Le Promesse di Dio, l’Opacità della Chiesa Terrena. A Cosa (Chi) Crede, e Come? R.S.

5 Settembre 2024 Pubblicato da 34 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione due riflessioni di tipo spirituale che un fedele amico del nostro sito, R.S. ha postato nei giorni scorsi a commento di articoli apparsi su Stilum Curiae. Buona lettura e meditazione.

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Dal momento che Dio è eterno, le promesse di Dio non sono pericolanti come le nostre: sono eterne!

Il problema della fedeltà nel tempo è solo nostra, a causa di una natura decaduta con la conoscenza del bene e del male e dunque con la possibilità di volgere al male persino le promesse più belle.

E’ necessario dunque inquadrare la rivelazione di Dio nella Sua Eternità per riceverla nella nostra temporalità.

Dio nella Sua bontà misericordiosa si rivela per l’Eterno e ci chiama a tornare in Lui, Eterno.

Cristo, il Verbo incarnato, è Dio da sempre. Non cambia: è lo stesso ieri, oggi e sempre.

Fanno un po’ sorridere i nostri bisogni di “aggiornamento” della Verità, rimodellando il vangelo secondo le mode. Il tempo è quanto di più disorientante per chi è chiamato da Dio a partecipare all’Eternità.

Perciò il Regno di Dio non è di questo mondo.

Purtuttavia Dio è intervenuto storicamente, nel mare diveniente che chiamiamo storia, per soccorrere l’uomo naufrago ed esule.

L’ha fatto necessariamente in epoche successive, da Noè, ad Abramo, a Mosè. Ha scelto uomini, un popolo. Lì ha stabilito l’Alleanza. Quando “l’alleato” si è troppo allargato, impadronendosi del patto, non sono mancati i castighi (un castum agere), necessari per purificare e chiarire le cose. Fino a Gesù incarnato e crocifisso.

Ha forse cambiato idea Dio? La Sua è una Volontà dubitabonda e un tantino insondabile, proprio per non esagerare e dirla ambigua?

La creazione geme le doglie del parto e attende la rivelazione dei figli di Dio… Più chiaro di così! La gestazione attende che noi diventiamo figli di Dio.

Il modo è uno solo: in Cristo. Le circostanze saranno dolorose, come un parto. Ma tutta la creazione proverà la gioia di questa vita nuova, protesa nell’Eterno.

La liturgia odierna ci ha presentato un luminoso passo tratto dal libro del profeta Ezechiele.

Noi siamo figli dell’uomo, nella storia, un mare agitato dal peccato. Dio non è totalmente estraneo, ma noi facciamo di tutto per rendere estraneo Lui, persino quando ci sentiamo autorizzati da Lui a comportarci al contrario di come Lui ha rivelato essere il modo giusto.

Allora anche al profeta, al prescelto, toccano momenti penosi, che lasciano (devono lasciare) senza parole e senza lacrime. Addirittura per Volontà di Dio!

E’ valso e vale per Israele, è valso e vale per la Chiesa.

“… Ecco, io ti tolgo all’improvviso colei che è la delizia dei tuoi occhi: ma tu non fare il lamento, non piangere, non versare una lacrima. Sospira in silenzio e non fare il lutto dei morti: avvolgiti il capo con il turbante, mettiti i sandali ai piedi, non ti velare fino alla bocca, non mangiare il pane del lutto”.

Dio ci toglie la luce degli occhi. L’amore di una vita. La moglie, la sposa. Povero israelita, privo della nobiltà di Israele, sordo a Dio. Povero cristiano privo della missione della Chiesa, sorda al Suo Signore e sposo. Morta.

Il profeta vedovo però pare non dolersene e la cosa sorprende chi lo vede. Il motivo è nella Volontà di Dio.

“Annuncia agli Israeliti: Così dice il Signore Dio: Ecco, io faccio profanare il mio santuario, orgoglio della vostra forza, delizia dei vostri occhi e anelito delle vostre anime. I figli e le figlie che avete lasciato cadranno di spada. Voi farete come ho fatto io: non vi velerete fino alla bocca, non mangerete il pane del lutto. Avrete i vostri turbanti in capo e i sandali ai piedi: non farete il lamento e non piangerete, ma vi consumerete per le vostre iniquità e gemerete l’uno con l’altro…”

L’attualità nel nostro tempo incalza, mentre il destino (ciò che sta) è lì, eternamente a ripetere Amore.

“… quando ciò avverrà, voi farete proprio come ha fatto lui e saprete che io sono il Signore”.

La fede è un credere ciò che non è ancora visibile. Attendendo la Visione, quando ovviamente la fede non ci sarà più. La fede permette di abbandonarsi fiduciosi alla Volontà di Dio, con umiltà, rendendo possibile la ricezione della Grazia. Tutto è Grazia e lo sarà anche l’inevitabile castigo. Non dovuto ad un ripensamento divino circa la Sua Volontà.

