Gli Angeli. Un Saggio di Padre Bonaventura, Curato da Rosanna Boccacci e Sergio Russo.

18 Settembre 2024 Pubblicato da 1 Commento

 

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo saggio di Pade Bonaventura, curato da Rosanna Boccacci e Sergio Russo, a cui va il nostro grazie. Buona lettura e condivisione.

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GLI ANGELI

 

Non è errato dire che San Tommaso d’Aquino sia conosciuto come il “Dottore Angelico”. Ed infatti egli aveva una grande familiarità con gli angeli, come tanti altri santi, ad esempio sant’Agostino o san Giovanni Enrico Newman.

Nel Catechismo della Chiesa Cattolica troviamo, a riguardo, le seguenti affermazioni (CCC 350): “Gli angeli sono creature spirituali che incessantemente glorificano Dio e servono i suoi disegni salvifici nei confronti delle altre creature: «Ad omnia bona nostra cooperantur angeli – Gli angeli cooperano ad ogni nostro bene.» (S. Tommaso d’Aquino, S. Th., I, 114, 3, ad 3).

“Gli angeli circondano Cristo, loro Signore. Lo servono soprattutto nel compimento della sua missione di salvezza per tutti gli uomini.” (CCC 351).

 

Prima di proseguire nelle nostre considerazioni quindi, è bene anche notare che, nella santa Liturgia Orientale, gli angeli sono davvero onnipresenti. E questo fatto corrisponde perfettamente all’insegnamento e alla fede della Chiesa.

Origene parla degli angeli responsabili dei quattro elementi, dei quali scrive San Paolo in Galati 4,9. E san Tommaso d’Aquino afferma che questo è un insegnamento tradizionale: “… tutte le cose corporee sono governate dagli angeli. E questo non è solo l’insegnamento dei Santi Dottori della Chiesa, ma di tutti i filosofi.” (S. Th., I, 110, 1). Dunque, potrebbe benissimo accadere che questo legame tra gli angeli e l’universo visibile ci dia la chiave di alcuni misteri.

Vogliamo parlare innanzitutto dell’inizio della storia della salvezza, vale a dire quando il popolo d’Israele fu oggetto di una speciale assistenza da parte degli angeli. Il libro di Daniele ci indica nell’Arcangelo Michele il protettore del popolo (Dn X 13.21; XII 1). Così conferma san Dionigi l’Areopagita: “La teologia nomina Michele l’angelo del popolo d’Israele” (Hier. Cael, IX, 2). E questo poiché gli angeli sono i ministri delle rivelazioni di Dio.

È tutta l’economia dell’Antico Testamento ad essere comunicata al popolo ebreo per intercessione degli angeli (san Clemente d’Alessandria, Eclog, 51) ed anche lo stesso “Abramo fu introdotto nei segreti di Dio da un angelo” (Strom, 5, 11).

È bene notare che la versione greca del Deuteronomio (XXXIII, 2) dice: “Alla sua destra (di Dio) lo accompagnavano gli angeli.” Lo conferma Flavio Giuseppe: “Abbiamo ricevuto da Dio, per mezzo degli angeli, la più bella delle prescrizioni e la più santa delle leggi” (Ant. Jud., XV, 5, 3). Questo è anche ciò che dice San Paolo: “La legge fu aggiunta a causa delle trasgressioni, fino alla venuta della discendenza per la quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata dagli angeli” (Gal 3,19). Ciò che dice anche santo Stefano: “Voi avete ricevuto la Legge per mezzo del ministero degli angeli e non l’avete osservata” (At 7,53). San Dionigi l’Areopagita parla molto chiaramente: “La Legge ci viene trasmessa dagli angeli; nei tempi che precedettero la Legge, così come nel tempo della Legge stessa; sono i miei angeli che guidarono i nostri venerati antenati verso le realtà divine, sia prescrivendo loro regole di condotta, sia rivelando loro le sante ordinanze, le visioni segrete dei misteri che non sono di questo mondo” (Hier. Cael. IV, 2-3). Così dice anche sant’Agostino: “Gli angeli pubblicarono la Legge con una voce terribile” (Civ. Dei 10, 14). Sant’Ilario afferma che “la Legge fu promulgata dagli angeli e l’uomo mangiò il pane degli angeli… fu attraverso i Cieli, cioè attraverso gli angeli, che la manna fu data sul monte Sinai” (Salmo 67). Per Sant’Ilario il popolo d’Israele è servito dagli angeli nel deserto (Mt 3,1).

