Promuovere un Risveglio della Fede. Santi e Bellezza, secondo Joseph Ratzinger. Giuseppe Lubrino.

26 Settembre 2024 Pubblicato da 3 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae Giuseppe Lubrino, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulla necessità di una riscoperta della fede, e sul ruolo che Joseph Ratzinger ha avuto nella difesa dei valori cristiani. Buona lettura e condivisione.

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Promuovere un risveglio della fede

di Giuseppe Lubrino

In una società dominata dalla tecnica e dal consumismo, la voglia di apparire prevale sulla dimensione dell’essere e si fa ardua la salita per un recupero dell’interiorità della coscienza. Si ha l’impressione che l’inestimabile patrimonio bimillenario della tradizione cattolica sia ridotto alla stregua di un’agenzia filantropica volta al solo benessere sociale dei fedeli. Si ritiene, pertanto che la Chiesa sempre in costante aggiornamento, ma in linea con la Tradizione, inauguri una nuova stagione dello Spirito specialmente nell’annuncio della fede alle giovani generazioni. Per fare ciò, bisogna ripartire dalla Parola di Dio che come afferma il salmista: è lampada per i passi della vita dell’uomo di ogni tempo e luce sul suo cammino affinché possa imparare ad apprendere l’arte del saper vivere tramite l’esercizio delle virtù. Accendere un nuovo e stimolante interesse per la conoscenza della Bibbia appare un’azione didattica e pastorale di estrema importanza per poter fare fronte alla povertà educativa cui si assiste oggi nel panorama culturale odierno e in più ambiti della vita sociale.

Riscoprire il valore pedagogico-educativo della Sacra Scrittura è fonte di rinnovamento della fede e della cultura per poter abitare con principi e valori cristiani il tempo presente. Nelle comunità ecclesiali in primis e nei vari ambiti in cui i cristiani sono interpellati ad esporre il loro pensiero è opportuno conferire alla Parola di Dio uno spazio adeguato. Ritrovare anche nella Liturgia domenicale una scuola per l’ascolto, la comprensione e l’autentica interpretazione della Parola è un esercizio allo spirito credente dovuto per poter evolversi e progredire nel cammino della fede. Promuovere itinerari culturali che pongono al centro la conoscenza e la divulgazione della Bibbia pare una scelta efficace per estendere tale conoscenza anche al “grande pubblico”.

La Sacra Scrittura ha una forza comunicativa intrinseca e persuasiva, occorre però poter offrire ai credenti e ai non credenti gli strumenti adeguati a una ricezione corretta del dato biblico in quanto tale. A tal proposito, risulta fondamentale rispolverare il catechismo della Chiesa Cattolica promuoverne la diffusione e la lettura all’interno degli incontri formativi previsti dai consigli pastorali. Riscoprire e diffondere il pensiero dei Padri della Chiesa per un rilancio culturale della paideia cristiana sembra essere una soluzione assai efficace per frenare o tentare in qualche modo di arginare la deriva a cui la fede sembra andare incontro. Dove, infatti, risiede il segreto per cui la fede nei primi secoli dell’era cristiana è stata capace di permeare di sé la cultura occidentale? Semplicemente tale segreto è da ricercarsi nel dato di fatto che i Padri della Chiesa con il loro pensiero e le loro opere sono stati capaci di conciliare due binomi fondamentali per la vita della fede: teologia e vita. Esso, infatti, diffondevano la verità Cattolica in maniera esistenziale. Prima di essere dei maestri erano dei testimoni di ciò che professavano. Teologia e vita non devono essere due dimensioni del credere disgiunte ma unite e complementari.

Dalla patristica occorre dunque imparare questa lezione e attuarla nel contesto culturale di oggi. Inoltre, si rende necessario anche tenere insieme e sempre le due ali attraverso cui lo spirito dell’uomo del ventunesimo secolo può elevarsi: Fides et ratio. In tal senso, il compianto Papa teologo Joseph Ratzinger è stato un testimone e un maestro circa il conciliare le istanze della verità della fede con la ragione. Conoscere, approfondire, sviscerare il suo pensiero, la sua opera letteraria e teologica costituisce un’opportunità quanto mai adeguata per una riscoperta della fede nel nostro tempo presente.