Si spera invece che l’uomo possa presto convertirsi alla Sua, per partecipare della divinità, secondo la Volontà di Dio.

***

 

La speranza è che idee chiare portino a fatti concreti.

Però la Chiesa terrena (quella militante) è molto opaca.

Chiarezza e opacità stridono, inevitabilmente.

La Chiesa terrena opaca è abitata dalla confusione. Spenta la luce della fede il credere è diventato l’opinare.

Prima conseguenza del caos è che possano sfuggire gli errori (le colpe), spesso addirittura scambiati per virtù.

Il vertice della Pontificia Accademia per la vita tesse lodi allo “spirito di Marco” (Pannella).

C’è dietro un agitatore professionale che gode della divisione che si genera nella Chiesa.

Le idee chiare allora impongono l’ammissione di colpa.

Ognuno di noi deve ammettere le colpe proprie.

Siamo stati costretti? Un po’ c’entriamo anche noi…

Nel sacramento della confessione conta solo questo.

Una coscienza non ottusa i propri peccati li riconosce, a patto che sia ancora chiara la dottrina (senza la dottrina è difficile anche riconoscere i peccati).

Dando per scontato che la dottrina sia ancora nota, posso ammettere il mio peccato, PENTIRMENE e propormi di correggermene.

Vale per chi ha abortito, ma anche per chi ha predicato.

Gli effetti deleteri dei peccati altrui hanno un impatto devastante anche su chi non li commette: infatti se li approvo o faccio spallucce prima o poi mi ci abituerò e li commetterò (es. la convivenza, il divorzio, l’aborto…), mentre se invece li detesto, è probabile che cascherò nell’ira e nella mormorazione.

Alla fine pecco sempre e la coscienza lo sa!

Se non l’ascolto va a finire che lo Spirito Santo non abita più in me (il tempio è vuoto, la vita spirituale morta).

Il castigo di Dio è di lasciarci nel nostro brodo.

Non si vive di fede disonorando il Signore divisi da Lui!

Il guaio è che, privi della Grazia, si è più deboli.

Il disastro è conclamato anche al più alto livello di responsabilità ecclesiale, chiudendo gli occhi sugli abusi per punire chi esprime riserve sul modo di fare dei capi.

Della legge non viene meno neppure uno iota.

L’ha detto Gesù.

Chi insegna a trasgredire sarà considerato minimo nel Regno dei Cieli. Giovanni il Battista, il più grande, è stato decapitato per aver esecrato un adulterio.

Un primo modo per contrastare questo andazzo non consiste nello scontro, ma nell’ignorare la falsa predicazione e i falsi profeti, “moltiplicati per zero”.

Non li confuto più. E’ meglio il silenzio. Vi agisce Dio.

Facciano pure convegni e sinodi… non ricevuto!

Quando ci sono loro, piazze vuote.

Otto per mille? Manco un centesimo.

Sant’Ambrogio, che ho sentito definire “sorpassato” nell’infelice omelia di domenica scorsa nella mia parrocchia (tra l’altro sbagliando citazione e attribuendo ad Ambrogio ciò che disse san Benedetto: il clero oggi studia poco), ha detto che Gesù scelse i dodici NON tra i più sapienti, ricchi o capaci, ma tra gente con parecchie pecche: infatti la Grazia che redime non sarebbe così manifesta se i dodici fossero stati tutti umanamente dei portenti (anche se undici sono diventati santi)!

A diffondere il cristianesimo mediante gli apostoli è stata la potenza passiva in loro della Grazia ricevuta, non la loro potenza attiva! La Verità (Cristo) si impone in quanto Verità, non per il fascino della disputa di chi sa essere più convincente.

Quindi confessiamo anche il peccato di contesa, pentiamoci, contempliamo il Mistero, preghiamo e santifichiamoci.

L’arte dello scontro con le armi della visibilità mediatica è favorevole al Nemico.

Abbiamo armi che il Nemico disistima e pensa obsolete.

Usiamo quelle: ce le ha date il Signore e ci ha istruiti!

La fede va data alla Provvidenza. Anche una spalla rotta nel pieno di un nuovo progetto di bene è Provvidenza e tu lo sai!

Ma non è solo la tua storia: tutta la storia è così. Il problema non è come sarà la Chiesa tra dieci anni, ma com’è oggi.

Che cosa (Chi!) crede e come lo annuncia!

Se lo sfacelo è torrenziale, tenergli gli occhi addosso non farà che rimirare marciume e fango.

La Chiesa oggi è questa!

Ma in questo stagno paludoso ci sono occasioni e voci celestiali, da non perdere.

Primizia di bene, per tutte le creature: la possibile manifestazione dei figli di Dio attesa, che San Luigi Grignion de Montfort predisse riferendosi agli apostoli di Maria che caratterizzeranno i “tempi ultimi”, altra verità di fede.

Che Dio ci conceda di non perdere questa occasione!

AMEN !

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34 commenti

  • Adriana 1 ha detto:

    E.C. non: cero, ma certo.

