Eni, Crosetto, Salvini, Toti. Giustizia all’italiana. Vincenzo Fedele.

20 Settembre 2024 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Vincenzo Fedele, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione queste riflessioni su quello che riteniamo essere il principale, gravissimo, problema del nostro Paese: la magistratura, a cominciare dal suo massimo esponete, il signore che dal Quirinale ha permesso che si facesse carta straccia della Costituzione durante la psico-pandemia.. Buona lettura e condivisione.

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Eni, Crosetto, Salvini, Toti – Giustizia all’italiana

L’idea di Democrazia si regge sull’equilibrio dei poteri. Un sistema di pesi e contrappesi che dovrebbe garantire capacità di decisione e capacità di controllo.

La divisione dei poteri è uno di questi pilastri: Il Parlamento fa le Leggi, il Governo le attua, la Magistratura le applica. Questo è, in estrema sintesi, il principio.

In realtà non funziona così. Il giocattolo è rotto e non funziona più. Non da oggi ma da quando, sulla spinta del fenomeno che prese il nome di “Mani pulite”, una intera classe dirigente è stata spazzata via salvaguardando un solo partito politico.

La decapitazione di una parte politica fu la parte più appariscente della rivoluzione, ma non la più importante. Una classe dirigente si sostituisce, anche se con difficoltà. Un braccio della bilancia, una volta amputato, è invece difficile da ripristinare. La più importante fu l’annullamento della cosiddetta “Immunità parlamentare” amputata a furor di popolo, ma nessuno parlò di populismo e processi di piazza (manipolata) invece che nelle aule di tribunale.

Ogni sistema di pesi e contrappesi prevede anche dei sistemi di autodifesa contro eventuali invasioni di campo. Da noi i sistemi c’erano. La “Costituzione più bella del mondo” aveva previsto l’immunità per i parlamentari, aggirabile solo dietro autorizzazione del Parlamento stesso, e l’autogoverno dei giudici, soggetti al Consiglio Superiore della Magistratura, cioè giudicati dai colleghi degli stessi giudici e non da altri. Eliminata l’immunità politica (in verità parecchio abusata), la diga è stata distrutta e l’invasione di campo è continua, spietata, senza limiti ne decenza.

Oggi è normale che la Magistratura critichi e cerchi di condizionare la stesura delle Leggi, mentre se qualcuno critica il comportamento anomalo della Magistratura, trattasi di indebita ingerenza e di lesa maestà.

Forse è meglio qualche caso per comprendere l’abisso in cui siamo caduti nell’indifferenza generale.

ENI – NIGERIA

Anni or sono era scoppiato un caso, con risonanza internazionale,  su presunte mazzette elargite dai vertici ENI in Nigeria per lo sfruttamento di giacimenti nigeriani da parte del nostro Ente energetico. Il danno era stato enorme non solo per i dirigenti coinvolti, ma per le stesse politiche energetiche nazionali. In tutto il mondo, per anni, l’ENI si era trovata a dover risalire la china di sospetti, per ogni appalto a cui partecipava. In caso di aggiudicazione gli attori, locali e internazionali, furono guardati con la lente d’ingrandimento e soggetti a controlli aggiuntivi nel sospetto di danaro in nero ricevuto o dato. L’ENI, quindi, trattata quasi da appestata a livello mondiale ed isolata nel dubbio di contagio mazzettaro. Tutto il mondo lo ha sempre fatto tranne, forse, noi, ma le cose erano state capovolte. A distanza di anni non solo i vertici ENI sono stati totalmente assolti, dopo che il danno grave era stato fatto, ma è anche venuto fuori che all’epoca i due magistrati accusatori avevano tenuto nascoste delle prove che scagionavano completamente gli imputati, tra cui anche l’Amministratore Delegato ENI dell’epoca, Claudio Descalzi, accusati di corruzione internazionale.

