal Piemonte che partiva con un saldo di -91 milioni. Ai 91 milioni si aggiunsero 523 milioni di spese per la II guerra d’indipendenza (263 milioni per spese di guerra, 180 milioni di indennità all’Austria per la Lombardia, 80 milioni di indennità alla Francia). E si arrivò al “debito unitario” di 2.374 milioni del 1861, debito che venne ripartito per zone: per fare un esempio all’ex Regno delle Due Sicilie, che viveva in attivo e con piena occupazione, toccarono 731 milioni di debito.
  • Nei 55 anni del Regno d’Italia fino alla prima guerra mondiale dall’Italia emigrano circa 20 milioni di persone. Considerato che il primo censimento del Regno indicava 23 milioni di abitanti, i numeri sono impressionanti.

Amo l’Italia così com’è.

Ma il fatto che la ami, non significa che voglio ignorare la storia.

L’unità d’Italia fu fatta da élite che niente avevano a che vedere col popolo, élite sovranazionali e transnazionali che agiscono sempre per interessi “altri”.

Le guerre dell’unità d’Italia furono tutte offensive (l’aggressore eravamo noi, non l’Impero Austro-Ungarico o chissà chi) e foriere di danni enormi rispetto a quell’ipotetico “bene” (l’unità d’Italia) che poteva essere raggiunto in ben altre forme.

Ci fu una “guerra giusta” da parte del Ducato di Modena. Dovendo gestire la guerra d’aggressione 1859 da parte del Piemonte e dei Francesi, l’esercito estense seppe applicare il dettame «che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare». Andò “in esilio con il Duca”, come recita un libro di Elena Bianchini Braglia. Divenne poi Brigata Estense all’interno dell’Impero Austro Ungarico fino al 1863.

Anche le difese del proprio territorio fatte dallo Stato Pontificio furono di entità dosata, e rispettose delle popolazioni. Piccole guerre giuste.

Sulla spedizione dei Mille, stendiamo un pietoso velo. Pensare che 1000 uomini possano conquistare il Regno delle Due Sicilie, con l’esercito e la marina più corpose d’Italia e dotati armi moderne, è un non senso storico. Meglio leggere “I panni sporchi dei Mille” di Angela Pellicciari, per farsi un’idea più chiara. Semmai anche il libro comico di Riccardo Pazzaglia “Garibaldi ha dormito qui. Storia tragicomica dell’unità d’Italia”. Comunque la reazione dell’esercito di Francesco II è da catalogare come assolutamente legittima e giusta.

 

Lo stuolo di La Marmora sui campi di Crimea

«Quando passano per via gli animosi bersaglieri, // sento affetto e simpatia pei gagliardi militari. // Vanno rapidi e leggeri // quando sfilano in drappello, // quando il vento sul cappello // fa le piume svolazzar. // L’Italia in mezzo secolo // copertasi di gloria // fu addotta alla vittoria // dal prode bersaglier. // Lo stuolo di La Marmora // sui campi di Crimea,…» STOP!

Cantavo la canzone dei Bersaglieri, ma mi lasciava stranito fin da ragazzo il famoso versetto sullo “stuolo di La Marmora sui campi di Crimea”.

Cosa diavolo ci facevano i Bersaglieri in Crimea? Più o meno andò così.

La guerra di Crimea si combatté dall’ottobre 1853 al febbraio 1856: l’Impero Russo da una parte; un’alleanza tra Impero Ottomano, Francia, Gran Bretagna e Regno di Sardegna dall’altra.

Origine del conflitto fu una disputa fra Russia e Francia sul controllo dei Luoghi Santi in territorio ottomano.

Quando gli Ottomani accettarono le proposte francesi, la Russia la attaccò. La Gran Bretagna, temendo l’espansione russa verso il Mediterraneo, si unì alla Francia in difesa dell’Impero Ottomano, dichiarando guerra alla Russia. Il Regno di Sardegna nel gennaio 1855 inviò un contingente militare al fianco dell’esercito anglo-francese dichiarando a sua volta guerra alla Russia.

“Casus belli” era quindi una disputa sul controllo dei Luoghi Santi.

Cosa interessassero i Luoghi Santi a Stati protestanti e/o anticattolici e/o massonici, non è dato sapere. Ma l’importante è ammantare una guerra commerciale (il controllo del Mar Nero) con qualche ideale.

