Don Bosco e il papato. Capitolo VII. Don Marco Begato.

11 Settembre 2024 Pubblicato da 1 Commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, don Marco Begato sdb, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione il settimo capitolo del suo saggio su Don Bosco e il papato. buona lettura e diffusione.

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SETTIMA PUNTATA

 

Capo V. S. Leone IX. – Ravvedimento di Berengario. – S. Pietro Damiani. – S. Gregorio VII. – Sua morte e suoi miracoli.

 

Incontriamo quindi Papa Leone IX, anche lui meritevole di aver condannato eretici e ricomposto scismi.

 

  1. Leone IX. –S. Leone, detto prima Brunone, nacque nel 1002 da reale famiglia nell’Alsazia. Morto papa Damaso II fu eletto suo successore nel 1049 col nome di Leone IX. Erasi in quel tempo manifestata l’eresia di Berengario che negava la reale presenza di Gesù Cristo nell’Eucaristia. Leone, dopo di averla proscritta, si portò in persona in un concilio convocato a Vercelli. {208 [208]} Qui fu condannalo l’eretico co’suoi scritti; si condannò pure e si gettò nel fuoco un libro di Giovanni Scoto Erigena che conteneva errori contro la fede. Acquetate appena queste turbolenze Leone ricevette una lettera dal patriarca di Costantinopoli, chiamato Michele Cerulario, che accusava la chiesa romana perchè celebrava la messa con pane azimo (senza lievito), digiunava ne’sabati e tralasciava l’Allelujadalla settuagesima a Pasqua. Rispose Leone con molta carità, facendogli osservare essere queste cose di pura disciplina, nè perciò porgere alcun ragionevole motivo di cagionare scisma nella Chiesa.

 

Ma una menzione speciale va a Gregorio VII, che don Bosco elogia come uno dei più grandi Papi di tutti i tempi.

 

  1. Gregorio VII. – Dopo la morte di s. Pier Damiani saliva sulla cattedra di s. Pietro uno de’più grandi papi che abbiano governato la Chiesa. Questi fu s. Gregorio VII, detto prima Ildebrando. Più volte si aveva tentato innalzarlo alla dignità papale, ma egli umilmente sempre aveva ricusato, finchè fu suo malgrado costretto ad accettarla nel 1073. Egli comandò realmente da un mare all’altro, e qual sole sparse i benefici suoi raggi a pro di tutta la Chiesa. Rivolse ogni sollecitudine ad estirpare il vizio di Simonia, a confondere gli eretici, riformare la disciplina, difendere i diritti della sede apostolica. Spiegò grande zelo verso Enrico IV, dissoluto e crudele re di Germania, il quale consumava le rendite della Chiesa in bagordi e in paghe ai soldati arruolati contro la religione. Nè a questo contento aveva fatto imprigionare ed uccidere quo’sacerdoti e vescovi che si erano opposti alla sua crudeltà e a’suoi sacrilegi. Contro di lui s. Gregorio mantenne ferma ed immobile l’immunità ecclesiastica. Lo scomunicò, lo depose, sciolse tutti i suoi sudditi dal giuramento.

 

Capo VII. Nono e decimo Concilio Ecumenico. – S. Bernardo. – Suoi miracoli. – Sua morte. – Eresia dei Valdesi. – Undecimo Concilio Ecumenico. – S. Tommaso di Cantorberì.

 

 

Con Papa Callisto II inizia la lunga serie di Concili convocati in san Giovanni in Laterano, detti Lateranesi. Nel primo di tale serie, il Papa cercò di risolvere il problema delle Investiture e iniziò a chiedere la liberazione della Terra Santa e della Spagna, entrambe vessate dal dominio dei saraceni.

