Stampa Straniera Libera, Israele Nega l’Accesso a Gaza. Che Cosa Vuole Nascondere? Haaretz, FNSI.

21 Settembre 2024 Pubblicato da Lascia il tuo commento

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato  sul sito della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. (FNSI) . Buona lettura e diffusione.

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Israele, il quotidiano di Tel Aviv Haaretz: «I giornalisti stranieri devono poter entrare a Gaza»

 

In un editoriale pubblicato l’11 settembre 2024, i giornale rileva – fra l’altro – come «in tempo di guerra oggi, quando qualsiasi immagine rischia l’accusa di essere stata generata utilizzando l’intelligenza artificiale, il ruolo del cronista sul campo è più importante che mai».

«A undici mesi dall’inizio della guerra, è possibile affermare che le circostanze utilizzate da Israele per giustificare l’esclusione dei media da Gaza non sono più valide e che ai giornalisti stranieri deve essere consentito l’ingresso in modo che possano coprire adeguatamente la guerra».

Inizia così un duro editoriale pubblicato da Haaretz mercoledì 11 settembre 2024 – e ripreso in Italia da professionereporter.eu e da africa-express.info – nel quale il giornale di Tel Aviv chiede «Perché Israele ha paura di far entrare i giornalisti stranieri a Gaza? Cosa da nascondere lo Stato?».

Impedendo ai reporter l’accesso a Gaza, «Israele impedisce loro non solo di raccontare gli orrori della guerra, ma anche di verificare le affermazioni di Hamas in tempo reale, cosa che è un chiaro interesse israeliano», rileva l’editorialista di Haaretz, aggiungendo che il divieto assoluto di ingresso per i giornalisti stranieri senza la scorta dell’Idf «danneggia notevolmente la capacità di riferire in modo indipendente e il diritto del pubblico in Israele e nel mondo di sapere cosa sta succedendo».

Con il risultato, già denunciato anche dalla Ifj e da decine di testate di tutto il mondo – anche italiane – che il lavoro di cronaca ricade sulle spalle dei soli giornalisti palestinesi, costretti ad operare nelle proibitive condizioni che la guerra impone e che già stanno pagando un prezzo altissimo in termini di vite spezzate.

Questo «rende ancora più urgente la necessità che altri giornalisti entrino a Gaza.» e «in ogni caso – incalza Haaretz – proprio in tempo di guerra è di grande importanza consentire l’ingresso a giornalisti che non siano parte del conflitto. In tempo di guerra oggi, quando qualsiasi immagine rischia l’accusa di essere stata generata utilizzando l’intelligenza artificiale, il ruolo del giornalista sul campo è più importante che mai».

Da qui l’appello che il quotidiano israeliano rivolge alle autorità Tel Avis: «Non possiamo accettare la situazione in cui i militari dettano la linea della copertura giornalistica. Israele deve consentire ai giornalisti di entrare nella Striscia di Gaza, in modo che tutti possano capire meglio cosa sta succedendo lì e in modo che la nebbia della guerra possa essere diradata, anche se solo leggermente».

PER APPROFONDIRE
L’editoriale di Haaretz è online a questo link. Per leggerlo (in inglese) è sufficiente iscriversi fornendo il proprio indirizzo mail.

@fnsisocial

Ecco l’articolo, pubblicato in italiano da Professione Reporter:

 

“Il divieto generalizzato di ingresso ai giornalisti stranieri senza la scorta dell’Unità portavoce dell’IDF -l’esercito israeliano- danneggia enormemente la capacità di fare informazione in modo indipendente e il diritto del pubblico in Israele e nel mondo di sapere cosa sta accadendo a Gaza”.

Parole molto dure di un editoriale di Haaretz, quotidiano di Tel Aviv, dell’11 settembre 2024, pubblicate in ebraico e in inglese in Israele. In qualche modo si può considerare un piccolo trattato sul giornalismo, diffuso dall’interno della società israeliana. L’editoriale è firmato semplicemente “Haaretz”.