 

Un breve aneddoto tratto dal già citato Riccardo Pazzaglia “Garibaldi ha dormito qui. Storia tragicomica dell’unità d’Italia”.

Il barone napoletano Giacomo Savarese, ingegnere del Corpo di Acque e Strade, spirito scettico e caustico, durante la guerra di Crimea, a Ferdinando II che gli chiedeva da che parte dei contendenti fosse il buon diritto, rispose: «Maestà, per dare un giudizio bisogna prima sapere chi sarà il vincitore».

Saggia risposta.

Il “buon diritto” lo si costruisce anche a posteriori, con la propaganda.

Quando a un bambino insegnano la canzone dei Bersaglieri alle elementari, e sente “lo stuolo di La Marmora sui campi di Crimea”, non può che pensare che il “buon diritto” fosse dalla nostra parte.

Noi siamo i buoni e perciò abbiamo sempre ragione.

Guerra ingiusta la guerra di Crimea. Per la futilità delle motivazioni, per la sproporzione nelle reazioni, per il penoso gioco delle alleanze nel quale il Regno di Sardegna fa la parte peggiore.

Una guerra da 330.000 morti, più quelli turchi che non sono noti con sicurezza.

È una guerra asimmetrica, perché si combatte quasi tutta su suolo russo. I Russi pagano con 250.000 morti.

Noi mettiamo 17 morti, 170 feriti e 1.300 morti per colera. Muore di colera anche Alessandro La Marmora, fondatore dei Bersaglieri. E i Piemontesi si siedono al tavolo dei vincitori.

 

La prima guerra mondiale

La prima guerra mondiale è un intreccio di guerre ingiuste.

L’innesco è un omicidio politico.

Ma è aberrante il concetto che passa: le alleanze comportano interventi automatici di co-belligeranza, senza ragionamenti e senza tentativi di pacificazione. Ossia nasce la guerra che tutti attendono.

Alla fine 10 milioni di militari morti e 7 milioni di civili morti. La “inutile strage”, come la definì Benedetto XV.

Figura penosa da parte dell’Italia che prima si offre come alleato all’Austria-Ungheria chiedendo in cambio alcune contropartite territoriali. Ricevuto il “no” si allea con gli altri, alzando la posta.

Ci prendiamo anche il Sud Tirolo, dove nessuno combatté.

Durante il fascismo si attuò anche la propaganda cimiteriale, creando sacrari a Colle Isarco, Passo Resia e San Candido, luoghi dove non ci furono combattimenti.

«Va detto che nell’attuale Provincia di Bolzano non ci furono combattimenti durante la prima guerra mondiale. I caduti sono quindi provenienti da zone di guerra oggi comprese in altre province.» (Wikipedia)

 

La seconda guerra mondiale

Se Hitler non ci fosse bisognerebbe inventarlo…

È la presenza di Hitler che ammanta la seconda guerra mondiale di un sentore di “guerra giusta”.

Ma se anche fosse giusto il motivo dell’innesco, non fu giusta la gestione.

Il bombardamento delle città, esempio tipico di guerra ingiusta, raggiunse vertici inenarrabili.

Le bombe atomiche finali sono il sigillo.

Chi ha visto il film “Oppenheimer” di Christopher Nolan avrà captato il cortocircuito mentale che si innesca quando non si ragiona secondo il diritto naturale.

Prima Oppenheimer è entusiasta del progetto che dirige: i tedeschi stanno uccidendo “la sua gente”, gli ebrei; i tedeschi potrebbero arrivare a produrre l’atomica prima degli americani; i tedeschi potrebbero vincere la guerra.

Ma quando si ritrova la bomba pronta, si rende conto che tutto è cambiato: i tedeschi si sono già arresi; i giapponesi non stanno uccidendo la sua gente; i giapponesi non hanno le capacità tecniche per produrre l’atomica (non hanno la “materia prima” essenziale, i fisici).

Ma l’atomica statunitense viene usata lo stesso.

Il difetto concettuale stava a monte: non è lecito produrre un ordigno che serve a colpire direttamente i civili. Ma questa è dottrina cattolica, l’ebreo Oppenheimer non la conosce.

La seconda guerra mondiale fu anche guerra asimmetrica. Regno Unito e USA sono notoriamente protagonisti di vertice in questa guerra, ma il loro apporto in termini di morti, pur enorme, è percentualmente modesto: 780.000 morti tra militari (molti) e civili (pochi).

Germania, Italia, Jugoslavia, Polonia, URSS fanno 40 milioni di morti, 25 milioni solo l’URSS.

