Don Bosco e il Papato. Marco Begato, sdb. Primo Capitolo.

4 Settembre 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, don Marco Begato sdb, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione una serie di articoli che rappresentano il risultato del suo studio su don Giovanni Bosco e il papato. Buona lettura e condivisione.

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Negli ultimi anni ho svolto un itinerario per tappe attorno all’insegnamento di don Bosco, basandomi sulla rilettura commentata di alcuni suoi scritti più o meno noti. Le puntate precedenti sono disponibili in rete. Ringrazio chi oggi ospita il nuovo tema: è venuto dunque il momento di avvicinare il pensiero del santo torinese riguardo al Papa e al Papato. Lo faccio con grande passione e curiosità, soprattutto perché vorrei capire in che misura siano tra loro collegati l’amore di don Bosco al Pontefice e il suo schieramento nella frangia del cattolicesimo intransigente: questi due aspetti possono essere separati in don Bosco? E, più in generale, in cosa è consistito l’amore al Papato di don Bosco? Quali limiti aveva? Quali stratagemmi ha utilizzato?

La Storia Ecclesiastica

Ho scaricato dal consueto sito (https://www.donboscosanto.eu/) la quarta edizione della celebre „Storia Ecclesiastica”, compilata da don Bosco attraverso un lavoro di selezione metodica e ideologica delle principali storie ecclesiastiche del suo tempo. Dico ideologica, perché don Bosco non fa una storia in senso scientifico moderno, bensì seleziona gli episodi in chiave educativa a uso dei suoi giovani. Andiamo a leggere cosa ci racconta don Bosco, servirà come ripasso edificante delle glorie del Papato. Al solito lasceremo alcuni commenti tra le citazioni e altre conclusioni generali per il finale.

Per chi si fosse perso i miei interventi precedenti – sull’eucaristia, la confessione, la devozione a san Giuseppe e forse altro – ricordo che non mi pongo obiettivi scientifici. Scelgo molto più semplicemente di leggere e commentare alcune opere di don Bosco, poco note e molto indicative del suo pensiero. Due volte di più in questa situazione non ho minimamente verificato la fondatezza della ricostruzione storica operata da don Bosco. Come detto, mi limiterò a riflettere su ciò che lui ci dice.

Don Bosco ci accoglie con una nota introduttiva, in cui si chiarisce lo spirito del suo lavoro, ne indica i criteri metodologici seguiti, ma anche e soprattutto il taglio divulgativo e apologetico:

 

Ho scelto i fatti, i modi e le parole che mi parvero più opportune alla classe dei leggitori cui è indirizzata, facendomi stretto dovere di seguire imparzialmente gli autori contemporanei o più vicini all’epoca dei fatti esposti. Nei dubbi ho seguito gli scrittori abitanti nei siti dove succedettero gli avvenimenti raccontati.

 

Don Bosco rimane peraltro consapevole dei possibili errori nella sua rilettura sulla storia dei Papi, ben lungi quindi dall’arrogarsi una visione indefettibile su tale argomento:

 

A chi trovasse cosa difettosa, dubbia, od erronea, professerei la più sentita gratitudine se con bontà volesse significarmela, affinchè si possa emendare ad altrui utilità e a gloria di nostra santa cattolica Religione.

 

Segue un paragrafo di glossario in cui si spiegano alcune nozioni preliminari. Qui incontriamo anche la scelta di scandire la storia ecclesiastica in sei periodi:

 

  1. La prima epoca comincia dalla fondazione della Chiesa di Gesù Cristo l’anno 30 e si estende fino alla conversione dell’imperatore Costantino l’anno 312.
  2. La seconda dalla conversione di Costantino alla fondazione del Maomettismo l’anno 622.
  3. La terza dall’origine del Maomettismo al quarto Concilio Lateranese nel 1215.
  4. La quarta da questo Concilio sino a’principii di Lutero nel 1517.
  5. La quinta da’principii di Lutero alla morte di Pio VI nel 1799.
  6. La sesta dalla morte di Pio VI fino al Concilio Vaticano nel 1869-70.

