Don Bosco e il Papato. Capitolo VIII. Don Marco Begato.

13 Settembre 2024 Pubblicato da Lascia il tuo commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, don Marco Begato, sdb, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione l’ottavo capitolo del suo saggio su Don Bosco e il papato. Buona lettura e condivisione.

§§§

 

OTTAVA PUNTATA

Capo VI. Miracolo del SS. Sacramento. – Maometto II. – Scoperta del nuovo mondo. – S. Francesco di Paola. – Concilio XVIII ecumenico. – Disciplina di questa epoca.

 

A inizio del XVI secolo si tiene il Concilio Laterano V. In esso si riparano i danni creati da un precedente Sinodo tenuto a Pisa. Insomma il vizio di usare concili locali per promuovere pratiche sovversive è non nuovo nella Chiesa. La storia finora ci insegna che anche tali conciliaboli trovano il loro termine, dopo congruo tempo concesso dal Signore, e sempre per l’intervento di un Pontefice e di un Concilio debitamente convocato. Nessun altro singolo o gruppo locale può contrastare gli effetti negativi di un precedente sinodo eversivo; nessuno può abbreviare i tempi che il Signore concede al dilagare di certi errori; nessuno deve peraltro temere che a suo tempo Dio interverrà a risanare i danni inferti alla Sua Chiesa.

 

            Concilio XVIII ecumenico. – La Chiesa cattolica, sempre intenta a provvedere nuovi mezzi per combattere sulla terra il peccato e promuovervi la virtù, esordiva il secolo decimosesto con un concilio ecumenico che fu tenuto a Roma in Laterano, e presieduto da papa Giulio II. Incominciato nel 1512 fu continuato da Leone X, ed ebbe fine nel 1517. Esso è il quinto lateranese, decimottavo generale. Vi intervennero 114 vescovi oltre ai cardinali e molti abati. Venne celebrato per provvedere a molti disordini che erano alla Chiesa minacciati da un’adunanza d’indegni prelati protetti dai principi del secolo, detto comunemente Conciliabolo di Pisa, dal luogo dove tenevansi le sedute.

 

Si chiude così l’epoca quarta. Nella quinta apparirà l’Anticristo e verrà la fine del mondo, o forse no. Ma l’impressione nei Cattolici sarà enorme: inizia il trionfo dell’eresia, dello scientismo, della massoneria. È l’avvio di un nuovo grande periodo nel quale siamo ancora totalmente immersi. Andiamo a scoprire con don Bosco come guardare e come affrontare queste novità.

Epoca quinta. Dai principj di Lutero nel 1517 fino alla morte di Pio VI nel 1799. Abbraccia anni 282.

 

Capo I. Epoca quinta. – Lutero. – Calvino. – Scisma anglicano.

 

Epoca quinta. – La Chiesa fu così aspramente combattuta in quest’epoca quinta, che pareva fosse venuto il tempo dell’Anticristo. Nulladimeno essa riportò nuovi trionfi. Un diluvio di eretici arditamente l’assale; molti suoi ministri invece di sostenerla si ribellano e le fanno piaghe profonde. A questi si uniscono i principi del secolo, che col ferro, colla strage e col saccheggio la opprimono. Il demonio si nasconde sotto il manto di società segrete e d’una filosofia mondana e seducente, ma falsa e corrompitrice. Esso eccita ribellioni e suscita sanguinose persecuzioni; ma Dio rende vani gli sforzi dell’inferno e li fa servire alla sua gloria.

 

La lettura non si discosta molto da certe visioni contemporanee, preoccupate per il tracollo della chiarezza dottrinale, del decoro liturgico e della rettitudine morale.

Ma quale fu la controffensiva cattolica nel XVI secolo? Quanto si avvicina a essa la controffensiva che ognuno di noi nel proprio quotidiano oppone alla crisi che ci avvinghia?

 

Nuovi ordini religiosi, missionari instancabili, apostoli invincibili, pontefici grandi per santità, zelo e dottrina, tutti insieme di un cuor solo, e di una sola mente, dall’onnipotente braccio confortati, difesero validamente la verità e portarono la luce del Vangelo sino agli ultimi confini della terra. Così la Chiesa ebbe nuove conquiste e più gloriose vittorie.

