Le Due Guerre Combattute in Ucraina. Vincenzo Fedele.

25 Settembre 2024 Pubblicato da 1 Commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Vincenzo Fedele, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sul conflitto in corso in Europa Orientale. L’articolo è diviso in due parti; chi non voglia leggere le note – peraltro illuminanti – può fermarsi alla prima tranche. Buona lettura e diffusione.

§§§

Ucraina – Le due guerre

In Ucraina si combattono almeno due guerre, non una. Sicuramente di più.

Una è quella che viene combattuta sul campo tra uomini che muoiono, imboscate e trincee, gambe e braccia maciullate, sangue e fango e lacrime e piscio, paura e ardimento, metri o kilometri conquistati e persi, bandiere issate e bandiere strappate.

L’altra è quella che viene combattuta sulle pagine dei giornali ad uso e consumo di noi occidentali.

Recitata per un pubblico che neanche sa cosa sta vedendo e di cosa si stia parlando, ma che è convinto di essere li, in prima linea, a sorreggere con il proprio contributo ideale degli ideali che i combattenti ucraini, quelli veri, hanno già seppellito da tempo o neanche ricordano più.

Viene recitata da compagnie di giro mosse da capocomici che rimangono dietro le quinte e mandano sul palco attori improbabili, ormai star internazionali, che sempre più stancamente continuano la recita per il pubblico che paga, inconsciamente, miliardi di dollari e di euro e che non può essere deluso da un finale che tutti conoscono ma che contraddice il copione presentato in pompa magna.

L’Ucraina non ha alcuna possibilità di vincere la guerra in atto contro la Russia.

L’Occidente intero non ha alcuna possibilità di vincere la guerra in atto contro la Russia.

Se si dovesse arrivare ad un confronto diretto Occidente-Russia il mondo avrebbe l’unica possibilità di essere distrutto e sconfitto senza vincere alcuna guerra nucleare e, come pronosticato da tempo, la quarta guerra mondiale sarebbe combattuta con pietre e bastoni.

La guerra sul campo la sta vincendo la Russia. Lo sa la NATO che è anche cosciente che il tempo gioca a favore della Russia e non contro, come pianificato.

Gli accordi di Minsk erano stati stipulati con l’unico delinquenziale scopo di guadagnare tempo per addestrare, finanziare ed armare l’Ucraina in previsione dello scontro con Mosca, perchè l’obiettivo era di sconfiggere, umiliare e smembrare la Federazione Russa (ex Unione Sovietica) in tante repubbliche insignificanti ed ininfluenti.

Il tempo però, che prima lavorava a favore dell’Ucraina e dell’Occidente, da quando Putin è andato a vedere le carte lavora a favore della Russia.

Per quante armi si possano inviare a Kiev, la Russia ne dispone di più e più avanzate. Per quanti uomini possa mandare Zelensky al massacro, la Russia ne può schierare molti di più.

Questo, che a qualcuno potrebbe apparire un azzardo e un’iperbole, è quello che sanno tutti coloro che masticano di strategia e tattica militare a Washington come a Kiev, a Mosca o a Pechino.

Allora si combatte accanitamente quella che identifico come “seconda guerra”, sui palcoscenici televisivi e sulle pagine dei giornali.

L’occidente aveva contestato le possibilità di pace nel 2022 boicottando le trattative di Istambul ed inducendo Zelensky a rinunciare agli accordi che stavano per essere sottoscritti. Gli obiettivi erano altri perbacco!

Ha perso anche l’opportunità di salvare la faccia nella finestra che si era artificialmente creata nel 2023, con la famosa controffensiva ucraina finita poi in una tragica sceneggiata. Si fosse sfruttata quella opportunità si sarebbe potuto “costringere” Putin a sedersi ad un tavolo di trattativa. La controffensiva di Kiev non si era ancora rivelata la barzelletta che in realtà era e, forse, la minaccia di future forniture di missili, intelligence e supporti satellitari avrebbero potuto agire da deterrenza limitando la perdita alle due regioni ucraine del sud-est, oltre alla Crimea ed alla smilitarizzazione dell’Ucraina ed al suo non allineamento.

Non si è colta neanche quella opportunità perchè chi muoveva le fila ha sempre e solo puntato, contro tutte le evidenze e contro ogni logica, sulla sconfitta della Russia, sulla destituzione di Putin, sullo smembramento della Federazione che avrebbe dovuto pagare, oltretutto, anche i danni di guerra e la ricostruzione Ucraina.