 

Le guerre americane d’esportazione

Guerra del Golfo, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria.

Tutte guerre asimmetriche, tutte guerre con motivazioni risibili o addirittura inventate.

Nella guerra del Golfo, a fronte di 658 morti nelle truppe dei “buoni”, muoiono 25.000 tra militari e civili “locali”.

In Afghanistan in vent’anni muoiono 3.500 militari occidentali, a fronte di 193.000 morti locali, militari e civili.

In Iraq la contabilità dà risultati più incerti (comunque enormi): morti 8.500 militari occidentali, morti 100.000 militari locali, morti da 500.000 a 1 milione di civili.

In Libia, terra sostanzialmente spopolata, ciò che viene distrutto è principalmente un modello monetario ed economico (la Libia era il paese più prospero dell’Africa, superiore a 10 paesi europei), oltre a consegnare la Libia all’instabilità e alla guerra perpetua.

In Siria 570.000 morti, 2.800.000 feriti, 6 milioni di sfollati interni, 6 milioni di sfollati all’estero.

 

LA GUERRA GIUSTA SI ALLONTANA

Mano a mano che la tecnologia militare progredisce, mano a mano che le guerre diventano sempre più asimmetriche, la possibilità di veder apparire una guerra giusta si affievoliscono.

Possiamo forse vedere degli spezzoni di guerra giusta all’interno di guerre più complesse. Don Milani, nella lettera ai Giudici, usò una serie di “forse”.

In quante guerre della storia gli eserciti han rappresentato la Patria?

Forse quello che difese la Francia durante la Rivoluzione. Ma non certo quello di Napoleone in Russia.

Forse l’esercito inglese dopo Dunkerque. Ma non certo l’esercito inglese a Suez.

Forse l’esercito russo a Stalingrado. Ma non certo l’esercito russo in Polonia.

Forse l’esercito italiano al Piave. Ma non certo l’esercito italiano il 24 Maggio.

 

Attenzione all’ultima riga. Don Milani aveva ben chiaro che noi iniziammo la prima guerra mondiale come aggressori, il 24 maggio 1915.

Ma la canzoncina del Piave ci trasforma in difensori:

«Il Piave mormorava calmo e placido, al passaggio // dei primi fanti, il ventiquattro maggio. // L’esercito marciava per raggiunger la frontiera // per far contro il nemico una barriera. // Muti passaron quella notte i fanti. // Tacere bisognava, e andare avanti. // S’udiva intanto dalle amate sponde // sommesso e lieve il tripudiar dell’onde. // Era un presagio dolce e lusinghiero. // Il Piave mormorò: “Non passa lo straniero”».

Barriera contro il nemico? Non passa lo straniero? Noi, il 24 maggio 1915, eravamo gli aggressori.

 

Ho a scuola esclusivamente figlioli di contadini e di operai. La luce elettrica a Barbiana è stata portata quindici giorni fa, ma le cartoline di precetto hanno cominciato a portarle a domicilio fin dal 1861.

Non posso non avvertire i miei ragazzi che i loro infelici babbi han sofferto e fatto soffrire in guerra per difendere gli interessi di una classe ristretta (di cui non facevano nemmeno parte!) non gli interessi della Patria.

Anche la Patria è una creatura, cioè qualcosa di meno di Dio, cioè un idolo se la si adora. Io penso che non si può dar la vita per qualcosa di meno di Dio. Ma se anche si dovesse concedere che si può dar la vita per l’idolo buono (la Patria), certo non si potrà concedere che si possa dar la vita per l’idolo cattivo (le speculazioni degli industriali).

Dar la vita per nulla è peggio ancora. I nostri maestri non ci dissero che nel 1866 l’Austria ci aveva offerto il Veneto gratis. Cioè che quei morti erano morti senza scopo. Che è mostruoso andare a morire e uccidere senza scopo.

 

Ecco una delle peggiori delle guerre ingiuste, la terza guerra d’indipendenza. Morire per il Veneto, quando ce l’avevano offerto gratis purché stessimo fuori dalla guerra. Gratis? Ma no, non è eroico. (Anche qui c’era un La Marmora a comandare, Alfonso).

 

Se ci avessero detto meno bugie avremmo intravisto com’è complessa la verità. Come anche quella guerra, come ogni guerra, era composita dell’entusiasmo eroico di alcuni, dello sdegno eroico di altri, della delinquenza di altri ancora.