C’era un angelo che vigilava sulla legge e che assicurava, fino alla venuta di Cristo, l’autenticità della sua interpretazione; il che vale anche per il Tempio. Questo è il motivo per cui Origene dice che “l’arca dell’alleanza, il propiziatorio, i cherubini e il tempio furono dati a Israele dagli angeli” (Cant. 2). Il ruolo degli angeli è quello di essere intermediari tra Dio e gli uomini, fino alla venuta di Cristo Gesù, il Messia tanto atteso.

 

Ebbene, fin qui abbiamo visto il legame speciale di Dio con il popolo d’Israele, ma dobbiamo notare anche il legame di Dio con gli altri popoli. Prima dell’alleanza con Abramo, c’è quella di Noè, stipulata con tutta l’umanità: si tratta della fedeltà di Dio con il cosmo, il cui simbolo è l’arcobaleno (Gen 9,9-17). È di questa alleanza che si parla negli Atti degli Apostoli (At 14,16-17). Questo è anche ciò che dice san Paolo: “Le perfezioni invisibili di Dio possono essere riconosciute attraverso le cose create” (Rm 1,20); i Padri della Chiesa lo affermano chiaramente: Sant’Ireneo (Adv. Haer. 3, 12, 9); Clemente Alessandrino: “I governi degli angeli erano distribuiti secondo le nazioni e le città” (Strom. 6, 17) e ancora: “Gli angeli erano distribuiti tra le nazioni secondo un’antica e divina ordinanza” (Strom. 6, 6). Così dicono anche Origene (De Princ. 3, 3, 3), san Basilio (Adv. Eun. 3, 1), san Giovanni Crisostomo (De Laud. Paul. 2), san Dionigi l’Areopagita: “L’Altissimo ha fissato i confini delle nazioni secondo il numero degli angeli di Dio.” (Hier. Cael. IX, 2).

La missione degli angeli alle nazioni riguarda la loro protezione e assistenza per condurle a Dio. Per questo san Dionigi afferma: “Gli angeli incaricati della sacra cura di ciascuna nazione elevavano verso l’unico principio spirituale tutti coloro che erano disposti a seguirli” (Hier. Cael. 9, 3). È ciò che mostra il Macedone che chiede aiuto a San Paolo (Orig. Ho. Lc 12 e At 16,9). Si comprende così meglio il giudizio da dare sulle religioni pagane che conservano, grazie agli angeli, le vestigia della rivelazione naturale.

Eusebio di Cesarea spiega molto bene l’Epistola ai Romani: “Dio ha distribuito tutte le nazioni (eccetto i Giudei che ha riservato per Sé) agli invisibili governatori delle nazioni, che sono gli angeli, mediante un’economia misteriosa. Questi angeli, governatori e pastori, giudicarono giusto che uomini, i quali non erano capaci di contemplare nello spirito l’invisibile né di elevarsi lassù, a causa della loro debolezza, si rivolgessero verso le realtà che si vedono nel cielo, nel sole, nella luna e nelle stelle. Questi oggetti, infatti, che occupano un posto eminente nell’universo visibile, attiravano verso l’alto, il più vicino possibile e come nel vestibolo del Re dell’universo, gli occhi di chi li vedeva, e per la loro imponenza e la loro bellezza, conducevano loro a contemplare, per analogia, il Creatore dell’universo. Infatti, dice il divino apostolo, fin dalla creazione del mondo le realtà di Dio sono state viste attraverso le cose create.” (Dem. Ev. 4,7-8).

 

Gli angeli avevano quindi il compito di guidare le nazioni verso l’unico Dio. Ed anche se tutte le religioni prima di Cristo, a parte il giudaismo, contengano particelle di verità, tuttavia esse si sono profondamente pervertite. Come dice infatti san Paolo: “Dio si è fatto conoscere alle nazioni attraverso le realtà visibili del mondo, ma gli uomini hanno scambiato la gloria del Dio invisibile con l’idolatria di figure di uomini e di animali” (Rm 1, 23). Così… le vestigia della verità sono state corrotte dall’idolatria!

San Dionigi vedeva nella cattiva volontà degli uomini il grande ostacolo all’azione degli angeli. A questo bisogna aggiungere anche l’azione perseverante dei demoni, che operano sempre contro la creazione divina.