A parte gli errori di calcolo e di strategia, lor signori non avevano neanche pensato ad un eventuale “dopo”.

La Cina, ad esempio, come si sarebbe comportata non avendo più ai propri confini un vicino oltremodo scomodo, delle dimensioni della Russia, e storicamente avverso, ma adesso alleato dopo i marchiani errori di Washington. Con solo delle repubblichette inermi, disallineate e telecomandate ai propri confini occidentali non avrebbe rivolto ancora di più le proprie mire verso il Pacifico in aperto e diretto contrasto con gli USA e la NATO anche a propria difesa per non dover subire la stessa sorte riservata a Mosca?

Ma questo è un aspetto aggiuntivo che al momento non tocchiamo. Torniamo quindi alle due guerre in corso.

Allora, viste le due guerre in atto e visto che quella sul campo è persa, occorre vincere, o almeno perdere con onore, quella mediatica.

Zelensky, un giorno si e l’altro pure, annuncia il suo “piano per la vittoria” che, afferma, “è stato già elaborato al 90%” ed ogni giorno aggiunge un pezzetto nella sua road map per presentarlo a Biden, alla Harris ed anche a Trump ed arrivare così alla “vittoria” su Mosca.

Intanto, per non farci mancare nulla e ampliare il copione di chi cerca la pace e si difende per ripristinare la libertà, la democrazia e la convivenza civile tra i popoli, Zelensky, dopo aver visitato una fabbrica americana di proiettili a lui destinati, ha ricevuto dalla “Accademia americana del successo” la Targa d’Oro in premio ai suoi sforzi per la libertà e lo sviluppo.

Avessero letto un pò di cronaca reale, oltre le veline preconfezionate, gli organizzatori che da oltre 60 anni elargiscono questo premio ai loro amici globalisti, saprebbero che Zelensky ha sciolto tutte le opposizioni al suo governo. Ha messo in carcere la gran parte degli oppositori. Ha censurato la stampa, la TV e i siti Internet chiudendo quelli non censurabili. Ha vietato l’uso della lingua russa parlata da oltre la metà del suo popolo. Ha creato una nuova chiesa indigena perseguitando la storica Chiesa ortodossa. Ha svenduto e distrutto il proprio Paese portandolo a diventare un Paese fantasma senza agricoltura, senza industrie e senza futuro. Potremmo dire che è un premio ben meritato per i servizi svolti al padrone di turno.

Tornando al “Piano per la Vittoria”, nessuno sa in cosa possa consistere questo piano magico ma, ragionando cum grano salis, mettendo insieme i pezzi di questo puzzle strampalato e confrontando le dichiarazioni ed i ragionamenti che si accavallano in giro per il mondo, penso che l’opinione dell’ex Procuratore Generale dell’Ucraina, Yuri Lutsenko, sia quella più plausibile, e stiamo parlando di una personalità ucraina, non di altri.

Lutsenko afferma che Zelensky presenterà agli Stati Uniti il ​​suo “piano della vittoria” per ricevere un rifiuto e poi iniziare i negoziati con la Russia.

La macchina propagandistica della guerra mediatica attribuisce sempre ai propri alleati la responsabilità della situazione al fronte, afferma Lutsenko, che continua con: “Le richieste martellanti di Zelensky per nuovi aiuti, nuove armi e nuovi fondi servono a convincere gli ucraini e l’intero occidente che i problemi dell’Ucraina derivano solo dal rifiuto del permesso degli Stati Uniti ad usare i missili a lungo raggio ATACMS, JASSM, Storm Shadow/Scalp, pur sapendo che questa è una bugia che non porterà alla vittoria“.

Lutsenko ritiene che Zelensky stia agendo secondo il seguente piano:

  1. Sottoponiamo agli Stati Uniti una nuova mega-lista di richieste di armi e denaro.
  2. Riceviamo cortesi dubbi sul fatto che ciò cambierà il corso della guerra e ci riporterà ai confini del 1991.
  3. Dichiariamo di essere stati abbandonati e di non avere altra scelta che tornare ai Forum della Pace con la partecipazione della Russia.
  4. Durante i negoziati riceviamo da Putin richieste in stile Istanbul.
  5. Dichiariamo che questo è oggetto di referendum e che a tal fine è necessario un cessate il fuoco.
  6. Firmiamo un cessate il fuoco.
  7. Assumiamo la posa di presidente del mondo e teniamo elezioni presidenziali. Preferibilmente senza revocare la legge marziale, in modo che la democrazia non interferisca con il controllo ai seggi elettorali.