 

Per completezza lascio alcuni titoli di sezione e di capitolo. In tal modo risulterà più pratico andare a consultare e approfondire, se di interesse, la fonte originaria nel sito su citato.

Epoca prima. Dalla fondazione della Chiesa di Gesù Cristo l’anno 30 dell’era volgare sino alla conversione dell’imperatore Costantino il Grande l’anno 312.

Capo I. Chiesa di Gesù Cristo. – Elezione degli Apostoli. – S. Pietro capo della Chiesa. – Schiarimenti. – Porte dell’inferno. – Chiavi del paradiso. – Primato di s. Pietro e de’suoi successori. – Loro infallibilità.

 

Il primo capitolo presenta l’istituzione del ministero petrino. Don Bosco la descrive come segue:

 

Gesù disse di poi: Sopra questa pietra fonderò la mia Chiesa. Le quali parole vogliono significare: Tu, o Pietro, sarai nella Chiesa quello che in una casa è il fondamento. Il fondamento è la parte principale e indispensabile della casa, siccome quella sopra di cui tutto l’edifizio si regge. Così tu, o Pietro, sarai il fondamento della mia Chiesa, ossia avrai in essa la suprema autorità affinchè sopra di questa autorità suprema che ti conferisco, la Chiesa si sostenga e duri ferma ed immobile. Sopra di te, a cui io diedi nome Pietro, come sopra di una rocca e di una pietra fermissima per mia virtù eterna, io innalzo l’eterno edifizio della mia Chiesa, la quale sopra di te appoggiata starà forte ed invitta contro a tutti gli assalti de’suoi nemici.

 

Salta subito all’occhio l’interpretazione data dal santo educatore al ruolo di Pietro, esso è chiamato ad essere il “fondamento” della Chiesa, inteso come una “autorità” costituita con il fine di renderla “ferma”, “immobile”, “una rocca”, “pietra fermissima”. Il ruolo del Papa è tale che “nella mia Chiesa chiunque si separa da Pietro precipita nell’errore e si perde”. In particolare vengono spiegate anche le promesse del Signore relative al mistero esorcistico della Prima Sede:

 

Le porte dell’inferno sono la potenza di Satana, e significano le persecuzioni, le eresie, gli errori, gli sforzi, le arti che il demonio {14 [14]} metterebbe in opera per abbattere o in un modo o in un altro la Chiesa. Tutte queste potenze infernali potranno bensì o separatamente, o riunite muovere aspra guerra alla Chiesa, costringerla a rimanere quasi sempre con le armi in mano, rovinare quelli de suoi figli che non saranno abbastanza umili, mortificati e vigilanti nella preghiera, ma non potranno mai vincere essa Chiesa; che anzi tutti i loro sforzi non riusciranno mai ad altro che ad accrescere la gloria di questa Sposa del Redentore. 

 

Le parole di Cristo confermano nella fede cattolica, nonostante le molte crisi e sconfitte che la storia può portare con sé. D’altra parte la promessa esorcistica chiede al singolo fedele di aderire alla lotta spirituale “sempre con le armi in mano”, pena la rovina dei cristiani “che non saranno abbastanza umili, mortificati e vigilanti nella preghiera”. Chissà quale sarebbe stato il commento di don Bosco, vedendo la moda del dialogo con i nemici della Chiesa, i vari “Cortili dei gentili”, un certo modo qualunquista di intendere l’”ascolto” e simili vezzi degli ultimi decenni ecclesiastici.