Ma se, con la Natività a Betlemme, Cristo è ormai il centro della storia della salvezza, allora tutto il mondo degli angeli è presso di Lui per servirlo (Lc 2,13-15). Gli angeli si mettono al Suo servizio, particolarmente nella Natività e nell’Ascensione.

I popoli, prima della venuta del Salvatore, “furono pungolati da demoni malvagi e caddero in uno spaventoso abisso di vizi.” (Eusebio, Dem. Ev. 4,10). “Per questo il Salvatore stesso venne agli uomini come medico, portando aiuto ai suoi stessi angeli per la salvezza degli uomini.” (ibidem).

D’ora in poi non è più solo il giusto Israele a vedere Dio, ma tutte le nazioni della terra (Lc 2,13-15) e “gli angeli si avvicinarono per servirlo… e vi era una moltitudine dell’esercito celeste che glorificava Dio” (Dem. Ev. 4,10 e Salmo 71). Sant’Ilario insiste: “Quando Cristo discese per assumere la natura umana fu accompagnato da un’assistenza celeste” (Salmo. 143). Gli angeli rimangono i messaggeri delle rivelazioni divine. San Dionigi insiste su questo punto: “È stato per mezzo di loro che è scesa fino a noi la grazia della conoscenza del mistero di Cristo… Tutto l’esercito celeste ha trasmesso agli abitanti della terra il famosissimo cantico della glorificazione” (Hier. Cael. 4, 4). Il ministero degli angeli verso l’umanità del Verbo continua dalla sua nascita fino alla sua agonia.

Se il mistero della Natività inaugura l’opera di Cristo, quello dell’Ascensione ne è il compimento. San Giovanni Crisostomo mostra come gli angeli siano presenti anche nell’Ascensione, perché è lo spettacolo unico e inaspettato “dell’uomo che scompare nel cielo” (Serm. Ascens. 4; e att. 1,10). Eusebio ci descrive l’Ascensione: “Le virtù celesti, vedendolo inalzarsi, lo circondarono per scortarlo, proclamando la sua Ascensione e dicendo: ‘alzatevi porte eterne, ed entrerà il re della gloria’ (Sal 23,9). Queste cose si compirono in ciò che ci raccontano gli Atti e, dicendo queste cose, si alzò davanti ai loro occhi” (At 1,9 e Salmo 17).

Dice ancora Eusebio: “Nell’Ascensione del Figlio di Dio al cielo, era giusto che gli angeli, che lo avevano servito durante la sua vita terrena, lo precedessero, gli aprissero le porte del cielo e pronunciassero le parole angeliche che il Salmo chiama giubilo e suono di trombe: Dio è asceso con giubilo, il Signore, al suono delle trombe” (Salmo 46,6 e Salmo 23).

Il rapporto degli angeli con l’Ascensione ha un significato particolare, non è solo l’elevazione di Cristo nel suo corpo tra gli angeli, ma è anche l’esaltazione della natura umana, alla quale il Verbo è unito, al di sopra di tutti gli ordini angelici. Così dice san Paolo nell’epistola agli Efesini (Ef 1,20-22): “… non solo in questo mondo, ma anche in quello futuro. Ha messo tutto sotto i suoi piedi.” Si tratta quindi di instaurare la regalità del Verbo incarnato su tutta la creazione e su tutta la natura angelica.

San Paolo ritorna su questo argomento nella Lettera ai Filippesi: “Dio ha esaltato Cristo e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, sulla terra e sotto terra e ogni lingua confessi il Signore Gesù Cristo” (Fil 2,9-11). È nel nome di Gesù, il Dio fatto uomo, che tutti devono adorare il Verbo incarnato.

San Giovanni Crisostomo lo spiega chiaramente: “Sembravamo indegni della terra, oggi siamo elevati al cielo, siamo esaltati al di sopra dei cieli, giungiamo al trono regale” (Serm. Asc. 3). Per questo il Salmo (24,7-10) dice: “Chi è colui che viene con le sue vesti di porpora?”

Il vero mistero della Natività è l’abbassamento della Persona divina del Verbo “un po’ al di sotto degli angeli” (Eb 2,7). E il vero mistero dell’Ascensione è l’esaltazione della natura umana al di sopra dei mondi angelici. Il che getta nello stupore gli angeli.