 

GUERRE GIUSTE NEL PASSATO?

Se si fa fatica a immaginarla per il futuro, c’è almeno una guerra giusta nel passato?

Ricordiamo intanto la piccola guerra giusta del Ducato di Modena contro i Piemontesi e i Francesi. Nonché le guerre giuste dello Stato Pontificio e del Regno delle Due Sicilie. Tutte guerre giuste e perdenti.

Ma una guerra giusta la troviamo anche nel XX secolo, ed è la guerra dei Cristeros del Messico.

Rispetta tutti i parametri del Catechisimo.

  • L’aggressore, il governo massonico messicano, aveva provocato alla nazione e alla chiesa messicana un danno durevole, grave e certo.
  • Tutti i mezzi di protesta incruenta erano stati messi in atto, rivelandosi inefficaci. Arrivarono addirittura alla “serrata” delle Chiese.
  • C’erano fondate condizioni di successo: sostanzialmente tutto il popolo stava coi Cristeros.
  • Le armi erano tradizionali. Il ricorso alle armi non poteva provocare mali e disordini più gravi del male da eliminare. La fede cattolica era la loro stessa vita e la persecuzione anticattolica era il massimo dei mali.

Non per niente alcuni martiri combattenti Cristeros sono stati canonizzati.

Strana guerra, quella di Cristeros: civili che vanno a morire contro i militari per difendere i diritti di Dio. Incomprensibile per il mondo.

Meritò anche un’enciclica di Pio XI a guerra in corso, Iniquis Afflictisque, e altre due a guerra finita.

 

CONCLUSIONE

In conclusione credo che la guerra giusta può esistere, ma è una perla davvero rara.

L’importanza di tenere in piedi l’impianto concettuale e morale della guerra giusta sta nel fatto che noi possiamo confrontare le guerre attuali con quei parametri, e vederne tutto l’orrore.

  • Siamo gli aggressori che fingono di essere aggrediti.
  • Non facciamo alcun percorso per la pacificazione, anzi “stuzzichiamo” la guerra.
  • Creiamo disastri al confronto dei quali la situazione del “prima” appare come il paradiso in terra.

L’unica cosa che abbiamo noi occidentali è la “efficacia”: non c’è dubbio infatti che, quando iniziamo una guerra, abbiamo fondate probabilità di successo, visto il nostro livello di spese militari.

Ma è un successo tragico, non essendo abbinato agli altri parametri della guerra giusta.

Questo confronto tra Catechismo e realtà ci inviterà a tenerci fuori, a non schierarci, a non ascoltare la propaganda, e a non fare a nostra volta propaganda stupida.

Pregare diventerà allora la nostra attività ferma e costante, come disse San Giovanni Paolo II durante la guerra del Golfo 1991.

«Come credenti nel Dio di misericordia e nel Suo Figlio Gesù, morto e risorto per la salvezza di tutti, non possiamo perdere la speranza che la grande sofferenza, che sta colpendo così vaste porzioni dell’umanità, abbia quanto prima a terminare.

Per raggiungere questo fine, abbiamo a nostra disposizione in primo luogo la preghiera, strumento umile ma, se nutrito di fede sincera e intensa, più forte di ogni arma e di ogni calcolo umano.»

 

NEL TITOLO C’E’ ANCHE LA PACE

Ho dimenticato la “pace giusta” che c’è nel titolo?

Non l’ho dimenticata. Ma converrete con me che è difficile per una guerra ingiusta generare una pace giusta.

Prendete la più stupida e inutile delle guerre, la prima guerra mondiale (non c’è neanche la pezza giustificativa di Hitler ad ammantarla di positività): tutti contro tutti semplicemente per ridisegnare la mappa dell’Europa e preparare la imminente guerra futura, 20 anni dopo.

La guerra stupida non poteva che portare una pace stupida.

Tecnicamente stupida, come descrisse Keynes.

Keynes aveva 36 anni, ed era già un economista di successo quando ricevette l’incarico di rappresentante economico del Tesoro alla Conferenza di pace di Versailles del 1919.

Si dimise dall’incarico per protesta contro il trattato, che riteneva troppo punitivo verso la Germania e portatore di guerre future.

Scrisse il libro “Le conseguenze economiche della pace” dove mostrava l’impossibilità tecnica per un paese distrutto di ripagare i danni di guerra come erano descritti nel trattato.