  • Adriana 1 ha detto:

    E.C.: una coorte ( non una legione ).

  • Adriana 1 ha detto:

    Ma, visto e considerato che qua le citazioni abbondano, soprattutto in chiave di “cattolicismo” pseudogiansenista, me ne concedo una anch’io.
    Vangelo di Luca (22- 36, 38). ” Ma ora chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca: chi non ha spada venda il mantello e ne compri una…Signore, ecco qui due spade- ma egli disse loro -basta- “. ( trad. CEI ).
    ###
    ( trad. Ricciotti:- basta così-) ( trad. Martini:- non più)-.
    In Greco, a chi gli porta 2 spade Gesù risponde: “Ikanòn estìn.”. Ikanòn è un aggettivo nominale neutro da ikanòs.
    Significa: sufficiente, adeguato. Quindi la breve frase andrebbe tradotta
    con: “è sufficiente”, “va bene”. Non indica certo uno stop alla conversazione sulle armi, ma piuttosto una approvazione delle medesime col significato di: ” anche due spade bastano”.
    Una questione intrigante, che però si concilia perfettamente col contesto antecedente e con quello successivo, dove, a catturare Gesù ( un pacifico capo di pochi oranti ), interviene addirittura una legione ( 450, 600 uomini ), e dove Pietro è in grado di tagliare agevolmente un orecchio ad un uomo proprio perchè adopera la spada corta dalla punta ricurva che si chiamava “sica” ed era adoperata dai Romani nello scontro vis à vis con l’avversario; fu molto adoperata in Israele dai cosiddetti “sicari”, chiamati anche “zeloti”.

  • E.A. ha detto:

    “San Pietro è stato incaricato di capeggiare la bella battaglia che stiamo ancora combattendo.
    L’incaricato è stato ripreso più volte da Gesù: a Cesarea (vade retro), durante l’ultima cena (mi rinnegherai…), al Getsemani (prima dorme invece di pregare e poi sguaina la spada mozzando l’orecchio di Malco) e anche da Paolo dopo il “taglia e cuci” di Antiochia.” Difronte al riproporsi di certe affermazioni, legate all’inviolabilità di alcuni dogmi di Fede e di dottrina cattolica, che rischiano di minare, e farsi veicolo di messaggi erronei o di fraintendimenti, con spirito di umiltà, ritengo doveroso ribadire,a scanso di equivoci ed ancora una volta, che gli episodi evangelici menzionati sono antecedenti all’investitura divina di Vicario di Cristo, ricevuta da Pietro, da parte di NSGC, dopo la Sua Morte e Risurrezione, e non possono essere, assolutamente, “utilizzati” per dubitare dell’Infallibilita’ Pietrina, o addirittura per insinuare che il Vicario di Cristo possa, in certi casi o momenti, agire diabolicamente! Vanno pertanto letti, nella dimostrazione pratica, di come il Signore possa servirsi, anche per il ruolo più alto ricoperto all’interno della Chiesa, di uomini semplici, fragili e peccatori come noi tutti siamo, ma è solo per Grazia e Volontà Divina che Simone, tramite Investitura divina, ad Opera del Signore stesso Risorto, riceverà il Mandato ( oggi più noto con il termine Munus!), e potrà diventare Pietro,Suo Vicario sulla Terra, per sempre la Pietra vivente, in grado, su Imposizione/Preghiera Divina, di confermare tutti i fratelli nella Fede e di pascere il gregge, e su cui le Porte degli Inferi non prevarranno! (P.S. Il solo episodio citato, riferito a Pietro Vicario di Cristo, è quello della correzione filiale da parte di San Paolo, che rivela la grande umiltà di Pietro nell’accoglierla, accettarla e condividerla, a fronte della maturità spirituale raggiunta, a tutela della carità, ossia del pascere il gregge sempre nella Verità, nell’Unione e nell’Unita’!). Un caro saluto a tutti.

  • cattolico ha detto:

    ma ella l’ha letto ezechiele? incominci da ezechiele 9 e vedrà che in ezechiele di luminoso non c’è nulla, c è l’opposto.

  • Rolando ha detto:

    Caro R.S.
    Gesù corresse Mosè, a proposito della
    Legge, dicendo che “In Principio le cose non stavano come le aveva viste Mosè nella Legge, tu addirittura
    sentenzi: “E necessario dunque inquadrare la rivelazione di Dio nella Sua Eternità per riceverla nella nostra temporalità.” Addirittura tu sapresti scrutare nella “Sua Eternità” per poter “inquadrare” bene, bene la rivelazione affinché possa essere ben ricevuta “nella nostra temporalità”. È una necessità che invochi.
    Inequivocabile. Gesù in una occasione avrebbe risposto ai suoi: “Non sapete quello che chiedete”.
    Poi sulla croce ha chiesto al Padre di perdonare il tutto.

