L’Histoire Sangiuliano-Boccia e il Problema del Giornalismo. Amico e/o Nemico. Mario Adinolfi.

5 Settembre 2024 Pubblicato da 5 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione queste riflessioni di Mario Adinolfi, che ringraziamo di cuore, sulla vicenda Sangiuliano-Boccia che riempie i giornali – come se non ci fossero, ahimè – argomenti ben più drammatici e importanti. Buona lettura e diffusione.

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IL PROBLEMA DEL GIORNALISMO “AMICO”
di Mario Adinolfi
Credo di aver scritto in tempi recenti decine di articoli per decrittare i codici ideologici con cui i grandi giornali fanno propaganda per tesi e personaggi sostenuti dalle sinistre: Repubblica, Corriere della Sera e Stampa cantano in coro la stessa canzone, martellando ogni giorno. In Italia per una strana maledizione non esiste un contesto giornalistico in cui non prevalga l’orientamento ideologico rispetto alla curiosità del raccontare i fatti per come oggettivamente sono. Insomma, non c’è interesse per la verità, i fatti vanno piegati agli interessi. Abbiamo deciso che la nostra forma di pluralismo è data dalla somma delle faziosità.
Il problema diventa dunque quello del giornalismo “amico” dei potenti, a cui fa da mera cassa di risonanza, diversa solo a seconda del colore. Ciò però lede irrimediabilmente la credibilità del racconto giornalistico italiano. Mi aveva piacevolmente sorpreso Mario Giordano che su La Verità con Sangiuliano era stato molto duro: “L’autunno sarà difficile e Giorgia Meloni ha bisogno di tutto tranne che di ministri così tracotanti da fingere di non capire la differenza tra un abito da sposa e il G7 della cultura”. In un video ha poi aggiunto: “Sangiuliano deve fare un passo indietro”. Giordano è tra i pochissimi giornalisti cattolici praticanti ad avere uno spazio quotidiano sulla carta stampata e una trasmissione tv tutta sua, credo che davanti a moglie e quattro figli voglia presentarsi con la schiena dritta e avendo cantato “fuori dal coro”.
Ma l’eccezione conferma la regola. Oggi con sospetta coralità scendono in campo Vittorio Feltri sul Giornale, Mario Sechi su Libero e Maurizio Belpietro su La Verità per corroborare la linea “è una vicenda privata” che il direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci ha fatto esporre per 18 minuti al ministro Sangiuliano senza opporre il minimo dubbio a una ricostruzione che non sta in piedi della vicenda Boccia. In una qualsiasi trasmissione americana o inglese, ma anche francese e tedesca, un Sangiuliano non se la sarebbe cavata così, sarebbe stato (come si dice in gergo) “grilled”, cioè grigliato. La scenetta terribile con cui già al secondo minuto dell’intervista finge di non aver preparato e di dover cercare tra i fogli il documento con cui alle 12.31 del 26 agosto scrive di “non perfezionare” la nomina di Maria Rosaria Boccia a consigliere è lo smascheramento immediato del fatto che stiamo assistendo a una messa in scena, perché Giorgia Meloni ha deciso di difendere Sangiuliano e il giornalismo “amico” deve fare da cassa di risonanza alla decisione ripulendogli l’immagine: Chiocci, Sechi, Belpietro e Feltri eseguono schierando Tg1, Libero, La Verità e il Giornale sulla linea scelta da Palazzo Chigi.
Intendiamoci, le sinistre fanno esattamente lo stesso e quando sono al governo usano la Rai anche con più spregiudicatezza. Repubblica, Corsera e Stampa poi eseguono il martellamento incessante. Ma non riesco a essere intellettualmente disonesto e a dire che il metodo fazioso adottato a sinistra non mi piace ma va bene se lo usa chi è avversario della sinistra, magari invocando la legittima difesa. No, io cerco nel mio lavoro di descrivere sempre i fatti per come sono, senza calcolare convenienze e interessi degli amici. E in questo caso che oggi apre tutte le prime pagine dei giornali nazionali ed è tracimato anche su una marea di testate internazionali, i fatti dicono che ha ragione Mario Giordano: Sangiuliano deve fare un passo indietro.
Il metodo “grilled” che Chiocci non ha potuto usare con Sangiuliano nella sua intervista da giornalista “amico” avrebbe evidenziato che il ministro non ha altra strada se non le dimissioni perché questa non è più, se mai lo è stata, una “vicenda privata”. È una vicenda che getta discredito sul governo italiano a livello internazionale a due settimane dal G7 della Cultura. Un Chiocci americano o inglese avrebbe chiesto: se non ci sono stati problemi di sicurezza legati alla diffusione di documenti impropriamente in mano alla Boccia, perché il passaggio del G7 agli scavi di Pompei è improvvisamente saltato mentre era nel programma provvisorio fornito alle delegazioni americana, canadese e giapponese? Perché a quelle stesse delegazioni che protestano e lo reclamano non è stato ancora fornito un programma definitivo (è un G7, non una gita fuori porta)? Perché dopo aver avviato la relazione a maggio con la Boccia, il comune di Pompei dove la signora è nata e vive, si candida a Capitale della Cultura 2027 e regala al ministro Sangiuliano per supportarla una chiave d’oro della città del valore di 14.923 euro? Può un ministro accettare un dono pagato da soldi pubblici di quel valore? E ora quel lingottino d’oro dove sta?
E soprattutto: se la relazione è terminata a fine luglio e dall’8 agosto Sangiuliano e Boccia non si sentivano più, perché c’era conflitto di interesse rispetto alla sua nomina a fine agosto? Perché la mattina del 26 agosto Boccia posta su Instagram i suoi ringraziamenti al ministro per la nomina a consigliere e poi il 26 stesso alle 12.31 Sangiuliano scrive l’e-mail decisiva che finge di avere confusa tra i tanti fogli (ripeto, guardatevi la scenetta al minuto 2.07 dell’intervista al Tg1 “dovrei averla qua…la cerco…un attimino…ah eccola” quando era il primo foglio e subito offerto all’inquadratura in primissimo piano) in cui chiede al capo di gabinetto di “non perfezionare” la nomina? Aveva promesso la nomina alla Boccia perché ne temeva il ricatto, dunque per zittirla? Un ministro può usare le istituzioni così, può stare sotto ricatto, può far fare al governo italiano una figuraccia mondiale, potrà mai guidare tra due settimane un G7 in queste condizioni?
Ecco, il giornalismo libero doveva porre tutta una serie di domande che il giornalismo “amico” non può porre. L’Italia ne paga le conseguenze restando un Paese pulcinellesco, perennemente in maschera, con i cortigiani costretti ad applaudire davanti ad ogni farsa messa in scena dai propri padroni, fischiando e sommergendo di lazzi quella invece dei padroni degli altri. Pure quando la verità è per tabulas, con tanto di documenti scritti verificabili e date non contestabili, il gioco è confondere le acque, derubricare sempre tutto, perché da noi il fatto è molto grave e non è mai serio, come spiegava Ennio Flaiano. Comunque le settimane di gloria così come le disillusioni di fine estate di Maria Rosaria Boccia (di cui il ministero cercava uno straccio di curriculum decente su LinkedIn per dare giustificazione alla tacitante nomina voluta e poi stracciata dal ministro) raccontano non una vicenda privata ma la condizione in cui sono ridotte le istituzioni italiane: arroganti perché zeppe di falle e insicurezze, inadeguate, sotto perenne ricatto. Questa foto resta stampata e nessuna narrazione a copertura del giornalismo “amico”, di sinistra o destra che sia, farà mai cambiare idea agli italiani.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante lori lento e testo

