Don Bosco e il Papato. Capitolo XI. I Papi da S. Pietro a Pio IX. Fatti Storici. Don Marco Begato.

18 Settembre 2024 Pubblicato da Lascia il tuo commento

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, don Marco begato sdb, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione l’undiceisma puntata del suo saggio su Don Bosco e il papato. Buona lettura e condivisione.

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UNDICESIMA PUNTATA

I papi da S. Pietro a Pio IX. Fatti storici

 

Ci siamo molto dilungati in questa rassegna su don Bosco e il Papa. A questo punto, prima di giungere alle conclusioni annunciate, non vedo perché non inserire un’ultima digressione.

 

Vado a prendere un secondo e più agile opuscolo del nostro autore, intitolato “I papi da S. Pietro a Pio IX. Fatti storici”. In esso si ripetono molte delle notizie già viste finora, ma compaiono anche alcuni protagonisti (Pontefici) che nella Storia Ecclesiastica non erano stati ricordati. Ecco i principali:

 

Urbano II e la prima crociata – Quando gli spiriti dei grandi e del popolo furono così entusiasmati, sopratutto in Francia, il Papa vi andò tosto e convocò un concilio a Clermont. I prelati ed i signori si misero in movimento in tutte le provincie del mondo cristiano per recarsi a questa assemblea che fu numerosissima e dopo qualche regolamento {55 [381]} concernente certi affari ecclesiastici, si venne all’oggetto principale del concilio: la lega disegnata contro i musulmani. Il Papa alzando gli occhi al cielo e imponendo silenzio con un segno di mano, fece un discorso dei più patetici, esponendo il lagrimevole stato dei luoghi consecrati dalla presenza del Salvatore, ove si erano operati i più augusti misteri della nostra santa religione; esortò tutti i fedeli a prendere le armi per liberare i Luoghi Santi. Alla voce del Papa un entusiasmo quasi divino comprese tutta l’assemblea, e nello stesso tempo questo grido, quasi una ispirazione, partì da tutte le bocche: Dio lo vuole, Dio lo vuole. La prima crociata è stabilita: tutto si mette in movimento nell’intiera Europa, ogni classe di società, gli uomini di ogni condizione, gli abitanti delle città e delle campagne, nobili e plebei, ricchi e poveri, servi e signori, tutti si segnano della croce e partono per la conquista dei Luoghi Santi.

 

Il valore di questo Pontefice e della sua iniziativa di indire la prima Crociata è notevole rispetto alla costituzione dello Spirito Europeo. Don Bosco riprende il commento di alcuni autori, ne citiamo uno:

 

Bisogna notare, dice il sig. Guizot protestante, che il carattere che spicca maggiormente nelle crociate è la loro università. Prima di esse l’Europa non aveva mai operato per l’impulso di un solo sentimento, una sola causa non l’aveva commossa ed agitata in tutte le sue parti come all’epoca delle crociate. Ed è in questo senso che si potrebbe dire che prima delle crociate l’Europa non esisteva. Esse sono il primo atto della sua esistenza, da esse commossa intieramente l’Europa si rialzò tutto in un momento cristiana. I popoli cristiani non avevano visto mai uno spettacolo così animato e così glorioso. Ma non basta ancora: mentre le crociate divenivano così un avvenimento europeo, esse erano {57 [383]} eziandio, per ciascuna nazione, un avvenimento veramente nazionale. Una stessa, idea, un solo sentimento animava tutte le classi di ogni nazione, tutti obbediscono alla stessa ispirazione, tutti si slanciano unitamente nella stessa carriera. Re, Signori, preti, cittadini, popoli, tutti gli uni per gli altri si disputano l’onore di prendere l’interesse il più vivo, la parte più attiva alla conquista de’ Luoghi Santi. Finalmente fra questi gloriosi splendori comparisce ancora l’unità morale, certamente tanto nuova quanto l’unità europea.

 

Ecco dunque in che modo il Papa ha contribuito alla nascita dello spirito europeo e persino delle nazioni.

 

Altro contributo portato dai Pontefici all’umanità riguarda l’incremento di studi, scuole, scienze e arti. Scrive don Bosco:

 

            I Papi si mostrarono sempre zelanti propagatori del vero progresso. Negli stessi secoli dell’ignoranza esistevano {59 [385]} in diversi luoghi, sotto la protezione dei Papi, floride scuole che avevano prodotto dottori quali sono Pietro Lombardo, s. Tommaso d’Aquino, s. Bonaventura ed altri uomini celebri. Queste scuole nel secolo XIII presero il nome di università. Sotto Bonifacio VIII il cardinale Lemoine suo legato a Parigi fondò un collegio che per molto tempo portò il suo nome. Più tardi Martino V con una bolla del 9 dicembre 1425 confermò la celebre università di Lovanio da cui in diversi tempi uscirono dottori e professori de’ più insigni. Eugenio IV nel 1437 approvò quella di Caën, e sotto lo stesso Pontefice e circa nello stesso tempo ebbe luogo in Allemagna l’invenzione della stampa, ed abili operai in quest’arte accorsero da ogni parte a Roma, a Venezia ed in altri luoghi d’Italia ove le lettere sotto la protezione dei Papi erano specialmente coltivate.