  • Lucia Frigerio ha detto:

    D’accordissimo su molte cose, tra le quali anche dal dissociarsi ed estraniarsi dai vari sinodi, cambiamenti di dottrina, ecc. ecc. Ma ritengo che il male vada denunciato e condannato apertamente. È richiesta la nostra testimonianza. Gli Apostoli con i sommi sacerdoti non hanno taciuto ma afferma con zelo, forza, vigore e verita”:”voi avete condannato e uccisi il Figlio di Dio”. Non sono stati certo martirizzati per il loro silenzio, che altrimenti li avrebbe resi amici del mondo.

  • laura cadenasso ha detto:

    Giuda il traditore -detto l’ Iscariota- sembra si sia reincarnato. Giunto alla disperazione, nudo e privo di energia vitale, opterà ancora per il suicidio ?

    • Rolando ha detto:

      Giuda non si è mai suicidato. Lo lascia capire il suo Vangelo. E poi abbiamo versioni contraddittorie.
      Gesù stesso lo definisce la tredicesima stella, il più importante degli Apostoli perché Gesù stesso lo ha scelto perché si compisse la redenzione. E se c’è una “felix culpa” di cui canta felice la Chiesa, la notte di Pasqua, questa è la prima e l’eccellenza.
      Come può essere traditore uno di cui Dio stesso si è servito, come pure conferma Gesù?

      • Enrico Nippo ha detto:

        Argomento abbagliante, di fronte al quale i dogmatici senza macchia preferiscono la fede degli struzzi.

        • Rolando ha detto:

          “Argomento abbagliante, di fronte al quale i dogmatici senza
          macchia preferiscono la fede degli struzzi.”

          Caro Enrico Nippo, i dogmatici senza dubbi non mi atterriscono: anzi, rimenano sempre più la stessa materia da approfondire umanamente e storicamente, inconsci che sono i primi a scalfirla.
          Non si può dimenticare, per onestà umana, quanto scrive Marcello di Ancira (Ancara 285-374).
          “ΤΟ ΔΟΓΜΑΤΟΣ ΟΝΟΜΑ ΤΗΣ ΑΝΘΡΩΠΙΝΗΣ ΕΧΕΤΑΙ ΒΟΥΛΗΣ ΤΕ ΚΑΙ ΓΝΩΜΗΣ”
          “IL DOGMA NASCE DAL PENSIERO ED OPERA UMANE”.
          Marcello di Ancira (Ancara 285-374).
          Nominato vescovo prima del 314 quando presiede il Concilio di Ancira (314). Nel 325 partecipa al famoso Concilio di Nicea. Focoso nemico di Ario. Tuttavia egli riteneva che il Regno del Figlio e dello Spirito Santo avrebbe avuto un termine quando le due manifestazioni dell’unica Divinità, il Padre, si sarebbero consegnate e fuse in Essa insieme col Regno.
          Per questo pensiero, non accolto all’unanimità dai Padri, si inserì nel credo il “cuius regni non erit finis”.
          “Il dogma ha sempre divorato i suoi stessi padri!” (Adolf von Harnack).
          Accomodamenti, come documentazione dimostra a servizio della Politica imperiale di maggioranza.
          A questo servono i dogmi attribuiti a rivelazione divina: a dividere, non unire.
          E sì che il figlio di contadini della bergamasca, Giovanni XXIII, quella sera di nuovo inizio al chiaror di luna auspicava a cercare ciò che unisce non ciò che divide.
          Ma fin che l’uomo di fede pensa e parla col pensiero (presunto) di Dio, non ci sarà mai nessun tipo di salvezza.

      • Adriana 1 ha detto:

        Caro Rolando,
        che Giuda fosse un “capro espiatorio” nel progetto divino fu, ed è un’ipotesi di molti e che mi intriga molto. Intrigano soprattutto alcune frasi di Gesù riportate- come pronunciate da Lui- nell’ultima cena.
        In Matteo (26 :21-25) ” Cero, il Figlio dell’uomo se ne va, ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo
        è tradito. Meglio sarebbe per quell’uomo se non fosse mai nato ” . Di seguito dopo le perplessità di ciascuno degli Apostoli, a Giuda che domanda se l’allusione era rivolta a lui, Gesù risponde: “Tu lo hai detto”. Ma in Giovanni (13: 21-30), sempre Gesù, raccomanda a Giuda:
        “Quello che vuoi fare (o che fai), fallo presto! ” E, ancora c’è quella “strana” puntualizzazione, secondo cui proprio: “Dopo il boccone (ricevuto dalla mano di Gesù) Satana entrò in lui”.
        In questo gioco mortale- se non erano entrambi d’accordo (come da Vangelo di Giuda)-, chi ingannò chi?
        Desidererei conoscere le tue osservazioni in proposito.