 

Non riporto le ulteriori osservazioni del santo torinese, in quanto si discostano dallo studio sui Pontefici che stiamo portando avanti. Lascio però a titolo esemplificativo l’elenco di alcuni temi affrontati nel Capo II della Parte V.

Capo II. Ordini religiosi. – Barnabiti. – Cappuccini. – S. Gaetano e i Teatini. – S. Giovanni di Dio e i Fate bene Fratelli. – S. Girolamo Emiliani e i Somaschi. – S. Ignazio di Lojola. – Adorazione delle Quarant’Ore. – Fine di Lutero. – L’imperatore Carlo V.

Capo III. Concilio di Trento. – S. Pio V. – S. Teresa. – S. Carlo Borromeo. – S. Luigi Gonzaga.

 

La risposta definitiva alla crisi innescata da Lutero e poi esplosa nelle altre eresie moderne chiede l’indizione in un nuovo Concilio Ecumenico. Se i precedenti Concili affrontarono questioni relativamente particolari, questo dovrà trattare e sistematizzare pressoché la totalità dei temi del deposito della fede. Sarà l’ultimo Concilio per i successivi due secoli, con un grado di normatività estremamente elevato e una autorevolezza tanto eminente quanto efficace.

 

Concilio Tridentino. – La guerra fierissima che i protestanti muovevano alla Chiesa ed il bisogno urgente di ravvivare nel clero e nel popolo la santità dei costumi, rendeva necessario un concilio ecumenico. Fu infatti convocato da papa Paolo III a Trento, città del Tirolo italiano, e prese nome di Concilio Tridentino. Esso è il diciannovesimo ecumenico.

            Vennero condannati tutti gli errori inventati e suscitati da Satana in quella età; ma non si condannò alcun eretico personalmente proferendone il nome. Furono emanati molti decreti dogmatici sopra la grazia, i sacramenti, il purgatorio, le indulgenze e altri punti della fede: e si stabilirono molti salutari precetti di morale cristiana.

Campione del Concilio tridentino fu il santo Pontefice Pio V.

Capo IV. Enrico IV. – S. Filippo Neri. – Persecuzione del Giappone. – Il piccolo Pietro martire. – Cesare de Bus e i Dottrinari. – S. Camillo e i ministri degli infermi. – S. Rosa di Lima. – S. Francesco di Sales e il Chiablese.

Capo V. Giansenio. – Nuove barbarie nel Giappone. – Castigo de’persecutori. – S. Giuseppe Calasanzio e le Scuole pie. – S. Vincenzo de’Paoli e i Lazzaristi. – Progressi del Vangelo nel nuovo mondo.

Capo VI. Fratelli delle scuole cristiane. – Benedetto XIV. – S. Paolo della Croce e i Passionisi. – Origine de’Franchi-Muratori. – Moderna Filosofia. – Voltaire e Rosseau.

 

Peggiore dell’emorragia dei riformati fu la comparsa della Massoneria, una rete avvolta nei segreti con un’indole intrinsecamente antireligiosa e anticattolica. Purtroppo, essendosi ormai allentato il legame tra il Papa e i Principi, le parole di quello non dissuasero questi dallo scendere a patti con le società segrete.

 

Clemente XII e Benedetto XIV condannarono questi fanatici, ed eccitarono i sovrani a cacciarli da’loro stati. Ma pur troppo i re e i principi furono o concorrenti, o negligenti: e molti di essi già ne pagano il fio. Imperocchè i framassoni colle loro segrete adunanze cagionarono e cagionano ancora oggidì mali immensi alla religione, ai governi civili ed alle famiglie. Si può dire che sono la peste del genere umano. Quelli, che oggidì appellansi liberi pensatori, appartengono alla Massoneria. Miseri coloro che si lasciano cogliere in questa rete infernale!

Capo VII. S. Alfonso e i Redentoristi. – Soppressione de’Gesuiti. – Persecuzione Francese. – Robespierre. – Pio VI.

 

Tra le prime e più evidenti e disastrose conseguenze dell’ascesa massonica va annoverata la soppressione dell’ordine Gesuita. Ennesimo palese esempio di gravissima ingerenza dei poteri secolari nelle dinamiche ecclesiastiche. Anche qui non possiamo non notare la grande benevolenza di don Bosco nei confronti del Pontefice Clemente XIV, nonostante la responsabilità di aver soppresso la Compagnia di Gesù, la quale più di tutti in epoca moderna aveva agito a sostegno del Papato per difendere il vero pensiero cattolico nel’Europa e nel Mondo intero.