Adesso per l’ex Procuratore aggiunto della Repubblica Fabio De Pasquale e per il suo collega Sergio Spataro, sono stati chiesti 8 mesi (otto mesi) di carcere per “rifiuto di atti d’ufficio”. Questo sarebbe il reato di aver tenuto nascoste prove decisive nel processo da loro condotto a carico dei vertici ENI. Cioè non solo avevano creato un processo dal nulla, su prove che i magistrati giudicanti hanno ritenuto inconsistenti, assolvendo totalmente gli imputati, ma avevano anche tenuto nascoste altre prove che testimoniavano la loro innocenza con un intento persecutorio che esula dalla giustizia. Un privato cittadino che nasconde prove, a carico o a discarico, viene perseguito penalmente, perchè equivale a fabbricare prove false per condannare un innocente che si sà essere innocente. In questo caso i due ex procuratori, De Pasquale e Spataro, che avrebbero dovuto essere i baluardi della Giustizia, sono giudicati a Brescia per aver nascosto prove rilevanti a discarica.

Non per dimenticanza o leggerezza, ma per aver volutamente nascosto prove che loro avevano ma che non erano funzionali alla teoria da loro architettata, nel tentativo di far condannare gli imputati a tutti i costi, anche quello di alterare le verità fattuali. La richiesta di 8 mesi di reclusione fa sorridere, anche ammesso che venga accolta dalla Magistratura giudicante, se si pensa al danno subito dagli imputati, dall’ENI a da tutto il sistema energetico italiano, oltre al danno d’immagine del nostro Paese a livello mondiale. Però basta declassare il reato commesso dagli ex Procuratori a “rifiuto di atti d’ufficio” e viene dimenticata la falsificazione degli atti, la protervia persecutoria e la malafede con cui era stato imbastito il tutto.

Proprio sull’onda di quelle indagini De Pasquale era stato nominato Procuratore aggiunto. Quando è emerso il suo reale comportamento non è stato neanche sospeso dal servizio, il CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) lo ha solo retrocesso a semplice PM ed è tuttora in servizio a difesa della Giustizia che ha stravolto e deriso. Spataro, che fece da “spalla” a De Pasquale, ha ottenuto di essere trasferito alla Procura europea, come dire “promoveatur ut amoveatur”.

CROSETTO

Il Ministro Crosetto aveva sporto denuncia per la pubblicazione di un fatto marginalissimo che lo riguardava, ma che lui aveva giudicato inaudito per l’argomento e per la provenienza. E’ come se io avessi, privatamente, confidato a mia moglie che, pur soffrendo di diabete, mangio normalmente la marmellata ed un giornale pubblica questa notizia corredandola di particolari che solo chi era presente alla confessione poteva conoscere. Cioè Crosetto ha avuto il sospetto che qualcuno, illegalmente, stesse spiando la vita di un Ministro della Repubblica ed aveva chiesto che si indagasse in merito. All’epoca questa segnalazione era stata tacciata come arroganza del potere che vuole tacitare la stampa libera e indipendente. Ne è venuto fuori un bubbone purulento che ha dovuto constatare l’esistenza di decine di migliaia di intercettazioni a carico di esponenti del Governo, decretati da un magistrato capo della Direzione Antimafia che, in virtù della propria posizione, tutto può decidere ed attuare senza controllo e che, con l’aiuto di un ufficiale della Guardia di Finanza al suo servizio, sono stati raccolti creando un vasto sistema di dossieraggio che, a seconda dei tempi e delle situazioni, veniva “passato” sottobanco a giornali compiacenti che spacciavano il tutto per giornalismo investigativo.

Da quanto finora emerso, oltre dieci tra Ministri e Sottosegretari, da quando è in carica il Governo Meloni, sarebbero stati così spiati per passare “notizie” a giornali amici e procure interessate. La Direzione Nazionale Antimafia può obbligare qualsiasi Ente, anche Bankitalia, a fornire informazioni su qualsiasi cittadino italiano, non importa se indagato o meno, per non meglio precisate “misure di prevenzione” che sono Legge solo da noi. Lo stesso mostro che ha fatto accettare e livello internazionale le “azioni prevenive” israeliane che hanno trasformato la difesa legittima in genocidio palese.

