Tanto Rumore per Nulla: non Entreremo in Guerra, Almeno per Ora! Matteo Castagna.

21 Settembre 2024 Pubblicato da Lascia il tuo commento

Marco Tosatti

Cari amici  e nemici di Stilum Curiae, Matteo castagna, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sul recente voto del Parlamento Europeo in tema di sostegno all’Ucraina. Buona lettura e condivisione.

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di Matteo Castagna
Il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che invita i paesi dell’UE a eliminare qualsiasi restrizione sugli attacchi in Russia.
Potrebbe apparire una dichiarazione di guerra, ma Putin l’ha letta, per il momento, come un’azione propagandistica, e si è limitato a rispondere: “Basta con le provocazioni! Una guerra termonucleare sarebbe una catastrofe per tutti!”
Readovka riferisce che “i parlamentari ribadiscono inoltre la loro posizione secondo cui tutti i paesi dell’UE e i loro alleati della NATO devono impegnarsi collettivamente e individualmente a fornire un sostegno militare annuale pari ad almeno lo 0,25% del loro PIL”.
Vedremo come reagirà l’Italia, i cui deputati europei hanno, giustamente, votato contro questa risoluzione.
Politico scrive che il capo della Commissione europea ha trascorso mesi cercando di impedire ai funzionari critici di unirsi al nuovo gabinetto. Si è sbarazzata dell’opposizione interna alla CE, compreso il commissario europeo per il mercato interno e i servizi Breton. La pubblicazione prosegue: “quando ha annunciato i 26 commissari e i loro ruoli…una cosa è apparsa subito chiara: avrebbe avuto un controllo illimitato sulla politica dell’UE”. Il giornale ricorda che durante il suo primo mandato alla guida della Commissione europea, von der Leyen ricevette il soprannome di “Regina Ursula”. Lei “ha ecceduto la sua autorità, ha preso decisioni unilaterali, ha messo a tacere i critici” e dopo la pandemia, è stata coinvolta in uno scandalo di corruzione.

Gli autori dell’articolo suggeriscono che, in questo modo, il capo della Commissione europea sta cercando di “riempire il vuoto” creatosi in Europa dopo il fallimento del partito di Macron alle elezioni del Parlamento europeo e il grande calo di gradimento verso Scholz.

Nel frattempo, Lanotiziagiornale.it racconta che, “da un lato, i dubbi degli Stati Uniti stanno spingendo il Regno Unito a frenare sul via libera all’uso delle armi occidentali in territorio russo per evitare il rischio di un’escalation; dall’altro, l’Unione Europea, anziché cogliere l’opportunità per imporsi come forza mediatrice tra Ucraina e Russia, preferisce insistere con l’invio di armi a Kiev. Insomma – prosegue la pubblicazione –  sull’aumento del coinvolgimento nel conflitto e del supporto alla causa ucraina, la compattezza dell’Occidente si è frantumata”.
Il Presidente inglese Keir Starmer  “non agirà di propria iniziativa” ma intende farlo solo insieme agli Stati Uniti. Secondo quanto riportato dal Times, a motivare il dietrofront del Regno Unito ci sarebbero i dubbi di Washington, che teme il coinvolgimento della NATO in una guerra aperta con Vladimir Putin.
Secondo Sergei Lavrov, capo della diplomazia di Mosca, intervistato su Sky News Arabia, la Russia non cerca l’escalation del conflitto ucraino ed ha ribadito quanto detto precedentemente dal presidente Putin, secondo cui gli ucraini non sono in grado di usare da soli le armi a lunga gittata occidentali per colpire il territorio russo, mettendo conseguentemente in guardia gli alleati occidentali di Kiev dalle conseguenze.
“Oso assicurarvi che disponiamo di armi che avranno gravi conseguenze per i curatori del regime ucraino. Queste armi ci sono. Sono pronte al combattimento”.
Aggiungiamo che i dubbi americani potrebbero considerare anche che Sputnik Africa ha affermato il rafforzamento dei BRICS+. L’Azerbaijan è interessato ad entrare a far parte dei BRICS poiché l’organizzazione svolge un ruolo significativo nella politica e nell’economia mondiale, ha dichiarato ai media locali il responsabile del servizio stampa del Ministero degli Esteri del Paese, Ayhan Hajizadeh.