 

Concilio IX ecumenico. – Il Concilio nono ecumenico fu eziandio celebrato a Roma nella chiesa di s. Giovanni in Laterano, d’onde fu chiamato lateranese. Si convocò da Callisto II nel 1123 e v’intervennero più di 300 vescovi oltre a 600 abati, presieduti dallo stesso pontefice. Fine principale di questo concilio era di ristabilire la pace e la concordia tra il sacerdozio e l’impero turbata per le così dette investiture.

Papa Callisto, pieno di zelo e di coraggio, volendo ad ogni modo porgere efficace rimedio a tanto male, dopo avere ridotto a più miti consigli Enrico V, radunò il detto concilio. Ivi l’imperatore fu sciolto dalla scomunica che aveva incorso, e si sottomise umilmente alla Chiesa e giurò di non più immischiarsi nelle investiture, lasciando così la Chiesa libera nella scelta de’suoi ministri. Furono parimenti condannate le ordinazioni fatte dall’eresiarca Bordino, il quale erasi proclamato antipapa. Infine questo concilio invitò i cristiani a cacciare da Gerusalemme i Saraceni che vi erano rientrati e dalla Spagna i Mori, feroci nemici del cristianesimo, e che si erano impadroniti di quel regno.

 

Il Concilio Laterano II giova invece a risolvere un problema di antipapi e altre eresie minori.

 

Concilio decimo ecumenico. – Trascorsi appena sedici anni dal suddetto concilio, papa Innocenzo II giudicò bene di tenerne un altro pure in Laterano. Esso fu aperto il 1 aprile 1139. V’intervennero mille vescovi e altrettanti abati, presieduti dallo stesso pontefice; il quale, come scrive uno storico di quel tempo, comparve fra que’tanti prelati il più venerabile di tutti, tanto per l’aria maestosa che dal suo volto traspariva, per gli oracoli che uscivano dalla sua bocca, quanto per la sua suprema autorità. Il concilio fu celebrato per rimediare ai disordini cagionati dall’antipapa Anacleto, detto Pietro di Leone, e per condannare vari errori che erano sorti contro alla fede.

 

Invece il Laterano III interverrà contro l’eresia Valdese, prima grande forma di antagonismo ecclesiastico medievale, che precorrerà di pochi decenni la grave rivoluzione luterana.

 

Undecimo concilio ecumenico. – Per condannare i Valdesi ed altri eretici fu tenuto l’undecimo generale concilio, che è il terzo di laterano, convocato da Alessandro III l’anno 1179 coll’intervento di 302 vescovi.

 

Dopo la consueta lista, che riassume i principali interventi canonici di tale periodo (Epoca Terza), don Bosco ci introduce alla quarta epoca della storia della Chiesa, che inizia con la gloria degli Ordini Mendicanti e termina alle soglie della vergogna dello strappo luterano.

Epoca quarta. Dal IV Concilio Laterano e XII ecumenico nel 1215 ai principii di Lutero nel 1517. Racchiude anni 302.

Capo I. Concilio IV di Laterano. – S. Domenico e l’ordine de’Predicatori. – Ordine Francescano.

 

Papa Innocenzo III nel Concilio Laterano IV condanna gli albigesi

Onorio III papa approvò fra gli ordini regolari nel dicembre del 1216 i Predicatori di san Domenico di Guzman.

L’ordine di s. Francesco fu approvato da Innocenzo III e confermato da Onorio III.

 

Capo II. S. Antonio di Padova. – Concilio XIII ecumenico. – S. Luigi re di Francia. – Festa del Corpus Domini.

 

Concilio XIII Ecumenico. – Frattanto Satana disturbando gravemente la Chiesa per opera di Federico II imperatore di Germania, il sommo pontefice Innocenzo IV pensò di tenere un concilio generale a Lione. Questo fu il primo tenuto in questa città, e si radunò l’anno 1245. Lo presiedette lo stesso Pontefice, e vi furono presenti 140 vescovi. Scopo principale di quella convocazione era di rimediare ai gravi danni cagionati alla Chiesa dal detto Federico II.