Da noi hanno creato all’interno della DNA, dal 2018, il gruppo di potere SOS retto sino a pochi mesi fa dal finanziere Pasquale Striano. Il magistrato che aveva ordinato tutte le intercettazioni e che, con l’ausilio di Striano, aveva costruito i dossier non ha subito finora nessuna censura legale o limitazioni di alcun tipo.

Il Procurato di Perugia, Raffaele Cantone, ha chiesto l’arresto per i due indagati, ma il provvedimento è stato respinto con la motivazione che i due non sarebbero in grado di reiterare il reato non essendo più, il giudice, a capo dell’antimafia ed essendo stato,  il luogotenente, spostato anche se sembra che abbia contatti con i livelli superori che supervisionano i fatti.

I fatti stessi stanno per approdare alla commissione antimafia del Parlamento presieduta da un certo Cafiero De Raho (Movimento 5 stelle) che all’epoca era il supervisore del magistrato indagato ma nulla aveva visto o intuito. Adesso dovrà indagare e decidere su come procedere contro il magistrato stesso, oltre che contro Spriano. Chi osa parlare di conflitto di interessi viene, in questo caso, additato al pubblico ludibrio: come si osa dubitare di un magistrato prestato alla politica ?

La politica spettacolo fa ancora notizia, anche se tutti sanno che la politica è l’arte dell’apparire prima ancora che quella del fare o dell’essere. La magistratura spettacolo, che non dovrebbe esistere, è invece coperta per non doverla descrivere e giustificare. I giornalisti non commettono mai reato a pubblicare notizie. Non importa come se le procurano, fosse anche a mano armata, o se la pubblicazione viola segreti d’ufficio o riguarda notizie di un’indagine che nulla hanno a che fare con le notizie stesse. La magistratura è al di sopra di ogni sospetto ed i giornalai a corredo godono di tutte le immunità.

SALVINI

La magistratura sta processando, con una richiesta di oltre 6 anni di carcere, il Ministro Salvini, per il blocco della nave “Open Arms” dell’estate del 2019 a cui venne impedito per molti giorni di sbarcare in un porto italiano i naufraghi che aveva raccolto in giro per il Mediterraneo. Si ricorderà che la nave aveva vagato per settimane prima di arrivare da noi, rifiutando gli approdi in porti non italiani, compresa la Spagna di cui la nave batte bandiera.

Fra le motivazioni della richiesta di detenzione per Salvini c’è la necessità, internazionalmente riconosciuta, di salvare i naufraghi in mare qualsiasi sia il loro status, anche se sono delinquenti o peggio. Si equiparano, così, coloro che combattono contro i flutti a quanti, già soccorsi, vengono portati per settimane su e giù per il Mediterraneo per costringere le autorità italiane ad accettare l’attracco e lo sbarco nel nostro Paese rifiutando qualsiasi altra alternativa.

Se qualcuno può sorridere all’affermazione salviniana, prettamente politica, di aver “difeso i sacri confini della Patria”, ci sarebbe solo da piangere anche solo a leggere il reato di cui viene accusato: Sequestro di persona.

Tralasciamo il comico, o tragico, accostamento di un Ministro dello Stato alle azioni delle varie anonime sarde o calabresi che sequestravano e segregavano personaggi di spicco per chiedere un riscatto, mentre, di contro, si richiede sempre il rispetto delle istituzioni quando si avanza qualche dubbio sull’operato della magistratura.

