Studio di The Lancet sulle Miocarditi. Il Siero Ha Creato una Malattia Nuova. Arrendersi All’Evidenza.

8 Ottobre 2024 Pubblicato da 1 Commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro Arrendersi all’Evidenza, che ringraziamo di tutto cuore, ha esaminato per voi un importante studio pubblicato da Lancet sulle miocarditi successive alla pandemia e soprattutto alla vaccinazione a tappeto. Queste sono le sue conclusioni. da studioso della materia. Buona lettura e condivisione.

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QUANDO LA SCIENZA STUDIA DAVVERO

Restando semplici in ambito clinico ci sono:

-gli studi osservazionali per descrivere le cause e le conseguenze dei malanni, individuando quelle variabili che possono modificare l’andamento della malattia;

-gli studi sperimentali per valutare l’efficacia (se serve o meno) e la sicurezza (gli effetti collaterali) di una terapia (farmacologica, chirurgica, fisioterapica, assistenziale) in un contesto definito e controllato.

E’ ovvio che la valutazione dei cambiamenti (in meglio o in peggio) nello sviluppo della salute delle persone “osservate” o “sperimentate” deve riuscire a distinguere al massimo ciò che dipende dall’oggetto di osservazione (la malattia e la terapia) rispetto all’imponderabile di situazioni che possono subentrare indipendentemente, confondendo il quadro.

Una buona ricerca clinica deve riguardare un numero elevato di soggetti per non trarre conclusioni affrettate da pochi casi e dovrebbe (negli studi sperimentali) avvalersi del “doppio cieco” rispetto ai gruppi controllo per non autocondizionare (secondo gli interessi) la lettura e l’interpretazione dei risultati.

Gli studi inoltre vengono eseguiti su “campioni” (cioè casi ovvero persone) che possono essere:

longitudinali, rivolti nel corso del tempo allo stesso campione/soggetto (ad esempio come evolve un dato parametro in un contesto professionale seguendo sempre gli stessi individui che vi operano per 10 anni);

trasversali, seguendo le variazioni di un fattore in diversi soggetti o contesti in un preciso momento (ad esempio il valore di quello stesso parametro in un campione di addetti di quello stesso settore all’età di 25 e di 35 anni).

Gli studi longitudinali costano di più sotto ogni punto di vista, ma hanno il pregio di indagare un fenomeno nel suo sviluppo osservando sempre lo stesso campione. Negli studi longitudinali a balzare all’occhio è il venir meno o il peggiorare di alcuni dei partecipanti, mettendo in condizione di individuare le cause. Gli studi trasversali hanno il pregio di costare meno e di fornire evidenze immediate, ma non permettono di seguire i cambiamenti nel tempo.

Gli studi clinici possono essere monocentrici (a cura di un centro di ricerca) o multicentrici, cioè condotti secondo un unico protocollo adottato in differenti sedi (ospedali, case di cura…) così che i vari ricercatori debbano attenersi ai medesimi criteri operativi.

Dopo la mi auguro utile premessa, passiamo a questo articolo pubblicato su The Lancet a inizio ottobre 2024:

Cardiac manifestations and outcomes of COVID-19 vaccine-associated myocarditis in the young in the USA: longitudinal results from the Myocarditis After COVID Vaccination (MACiV) multicenter study – eClinicalMedicine (thelancet.com)

Si tratta di uno studio osservazionale longitudinale multicentrico che riguarda le miocarditi associate alle vaccinazioni per il Covid-19.

Ha coinvolto 38 ospedali statunitensi e ha studiato 333 pazienti con età inferiore a 30 anni che hanno sofferto la miocardite associata a vaccino (diagnosi certa) e li ha comparati a 100 pazienti pediatrici affetti da una sindrome infiammatoria multisistema (MIS-C).