Lutsenko ha definito questa agenda “uno spettacolo cinico” che “è facilmente comprensibile sia per i leader politici ucraini che per i nostri alleati”.

Personalmente ritengo questa una teoria interessante e plausibile ed a questa messinscena convergono tutti i tasselli sul tavolo ognuno dei quali, preso per proprio conto, risulta incomprensibile se non demenziale, illogico o campato in aria.

Vediamo i singoli punti e, per non perdere il filo del ragionamento, ho raggruppato in calce al testo i commenti ad ogni singolo punto:

1) – Il demenziale attacco ucraino a Khursk, sguarnendo il Donbass dalle migliori truppe d’elite e spostando da quel fronte mezzi e materiale indispensabile per fermare, o rallentare, l’avanzata russa nel sud-est. [1]

2) – Il perdurare delle truppe ucraine sul suolo russo, nonostante il chiaro fallimento dell’attacco senza alcun obiettivo strategico e militare raggiunto, a meno della guerra mediatica di cui stiamo parlando. [2]

3) – Gli attacchi ucraini a depositi di munizioni e attrezzature russe. [3]

4) – La richiesta continua e martellante (e ancora di più il relativo dibattito mediatico) per avere l’autorizzazione ad usare i missili a lunga gittata contro le postazioni “militari” russe. [4]

5) – L’abbandono, da parte di Zelensky, della dottrina di non negoziazione con la Russia (l’aveva addirittura convertito in Legge), sbandierando la fasulla volontà di una trattativa alla quale è Putin a non voler aderire.  [5]

6) – Le dimissioni forzate e la continua sostituzione di ministri e capi militari, primi tra tutti Kuleba (Ministro degli esteri stimato da tutto il mondo compreso Lavrov) e il generale Zaluzhnyi,  esiliato come ambasciatore nullafacente a Londra.  [6]

In conclusione questo è lo stato dell’arte dalle parti di Kiev spalleggiata dal controcanto di Washington.

La prima guerra, sul campo, è irreparabilmente persa.

La seconda, sui media, invece pure perchè Putin non cadrà nella trappola mediatica facendosi ingabbiare da parole al vento ma punterà, almeno, a ribadire gli accordi di Istambul che nel 2022 erano l’obiettivo massimo raggiungibile da Mosca mentre adesso sono quasi l’obiettivo minimo.

E’ bene chiarire, una volta per tutte, che la guerra sui media è pure vinta, anche se noi non ce ne rendiamo conto, perchè tutto il mondo, a parte l’Occidente mediaticamente censurato, è ben al corrente delle due posizioni e può discernere (vocabolo molto di moda) dove stia la verità e dove la menzogna, mentre noi abbiamo una sola versione dei fatti.

Basterebbe leggere l’ottima intervista rilasciata dal Ministro degli Esteri russo, Lavrov, all’emittente SKY araba e non ripresa da alcuno dei media nostrani. La riproporrò separatamente perchè è bene divulgarla al massimo e rifletterci sopra.

Rimane solo da vedere se i burattinai si accontenteranno di mascherare la sconfitta con questa ipocrita rappresentazione mediatica di pace forzata dalla pavidità occidentale o vorranno andare fino in fondo usando il comico di Kiev per approdare allo scontro finale e diretto che potrà sfociare solo nel confronto nucleare che tutto distruggerà.

Preghiamo a che ciò non avvenga.

Vincenzo Fedele

 

N O T E

[1]

E’ stato “venduto” agli ucraini e all’Occidente come la possibilità dell’esercito di Kiev di minacciare impunemente Putin a casa sua. Vengono, allo scopo, taciuti molti aspetti rilevanti e interessanti:

che l’attacco è stato portato, con l’aiuto determinante delle intelligence, dei satelliti, delle interferenze elettroniche, che hanno occultato gli spostamenti di truppe, e degli altri aiuti logistici dell’Occidente;

che l’attacco è avvenuto in una zona quasi spopolata e presidiata da pochi militi di leva senza esperienza di combattimento;

che l’obiettivo minimo era la conquista della centrale nucleare di Karkov che doveva essere conquistata entro uno o due giorni mentre in realtà gli ucraini non si sono neanche avvicinati alla centrale;

che la resistenza in loco e la permanenza delle truppe ucraine in territorio russo è dovuta principalmente al fatto che i russi non vogliono bombardare a tappeto il proprio territorio e la propria gente (in massima parte evacuata).