 

Soppressione dei Gesuiti. – Le corporazioni religiose sono a guisa di eserciti della Chiesa sparsi nelle varie parti del mondo. Quando perciò si vuol combattere la religione, si suole cominciare dai regolari, di poi si passa al clero secolare, ai vescovi e in fine al Capo supremo della Chiesa. I primi ad essere fatti segno per lo più sono i gesuiti. Alla metà del secolo XVIII i Liberi Muratori e i maestri dell’incredulità, trovando in essi un grande impedimento ai loro fini, inventarono contro di loro ogni genere di calunnia. Con questo mezzo riuscirono a farli cacciare dal Portogallo, dalla Francia, dalla Spagna e da altri regni: e si adoperarono presso ai governi civili, acciocchè costringessero il sommo Pontefice a sopprimerli, minacciandolo di mali gravissimi se resisteva. Il Papa adunque suo malgrado, sperando di preservare la Chiesa da sciagure maggiori, nel 1774 soppresse tutto l’ordine. Ma non andò gran tempo che parecchi sovrani desiderarono che questi religiosi rientrassero ne’loro stati a prendere cura della gioventù, predicare e compiere altre pani dell’ecclesiastico ministero.

 

Ripristinata la Compagnia dal Papa Pio VII, è notorio agli studiosi come essa non sia più stata la medesima di un tempo, e come da allora in modo lento ma inesorabile una mentalità viepiù secolare e filo-massonica si sia infiltrata anche in questo Ordine glorioso. Cosicché non ci stupiamo se negli ultimi decenni parlare di Gesuiti certamente non equivale a sicurezza dottrinale e salvaguardia dal modernismo. Ma ancora una volta, per usare le parole di don Bosco, deve risultare evidente che il trionfo della vera fede non è opera di uomini o conquista di uomini, bensì solo e unicamente opera di Dio che per questo non si dispiace di “ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti” e di ciò “che nel mondo è debole per confondere i forti” e di ciò “che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono” (1Cor 1,27-28).

 

Le concessioni di Clemente XIV ai desiderata dei potenti di questo mondo decisamente non hanno sortito gli effetti desiderati. La soppressione della Compagnia di Gesù lungi dall’attenuare le ingerenze dei sovrani sulla Chiesa, sono state preludio di ben più gravi episodi. A farne le spese saranno i Sommi Pontefici Pio VI e Pio VII, ridotti in carcere dagli uomini di Napoleone. Riporto ampi stralci, perché commoventi e perché in un certo senso dobbiamo credo prepararci a vedere nuovamente rapiti e strattonati i nostri Pontefici. Se ciò avviene per la loro fedeltà a Cristo, ciò avrà da essere conforto e speranza per tutti noi, come lo fu – leggerete poco sotto – per re Emanuele IV e la regina di Sardegna, la venerabile Clotilde. Ci educhi questo racconto al retto modo di desiderare e accompagnare le persecuzioni della Chiesa, con cuore di veri figli cattolici, per vedere sempre in esse attuata la beatitudine rivolta da Nostro Signore ai perseguitati per il Suo nome.

 

            Pio VI. – A papa Clemente XIV era succeduto Pio VI, il quale ebbe il pontificato più lungo che sia stato sino a quello di Pio IX; ma quasi tutto pieno di amarezze e di angoscio. Eletto nel 1775, adempiè con infaticabile zelo le funzioni di supremo Pastore consolando gli uni, aiutando gli altri, confortando tutti a rimaner fermi nella fede. Ne’tre ultimi anni di pontificato dovette tollerare ogni maniera di crudeltà, di persecuzioni e d’insulti da parte de’Francesi. Que’ribelli sotto alla scorta di Napoleone I invasero l’Italia, e dopo aver profanato e spogliato i più venerandi santuari entrarono in Roma per impadronirsi del Papa contro alla fede data di non fare insulto nè a Roma, nè al suo sovrano.