Joseph Ratzinger – Benedetto XVI (1927-2022) ha il merito di aver dimostrato, costantemente, la perenne attualità e validità educativa dell’eredità patristica che consiste nel sostenere una mutua collaborazione tra fides et ratio e nel rintracciare i “semi del Verbo” all’interno della riflessione filosofica antica.  In tal senso, Joseph Ratzinger si può considerare un baluardo della fede.  A buon diritto  può considerarsi uno degli ultimi apologeti della verità Cattolica. Non a caso, infatti, negli anni in cui fu Prefetto della congregazione per la Dottrina della fede (1981-2005) si guadagnò il soprannome di panzer-kardinal e pose come motto del suo stemma arcivescovile e cardinalizio il celebre titolo: “Cooperatores Veritatis”. Pertanto, l’intero corpus dei suoi insegnamenti può essere letto ed interpretato in chiave apologetica.

Chiariamo, intanto, che con apologetica ci riferiamo al genere letterario che sorse e si sviluppò a partire dal I secolo d.C., e si prefiggeva l’obiettivo di difendere il  depositum fidei dagli attacchi che provenivano ad extra dai filosofi pagani e dai giudei e quelli, invece, che poi sopravvennero ad intra le famigerate eresie – si pensi ad esempio – all’arianesimo, al marcionismo. Detto questo, per rendere consistente tale tesi  ci riferiremo ad alcuni dei grandi interventi di Ratzinger: Nota Dottrinale del 2002, lectio magistralis all’Università di Ratisbona nel settembre 2006, udienza generale del 7 novembre 2012. Infine, prenderemo in considerazione alcune  indicazioni circa la valenza educativa della Parola di Dio nella vita dei credenti e rileveremo alcune delle sue posizioni  inerenti alla apologia della fede come la testimonianza dei santi e il valore pedagogico-educativo che egli attribuisce all’arte. L’intero magistero ratzingeriano è stato un tentativo instancabile di coniugare la fede cristiana cattolica con la ragione naturale in maniera da rendere quest’ultima più forte e più solida dinanzi alle istanze della cultura odierna di matrice relativista e atea.

Nella Nota Dottrinale “Circa alcune questioni riguardanti L’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica”  promulgata nel 2002 si apprende quanto segue:

Se il cristiano è tenuto ad «ammettere la legittima molteplicità e diversità delle opzioni temporali»,[15] egli è ugualmente chiamato a dissentire da una concezione del pluralismo in chiave di relativismo morale, nociva per la stessa vita democratica, la quale ha bisogno di fondamenti veri e solidi, vale a dire, di principi etici che per la loro natura e per il loro ruolo di fondamento della vita sociale non sono “negoziabili”. 

 

Tali principi li possiamo riassumere nel modo seguente:

 

  1. Dignità della persona umana;
  2. Inviolabilità e tutela della vita umana dal suo concepimento fino al suo naturale concludersi;
  3. Difesa e promozione del Matrimonio uomo-donna in forma monogamica quale cellula naturale e fondamentale della società;
  4. Garantire la libertà di educazione della prole.

Benedetto XVI ha formulato tali principi non negoziabili e ne è stato da sempre uno stenuo difensore e promotore affinché tutti i credenti potessero abitare con consapevolezza e responsabilità la società del terzo millennio da cittadini autentici e maturi. A questo punto, rileviamo che in più occasioni nel corso del suo illuminante pontificato egli li ha posti in evidenza ponendo, di volta in volta, l’accento su ciascuno di essi a seconda delle finalità pedagogiche-pastorali del tema posto in oggetto. Questi principi possono ritenersi un vero e proprio identikit per i Cattolici che intendono impegnarsi politicamente per il bene di tutti e di ciascuno. Oggi in tal senso, l’identità Cattolica in ambito politico-sociale risulta debole, fragile e equivoca. Pertanto, codesti principi possono risultare di gran lunga illuminanti per i politici che intendono abitare il proprio territorio sociale proponendo soluzioni, programmi e azioni politiche di ispirazione cristiana ai fini di ordinare le realtà temporali secondo il progetto divino, come si apprende dai documenti del Concilio Vaticano II nella costituzione dogmatica Gaudim et Spes. In questa prospettiva risulta particolarmente significativo l’intervento che Ratzinger tenne alla pontificia accademia per la vita nel 2010:

Dinanzi a simili questioni, che toccano in modo così decisivo la vita umana nella sua perenne tensione tra immanenza e trascendenza, e che hanno grande rilevanza per la cultura delle future generazioni, è necessario porre in essere un progetto pedagogico integrale, che permetta di affrontare tali tematiche in una visione positiva, equilibrata e costruttiva, soprattutto nel rapporto tra la fede e la ragione […]. Coniugare bioetica e legge morale naturale permette di verificare al meglio il necessario e ineliminabile richiamo alla dignità che la vita umana possiede intrinsecamente dal suo primo istante fino alla sua fine naturale. (Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti all’assemblea per la Pontificia accademia della vita, sala Clementina sabato, 13 febbraio 2010). 

Difendere la vita umana dal suo concepimento fino al suo naturale concludersi è stato uno dei punti cardini dell’intero insegnamento ratzingeriano. È sempre stata, inoltre, sua premura pastorale e teologica quella di sottolineare, in più occasioni, l’importanza dell’indissolubilità del Matrimonio uomo-donna e la valenza educativa che esso comporta per la prole. In questo contesto, infatti, è interessante rilevare quanto egli affermò ad Ancona nel 2011 durante la sua visita pastorale parlando alle giovani coppie di fidanzati:

 

Educatevi, poi, sin da ora alla libertà della fedeltà, che porta a custodirsi reciprocamente, fino a vivere l’uno per l’altro. Preparatevi a scegliere con convinzione il “per sempre” che connota l’amore: l’indissolubilità, prima che una condizione, è un dono che va desiderato, chiesto e vissuto, oltre ogni mutevole situazione umana. E non pensate, secondo una mentalità diffusa, che la convivenza sia garanzia per il futuro. Bruciare le tappe finisce per “bruciare” l’amore, che invece ha bisogno di rispettare i tempi e la gradualità nelle espressioni; ha bisogno di dare spazio a Cristo, che è capace di rendere un amore umano fedele, felice e indissolubile. La fedeltà e la continuità del vostro volervi bene vi renderanno capaci anche di essere aperti alla vita, di essere genitori: la stabilità della vostra unione nel Sacramento del Matrimonio permetterà ai figli che Dio vorrà donarvi di crescere fiduciosi nella bontà della vita. Fedeltà, indissolubilità e trasmissione della vita sono i pilastri di ogni famiglia, vero bene comune, patrimonio prezioso per l’intera società. (Benedetto XVI, Discorso ai giovani fidanzati, Piazza del plebiscito, Ancona Domenica, 11 settembre 2011). 

 

Detto questo, riguardo al principio fondante della dignità della persona umana, ci pare opportuno considerare quanto Ratzinger afferma in merito rifacendosi all’insegnamento di Severino Boezio (480-524). Boezio fa da cerniera al periodo che va dalla Patristica alla Scolastica. Egli, infatti, visse in un periodo tra i più turbolenti del Medioevo cristiano. Fu accusato e poi giustiziato ingiustamente. Sospettato e accusato dal re Teodorico, ariano e barbaro, di aver difeso il senatore Albino. In realtà si trattò di un complotto poiché Teodorico temeva che Boezio nutrisse delle simpatie per l’imperatore bizantino Giustiniano. Ratzinger ritiene che l’assurda vicenda giudiziaria di Boezio costituisca un paradigma del “giusto perseguitato” molto valido e attuale per le ingiustizie umane del nostro tempo. L’ opera più celebre di Boezio è “De consolatione philosophiae” che egli scrisse durante la sua ingiusta detenzione. Ratzinger, inoltre, pone in evidenza che Severino fu un pioniere della cultura greco-romana e gli riconosce il merito di aver tentato una sintesi tra il patrimonio Ellenistico – Romano e il messaggio del Vangelo. Detto questo, si veda quanto Ratzinger afferma in proposito:

 