Cose da nascondere

Haaretz si chiede: cosa ha da nascondere il governo israeliano? “Nulla può sostituire l’accesso indipendente, in cui i giornalisti possono parlare liberamente con i residenti locali e recarsi nelle aree di interesse per il pubblico e i media. Non possiamo accettare una situazione in cui i militari dettano la natura della copertura giornalistica. Israele deve permettere ai giornalisti di entrare nella Striscia di Gaza, in modo che tutti possano comprendere meglio ciò che sta accadendo e che la nebbia della guerra possa essere diradata, anche se solo leggermente”.

“A undici mesi dall’inizio della guerra -prosegue il pezzo- si può affermare che i pretesti utilizzati da Israele per giustificare l’esclusione dei media da Gaza non sono più validi e che ora deve consentire l’ingresso di giornalisti stranieri affinché possano coprire la guerra in modo adeguato. A causa del controllo israeliano sui valichi di frontiera, che è diventato ancora più stretto dopo la conquista di Rafah, nessun giornalista straniero può mettere piede nella Striscia senza l’approvazione dello Stato. Il ruolo di un giornalista è quello di essere sul posto, di parlare direttamente con le persone e non solo attraverso i portavoce per conto di interessi acquisiti, di sentire l’atmosfera e di riferire sugli eventi. Non c’è paragone tra il reportage non mediato sul campo e quello realizzato da terzi, le interviste telefoniche e le analisi condotte con l’ausilio di immagini fisse o video”

Palestinesi uccisi

Quando Israele impedisce ai giornalisti di recarsi a Gaza, non solo nega loro di raccontare gli orrori della guerra, ma anche di esaminare in tempo reale le affermazioni di Hamas: “Impedire ai giornalisti stranieri di fare il loro mestiere -spiega sempre Haaretz- ha come risultato che il duro lavoro di cronaca ricade sulle spalle dei giornalisti palestinesi, che a loro volta soffrono per la guerra e le sue dure condizioni”. Secondo i dati del Committee to Protect Journalists, almeno 111 giornalisti e operatori dei media palestinesi sono stati uccisi durante la guerra (tre di loro, secondo l’esercito israeliano, militavano in Hamas o nella Jihad islamica palestinese).

“Proprio in tempo di guerra -scrive Haaretz- è molto importante permettere l’ingresso di giornalisti che non siano parte in causa nel conflitto: persone che possano coprire l’evento senza temere pressioni da parte della propria società o del proprio governo. Oggi, in tempo di guerra, quando ogni immagine rischia l’accusa di essere stata generata dall’Intelligenza artificiale, il ruolo del giornalista sul campo è più importante che mai”.

posizioni critiche

Numerosi appelli internazionali sono stati rivolti al governo israeliano dall’inizio della guerra affinché sia concesso l’ingresso della stampa a Gaza, senza l’accompagnamento dei militari israeliani. Appelli inascoltati. 

Haaretz (in ebraico, Paese) è un quotidiano israeliano di orientamento di sinistra, fondato nel 1919. Il periodico è di proprietà per il 60% della Famiglia Schocken, per il 20% di M. DuMont Schauberg e per il 20% di Leonid Nevzlin. Il quotidiano ha più volte abbracciato posizioni fortemente critiche nei confronti del governo di Benjamin Netanyahu.

A diffondere l’editoriale di Hareetz è stata l’Agenzia Africa ExPress. Chi è interessato a contattarla può inviare un messaggio WhatsApp con il nome e la regione (o Paese) di residenza al numero +39 345 211 73 43 e sarà richiamato.
Africa Express viene diffuso in tempo reale sulla piattaforma Telegram al canale https://t.me/africaexpress e sul canale Whatsapp https://whatsapp.com/channel/0029VagSMO8Id7nLfglkas1R ai quali ci si può abbonare gratuitamente.

 

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