        • Rolando ha detto:

          Penso, Adriana1 carissima, che anche tu sia arrivata dove sono approdato anch’io.
          Che dire? Giuda, un’invenzione che si autoannulla fin dagli inizi della vicenda gesuana? Anzi muore anche in modi diversi!
          Ecco cosa dice Gesù (cioè la mente umana che mette in bocca a Gesù queste precise parole e le testimonia) ai suoi dodici, dopo averli istruiti: “Non andate tra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. E, strada facendo annunciate che il regno dei cieli è vicino”. Mt 10, 5-7.
          Vicit Leo de Tribu Iuda.
          Ma chi ci presenta “questo” Gesù come un ubriaco mettendogli in bocca tutto ed il contrario di tutto e pur essendo un uomo finisce anche per farlo un dio?
          È ovvio che “esiste” il diavolo traditore che si impossessa dei Giuda facendo le pentole ma dimenticando i coperchi!

  • La Signora di tutti i popoli ha detto:

    Salus Infirmorum.
    Lo so, sono di parte (e non mi importa), ma sinceramente lèggere queste parole è stata come una boccata di aria fresca: dicono qualcosa che è certo e che verrà, ed è Maria, senza aver nessun diritto su di Lei, perchè figli monelli: ma solo per una umile attesa, insperabile per via dei nostri dispetti passati, ma sicura e certa pei meriti del Figlio.
    Parole che non danno false speranze o preannunciano soddisfazioni umane perchè, morta la fede, ormai “il credere è diventato l’opinare”, presunzione di essere noi stessi qualcosa di nostra creazione e tentativo puerile di giustificare i nostri peccati. Quei contorcimenti logici ai quali siamo abituati, articoli gettonatissimi su questo blog, sono dimostrazioni del nostro matto orgoglio ma senza meriti e senza vere consolazioni, triste, disperato…

    Caro R.S. io vedo gli “ultimi tempi” per la Chiesa come la fine della vita per un uomo: cioè il conflitto spirituale, l’agone col male che vuole il suo bottino. In un caso o nell’altro, per la Chiesa o per una anima, Maria è la Salus per la vita eterna. Più che salute delle membra e rimedio per un corpo morente Lei è “salvezza” spirituale; dove l”infirmorum”, sono gli uomini caduti nel peccato, non “fermi” sulle loro gambe spirituali, più che malati con corpi da guarire.
    In attesa di un cenno, saluto con affetto.

    • R.S. ha detto:

      Prego spesso la preghiera suggerita dalla Signora di tutti i popoli a Ida Peerdeman:

      Signore Gesù Cristo… manda il tuo Spirito e fai abitare lo Spirito Santo nel cuore di tutti i popoli, perché siano preservati dalla corruzione, dalla calamità e dalla guerra…

      Corruzione, evidentemente non solo nel senso di pagare qualcuno per imbrogliare. Siamo immersi come non mai in una popolazione che vede corrotta la natura umana e il buon senso.

      Calamità naturali e non imperversano qua e là.

      Guerra ne abbiamo: a volte il fronte vede schierati eserciti contrapposti, altre il fronte è nel nostro intimo.

      Chiediamo un avvocato difensore, un’Advocata, la consolazione. Sono frammento di paradiso in tempo di esilio. E sono accessibili in una vita di fede, passando per Cristo, la porta aperta, ma stretta.

      Possiamo corredimere, ma la croce c’è.
      Il cristianesimo non promette drogando.
      La realtà la percepisci tutta intera: allora il mondo diventa mondo, puro, trasparente a Dio.

    • Rolando ha detto:

      Cara la mia SIGNORA DI TUTTI I POPOLI, tu affermi:
      ” io vedo gli “ultimi tempi” per la Chiesa come la fine della vita per un uomo: cioè il conflitto spirituale, l’agone col male che vuole il suo bottino.”.
      A parte che la Chiesa, istituzione, è l’insieme di ciascun uomo e non può morire come l’uomo che, morto lui, è morta anche l’istituzione cui pensava di appartenere; tu dici di vedere le ultime ore di vita per un uomo come conflitto spirituale.
      A me i preti in Seminario hanno insegnato: “Talis vita, finis ita”. Come si vive, così si muore. Ed un pochino quotidie morimur, cioè moriamo ogni giorno.
      Pertanto uno muore nella serenità delle proprie convinzioni, tormenti fisici permettendolo. Perché ti posso garantire, per diretta esperienza personale, che nel momento del massimo dolore insopportabile ad altro non pensavo che al bene della morte (ed ero in reale punto di morte, se non ci fossero state le sofisticate tecniche invasive, senza tagli che sarebbero stati il sicuro colpo di grazia a detta degli stessi medici). Questo quanto a me ed alla mia esperienza. Il resto nol so.
      Dio non è e non può essere ulteriore tormento essendo Bontà Infinita, come recitava il catechismo di San Pio X, ora obsoleto.