Boezio imparò – e lo insegna a noi – a non cadere nel fatalismo, che spegne la speranza. Egli ci insegna che non governa il fato, governa la Provvidenza ed essa ha un volto. Con la Provvidenza si può parlare, perché la Provvidenza è Dio”[…]. Le difficoltà della vita non soltanto rivelano quanto quest’ultima sia effimera e di breve durata, ma si dimostrano perfino utili per individuare e mantenere gli autentici rapporti fra gli uomini. L’adversa fortuna permette infatti di discernere i falsi amici dai veri e fa capire che nulla è più prezioso per l’uomo di un’amicizia vera. Accettare fatalisticamente una condizione di sofferenza è assolutamente pericoloso, aggiunge il credente Boezio, perché “elimina alla radice la possibilità stessa della preghiera e della speranza teologale che stanno alla base del rapporto dell’uomo con Dio (Lib. V, 3: PL 63, col. 842).

 

Una delle novità centrali della filosofia naturale cristiana rispetto alla filosofia antica è di aver liquidato e superato l’irrazionalità dei greci i quali, avevano una visione della storia umana ciclica e fatalistica: il fine ultimo dell’uomo era dominato dal fato e determinato dai capricci degli Dèi; il cristianesimo, invece, introduce una visione teocentrica e lineare della storia e il fine ultimo dell’uomo è la beatitudine eterna.
A Boezio, peraltro, il cristianesimo è debitore poiché ha coniato la felice definizione di “persona“: “sostanza individuale di natura razionale“. Tale definizione, costituì una vera e propria rivoluzione circa il concetto di ‘persona’.
È grazie al cristianesimo se divenne oggetto di diritti ogni essere umano in quanto tale: schiavo o libero, invalido o ammalato, adulto o bambino.

In tale contesto, possiamo rilevare quanto preziose ed attuali risultano essere alcune sue indicazioni nella  lectio magistralis tenuta all’università di Ratisbona nel settembre del 2006, di cui tenteremo di presentarne il fulcro. Il dialogo in questione si concentra per lo più sull’immagine di Dio e dell’uomo che emerge nei tre ordini di vita – le tre Leggi – Antico, Nuovo Testamento e Corano. L’imperatore bizantino accusa l’Islam di essere una religione contro ragione e per ciò stesso contraria alla natura di Dio; questa critica prende le mosse dal fatto che l’Islam sin dalla sua nascita ha cercato, in un certo qual modo, di imporre la fede con la violenza. Il fulcro del pensiero ratzingeriano è il seguente: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio, in quanto la fede è il frutto dell’anima e non del corpo; tuttavia, tale affermazione è esclusivamente di matrice greca, legata ad una temperie storica, o è sempre valida ed attuale? Tutte le volte, dunque, che nel corso della storia si realizza un incontro proficuo tra fede e ragione lo spirito dell’uomo riesce a librarsi e ad elevarsi oltre sé stesso. Ciò – rileva Ratzinger – è avvenuto agli albori del Cristianesimo quando la rivelazione biblica per una necessità intrinseca ha accolto la ‘parte migliore’ dello spirito e dell’eredità culturale greca. Tale incontro proficuo tra fede e ragione costituisce l’identità del cristianesimo che lo rende la Religio vera per antonomasia. Benedetto XVI a Ratisbona ha identificato il Dio dei Filosofi nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe nel Dio e Padre di Gesù Cristo. Ciò ovviamente sta a significare che egli ha sempre rifiutato ogni tipo di sincretismo religioso ed ha avuto il coraggio di proporre il dialogo a trecentosessanta gradi con la cultura attuale ma sempre a partire dalla verità Cattolica e senza mai sacrificarla.

L’uomo contemporaneo – stando all’insegnamento ratzingeriano– nonostante viva in un contesto socio-culturale fortemente nichilista che proclama la “morte di Dio” e dichiara vuoti tutti i valori assoluti, avverte nell’intimo della sua coscienza una certa nostalgia del trascendente e del divino. Tale acquisizione è magistralmente espressa da Benedetto XVI nel discorso tenuto in occasione dell’Udienza Generale in piazza San Pietro, del mercoledì, 7 novembre 2012:

 

Dobbiamo pertanto ritenere che sia possibile anche nella nostra epoca, apparentemente tanto refrattaria alla dimensione trascendente, aprire un cammino verso l’autentico senso religioso della vita, che mostra come il dono della fede non sia assurdo, non sia irrazionale. Sarebbe di grande utilità, a tal fine, promuovere una sorta di pedagogia del desiderio, sia per il cammino di chi ancora non crede, sia per chi ha già ricevuto il dono della fede.