            Mentre il Papa pontificalmente vestito celebrava i divini uffizi, gli vien significata l’abolizione di ogni sua autorità; sono allontanate le guardie romane e in loro vece si pongono de’francesi. Il generale Berthier ebbe l’audacia di voler vestire il Pontefice da repubblicano con nappa di tre colori. «Io non conosco altra divisa, rispondeva il magnanimo Pontefice, se non quella di cui la Chiesa mi onorò. Voi potete opprimere il mio corpo, ma l’anima mia è superiore ad ogni attentato… Voi potete ardere e distruggere le abitazioni dei vivi e le tombe dei morti, ma la religione è eterna: essa sussisterà dopo di voi, come esisteva prima di voi, e il suo regno si perpetuerà sino alla fine dei secoli…» (Anno 1798).

 

Capo VIII. Persecuzione in Roma. – Rapimento e patimenti di Pio VI. – Sua gloriosa morte. – Redole disciplinari di quest’epoca.

 

            Rapimento e patimenti di Pio VI. – Il perseguitato, ma sempre grande Pontefice, attesa l’età di ottant’anni, la sanità cagionevole e i vari suoi incomodi, mostrava vivo desiderio di morirsene a Roma, e si rifiutava di sottomettersi al comando di partire. Ma replicava il barbaro Haller: «Io non ascolto nè ragioni, nè pretesti. Se voi non partirete di buona volontà, vi faremo partire per forza.» In una spaventevole notte, quella del 28 febbraio 1798, mentre infuriava un orribile temporale, il Papa posto in una cattiva carrozza, privo de’suoi ministri, consegnato nelle mani di due commissari, viene condotto segretamente fuori di Roma per non entrarvi mai più. Fu da prima condotto a Monterosso, indi a Viterbo, poscia a Siena e finalmente trasferito in un convento di Certosini presso Firenze. Egli era menato schiavo da’suoi nemici, che studiavano ogni segretezza perchè non fosse conosciuto. Non di meno egli riceveva da per tutto onori, come se fosse condotto in trionfo. Da tutte parti preti, {325 [325]} laici, ricchi e poveri, uomini e donne, vecchi e fanciulli, sani ed infermi, tutti insieme confusi occupavano i campi, le strade, si arrampicavano sugli alberi, e colle mani giunte e ginocchioni dimandavano la benedizione del glorioso prigioniero. Nella Certosa di Firenze fu visitato dal re Emanuele IV e dalla regina di Sardegna, la venerabile Clotilde. Si gittarono amendue a’suoi piedi, benchè inutilmente il buon Papa si sforzasse di rialzarli. «In questo momento fortunato, disse il re, io dimentico tutte le mie disgrazie, più non mi lamento del trono che perdei; tutto a’vostri piedi ritrovo. – Caro Principe, risponde il Papa, tutto è vanità, eccetto amar Dio e servire a lui. Rivolgiamo i nostri sguardi al Cielo; là ci aspettano troni che non potranno più esserci rapiti. – Venite con noi in Sardegna, ripiglia la pia regina, voi troverete ne’vostri figliuoli tutto il rispetto che merita un sì tenero Padre.» Ma come poteva egli liberarsi dalle mani di quei ladroni?

            Morte di Pio VI. – Dopo tanti viaggi e stenti, dopo tante inquietudini, travagli ed insulti, questo illustre martire doveva ricevere la ricompensa dovuta a’suoi patimenti. Mentre l’arcivescovo Spina si avanzava per amministrargli il SS. Viatico, al cospetto di Gesù Cristo gli domandò se perdonava ai suoi nemici. A quelle parole il venerando Pontefice levando gli occhi al cielo, quindi fermandoli in un crocifisso, che teneva sempre in mano. «Con tutto il mio cuore, rispose, con tutto il mio cuore.» Fatte chiamare intorno a sè le persone di casa, e quelle prostrate e piangenti benedisse con triplice ed ultima benedizione. Chiese che gli si leggessero le orazioni degli agonizzanti, le quali divotamente accompagnava. Conservando sempre la stessa serenità di volto, si addormentò nel Signore l’anno 81 di sua età, di suo pontificato 24 e mezzo, il 29 agosto 1799.

 

Con la morte tragica e infame di Pio VI nelle carceri francesi si chiude anche la quinta epoca della storia della Chiesa. Don Bosco riporta il consueto sommario di novità canoniche e usanze ecclesiastiche eminenti introdotte in quest’epoca, quindi procede spedito verso quella che – per lui – è l’ultima epoca della Chiesa.

§§§

Aiutate Stilum Curiae

IBAN: IT79N0200805319000400690898

BIC/SWIFT: UNCRITM1E35

§§§

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , ,

Categoria:

Lascia un commento