      • La Signora di tutti i popoli ha detto:

        Preti erano e sicuramente non dei migliori… Dunque che valore hanno le loro parole? Se avessero avuto ragione lei, Rolando ora sarebbe fra loro.
        Così si vive, così si muore? Ma quei preti, se dunque erano santi, giustamente così volevano, anzi desideravano morire, Satanasso permettendo, che sa come tentare.
        Ma se in una vita di peccato si morisse in tale stato a cosa cavolo servirebbe la morte di Gesù?
        Mio buono e caro Rolando, al quale voglio bene di cuore, ma spesso presuntuoso prezzemolo di questo Blog: si muore solo come decidiamo di essere e quindi nello stato in cui decidiamo, vogliamo morire. La nostra vita non funziona come un condensatore che si può caricare di opere buone o di opere cattive e alla fine conta quella scarica di elettroni per aprire il gate del Paradiso. Quello che conta è come si muore e se la vita sia stata pure un cumulo di peccati rossi come il vermiglio, non conta un beato menga per chi voglia morire senza perdersi.
        Dunque in definitiva e perfetta similitudine, quello che l’intera Chiesa (Residua) passerà negli ultimi tempi: certo come lei dice questa è la somma delle anime, ma attenzione che la somma non sia tutta negativa perchè la Parusia (e le sonate di trombe precedenti) non è una azione per i Santi del Cielo, o per i purganti, o per gli angeli ma per la Chiesa viva e vegeta che patirà la passione di Cristo, che sarà tentata a disertare, che morirà penitente o impenitente. Quindi non faccia osservazioni puerili (e magari mi dia del lei), lei sa cosa intendo per passione di un uomo e in similitudine, quella della Chiesa.
        Come devo fare io, stia attento anche lei alla sua agonia, che non è solo ciò che fisiologicamente risulta con l’abbandono spirituale del corpo materiale… invocare la morte senza la salvezza è la ricerca di un abisso senza speranza: nessuno può accettare di morire come ha vissuto.

        • Rolando ha detto:

          “Nessuno può accettare di morire come ha vissuto”.
          Sa, SIGNORA DI TUTTI I POPOLI, che la sua simpatia mi sta conquistando.
          Ma, lei è sicura, che se si potesse vivere due volte, la seconda sarebbe migliore della prima?
          Platone stesso esprime questo pensiero, ma ne esclude un risultato migliore.
          E poi si tratta di accettare o di subire?
          Mi dicevano in Seminario che chi vuol far l’angelo finisce di far la bestia. Ma io non conosco né l’uno né l’altro per dir di accettare!
          Subisco e porto la mia croce con pazienza. Non quella che vedeva Gesù lungo le strade da cui pendevano i corpi degli ebrei reazionari vittime politiche dell’invasore romano e da cui nasce ed acquista valore il pensiero di Gesù come sfida a Roma.
          (Questa oggi, casomai, la rimettono di moda gli estremisti religiosi che hanno il pur momentaneo potere di farlo. Come è effettivamente successo in Siria).
          Bensì quella della vita “normale” stessa con tutte le proprie scelte, tra le quali anche quella dolosa ed ingannevole del “vero” Dio delle dottrine di rivelazione e non solo.
          Non sono io che devo conoscere il “vero” Dio e non me ne preoccupo perché sono sicuro che è Lui che conosce me. E ciò mi basta. Questo Dio amo, perché Lui per primo mi ha amato. E non poteva essere diversamente.
          Lui viene nel mondo ogni volta che nel mondo è venuto, viene e verrà un uomo.
          E poi lei scrive:
          “Quello che conta è come si muore e se la vita sia stata pure un cumulo di peccati rossi come il vermiglio, non conta un beato menga per chi voglia morire senza perdersi.”
          Vedo con soddisfazione che anche a lei i preti hanno insegnato la medesima cosa che a me! Non poteva essere diversamente perché la materia prima del lavoro del prete qui sulla terra è proprio il Peccato. Esperto in qualità, sofisticatezza, quantità e peso ad libitum.
          Lei conoscerà la comoda vicenda dei lapsi nella storia del cattolicesimo cristiano romano.
          Ma lei pensa che Dio abbia gli stessi pensieri dell’uomo?
          Lungi da me pensare come la pensa Dio. A me basta il suo amore qui e adesso. “Scio cui credidi”.

        • Rolando ha detto:

          Mi permetta, simpaticissima SIGNORA DI TUTTI I POPOLI, di esprimere un mio ulteriore pensiero.
          Ci sono due modi di andare per il mondo: 1° a predicare il vangelo a tutte le creature; 2° a conoscere il vangelo di tutte le creature.
          Dio mi ha invaso in tutti i luoghi sacri del mondo da me visitati. Mi ha soggiogato e dato la forza di sorridere a tutti.
          Una volta in Siria mi è capitato di partecipare ad un funerale mussulmano che non si svolge come da noi attorno al defunto. Senza che nessuno sapesse niente di me, anche a me diedero da bere la loro stessa comune bevanda. Provai un senso di smarrimento, cui seguì una gioia unica, inesprimibile. Rex tremendae majestatis qui salvandos salva gratis, salva omnes fons pietatis.