 

Tale pedagogia del desiderio nell’insegnamento ratzingeriano consiste nell’aiutare l’essere umano del nostro tempo a riscoprire la bellezza e la ragionevolezza della fede cristiana attraverso un “ritorno alle fonti della fede”.  Riscoprire la centralità della Parola di Dio nella vita dei credenti, riassaporare la ricchezza e la sapienza degli insegnamenti dei Padri della Chiesa sono un leitmotiv dell’insegnamento di Benedetto XVI al fine di far fronte alle derive politiche e ideologiche che hanno attentato e attentano tutt’oggi alla genuinità della fede. In tal senso, possiamo collocare le numerose esortazioni che egli ci ha fornito circa una riscoperta della Parola di Dio per cogliere il senso ultimo della vita. Nel pensiero di Joseph Ratzinger possiamo rintracciare una lettura ‘canonica’ della Bibbia e che sulla scorta dell’insegnamento di Origene (185-232) e della scuola Alessandrina tiene conto dei “sensi della Scrittura”: letterale, analogico/morale e spirituale. Egli, peraltro, accoglie i migliori apporti del metodo storico – critico ma indica quale pratica santificante per l’uomo l’esercizio costante della lectio divina per una comprensione matura e profonda della Rivelazione di Dio.  In tal modo, per Ratzinger la Parola ha la facoltà di scendere e calarsi nell’intimità del cuore dei credenti.  Essa li trasforma grazie alla sua dimensione catartica  e salvante. Luogo privilegiato, infine, in cui i credenti possano porsi alla scuola della Parola di Dio quale vera e propria ‘paideia di vita’ è la liturgia eucaristica. In tale esperienza i credenti hanno un’occasione privilegiata per conoscere Dio imparare ad apprendere i suoi insegnamenti e intraprendere così un vero pellegrinaggio esistenziale che ha per metà la santità della vita. Per Joseph Ratzinger la via pulchritudinis costituisce una strada maestra perché la fede possa risultare difendibile e credibile. Egli, infatti, in più occasioni ha ribadito che l’arte così come la vita dei santi costituiscono – specialmente nel nostro tempo – una valida e robusta testimonianza per la fede e la sua credibilità. In tal senso possiamo ben comprendere perché rileviamo nell’insegnamento ratzingeriano un riferimento costante ai padri della chiesa, ai santi e ai maestri della fede che lungo i secoli con la loro vita, le loro opere e le loro virtù hanno illuminato il mondo con lo splendore della bellezza fede. Si veda quanto afferma in merito:

E, in realtà, una volta ho detto che per me, l’arte ed i Santi sono la più grande apologia della nostra fede. Gli argomenti portati dalla ragione sono assolutamente importanti ed irrinunciabili, ma poi da qualche parte rimane sempre il dissenso. Invece, se guardiamo i Santi, questa grande scia luminosa con la quale Iddio ha attraversato la storia, vediamo che lì veramente c’è una forza del bene che resiste ai millenni, lì c’è veramente la luce dalla luce. 

 

Particolarmente suggestiva è l’immagine di Cristo maestro che il papa ci presenta quale pastore e filosofo. Ratzinger, riferendosi agli antichi sarcofaghi degli inizi del Cristianesimo, prende in considerazione le due immagini di Cristo quale filosofo e pastore e, a partire da questi due attributi, ci presenta il Signore Gesù vero maestro di vita. L’immagine del filosofo, infatti, indica che il filosofo nell’antichità non era uno studioso dedito ad approfondire questioni accademiche, così come avviene oggi, ma era colui che sapeva insegnare l’arte fondamentale: dell’essere pienamente e autenticamente uomo, del saper vivere e del saper morire.

