Cattolici in Cina: Tradimento (del Vaticano) e Resa. Bernardino Montejano.

3 Ottobre 2024 Pubblicato da 1 Commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum curiae, il prof. Bernardino Montejano, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste rfilessioni sulla situazione del cattolicesimo in Cina. Buona lettura e diffusione.

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CATTOLICI CINESI: TRADIMENTO E RESA

Da InfoCatólica di ieri ho appreso della ciliegina sulla torta, che non è dolce ma molto amara: la fine del tradimento del Vaticano nei confronti dei cattolici cinesi e la loro resa alla tirannia di Xi Jimping e del Partito comunista.

Il titolo della nota recita: “Il Partito comunista cinese impiega preti per educare allo spirito patriottico”, con un sottotitolo suggestivo: “Esempio di sinicizzazione delle religioni imposta dalla dittatura”.

Comincio con una correzione a InfoCatólica: in questo caso non si può parlare di dittatura, istituzione nobile inventata dai romani, che può essere giusta o ingiusta, ma di tirannia, il peggiore dei regimi politici, aggravato nel nostro tempo dalle tecniche del progresso per opprimere i governati, penetrare nel profondo della loro anima, dove i progressi di George Orwell e del suo anno “1984” sono ampiamente superati.

Gli antichi non conoscevano lo Stato totalitario, “il grande male dei tempi moderni”, secondo quanto il grande teologo protestante svizzero Emil Brunner, afferma nel suo libro “Giustizia. Dottrina delle leggi fondamentali dell’ordine sociale”. Per il quale, la sua caratteristica fondamentale è l’onnistatalità, perché “tutto è riferito allo Stato”, con la quale l’organizzazione sociale viene rigorosamente invertita e la famiglia e gli altri gruppi infra-politici, territoriali, educativi, professionali, sportivi, culturali scompaiono dalla presenza politica.

Secondo Brunner, tutti gli Stati moderni soffrono in misura diversa di questa malattia, ma essa si è pienamente sviluppata nel bolscevismo comunista e propone come rimedio lo Stato federale, non ridotto però all’aspetto geografico, bensì un federalismo globale, costruito dal basso verso l’alto, con vigore, libertà concrete, sane autonomie, dei gruppi infra-politici, comunemente detti erroneamente “corpi intermedi”.

Se fosse vivo questo caro fratello separato, al quale devo tanto nell’ordine del pensiero, avrebbe in Cina, il cui governo combina il peggio del capitalismo con il peggio del comunismo, un grande esempio di totalitarismo globale, ma come buon Cristiano, sarebbe rimasto inorridito dalla complicità del Vaticano in questa impresa e, peggio ancora, dall’affermazione del vescovo argentino Marcelo Sánchez Sorondo, che si è recato per verificare la realtà politica e sociale della Cina e dichiarare con la sua voce emozionata, che è il luogo in cui, oggi, è meglio applicata la dottrina sociale della Chiesa.

InfoCatólica riferisce che “alla fine di agosto, organizzazioni ecclesiastiche controllate dal Partito comunista del Fujian hanno organizzato un viaggio per “educare allo spirito patriottico e credere nella sinizzazione delle religioni” secondo i criteri stabiliti dal tiranno Xi Jinping. Poiché la patria è l’attuale regime, il suo spirito è quello del comunismo cinese.

Il gruppo era guidato dal vescovo Zhan Zilú e lo scopo degli incontri era quello di formare un clero “politicamente affidabile, religiosamente solido e moralmente convincente”. Va notato che questo vescovo, così strettamente legato al regime tirannico, è stato nominato da Papa Francesco per partecipare al Sinodo della Sinodalità.

Un lettore, Oscar de Caracas, vittima della tirannia di Maduro, fa un commento sul pensiero storico cinese e sottolinea l’opposizione, secoli prima di Cristo, tra la scuola dei giuristi e Confucio. I primi erano positivisti e favorevoli al rafforzamento del ruolo dello Stato, contro Confucio e i suoi seguaci favorevoli alla conservazione della tradizione come sostrato della società.

I legisti oggi starebbero con la tirannia, sarebbero spregevoli servitori del potente Xi Jimping. Confucio sarebbe agli antipodi e predicherebbe, come ai suoi tempi, una società basata sulla famiglia e sulla venerazione degli antenati e una politica che imitasse i grandi imperatori.

E per chiarire ulteriormente la questione: è falso ripetere l’errore diffuso, che lo dichiara fondatore di una religione, come lo fu Buddha. Confucio non lo ha mai voluto e la sua eredità non è religiosa ma politica: quella di un pensatore politico virtuoso, che rivendica l’ordine naturale.

Questo è il motivo per cui questo pensatore può occupare in Cina il posto che Platone e Aristotele occuparono in Occidente e se qualcuno sostiene che in Confucio ci furono degli errori, lo ammetto, ma molti meno di quelli riscontrati nei due grandi filosofi greci e credo che il giorno in cui la Cina si libererà da questo flagello che oggi la opprime, la presenza del grande pensatore cinese sarà fondamentale.

Una presenza reale e non l’ipocrita utilizzazione parziale da parte dell’attuale regime, come quando minacciano i bambini che non si prendono cura dei genitori anziani, dopo aver distrutto la famiglia con la famigerata politica del figlio unico, oggi corretta, anche per ragioni meramente ragioni economiche.

Gli accordi segreti firmati e rinnovati dal cardinale Parolin, avallati da papa Francesco, hanno ripristinato l’antico clientelismo, che forse aveva senso con i re cattolici o con presidenti come l’ecuadoriano Gabriel García Moreno, ma che oggi è una follia: un potere politico comunista nomina vescovi comunisti, che sono anche deputati comunisti, partecipi di un regime iniquo che distrugge chiese, cappelle, oratori e perseguita e imprigiona i membri della Chiesa sotterranea, siano essi vescovi, sacerdoti o laici.

Tutto questo è ciò che accade. Descrivo, non invento. Prego quindi Dio per i cattolici, i vescovi, i sacerdoti e i laici cinesi. Dia loro la forza di resistere, abbandonati da coloro che dovrebbero essere al loro servizio, a cominciare da colui che si definisce “il Servo dei servi di Dio”.

Estancia San Joaquín, 2 ottobre 2024.

Bernardino Montejano

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