Non si può cavare sangue da una rapa, per dirla con un detto popolare.

Ma i vincitori avevano una mentalità modesta: tutti indebitati con gli USA, non vedevano altra via d’uscita, se non una Germania che pagasse a sua volta i loro debiti.

Così in Germania si dovette drogare l’economia con prestiti e conseguenti bolle immobiliari.

Poi ci fu l’iperinflazione.

Poi la deflazione e la disoccupazione.

Poi arrivò Hitler, con le sue idee efficaci da “sempliciotto” dell’economia: «La moneta non ha importanza. Quello che conta è la fiducia, quel che conta è togliere i disoccupati dalle strade. Ci sarà tutta la moneta che serve.»

Il Catechismo ha anche 5 punti dedicati alla pace, ne prendo uno.

2304 Il rispetto e lo sviluppo della vita umana richiedono la pace. La pace non è la semplice assenza della guerra e non può ridursi ad assicurare l’equilibrio delle forze contrastanti. La pace non si può ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l’assidua pratica della fratellanza. È la “tranquillità dell’ordine” [Sant’Agostino, De civitate Dei]. È frutto della giustizia ed effetto della carità.

 

A volte la pace giusta può venire da chi non aveva provocato la guerra ingiusta.

Prendete il caso del Sud Tirolo, o Alto Adige.

Constatato che l’annessione sudtirolese fu una delle tante pazzie della prima guerra mondiale, i governi post seconda guerra mondiale fecero tutto il possibile per arrivare a un’integrazione ordinata: protezione della lingua e della cultura, e una valanga di soldi(5).

Stare in Italia doveva trasformarsi in qualcosa di appetibile, posta la situazione squinternata che avevamo creato.

L’esatto opposto di ciò che fece l’Ucraina col Donbass.

In altre parole, i governi a guida democristiana si fecero carico degli errori dei governi massonici e poi fascisti, sanando i problemi con una certa progressività e lungimiranza.

 

DOVE STA IL BUON DIRITTO IN UCRAINA?

Ci sono purtroppo uomini anche di chiesa che ritengono la guerra d’Ucraina una guerra giusta: l’aggredito ha diritto a difendersi, punto e basta.

Vediamo invece di dipanare una matassa che è un po’ più complicata.

Innanzitutto c’è la nascita erronea dell’Ucraina, basata sui confini definiti dall’URSS. Il libro di Antonio Costa che ho citato descrive 1000 anni di storia ucraina come una sorta di turbine, dove l’Ucraina c’è, ma il “dove è” e “con che confini” è una cosa assolutamente aleatoria.

A ridosso della rivoluzione francese, c’è una situazione emblematica: Kiev (attuale Ucraina) sta nell’Impero Russo; Leopoli (attuale Ucraina) sta nel Regno d’Ungheria; e i due Stati non sono nemmeno confinanti tra loro, perché in mezzo c’è il Regno di Polonia. Odessa (attuale Ucraina) addirittura sta sotto l’Impero Ottomano.

L’Ucraina trova i confini come divisione amministrativa solo all’interno dell’URSS.

Nel momento in cui l’URSS si disfa, occorreva fare ragionamenti sensati. Quanto meno la Crimea, donata all’Ucraina nel 1954 nell’ambito dell’URSS, una volta finita l’URSS doveva ritornare al suo posto, in Russia.

Ricordiamo il Catechismo:

«La pace non si può ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l’assidua pratica della fratellanza. È la “tranquillità dell’ordine”».

Tranquillità dell’ordine già compromessa da subito, non avendo tenuto conto che le popolazioni russe stavano bene con la Russia.

E, se le tenevi in Ucraina, dovevi trattarle come noi abbiamo trattato il Sud Tirolo.

Poi c’è la Rivoluzione Arancione del 2004, dove il vincitore delle elezioni filorusso viene messo da parte con la denuncia di “brogli”.

Poi si arriva alle elezioni ipercontrollate del 2010, dove si vede invece che il candidato filorusso in Ucraina vince tranquillamente.

Poi si arriva al 2013, dove il presidente filorusso democraticamente eletto fa ciò che deve fare: accettare un prestito e aiuti russi, invece dei prestiti capestro del Fondo Monetario.

Invece di accettare l’atto democratico, c’è il colpo di Stato di Maidan e la conseguente fine della democrazia in Ucraina (un candidato filorusso non si presenterà più).

Avviene la secessione della Crimea (ovvio) e inizia la guerra del Donbass.