 

Verso la fine del terzo secolo incontriamo per la prima volta a Roma, sul sarcofago di un bambino, nel contesto della risurrezione di Lazzaro, la figura di Cristo come del vero filosofo che in una mano tiene il Vangelo e nell’altra il bastone da viandante, proprio del filosofo. Con questo suo bastone Egli vince la morte; il Vangelo porta la verità che i filosofi peregrinanti avevano cercato invano. In questa immagine, che poi per un lungo periodo permaneva nell’arte dei sarcofaghi, si rende evidente ciò che le persone colte come le semplici trovavano in Cristo: Egli ci dice chi in realtà è l’uomo e che cosa egli deve fare per essere veramente uomo. Egli ci indica la via e questa via è la verità […]. Egli indica anche la via oltre la morte; solo chi è in grado di fare questo, è un vero maestro di vita.

 

È fuori discussione che l’immagine di Cristo maestro e filosofo di umanità, di vita, affondi le sue radici nella cultura ellenistica antica. L’immagine del pastore, invece, ha chiare ascendenze nell’arte romana antica. Il pastore era segno di un uomo appagato pienamente, che conduceva un’esistenza serena, semplice e ciò, nella confusione della grande città, costituiva l’indizio di un senso di nostalgia per tale vita. La Chiesa antica, tuttavia, conferì uno scenario nuovo a quest’immagine, la investì di un significato ulteriore e più profondo, vedendo nell’immagine di Cristo, il buon Pastore del Salmo 23. È chiaro che tali immagini Ratzinger le ha evocate a partire dall’arte paleocristiana antica.  Da quanto detto, dunque, emerge in tutta la sua forza la tesi secondo cui Joseph Ratzinger in tutta quanta la sua carriera ed attività speculativa ha compiuto lo sforzo di riportare in auge il pensiero patristico-apologetico redendolo attuale nel nostro contesto socio-culturale. Ciò, al fine di offrire all’uomo contemporaneo una bussola sicura per orientare i suoi passi sul cammino della conoscenza della fede per crescere dal punto di vista umano e culturale. Tale eredità apologetica va accolta, conosciuta e approfondita per acquisire una fede più matura e responsabile. Infine, grazie a tali apporti si ha la possibilità di difendere la fede dai continui attacchi da parte di una certa corrente di pensiero che vorrebbe definitivamente separare le istanze della fede cattolica dalla ragione naturale.

 

Bibliografia:

  • BENEDETTO XVI, La mia eredità Spirituale, a cura di G. Vigini, edizioni san Paolo, Libreria editrice vaticana 2013.
  • Imparare a credere, a cura di G. Vigini, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2012.
  • Insegnamenti, Vol. I: 2005, Libreria Editrice Vaticana 2006.
  • Insegnamenti, Vol. II.1:  2006, Libreria Editrice Vaticana, 2007.
  • Insegnamenti, Vol. IV.1: 2008, Libreria Editrice Vaticana 2009.
  • Insegnamenti, Vol. VI.1: 2010, Libreria Editrice Vaticana 2011.
  • Lettera enciclica Deus Caritas est, Libreria Editrice Vaticana, 2006.
  • Lettera Enciclica Spe Salvi, Libreria Editrice Vaticana, 2007.
  • Lettera enciclica Caritas in Veritate, Libreria Editrice Vaticana 2009.
  • Introduzione al Cristianesimo, Queriniana, Brescia, 2005.
  • Pensieri sulla Parola di Dio, a cura di L. Coco, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2008.
  • Servitori della verità: Riflessioni sull’educazione, a cura di Luciano Monari, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2009.
  • Sant’Agostino spiegato dal papa, a cura di G. Vigini, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2010.
  • Pensieri sul Concilio Vaticano II, a cura di L. Coco, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2012.
  • AAVV, Aspetti del pensiero teologico di Joseph Ratzingerin PATH Pontificia Academia Theologica 1 (2007), Frascati 2007.
  • Lubrino, Introduzione al pensiero di Joseph Ratzinger. Una paideia cristiana. Edizioni Sant’Antonio, 2023.
  • OLIOSI, G., Alla scuola di Benedetto XVI. La forza della Tradizione, Fede & Cultura, Verona 2007.
  • PONTIFICIA ACADEMIA THEOLOGICA, Aspetti del pensiero teologico di Joseph Ratzinger, Path 6 (2007) 3-253.
  • ZOLLITSCH, R. L’ABC di Joseph Ratzinger. Un libro di consultazione da «Abbà» a «Vocazione», Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2013