Se fosse vero che di sequestro di persona possa essersi trattato, dov’era allora la Magistratura? I fatti avvennero, lungo alcune settimane, sotto gli occhi di tutti, con giornali e TV a documentare i fatti, ma nessuno parlò, allora, di sequestro di persona. Nessuno inviò la forza pubblica a liberare i poveri sequestrati che si godevano, ben trattati e pasciuti, il panorama dal ponte della nave

Perchè, poi, usare due pesi e venticinque misure? Solo Salvini è da imputare? Nessuno del Governo dell’epoca era al corrente di cosa stesse accadendo? Nemmeno il Presidente del Consiglio Conte? Nemmeno il Ministro Toninelli che rilasciava pubbliche dichiarazioni per intestarsi la diminuzione degli sbarchi e toglierli a Sanvini?

Adesso, con inqualificabile faccia tosta e rimangiandosi le pubbliche dichiarazioni dell’epoca, qualcuno dice che non sapevano cosa stesse accadendo o che non erano d’accordo. In una intervista in cui Toninelli si intestava il merito di aver ridotto gli sbarchi del 90 %, la conduttrice lo interrompeva sottolineando che quella era una battaglia della Lega e Toninelli, di rimando, precisava : “Se non c’era il sottoscritto, la Lega non faceva niente. Perché io e Salvini agivamo contemporaneamente. Io sono responsabile della sicurezza dell’imbarcazione fino all’attracco dell’imbarcazione al porto. Lui è responsabile dopo lo sbarco per l’ ordine pubblico. Se queste due cose, questi due elementi e queste due politiche non si integravano, non c’era il meno 90 per cento. Quindi iniziamo a dire che è grazie al buon lavoro di due forze politiche chiare e cooperanti, che lavorano insieme, che si portano a casa i risultati”. Il video è sempre li ed è verificabile.

I vuoti di memoria sono all’ordine del giorno con amnesie a comando dei diretti interessati, dei giornalisti e, peggio, dei magistrati.

Oltre ad equiparare indebitamente i soggiornanti affacciati ai balconi della nave a chi lotta per non affogare, si evoca anche il diritto ad emigrare previsto da tutti i regolamenti internazionali. Bene ha fatto il Ministro Valditara a ricordare (cito a memoria), che se esiste un “diritto all’emigrazione” non esiste alcun “diritto all’ immigrazione” e che ogni Stato, in tutto il mondo, ha diritto di decidere chi ricevere e chi no.

E’ come confondere il diritto a poter uscire di casa con il diritto ad entrare indebitamente in casa d’altri contro il parere di chi ci abita.

Notevole infine l’indignazione dell’ANM (ci sarebbero molti altri aspetti, ma andiamo per grosse linee), per gli attacchi subiti dai magistrati alla richiesta di sei anni di reclusione per Salvini. Cioè una persona che si ritiene innocente non può neanche lamentarsi della ingiusta condanna (in questo caso una richiesta di condanna) e  difendersi presentando le proprie ragioni? I giudici sono criticabili solo se si indagano sinistri figuri ? Anche i procuratori che richiedono condanne improbabili godono di tale diritto alla incriticabilità?

Questo, credevo io, avveniva una volta nelle dittature o nei regimi assolutistici. Noi siamo in democrazia e queste cose da noi non avvengono, ma forse mi sbaglio.

TOTI

Mi ero già occupato dell’ex Governatore della Liguria obbligato obtorto collo a dimettersi dopo aver subito arresti domiciliari per timore di reiterazione del reato. Reiterazione che non poteva avvenire sia perchè i fatti contestati erano chiari ed era tutto alla luce del sole sia perchè, essendo sotto la luce accecante dei riflettori mediatici, ogni minima azione del Governatore sarebbe stata sottoposta ai raggi X. La stessa reiterazione che i magistrati ricordati prima non possono commettere, e infatti nessuno li ha fatti dimettere, poteva commetterla Toti, anche se non era ben chiaro neanche quale fosse il reato di cui veniva accusato.

Alla notizia che aveva infine deciso di patteggiare la pena e chiudere la partita con un suo impegno a svolgere volontariato per i servizi sociali, per un reato che induce al sorriso, mi ero agitato non condividendo il fatto che avesse gettato la spugna e rinunciato a difendere le proprie ragioni.

Alla luce di quanto sopra, però, mi devo ricredere.