  • Fantasma di Flambeau ha detto:

    Le riflessioni di R.S. sono sempre edificanti e quasi sempre condivisibili.
    Stavolta, in tutta franchezza e sperando di avere male inteso, c’è il solito cattolicismo che proprio non digerisco.
    Provo a dirla in apologo storico.

    Immaginiamo di essere sulla banchina del porto di Messina il 16 settembre 1571.
    Nella rada strapiena, galee veneziane, spagnole, napoletane e siciliane, genovesi, pontificie, savoiarde, toscane e maltesi.
    Davanti a una folla immensa, che vive sotto il terrore saraceno e turco da secoli, l’ultimo esercito della Cristianità si imbarca credendo ancora di andare in soccorso di Famagosta (che in realtà era caduta il 4 agosto, Marcantonio Bragadin scuoiato vivo, i prigionieri fatti a pezzi o venduti come schiavi, le ragazze e i bambini per gli harem, ecc. come da prassi).
    Un religioso pio e devoto si pone in ginocchio e li invita ad affidarsi alla “potenza passiva della Grazia”, a non commettere “peccato di contesa”, a “dare la fede alla Provvidenza”. Onestamente, se fossi stato uno di quei soldati, e in quel contesto lo sarei stato, gli avrei risposto: “frate, tu prega la Provvidenza che io la metto nella canna del mio archibugio”.
    In perfetta ortodossia con san Pio V, che a tutti i combattenti della Lega Santa aveva regalato un rosario, dopo averne arruolati il più possibile e aver compiuto perfino il miracolo (senza virgolette) di mettere assieme spagnoli e veneziani.

    Mutatis armi e campi di battaglia, oggi ci troviamo a combattere contro mercanti di carne umana, abortisti, pedofili, necrofili e -overtonianamente e ufficialmente solo a parole- antropofagi da far parere Lala Mustafà un galantuomo.
    Predoni che, a differenza che nel XVI secolo, compiono le loro razzie quasi indisturbati nelle nostre scuole, nelle nostre case, nei nostri corpi e nei nostri cervelli. E noi, anziché Papa san Pio V, abbiamo un dichiarato devoto di Giuda Iscariota che spalanca loro le porte, abbatte le torri di guardia e scomunica chi difende i propri figli. Perciò. Grandissima e sincera riconoscenza per le Marie che intercedono l’aiuto di Dio “senza il quale non possiamo fare nulla”. Per le sorelle e i fratelli dei monasteri di clausura, vere fortezze del cattolicesimo. Ma a ciascuno il suo e nel suo.

    • Adriana 1 ha detto:

      👏👏👏

    • R.S. ha detto:

      Ci sono i nemici (in primis il Nemico).
      C’è il combattimento.
      Noi siamo chiamati a combattere.
      Un tema musicale ha le sue variazioni: il tema è quello.
      Quindi è importante che restiamo in tema.

      San Pietro è stato incaricato di capeggiare la bella battaglia che stiamo ancora combattendo.
      L’incaricato è stato ripreso più volte da Gesù: a Cesarea (vade retro), durante l’ultima cena (mi rinnegherai…), al Getsemani (prima dorme invece di pregare e poi sguaina la spada mozzando l’orecchio di Malco) e anche da Paolo dopo il “taglia e cuci” di Antiochia.

      Intendo dire che la soluzione della spada deve prevedere che la Parola di Dio è affilata, a doppio taglio: ferisce anche chi la maneggia e vi armeggia. La Parola è di Dio e non nostra anche se ci è stata affidata.
      Ergo, chi di spada ferisce…

      Nell’iconografia cristiana anche san Michele e San Giorgio vengono dipinti con una spada o lancia filiforme: il dragone lo infilza la potenza di Dio e non quella dell’angelo o del santo, o dell’arma che usa.

      Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sono dei sant’uomini che hanno commesso qualche errore, ma hanno dispensato la Grazia ricevuta.

      Prima del febbraio 2013 la Chiesa militante ha armeggiato chi a spada tratta dell’ortodossia, chi un’eresia patente … Mi ero appuntato questo scritto (del Fantasma): è più coraggio quello di Leonida alle Termopili, o quello di Temistocle che, in extrema ratio e a rischio di eterna infamia, mentre le ultime forze della Grecia stanno per venire meno, induce in tentazione i persiani nella trappola di Salamina?

      La pienezza di Grazia fa corredentori, c’è vita anche nel martirio. Senza Grazia c’è il vuoto e si uccide: è cronaca.
      Si combatte, ma le armi sono diverse. Variazioni sul tema, senza andare fuori tema. Senza la Grazia anche Pietro sconfina nell’intrallazzo e nell’esercizio del potere: è cronaca.

      San Giovanni Battista, Santo Stefano, San Paolo e buona parte dei 12 muoiono martiri, ma uccisi dall’odio a Cristo che usa ogni potere (Roma, o il sinedrio: è cronaca).