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3 commenti

  • E.A. ha detto:

    Finalmente un articolo che rende “in parte” giustizia all’Ultimo, Vero, Sommo Pontefice della Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica, Papa BXVI , il grande “umile servitore della vigna del Signore “! Soffermarsi sui corposi contenuti e sulle parti salienti evidenziate non può che produrre lunghe e profonde riflessioni e meditazioni personali, che, nel mio piccolo, non possono che esaltare e constatare il lungo e a dir poco fruttuoso percorso compiuto da Papa BXVI, illuminato ed ispirato da una costante e coerente ricerca ed “affermazione” dell’Assoluto, e sempre sostenuto da un paritetico e mai contrastante supporto razionale, prezioso dono divino, che dà ragione e continuamente conferma ciò che la Fede rivela! Non è in alcun modo possibile, per fede e per ragione, in retta coscienza ed onestà, smentire il suo infallibile ed indelebile Pontificato, privandolo altresì del “riconoscimento “ finale ed imperituro del sempre che “è un per sempre “, a coronamento e a concreta dimostrazione pratica, di tutto un predicato e seminato, negli anni di “esercizio attivo”, svolto pedissequamente e nell’assoluta libertà, che, svincolata dai “lacci” di questo mondo, sola identifica, contraddistingue e rende libera ogni creatura “legata” al Creatore! Ed è proprio con la “rinuncia” al solo “esercizio attivo”, al potere temporale, limitato e provvisorio, sul mondo, il suo Pontificato continua fino alla sua morte, rimane libero (svincolato dai vincoli imposti da questo mondo), duraturo, e diventa “ eterno” ed “onnipotente”, perché rivestito dell’Unico Potere derivante e voluto dal Signore, che non scende a compromessi, non viene “a patto” col “principe di questo mondo”, non rinuncia ai “principi non negoziabili” di Legge e di Natura Divina! Con la sua epocale (apocalittica) Decisione, Papa BXVI, rivendica ed afferma l’Assoluta Supremazia, Sapienza e Giustizia Divina, disprezzata, rifiutata e, in maniera farsesca ed illegittima, sostituita dal mondo, ma che rimane “origine e fine” di tutto il Creato, sconfessa, smaschera ed umilia tutti i potenti ed i poteri effimeri, tirannici ed ingiusti di questo mondo, destinato con essi a scomparire, e ridona dignità, libertà e ragione, di essere e di esistere, ad ogni umile creatura che a questo ed in questo Eterno e Divino Potere si riconosce, si sottomette e si “unisce”, ed in Esso e per Esso si edifica, si santifica e si salva!

  • Sara ha detto:

    Egregio signor Giuseppe Lubrino,
    Fa bene mettere in risalto il magistero infallibile dell’ultimo vero papa Benedetto XVI.
    E difatti, i “veri” cristiani che obbediscono a Cristo, OBBEDENDO al Suo ultimo Vicario in terra BXVI, di fronte alla grande impostura religiosa in atto, hanno il dovere di ammonire i pochi possibili Cardinali di S Romana Chiesa rimasti, con un appello generale tipo questo:

    Alle E.R. 
    Card. Gerhard Ludwig Müller
    Card. Robert Sarah
    Card. Raymond Leo Burke
    Card. Walter Brandmüller
    Card. Angelo Comastri
    Card. Joseph Zen
    Card. Juan Sandoval Íñiguez

    Oggetto:
    «SALUS ANIMARUM SUPREMA LEX»

    Eminenze Reverendissime, se è vero che:
    “La salute della Chiesa dipende dalla “dignità” del Sommo Sacerdote e, se non gli si dà un potere speciale e superiore a tutti, vi saranno nella Chiesa tanti SCISMI, quanti sono i sacerdoti”
    (Leone XIII – Satis Cognitum)…
     
    spetta a Voi, Cardinali di S. Romana Chiesa, ridare la “DIGNITÀ” rubata al Sommo Sacerdote Benedetto XVI, riconoscendolo quale ultimo e legittimo Pontefice che mai ha abdicato (Can 332&2- UDG 76-77), ed eleggendo il PETRUS ROMANUS suo legittimo successore, attraverso la cui persona, Cristo stesso potrà tornare a pascolare il Suo Gregge, ora abbandonato e privato del S Sacrificio valido e dei SACRAMENTI.
    E liberarlo dalle mani degli astuti nemici.