Ha ragione Toti. Pur con tutte le ragioni del mondo, quando finisci nel tritacarne della magistratura è bene mettere da parte qualsiasi certezza.

C’è più speranza di centrare un terno al Lotto che vedere riconosciute le proprie ragioni in un’aula di tribunale.

Del resto la dice lunga che gli stessi PM abbiano accettato di patteggiare dopo intercettazioni filmati e registrazioni condotte per ben ventotto mesi e che hanno portato ad un teorema d’accusa, ma a nessuna vera accusa basata su fatti certi, conditi anche con mesi di arresti domiciliari dell’ex Governatore.

La persecuzione politica e personale del Governatore Toti, ne avevo già parlato in altra sede, potrebbe essere solo il frutto secondario, per quanto ghiotto e prelibato, di una diversa storia che narra una lotta inconfessata e invisibile con un attore altrettanto invisibile e sotto gli occhi di tutti: la MSC e la famiglia Aponte.

L’imprenditore Spinelli, che aveva elargito sovvenzioni all’Associazione di Toti come ad altri gruppi politici, compreso il PD, è ormai fuori gioco ed anche lui è stato convinto a patteggiare. Non può più partecipare ad appalti per  gestire terminal di qualsiasi tipo nel porto di Genova che, quindi, viene consegnato interamente nelle mani limpide ed immacolate della MSC senza più concorrenze indebite.

Che dietro la MSC ci sia Israele ed il Mossad è un dubbio che qualche malfidente sembra abbia avuto, ma di certo si tratta di esagerazioni e di strumentalizzazioni.

La morale della favola, se di morale si può parlare, è che il nostro sistema giudiziario è malato. La malattia è aggravata dalla contiguità con un sistema giornalistico moribondo che si vende al miglior offerente e che ha contagiato con altrettanta gravità la nostra democrazia eterodiretta da dietro le quinte.

Ci si indigna se a qualcuno viene in testa di raccontare verità scomode, si sovverte lo stato naturale delle cose per inseguire teoremi precostituiti, si mescolano e si nascondono e piacimento azioni di servizi segreti, magistrati, media asserviti e che sfruttano il gioco perverso di specchi che trasformano la menzogna in verità ed il male in bene.

Se qualcuno si azzarda a scoprire gli altarini viene fatto passare per matto visionario, negazionista e complottista, viene bloccato sui social media quando non finisca per essere oggetto lui stesso di dossieraggio distruttivo e squalificante.

Questa è, oggi, la giustizia italiana ed il giornalismo auto incensante.

Mi sovviene dal passato una frase attualissima: l’ingiustizia non ci deve abbattere. Ci deve risvegliare.

Vincenzo Fedele

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2 commenti

  • Topo gigio ha detto:

    Dice bene l’autore dell’articolo quando usa il termine INTENTO PERSECUTORIO per stigmatizzare l’operato dei procuratori milanesi del caso ENI .
    Mà l’intento persecutorio si e’ sviluppato lungo decenni ovunque nel nostro paese: nelle scuole (dalle elementari all’universita’). Nel provveditorato agli studi della mia citta’ era stato istituito una specie di tribunale in cui i “dissidenti” venivano sottoposti a giudizio. Dal bidello invalido che non era in grado di spostare armadi alla professoressa di liceo che forse aveva osato fare qualche affermazione cristiana contro l’aborto.

  • Davide Scarano ha detto:

    Caro Tosatti, mi permetta di dissentire. Il problema maggiore degli italiani non è la magistratura, ma, come direbbe Johnny Stecchino in giro per Palermo: “il traffico”. Fuor di metafora direi che troppa gente è pronta a firmare “l’8 di settembre” vendendo non solo la propria pelle ma anche quella di amici e conoscenti, pur di far fuori qualche avversario. L’Italia è la terra del “particulare”, come insegnava Guicciardini ed è facile immaginare che “di particulare in particulare”, a breve rimarranno solo ossi spolpati.

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