Oltre all’effetto psicologico (si può attaccare la Russia a casa sua e vincere), valido per noi ignari spettatori, c’è l’effetto riservato alle alte sfere militari: si possono impunemente superare le varie linee rosse indicate da Putin, compreso l’aggressione diretta al loro territorio, senza che la reazione minacciata si concretizzi.

Questa continua spinta a giocare col fuoco è quella da temere di più. E’ quella che ha spinto il Primo Ministro inglese a dare il proprio assenso all’utilizzo dei missili a lunga gittata, salvo poi fare marcia indietro quando l’entourage di Biden ha puntato i piedi e non ha concesso il benestare ben sapendo che non si trattava solo di una semplice autorizzazione, ma di una vera guerra in campo aperto degli USA contro la Russia.

[2]

Adesso le truppe ucraine stanno lentamente perdendo terreno e, essendo obbligate a rimanere su posto almeno fintanto che Zelensky non incontrerà Biden, Harris e Trump, rischiano di venire accerchiati e catturati o massacrati dai russi.

Per evitare l’accerchiamento gli ucraini hanno distrutto tutti i ponti verso la Russia dei fiumi che attraversano il territorio conteso e sono rimasti molto sorpresi quando sono stati attaccati dai russi con  colonne di blindati e carri armati, aviotrasportati, e perdendo in un colpo solo dieci villaggi e dovendo continuare ad arretrare senza difese naturali. L’accerchiamento sembra si stia completando e solo il tempo dirà se e in quanti riusciranno ad uscire dalla sacca ed a tornare a casa.

[3]

Questi, oltre al danno diretto,  hanno lo scopo di dimostrare la possibilità che avrebbero le truppe di Kiev di dare una sonora lezione a Putin se solo la tirchieria occidentale allargasse i cordoni della borsa e l’Occidente fugasse i propri timori di una escalation, come visto al commento al punto   [1]  e non limitassero la reazione dell’impavido esercito ucraino.

Anche ad una analisi superficiale si vede che questo è un racconto ampiamente falsificato.

Se gli ucraini riescono a colpire tanto in profondità e con tanta precisione, che motivo c’è di aumentare la portata dei missili forniti?

Se gli ucraini riescono con i loro missili-droni autoprodotti ad ottenere questi risultati, che necessità avrebbero di forniture estere?

La realtà, al solito, è ben diversa. Potrebbe anche essere vero che l’attacco al deposito sia stato portato con missili-droni autoprodotti, anche perchè solo con velivoli che volano a bassa quota, copiando le asperità del terreno, si può sperare di sfuggire ai radar ed ai sistemi di avvistamento russi.  Ma questo missile-drone (chiamato con il nome di una forma di pane tipico dell’Ucraina) è disponibile, al momento, in pochissimi esemplari e l’Ucraina non ha la possibilità di produzione su larga scala. I russi, inoltre, hanno intensificato gli attacchi contro le centrali elettriche anche per distruggere le già scarse possibilità produttive di Kiev, oltre a prefigurare un inverno al freddo ed al buio per la popolazione civile.

Anche gli esiti dell’attacco, per quanto non verificabili realmente, risultano falsi e distorti. Si pubblicizzano le immagini delle fiamme fuoriuscite per giorni dal sito attaccato dicendo che ha fortemente intaccato le riserve di munizioni russe. In realtà il deposito russo è stato costruito per resistere ad attacchi ad alto impatto, alla pari di un deposito nucleare. Sono quindi state distrutte le strutture in superficie, non quelle interrate. Il sito, oltretutto, sembra che fosse a meno della metà delle proprie capacità di contenimento di munizioni. Per farla breve, anche prendendo per buone le informazioni degli studi militari occidentali, i russi hanno perso le munizioni che utilizzano in un solo giorno in prima linea. Alcuni dicono che le munizioni distrutte coprono solo 12 ore. Certo il danno c’è, ma forse anche questo è più mediatico che reale.

[4]  

Anzitutto è da considerare che i missili finora forniti sono stati utilizzati a guida ucraina e sono serviti per attaccare obiettivi civili, come dimostrano gli attacchi ai mercati rionali di Belgorod, alle spiagge della Crimea o alle scuole dei villaggi se non al Cremlino.  Anche Mosca avrebbe potuto attaccare e distruggere il Parlamento di Kiev, ma non l’ha mai messo nel proprio mirino. Gli attacchi contro obiettivi militari sono stati realizzati tutti con droni o missili-droni, come detto al commento al punto  [3]  compresi quelli contro le navi russe nel mar Nero.