    E sopratutto, spetta a Voi, E. R., dare l’esempio dell’umile obbedienza al legittimo Pontefice BXVI, ora defunto, sottostando docilmente all’unica via risolutiva da lui indicata ancora nel 1969:

    «Alla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto… Non sarà più in grado di abitare gli “EDIFICI”… 
    SARÀ UNA CHIESA PIÙ “SPIRITUALE”… povera, quasi catacombale, e diventerà la Chiesa degli indigenti»…
    http://www.korazym.org/65921/la-profezia-di-ratzinger-del-1969-sul-futuro-di-una-chiesa-della-fede-e-quel-piccolo-gregge-di-credenti

    Certi che solo OBBEDENDO al vero papa si obbedisce a Cristo.

    Ringrazio di cuore le Eminenze Vostre Reverendissime che pongono «SALUS ANIMARUM SUPREMA LEX» al primo posto, e che, come Pastori compassionevoli, aprite il vostro cuore al grido accorato del Gregge di Cristo, da troppo tempo privato del S. Sacrificio “valido” e dei sacramenti:
    “SINE DOMINICO NON POSSUMUS”❗

    Certi che, il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria si realizzerà solo attraverso di Voi, Pastori a Lei Consacrati e fedeli al legittimo Pontefice stabilito da Cristo BXVI. (UDG 9- 33 – nota 1).

    Che lo Spirito Santo sia la Vostra guida e che Maria, Madre della Chiesa e Corredentrice del mondo, vi benedica.
     
    Con fiducia e devozione filiale

    ………………….

    nota 1)
    🔴 Importantissime e risolutive le nuove leggi n. 9 e n. 33 della Cost. Apost. UDG, che danno potere ai LEGITTIMI cardinali di S. R. CHIESA, fedeli all’ultimo Papa BXVI, (e NON ai cardinali illegittimi della setta abusiva di Bergoglio) di INDIRE LEGITTIMAMENTE UN CONCLAVE FUORI DEL VATICANO, ora occupato:

    🔴 9. Le Congregazioni generali dei Cardinali si terranno nel Palazzo Apostolico Vaticano o, *SE LE CIRCOSTANZE LO RICHIEDANO, IN ALTRO Luogo (❗) PIÙ OPPORTUNO A GIUDIZIO DEGLI STESSI CARDINALI.
    Ad esse presiede il Decano del Collegio o, nel caso sia egli assente o legittimamente impedito, il Sottodecano. Che *se uno dei due od AMBEDUE NON GODESSERO PIÙ, a norma del n. 33 di questa Costituzione, del DIRITTO di ELEGGERE IL PONTEFICE, all’assemblea dei CARDINALI ELETTORI  presiederà il CARDINALE ELETTORE PIÙ ANZIANO, secondo l’ordine consueto di precedenza.

    ◾GLI ELETTORI DEL ROMANO PONTEFICE
    33. Il DIRITTO di eleggere il Romano Pontefice SPETTA UNICAMENTE AI CARDINALI DI SANTA ROMANA CHIESA, […] (vale a dire ai cardinali che riconoscono BXVI quale ultimo legittimo papa “stabilito” da Cristo. – Catechismo DOTTRINA CRISTIANA di S Pio X n. 105).

    http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/apost_constitutions/documents/hf_jp-ii_apc_22021996_universi-dominici-gregis.html#POTERI_DEL_COLLEGIO_DEI_CARDINALI_DURANTE_LA_VACANZA_DELLA_SEDE_APOSTOLICA

    • Pierre Woodman ha detto:

      veramente se Benedetto XVI è l’ultimo Papa, Muller non è Cardinale perché lo ha creato tale Bergoglio/Francesco. Sarebbe il caso che il dottor Tosatti filtrasse un po’ meglio certe idiozie, che non aiutano la causa me ci fanno passare per cialtroni.

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