Gli accordi di Minsk I e II per una soluzione pacifica vengono sottoscritti e disattesi. Addirittura la Merkel dichiarò che li disattesero volutamente, servivano solo a dar tempo all’Ucraina di armarsi.

Per 8 anni la Russia viene “tirata a cimento”, fino all’operazione speciale su Donetsk e Luhansk, con successiva annessione. L’ovvio, ripensando agli sciagurati confini del post URSS.

Supponiamo che l’Ucraina abbia diritto a difendersi. Ma non ha il diritto di investire il 53% del PIL in spese belliche a scapito della popolazione.

La perdita di Donetsk e Luhansk era niente in confronto al macello generato dal voler a tutti i costi ripristinare dei confini assurdi.

Non mi ero mai interessato di Putin fino al 2022, mai avevo scritto una riga su di lui.

Ma, a posteriori, devo dire che dal 2004 ha mostrato una pazienza infinita che noi occidentali decadenti non abbiamo di sicuro.

Penso alle parole di Colin Powell, il suo rimpianto ridicolmente commovente sulla guerra d’Iraq.

«Lo rimpiangerò sempre. È stato un terribile errore da parte nostra e della comunità dell’intelligence… Vorrei che fosse stato diverso, vorrei avere più tempo. Forse se avessi avuto un’altra settimana o due il mio istinto avrebbe capito tutto o sarebbe stato in grado di fare un ulteriore controllo, ma non ho avuto tempo. Ma non sto cercando una scusa».(6)

Non ho avuto tempo? Un’altra settimana o due? Putin ha pazientato non meno di 8 anni prima di agire, consapevole che questa attesa l’avrebbe pagata, trovandosi di fronte un’Ucraina con 8 anni di preparazione in più.

L’analisi delle guerre richiede il Sistema 2 e il Sistema 2 decreta che la guerra d’Ucraina è una guerra globalmente ingiusta.

Ma confesso di avere anche io il Sistema 1 e, a furia di analizzare la guerra d’Ucraina, ho per Putin un moto di non-antipatia.

Per l’occidente in rapido disfacimento un moto di dolore acuto.

 

APPUNTO FINALE

La conferenza era inserita in una trilogia, col titolo generale “La nuova minaccia delle lobby globaliste”.

Cosa c’entrano le lobby globaliste con la guerra?

Con la guerra non c’entrano nulla. C’entrano con la “guerra ingiusta”.

In altre parole per le lobby globaliste il “buon diritto” è assolutamente un nonsenso. Ciò che conta è l’efficacia.

Un tempo mi avrebbe stupito e irritato la frase di don Milani (a memoria): «L’efficacia lasciamola ai nazisti, ai comunisti e agli americani».

Ciò che non mi sembrava vero nel secolo scorso, è diventato tragicamente vero nel millennio attuale. Gli americani fanno sempre e solo guerre ingiuste & efficaci.

Con l’Iraq 2003 provarono a distruggere tutto per poi ricostruire in forme “democratiche”. Fu una spesa folle e priva di effetti.

Poi capirono che distruggere è sufficiente: lo Stato devastato non è più in grado di darsi una direzione finanziaria ed economica, e le lobby globaliste possono imperversare e andare all’incasso.

«I nostri valori occidentali…»

 

Giovanni Lazzaretti

NOTE

  • Conferenza diventata poi il Taglio Laser n.425 “Cosa accade veramente in Ucraina. Cronaca di una conferenza”.
  • Conferenza diventata poi il Taglio Laser n.428 “Ci chiuderanno il conto con un click? Indebitati, controllati, ricattati”.
  • Per una confutazione della modifica del Catechismo, vedere il Taglio Laser n.237 “Catechismo sulla pena di morte”.
  • Atti degli Apostoli 23,3
  • Il tutto avvenuto per fasi successive dopo la seconda guerra mondiale, fino al completamento negli anni ’80 del secolo scorso. Dopo la fase dell’autonomia del Trentino-Alto Adige come regione (lingua tedesca e bilinguismo ripristinati, maggioranza della popolazione regionale di lingua italiana), si arrivò alla creazione della provincia autonoma di Bolzano (maggioranza della popolazione provinciale di lingua tedesca).
  • Roberto Colella, il Fatto Quotidiano

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/19/colin-powell-la-quintessenza-di-un-uomo-che-distrusse-la-sua-carriera-in-un-solo-giorno/6360020/

 

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