            I Papi, che certi spiriti ignoranti o prevenuti hanno osato accusare di oscurantismo, non risparmiarono nè cure, nè spese, non indietreggiarono {60 [386]} avanti a nessun sacrificio, per l’estensione di quest’arte preziosa così utile alla propagazione delle scienze.

            Gregorio XIII alla fine del secolo XVI riformò, in seguito alle osservazioni de’ sapienti ch’egli aveva a questo fine riuniti a Roma, il calendario detto di Giulio Cesare, che era difettoso, e fece usare il calendario nuovo chiamato dal suo nome Gregoriano, che noi adoperiamo oggidì, e che rende importanti servizii alla società, fissando colla maggior precisione possibile il tempo della rivoluzione annuale del nostro pianeta intorno al sole.

            La scienza del diritto ebbe nella persona dei sommi Pontefici molte notabili illustrazioni. Innocenzo III fu il più grande giureconsulto. Rendeva egli stesso la giustizia al suo popolo ed i suoi giudizi erano così profondi e pieni di sapienza, che parecchi avvocati ed anche parecchi uomini sapientissimi venivano a Roma solo per ascoltarlo e confessavano di istruirsi maggiormente nelle sue udienze, che non nelle stesse scuole. {61 [387]} La giurisprudenza moderna deve anche ai Papi la forma della sua procedura, e i nostri tribunali civili non trovarono mezzo migliore che di adoperare, per l’istruzione dei loro processi, la saggie regole introdotte da questo Pontefice nel diritto canonico.

            La musica, la pittura, la scultura, l’architettura hanno trovato nei Papi i loro più fermi appoggi. I grandi artisti musici hanno sempre attinto dalla religione le loro più sublimi inspirazioni; ed è anche a Roma che eglino presso il papato vanno a perfezionare il loro genio come alla pura fonte che contiene tutto ciò che si ha di più divino nella loro arte. Michelangelo, Raffaello e i loro numerosi discepoli dovettero alle liberalità ed alla assennata stima dei sommi Pontefici i loro capolavori più rinomati.

 

E su tutti si riporta l’esempio di Sisto V: Sisto V si è reso celebre fra tutti gli altri Papi per la coltura delle belle arti. {62 [388]} Da ogni parte egli erigeva monumenti i quali come le altre grandi azioni dei suo Pontificato hanno resa eterna la sua memoria.

 

Terzo merito ascrivibile ai successori di Pietro: la difesa dalle invasioni dei mussulmani, che avrebbero certo comportato una grave decadenza culturale in Europa. I meriti a riguardo sono attributiti in particolare a Pio V nella battaglia di Lepanto. Di essa però abbiamo già detto.

 

Quarto merito: la diffusione della civiltà tra i popoli colonizzati, particolarmente intesa come annuncio di Cristo e della vera fede rivelata, e non come imposizione dei valori culturali occidentali. Il campione fu Gregorio XV.

 

Gregorio XV lasciò una preziosa memoria alla Chiesa con molte grandi opere, ma sopratutto collo stabilimento della congregazione per la propagazione della fede. Ed invero che opera havvi più eccellente che quella di portare la civilizzazione, colla conoscenza di Gesù Cristo, nei paesi selvaggi che ancora sono abbandonati all’idolatria?

 

Non ripetiamo gli elogi di quei pontefici che hanno salvaguardato il mondo dalle eresie, dagli scismi, dalle rivoluzioni, dai tiranni, dall’ateismo. A proposito di tiranni, torna interessante il commento dello scrittore protestante Coquerel:

 

Il potere papale, disponendo delle corone, impediva che il dispotismo divenisse atroce; difatto in quei tempi di tenebre noi non vediamo nessun esempio di tirannia paragonabile a quella dei Domiziani a Roma. Un nuovo Tiberio era impossibile, Roma l’avrebbe schiacciato. I grandi dispotismi hanno luogo quando i re si persuadono che non v’ha niente al di sopra di loro; è allora che l’ebbrezza di un potere illimitato partorisce i più atroci misfatti.

 

L’alternativa alla denuncia e persecuzione delle categorie appena citate – eretici, ribelli, anticlericali – è la consegna dalla Società nelle loro mani e il proliferare dei frutti delle loro ideologie. Cosa accade quando il mondo viene posto in mano a potenti senza scrupolo morale o a ideologi consacrati alle passioni e ai vizi, è sotto gli occhi di tutti e particolarmente a partire dal secolo scorso col suo trionfo di guerre, genocidi, e rivoluzioni culturali dagli esiti disumanizzanti.

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