Le persone affette da miocardite acuta attribuita alle conseguenze della vaccinazione Covid (C-VAM) sono state seguite tra l’aprile 2021 e il novembre 2022, raccogliendo i valori biochimici (es. troponina) e le immagini cardiovascolari, in particolare la risonanza magnetica del cuore e la differenziazione tra miocardio normale e malato utilizzando un mezzo di contrasto con gadolinio per ottenere il cosiddetto late gadolinium enhancement (LGE) “che consente di raffigurare il miocardio patologico con ottima riproducibilità. Il gadolinio è infatti un tracciante biologicamente inerte che diffonde liberamente nello spazio extracellulare, ma non è in grado di attraversare la membrana cellulare integra. Le aree che mostrano LGE corrispondono dunque a zone di necrosi dei miociti o di fibrosi miocardica, come evidenziato dal confronto con l’istopatologia” (cit. https://www.unavitasumisura.it/glossario/studio-clinico-multicentrico/). collegamento: https://www.cardiologicomonzino.it/it/page/significato-del-late-gadolinium-enhancement-in-rm-cardiaca/151/

 

In sintesi, fissato il primo manifestarsi del problema e attribuitolo con certezza alla somministrazione del vaccino mRNA, il paziente è stato seguito nel tempo per monitorare l’evoluzione del suo quadro clinico.

Questo studio è il primo di questa rilevanza e non solo produce la dettagliata caratterizzazione fenotipica di questi sfortunati (bambini, adolescenti e giovani, in gran maggioranza maschi) percettori del vaccino, ma soprattutto rende l’informazione longitudinale sulla loro malattia, distinguendola da quella dovuta a una complicanza post infettiva come è nella Sindrome Infiammatoria Multisistemica dei bambini (MIS-C), che è una risposta iper-infiammatoria a seguito di un contagio virale (anche il coronavirus) in soggetti predisposti geneticamente.

Mentre la MIS-C non prende di mira specificatamente il miocardio, la C-VAM colpisce proprio i cardiomiociti.

La miocardite da vaccino non sembra associarsi a un’infiammazione generica come nel caso della MIS-C, ma ad un danno specifico sul cuore che potrebbe essere associabile (ma andrà dimostrato) come una predisposizione genetica o l’effetto specifico della proteina spike.

Senza addentrarci troppo nei dettagli e forti della solidità statistica dei dati esposti dai ricercatori, emergono alcune peculiarità della miocardite associata ai vaccini mRNA (C-VAM) come una LGE significativa pur in assenza dei marcatori sistemici dell’infiammazione comuni nei casi di MIS-C.

Purtroppo questa LGE è anche persistente nel 60% dei casi (non si risolve e tende a cronicizzare, differentemente da quanto accade in conseguenza dell’infiammazione MIS-C). 

Al momento quindi (lo studio è durato un anno e mezzo) chi ha avuto la sfortuna di entrare in questo problema non ha nemmeno un quadro prognostico statisticamente certo. Se ne saprà di più dalla prosecuzione dello studio longitudinale.

L’effetto deleterio è più probabile con la prima/seconda dose che con la terza; è più probabile nei maschi; è più probabile sopra i 15 anni che nei più piccoli, come se gli ormoni sessuali concorrano all’effetto collaterale. Nel campione la razza bianca è più coinvolta nella miocardite da vaccino, mentre la razza nera dalle MIS-C, riflettendo la diversa suscettibilità alle complicazioni.

Un’evidenza di LGE non è una mera immagine, perché si associa ad aritmie e morti improvvise. Purtroppo non è certo il decorso di questo tipo di miocarditi, differenti da quelle “solite” che possono far seguito a un banale contagio. 

Non solo si è sopravvalutata l’efficacia di una cura nuova, data a tutti indistintamente senza peritarsi di dotarsi di elementari cautele (più doverose con preparati sperimentali), ma per molti abbiamo creato una malattia nuova.

Di questo studio vorrei soprattutto far apprezzare la serietà e la prudenza nell’esprimere le interpretazioni.

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