Questo, inoltre, porta ad altre considerazioni:

Di missili a lunga gittata ne sono già stati forniti a iosa e in quantità tale da svuotare gli arsenali USA. Altre forniture minerebbero la capacità di reazione USA, già adesso fortemente compromessa, ad un eventuale attacco diretto visto che le fabbriche USA non sono in grado di rimpiazzare le scorte già consegnate.

La “fornitura” di missili a lunga gittata, quindi, non riguarda i missili già forniti agli ucraini come detto, ma il benestare al loro utilizzo.

Utilizzarli per colpire obiettivi ad oltre 500 Km richiede personale specializzato, cioè solo personale NATO, il supporto di collegamenti satellitari di geolocalizzazione e guida (ancora NATO), oltre a notizie costantemente aggiornate di intelligence (di nuovo NATO). Cioè sarebbe la guerra apertamente dichiarata degli USA e della NATO alla Russia.

Biden, anche nella sua demenza, e ancora di più chi sta dietro a lui, capisce bene che questo gioco di oltrepassare continuamente linee rosse di confine è un gioco ad altissimo rischio checchè ne dica Zelensky e la sua compagnia di giro. Spiace constatare anche che gli avvertimenti che continuano ad arrivare dalla Russia, circa la estrema pericolosità del gioco vengano etichettate in Occidente come “minacce” e come tali vengono vendute a noi. Rimandiamo anche da quì alla citata intervista di Lavrov.

[5]

Per tenere bordone alla recita occorre che il pubblico sappia che c’è la disponibilità a trattare da parte di Kiev. In realtà è una disponibilità, come visto, a trattare sul nulla, ma tanto richiede la messa in scena di un copione mal scritto e peggio presentato.

Per tutto l’Occidente è stata “normale” l’improbabile conferenza di pace in Svizzera senza la Russia e con tesi precostituite e che sarebbero inaccettabili anche se l’Ucraina avesse vinto la guerra che sta perdendo. Adesso è normale che Zelensky accetti, anzi inviti la Russia a sedere allo stesso tavolo e con le stesse tesi per una “pace giusta”,  che sarebbe quella alle condizioni dello sconfitto Zelensky, solo per sbandierare che è la Russia a non volere la pace.

[6]

In una situazione dove occorrerebbe fare quadrato, rinserrare le fila e mantenere al vertice gli uomini migliori, si continuano a cambiare tutti coloro che, per il loro valore, potrebbero fare ombra al Presidente.

Il Generale Zaluzhnyi era (ed è tuttora) amato e stimato anche dalle truppe, oltre che dal popolo ucraino. E’ stato destituito ed inviato in Inghilterra come ambasciatore per farlo rimanere fuori dal suolo patrio. Per la Legge ucraina, infatti, chi voglia candidarsi alla Presidenza deve risiedere da almeno sei mesi in Ucraina e se il generale, da oltre sei mesi, risiede in Inghilterra non può candidarsi. Al suo posto, in compenso, è stato nominato uno che gode dell’appellativo di “macellaio” viste le strategie di ingaggio cui, da comandante militare, costringeva i suoi uomini sul campo, a cui era vietato arretrare anche se sopraffatti. Strategia analoga che attua, adesso che si trova ai vertici, con le truppe che ha inviato in territorio russo per piantare una bandierina da giocare mediaticamente e che mantiene, senza obiettivi tattici o strategici, solo per avere una carta in più da giocare verso Biden e l’Occidente, sapendo che la stessa carta non è valida verso Putin ed il popolo russo che, anzi, da questa mossa assurda sono ancora più spronati a chiudere definitivamente la partita.

Si prevede che il prossimo “dimissionato” sarà il comandante dei servizi segreti Budanov anche se l’intelligence ucraina è quella che, forse, ha funzionato meglio guadagnandosi anche il rispetto della CIA e dell’MI6. I segnali della defenestrazione prossima di Budanov derivano anche dal deserto che gli è stato creato attorno. Gli ultimi due alti ufficiali destituiti erano due suoi fedelissimi.

Ancora una volta, quindi, un uomo solo al comando, in attesa del crollo finale.

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