Conclude san Gregorio di Nissa: “Quanto al multiforme aspetto della sapienza, che consiste nell’assemblea dei contrari, essi sono stati ora istruiti dalla Chiesa, vedendo il Verbo fatto carne, la vita unita alla morte, le nostre ferite guarite dalle sue lividure, la forza dell’avversario vinto dalla debolezza della Croce, l’invisibile manifestato nella carne… Colui che, nessuno ha visto né può vedere, ha fatto della Chiesa il suo corpo, formando la Chiesa a sua immagine, affinché forse, volgendosi verso di lei, gli amici dello Sposo vedessero chiaramente in lei l’invisibile” ( Cant. 8).

 

Padre Bonaventura

 

(a cura di Rosanna Maria Boccacci e Sergio Russo)

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1 commento

  • La Signora di tutti i popoli ha detto:

    da Maria d’Agreda sui 1000 scelti da Dio per esser Angeli Custodi della Vergine:
    “l’Altissimo [.] ne elesse quindi 100 da ciascuno dei nove cori, per un totale di 900. Ne scelse altri 12, i quali, in forma umana visibile ma con simboli della redenzione sulle loro vesti, la potessero assistere nelle cose più ordinarie. Questi sono i 12 angeli che custodivano le porte della città di Gerusalemme, come è descritto nel libro dell’Apocalisse [.] Il Signore, poi, ne destinò altri 18 di livello superiore perché ascendessero e discendessero dalla scala mistica di Giacobbe con i messaggi della Regina a sua Altezza e di Lui a lei. Infatti molte volte la Regina li inviava [.] per essere guidata in tutte le sue azioni [.], per non fare nulla senza il beneplacito [.]chiedendo di sapere ciò che le comandava [.]
    Il Signore [.] nominò altri 70 Serafini dei più eccelsi e più vicini al trono della Divinità, affinché comunicassero con la Principessa del cielo nello stesso modo in cui comunicano tra loro [.]. Questo beneficio fu concesso alla Madre di Dio – sebbene fosse superiore per dignità e per grazia a tutti i Serafini – perché era inferiore agli angeli nella natura. Quando il Signore, a volte, si allontanava [.] i 70 serafini la illuminavano e consolavano. Ella conferiva con loro sui suoi ardenti sentimenti d’amore e sulle sue ansie per quel tesoro nascosto che aveva in sé. Furono scelti per questo beneficio in numero di 70 come corrispondenti agli anni di lei, i quali furono appunto settanta, e non sessanta. In questo numero sono compresi quei 60 prodi che, secondo il terzo capitolo del Cantico dei Cantici, custodivano il talamo di Salomone; erano scelti tra i più valorosi d’Israele, addestrati alla guerra e muniti di spade per i pericoli della notte.
    [.] questi principi e valorosi capitani vennero scelti dai supremi ordini gerarchici per custodire la Regina del cielo fu che in quell’antica battaglia tra gli spiriti umili e il superbo drago, essi furono eletti cavalieri nell’esercito del supremo Re, affinché con la spada della sua virtù e della parola divina combattessero e vincessero Lucifero[.] Questi sommi serafini, in quella battaglia vittoriosa, si distinsero per lo zelo dell’onore dell’Altissimo [.] Queste armi della grazia furono donate a loro per virtù del Verbo incarnato, che riconobbero capo e Signore, difendendo il suo onore insieme a quello della sua santissima Madre. Per questo motivo viene detto che custodivano il talamo di Salomone e gli facevano da scorta, con le spade ai fianchi ad indicare la generazione umana e in essa l’umanità di Cristo Signore nostro, concepita nel talamo verginale di Maria [.]
    Gli altri 10 Serafini, [.] furono anch’essi partecipi di quell’ordine superiore: contro l’antico serpente manifestarono grande riverenza alla divinità ed umanità del Verbo [.] A coloro che capeggiavano in questa lotta venne concesso, per onore speciale, di essere le guardie della comune Regina e signora. A capo di questo invincibile squadrone fu posto il principe della milizia celeste, san Michele, [.] L’Altissimo lo destinò alla custodia della santissima Madre [.]
    Fu finalmente nominato il santo principe Gabriele, affinché, da parte dell’eterno Padre, scendesse tra le legazioni dei santi angeli per dedicarsi ad altri ministeri riguardanti la Principessa del cielo.
    1000 angeli le apparivano sotto forma di giovani di poca età ma di inarrivabile bellezza, con corpo celestiale,[.] come cristalli purissimi e sfavillanti. Alla bellezza univano [.] un’amabile severità. Le veste erano talari simili ad oro fulgidissimo. Sul capo avevano corone di bellissimi fiori, olezzanti celesti fragranze.”

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