      Dio ha lasciato fare? Serve uno sguardo di fede, non solo di storia. I martiri muoiono già nella beatitudine, non nella disperazione. Il Salmo recitato da Cristo in croce è preghiera, elevazione a Dio, non disperazione.
      Quella caratterizza chi disprezza la vita, odiando Cristo.
      Il martire sa che morirà, ma la sua battaglia è bella.
      Ha conservato la fede. E’ contento. E’ bello. E’ Grazia.

      E’ anche un mistero, ma non fermiamoci all’apparenza. Non bisogna temere chi può uccidere il corpo.
      Parola di Dio, a doppio taglio.

      • Rolando ha detto:

        “Bianco Padre che da Roma ci sei meta, luce e guida in ciascun di noi confida: su noi tutti puoi contar!
        Al tuo cenno, alla tua voce: un esercito all’altar!”
        Altri tempi.
        Grazie a Dio.

      • Rolando ha detto:

        Caro R.S.,
        Non fermiamoci all’apparenza! È anche tutto un mistero!.
        Si può utilizzare il male al fin di bene. E viceversa. Il fine giustifica i mezzi.
        Ed il fine è sempre “ciò che mi conviene”.
        Davanti a Dio o ci si inginocchia o si trema!

      • Fantasma di Flambeau ha detto:

        Alcuni passaggi (“Si combatte, ma le armi sono diverse. Variazioni sul tema, senza andare fuori tema”, “Serve uno sguardo di fede, non solo di storia”) non posso che sottoscriverli senza riserve. Sulla spada dal doppio taglio da maneggiare con estrema cura, sulla vita e sugli uomini Bernanos ha scritto prendendo a metafora la Legione straniera.

        «L’onore stesso…» cominciai io. «Oh! Senza dubbio un onore fatto a loro misura. Per quanto ai vostri casisti appaia frusta, la loro legge ha almeno il merito di costar cara, carissima. Somiglia alla pietra sacrificale — null’altro che un sasso, appena più grosso d’un altro sasso — ma grondante del sangue lustrale. Beninteso, il nostro caso non è chiaro e daremmo ai teologi del filo da torcere, se codesti dottori avessero il tempo d’occuparsi di noi. Rimane il fatto che nessuno di loro oserebbe sostenere che, vivi o morti, noi apparteniamo a quel mondo sul quale cade in pieno, da venti secoli, la sola maledizione del Vangelo. Poiché la legge del mondo è il rifiuto, — e noi non rifiutiamo nulla, nemmeno la nostra pelle — il piacere, — e noi non domandiamo allo stravizio che il riposo e l’oblio, come un sonno qualunque — la sete dell’oro, e la maggior parte di noi non possiede neanche la spoglia immatricolata nella quale viene sepolto. Convenite che questa specie di povertà può sostenere il confronto con quella di certi monaci alla moda, specializzati nell’esame delle anime rare!…»

        Se il mio le è sembrato un intervento tranchant, è perché voleva esserlo. Molti più di quanti crediamo, sospettabili e non, leggono questo blog. Troppe volte (non mi riferisco assolutamente a Lei) sono dovuto scappare tossendo da cortine fumogene spiritualisticheggianti il cui unico scopo era preservare il tesoro bilobato e adiposo dietro l’angelismo. E può immaginare quante persone oneste ne sono rimaste disgustate (“porgi l’altra guancia di tuo figlio, di tua moglie, dell’innocente a cui stanno mettendo le mani addosso”) al punto da rigettare in blocco Chiesa -caricatura- e burattini. Se ho chiarito, e siamo sostanzialmente d’accordo, le propongo come sintesi comune l’ultima frase del mio commento e le prime cinque del suo. Tema: Cristo; variazioni: vocazione e responsabilità personali. Con stima.

        • Adriana ha detto:

          Caro Fantasma di Flambeau,
          perfetto! Aggiungo: “Chi riesce a dire con 20 parole ciò che può essere detto in 10 è capace pure di tutte le altre cattiverie.” ( Giosue- senza accento- Carducci ).
          Figurarsi chi non ci riesce…

          • Fantasma di Flambeau ha detto:

            (Se volessi giocare allo Sherlock: ti piace il biliardo e/o il tuo attore preferito è Paul Newman.)
            La frase di Carducci però me la devo stampare e tenere a portata di sguardo.
            Quello che è giusto: grazie ai 1500 caratteri max di FQ.
            Da un ex per eccesso di libero pensiero. Sassolino che mi portavo nella scarpa da 4 anni.

        • Fantasma di Flambeau ha detto:

          PS. Ogni riferimento è alla vita reale e ad altri blog.

    • Uc de saint circ ha detto:

      👏👏👏👏👏👏👏

  • Cristina ha detto:

    Gli Apostoli,secondo il comando di Gesù,sono andati dovunque nel mondo allora conosciuto,parlavano,predicavano nelle”occasioni opportune e inopportune”Sono stati tutti martirizzati perché facevano proseliti.Aiutati che DIO ti aiuta,dicevano i nostri nonni.Chi tace acconsente ed è complice del male.

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