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5 commenti

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    A Sangiuliano la Meloni ha tagliato il San e l’ano ed è rimasto il GIULI. Che politica….. 🙂 🙂 🙂

  • nuccioviglietti ha detto:

    Santo cielo… destini patrii in mano… a boccie della Boccia!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

  • Mario ha detto:

    Siamo d’accordo… Ma i politici sono tutti simili, di destra, di centro o di sinistra. E rispecchiano la società pagana in cui viviamo. Ovvero, gli eletti non sono dissimili dai loro elettori, e le loro “prodezze” in camera da letto, così come le loro vicende amorose tragicomiche, risultano nella media. Dunque poco interessanti e non degne di fare notizia, se non per l’ipocrisia schizofrenica dei mass media e la prurigine del popolo bue.
    Ben altro discorso meriterebbe la competenza dei politici in genere e dei ministri in particolare. Nello specifico San Giuliano, la cui poca santità ricopriamo con un velo pietoso, ha già dimostrato nei fatti la sua incompetenza a ricoprire l’incarico che gli è stato affidato, anzi la sua nullità in fatto di cultura: una ‘cultura’ giornalistica che galleggia in superficie, non sa o sa poco e male e non vuole approfondire.

  • Fabiotorre ha detto:

    “Patata bollente” titoló Libero mi pare a proposito di una Ministra… (arrivó una querela…). Siamo rimasti lì…. Penso che il problema stia a monte. Ma che c entra Sangiuliano con la Cultura? Si è capito fin da subito che era inadeguato! Posso capire L imbarazzante Santanchè (qualche favore/appoggio va restituito….), ma la Meloni nn doveva nulla a costui, anzi…. Nn si doveva mettere li, fin da subito….!

  • Cristina ha detto:

    Ecco due cattolici che onorano la loro fede.”Il numero è la negazione della verità”(Goethe)

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