La Triste Storia dell’Otto Settembre che Nessuno Ricorda più…Benedetta De Vito.

14 Settembre 2024 Pubblicato da Lascia il tuo commento

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, la nostra Benedetta De Vito offre alla vostra attenzione questo racconto che personalmente trovo di una delicatezza squisita. Buona lettura e diffusione.

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Me ne stavo, ieri mattina, in cucina a metter su un brodino con sedano, cipolla e carota, quando odo un lieve picchiare all’uscio. Colpetti leggeri, quasi di gattino. Un tictoc appena udibile coperto dall’acqua che già bolle. Oh chi sarà mai, mi domando, perché qui nella baia, a settembre come siamo, non c’è più anima viva e le musiche ritmate che provengono, in agosto, dalle barche in rada non si odono più e solo, intorno, il fischio del vento di maestrale e laggiù, verso Tavolara, il mare d’un blu cupo, carico di riccioli di spuma a gran ricamo. Oh chi sarà, dunque, mi chiedo e decido di far finta di nulla, avrò sentito male, via.

Ma il trapestio continua e ticchetetacchete, mi obbliga ad andare ad aprire. “Chi è?”, domando. Ma nessuno risponde. Apro la porta e chi mi trovo davanti? Un numero otto che ha, al guinzaglio un millepiedi con su scritto settembre. Oh bellino! Ma certo, lo riconosco al volo, è l’otto settembre che quest’anno, come notavo (ma in pochi se ne sono accorti), è stato messo in un angolino buio,  dimenticato e ammuffito. Amen.

Lo vedo il piccol”otto” che piange. Sicché, come faccio con il gatto Tigre, decido di dargli qualcosina da mangiare per tirarlo su di morale e dargli forza. Ma, mi chiedo e mi fermo, che cosa mangia l’Otto settembre? Proprio non lo so. Così, ripensandoci su, decido di nutrirlo di parole e di consolarlo  un poco. Lui si fa prendere in grembo e mi confida la sua pena.

“Prima ero ben considerato e quando arrivavo io si srotolavano i tappeti rossi, e tante autorità mi tessevano discorsi ed ero servito e riverito e qui e lì e di su e di giù e come mi pavoneggiavo con i miei compagni di annualità, bei tempi che non sono più…”.

Udite, il suo amaro singhiozzo? E continua: “Per ottant’anni è stato così e m’ero abituato alla pompa e agli onori e ora, d’un tratto, nulla. Ma proprio nulla. Nemmeno un titoletto a pagina 24 del giornale, un rigo su Instagram, una parolina gentile. Niente di niente, come se non fossi mai arrivato. Buuuu”.

Piange e io penso che è vero e che non si capisce bene il perché. O forse per capir che cosa è accaduto, occorre riavvolgere il nastro degli avvenimenti. Così il pensiero comincia a farsi verità: la data dell’8 settembre è stata scelta appositamente perché, come mi dice chi sa e chi mi ama, l’armistizio è stato firmato qualche giorno prima e quindi… perché l’otto settembre?

Ma sì, certo, come due più due fa quattro, s’è scelta quella data per sovrapporla alla festa di compleanno della Beata Vergine Maria.

E per farci dimenticare della nostra bella Madonnina infante… Poveri illusi! Il compleanno della nostra mammina in cielo è inciso nel cuore di tutti. Impossibile dimenticarlo. In quel giorno è nata la bambina senza macchia che è divenuta la mamma del Redentore. Un  miracolo grande! Eh sì, e ora so come consolare il piccol”otto”.

Sta ancora piangiucchiando, meschinello, ma io gli dico, senti, non lo sai che tu sei già importante e molto più importante perché nel giorno in cui tu vivi s’è incarnata la Santissima Vergine? Quell’altro otto settembre era solo un brutto cappottaccio rappezzato dai soliti fastidiosi costruttori di storie che sono capitanati dall’altro, il brutto, che si dice principe del mondo (e non lo è affatto). Tu ora torni a essere il vero e unico otto settembre, la natività della Vergine, e devi quindi essere felice e grato e in alleluia. Sorridi avanti!

E infatti il piccol”otto” sorride e prendendo in braccio il millepiedi di settembre, a salti e balzelloni, vola via, diventando invisibile nel vento. Invisibile sì, ma odo distintamente un grazie che si posa sul ramo di un corbezzolo e poi plana sul terrazzo e lo raccolgo in forma di piuma leggera color fiordaliso…

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