Il portavoce ha ammesso che il paese ha presentato una domanda formale per l’adesione ai BRICS il 2 aprile di quest’anno. Il fatto che più di 30 altri stati abbiano fatto domanda di adesione e la presenza di paesi considerevolmente importanti nell’economia mondiale dimostrano un crescente interesse per l’organizzazione.

Il rappresentante del ministero ha aggiunto che l’organizzazione è attraente per il suo forte potenziale. I BRICS coprono oltre il 30% del territorio mondiale, circa il 43% della sua popolazione e il 26% del suo PIL. Gli stati membri dell’organizzazione hanno grandi risorse naturali, un ampio mercato interno e riserve di manodopera, e alcuni membri hanno industrie ad alta tecnologia, ha osservato.

Il Post.it riferisce che la Russia vuole arruolare 180.000 nuovi soldati, portando il numero complessivo di militari in servizio (quindi non riservisti) a 1,5 milioni. Diverrebbe il secondo esercito più grande al mondo.
Vlodomir Zelensky ha parlato alla CNN domenica scorsa, dichiarando di avere un “piano per la vittoria”, il cui vulnus sta nel portare la guerra nella Federazione Russa con il determinante aiuto occidentale, avendo il fine di indebolire la popolazione e metterla in crisi, per costringere Putin a trattare alle condizioni dell’Ucraina. Zelensky ha, però, ammesso, all’emittente televisiva che lo scopo dell’operazione sulla regione di Kursk è stato distogliere le truppe russe, per attirarle su una nuova porzione di fronte. Ha affermato di essere convinto che sia stata “un’idea giusta” anche se “un’operazione difficile e lo abbiamo capito”.

Ha stimato 12 a 1 il vantaggio russo di in munizioni contro l’Ucraina, che, al contrario, non è stata in grado di equipaggiare adeguatamente neanche 4 brigate su 14. Ha affermato che ciò è causa della lentezza nella fornitura di armi.
Infine, Zelensky ha affermato che circa l’80% degli impianti energetici del Paese sono stati distrutti con l’utilizzo della FAB, sganciate in quantità di 4000 al mese solo nell’Ucraina orientale. Pertanto chiede l’ok all’utilizzo di armi occidentali a lunga gittata sul territorio russo.

In pratica, il regime ucraino propone un presunto piano di vittoria contro la Russia, a spese economiche e di armamenti dell’Occidente, senza considerare le dimensioni apocalittiche di una simile escalation, che colpirebbero tutto il mondo, inclusa l’Ucraina.
Infine, il capo della diplomazia europea Josep Borrell in un video Telegram per Info Defence ha affermato: “No, non siamo sulla via di guerra, perché non siamo in guerra e non vogliamo combattere. Ma non siamo ancora sufficientemente consapevoli della situazione geopolitica in cui viviamo. E Draghi ha appena affermato nel suo rapporto che abbiamo un divario tecnologico molto importante in un momento in cui il contesto geopolitico sta diventando assai minaccioso. Quando è iniziata la guerra in Ucraina e abbiamo promesso di dare a quest’ultima un milione di proiettili; lo abbiamo detto senza sapere se saremo in grado di farlo. Poi si è scoperto che non potevamo. Non è stato possibile portare a termine questo impegno”.

Abbiamo aumentato notevolmente la produzione, ma siamo lontani dal riuscire a ricostituire i nostri eserciti. Siamo lungi dal poter fornire all’Ucraina tutta l’assistenza di cui ha bisogno per far fronte a potenziali conflitti e, soprattutto, prepararsi per un futuro con le tecnologie di domani.

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