 

Capo III. S. Tommaso d’Aquino. – S. Bonaventura. – Concilio XIV generale. – Il giovanetto Verner. – San Celestino V.

 

L’elogio che don Bosco tesse di Celestino V è tutto all’insegna dell’umiltà:

 

  1. Celestino V. – Uno dei papi che diede esempio singolarissimo di umiltà è stato san Celestino V. Nato egli a Sulmona si diede tutto alla contemplazione delle cose celesti ed all’esercizio della penitenza. Dopo settant’anni di vita austera e penitente menata in un deserto, nel 1294 fu quasi a viva forza tratto fuori e creato papa in luogo di Nicolò IV, morto nel 1292. Da ogni parte correvano i popoli per vedere il nuovo pontefice, che colla fama di sue virtù e de’suoi miracoli tirava tutti in alta ammirazione. Ma passati cinque mesi di pontificato, spinto da umiltà e da amore alla solitudine, con esempio non veduto prima di lui rinunziò al papato, e benchè i Cardinali facessero la più viva resistenza, nulladimeno ei volle ripigliare le sue povere vesti di anacoreta. Giunto a Fumone nella Campania, in capo a dieci mesi morì con fama di santità. Anno 1296. Egli è fondatore dei monaci detti Celestini.  

 

Saltiamo la ricostruzione cronachistica di un paio di Concili (Concilio di Lione per rappacificarsi con gli scismatici greci; il Concilio generale di Vienna per condannare i Templari) e passiamo alla ricostruzione del grande scisma di Occidente e della cattività Avignonese, gli anni di papi e anti-papi in cui la sede petrina fu fissata in Francia.

 

Capo V. La Santa Sede in Avignone. – Grande scisma di Occidente. – Wiclefo. – L’imperatore Venceslao e s. Giovanni Nepomuceno. – Concilio XVII ecumenico.

 

            La Santa Sede in Avignone. – La sede antica del romano pontefice, nella quale s. Pietro per divina inspirazione collocò il centro di tutta la Chiesa e dell’orbe cattolico, è Roma.

            Da s. Pietro fino al 1305 i papi non mai se ne allontanarono, se non quando la violenza e la persecuzione li costringeva. Ma appena fatti liberi tosto ritornavano a quella città, che pei monumenti religiosi, pei martiri che vi diedero la vita, pei santi che vi fiorirono, e pei miracoli di cui fu sempre mai testimone, a buona ragione acquistò il diritto di essere la capitale del mondo cristiano. Ma in questo anno (1305) una serie di tristi avvenimenti obbligò il papa ad allontanarsi dall’Italia ed a fissare la sua residenza in Avignone, città in quella parte di Francia detta il Contado Venosino. Cagione principale fu il re di Francia e di Napoli, detto Filippo il Bello, che merita il nome di flagello della Chiesa.

 I Papi in Avignone. – Avignone pertanto fu la dimora de’romani pontefici per settant’anni, e questo tempo è paragonato alla schiavitù, cui furono per settantanni condannati gli Ebrei in Babilonia, detta schiavitù babilonica.

Finalmente il pontefice Gregorio XI potè appagare il voto di tutti i buoni ritornando all’antico domicilio dei papi. Questo glorioso ritorno fu accolto con applausi universali e celebrato con una grande festa. Anno 1377.

 

Terminata questa dura prova, subito ne arriva una seconda: lo scisma, che culminerà nella compresenza di tre presunti pontefici. Del resto, il primo evento (cattività avignonese) aveva determinato l’indebolimento della figura pontificia, il secondo (scisma d’Occidente) raccoglie i rovinosi frutti di tale infiacchimento. Allo stesso modo anche oggi e in futuro dobbiamo attenderci che, dopo un periodo in cui la figura del Pontefice sia per varie cause svilita, dovrà seguire un periodo di lacerazioni e sbandamenti. Lo leggiamo già nel Vangelo: percosso il pastore, le pecore saranno disperse (Mt 26). Questa consapevolezza può aiutare ad affrontare con maggior fede e fermezza simili epoche, qualora si manifestassero. Allo stesso tempo le esperienze passate ci suggeriscono il rimedio, che non sta nel correre dietro a questo o a quel candidato eccezionale, bensì nel tornare a digiuno e penitenza, preghiere di riparazione e impegno a rimaner saldi nelle verità tramandate nel tempo.

 

            Grande scisma d’Occidente. – Erano già trascorsi quattordici secoli senza che la Chiesa cattolica fosse da scissure religiose turbata, quando sventuratamente scoppiò il così detto scisma d’Occidente. Per quarant’anni esso divise i popoli e i regni cattolici tra loro, gli uni riconoscendo un papa, e gli altri riconoscendone un altro. Il che non è a dire quanti mali arrecasse alla religione.

 

Quali sono le più gravi conseguenze che colpiscono i cattolici a seguito dello scisma? Qual è il decadimento spirituale che si attesta in tale grave momento storico?

 

Molti mali travagliarono la Chiesa durante questo scisma, perciocchè sebbene un gran numero di cattolici inclinasse a riconoscere papa quello che era stato eletto a Roma, tuttavia eleggendosene un altro in Avignone, il mondo cattolico era diviso in due parti.

 

Il più grave danno è dunque lo smembramento dei fedeli e il forte disorientamento. Direi anche la confusione tra un piano religioso (Roma) e uno politico (Avignone). Don Bosco non fa menzione di questioni sacramentali e canoniche. Credo a ragione. Le situazioni di caos suggeriscono una certa prudenza di giudizio e pazienza nella convivenza. L’impegno a purificarsi nelle virtù e a elevarsi nella preghiera è mezzo utile a preparare il terreno alle disamine più sicure che Dio svolgerà tramite uomini che lui stesso si eleggerà a suo tempo. E ne sarà prova il fatto che tali uomini saranno accolti come novelli profeti da tutte le parti contendenti. Così in effetti terminò lo scisma di Occidente.

 

Al termine don Bosco lascia una nota fondamentale, che dobbiamo ritenere come chiave di lettura e criterio fondamentale per interpretare la storia della Chiesa. Lo terremo per tale in quanto appunto il nostro autore, preso atto di tutti i disastri avvenuti, a partire da questo solo elemento riesce a giudicare della sostanziale bontà della turbolenta situazione attraversata.

 

Sebbene questo scisma sia stato una gravissima calamità per la Chiesa, tuttavia la divina Provvidenza fece si che niuno di questi pontefici insegnasse alcuna dottrina contraria ai costumi e contro alla fede. Quindi da questo scisma niente si può dedurre contro l’infallibilità del romano pontefice; bensì esso è solo una prova che la Chiesa cattolica è opera di Dio, non degli uomini.

 

La custodia della verità e delle dottrine circa i costumi e la fede, ecco l’elemento discriminante e il punto che dice della stabilità della Chiesa. Vengano scismi, persecuzioni e prigionie: finché la dottrina non sarà toccata, la Chiesa sarà stabile.

 

Sorge spontanea la domanda: e qualora la dottrina venisse toccata? Come parlare ancora di stabilità della Chiesa e infallibilità del Papato?

 

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1 commento

  • La Signora di tutti i popoli ha detto:

    Ecco che un sacerdote, con lauree e ordini sacri a go-gò fa una domanda importante a noi poveri profani laici di poca fede:

    “SORGE SPONTANEA LA DOMANDA: e qualora la dottrina venisse toccata? Come parlare ancora di stabilità della Chiesa e infallibilità del Papato?”
    Pazzesco!!
    Don Begato non sa rispondere e lo chiede a noi. Forse in Consiglio d’Istituto metterà la domanda all’ordine del giorno o riunirà gli studenti in palestra per chiedere a loro.

    Che questa sia l’ultima puntata, SORGE SPONTANEA LA SPERANZA!

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