 

Proseguendo, don Bosco ripercorre gli altri episodi evangelici legati a san Pietro e fissa i caratteri dell’autorità pontificia, non senza appoggiarsi al Magistero, segnatamente alle dichiarazioni del Concilio Fiorentino e del Vaticano I. Il Fiorentino definiva la figura del Romano Pontefice qua talis:

 

 «Noi definiamo che la santa Sede Apostolica ed il Romano Pontefice è il successore del Principe degli Apostoli, il vero Vicario di Cristo, ed il capo di tutta la Chiesa, il maestro e Padre di tutti i cristiani, e che a lui nella persona del beato Pietro fu dato dal nostro Signor Gesù Cristo pieno potere di pascere, reggere e governare la Chiesa universale.»

 

Il Vaticano I precisava il concetto di infallibilità pontificia:

 

«Noi definiamo, che il Romano Pontefice quando parla ex cathedra, ossia adempiendo l’ufficio di pastore e maestro di tutti i {19 [19]} cristiani, per la sua snprema autorità apostolica definisce qualche dottrina della fede o dei costumi a tenersi da tutta la Chiesa, a cagione della divina assistenza a lui promessa nella persona del B. Pietro, gode della stessa infallibilità. della quale il divin Redentore volle fornire la sua Chiesa nel definire le dottrine della fede e dei costumi. Perciocchè queste definizioni del Romano Pontefice sono per se stesse, e non pel consenso della Chiesa irreformabili. Che se alcuno oserà contraddire a questa Nostra definizione, che Iddio ce ne guardi sia anatema.»

 

Dei successivi capitoli, che si limitano a narrare in forma discorsiva i contenuti tratti dagli Atti degli Apostoli o dalle Epistole, riprendo solo quanto riguarda il primo Concilio ecclesiale, quello di Gerusalemme.

 

Capo IV. Divisione degli Apostoli e loro simbolo di fede. – Libri del nuovo Testamento. – Morte di Maria SS. Miracoli di s. Pietro. – Concilio di Gerusalemme. – Persecuzione di Nerone. – Martirio di s. Pietro e di s. Paolo.

 

     La s. Scrittura ci fa menzione di tre speciali adunanze degli Apostoli in Gerusalemme per trattare cose riguardanti al bene dei fedeli. La prima fu per apparecchiarsi a ricevere le Spirito Santo ed eleggere s. Mattia in luogo di Giuda traditore; l’altra per la scelta e consacrazione de’sette diaconi: la terza poi è quella che prese propriamente il nome di concilio e che servi di norma ai concilii che vennero nei tempi posteriori celebrati dalla Chiesa. Esso fu convocato per decidere se si dovesse mantenere in vigore l’obbligo di osservare le cerimonie della legge mosaica, fra le quali specialmente la circoncisione, e l’astinenza dal cibarsi delle carni di certi animali. La questione cominciò ad essere agitata nella città d’Antiochia, d’onde s. Paolo e s. Barnaba furono mandati a consultare s. Pietro, che allora trovavasi in Gerusalemme. Per definire la cosa formalmente s. Pietro convocò a concilio gli Apostoli, e gli ecclesiastici che erano in Gerusalemme, e quindi come capo e supremo pastore, che egli era, e vicario di Gesù Cristo sopra la terra, propose la questione, ragionò intorno alle cose da stabilirsi, e dopo lunga e viva discussione pronunzio {37 [37]} la sentenza, alla quale s. Giacomo pel primo, e poscia tutti gli altri aderirono. Si formò di poi il decreto da pubblicarsi a tutti i fedeli nel tenore seguente: «Piacque allo Spirito Santo ed a noi di non obbligarvi se non a quelle osservanze che noi giudichiamo ancora necessarie, cioè di astenervi solamente dalle carni sacrificate agli idoli, dal sangue, dalla carne di animali soffocati e dalla fornicazione.»

 

In tutta questa esposizione, tra molte ricostruzioni narrative (alcune delle quali legate a tradizioni orali di difficilissima documentabilità), notiamo come don Bosco non faccia menzione del contrasto tra san Pietro e san Paolo, citato dalle Scritture in Galati 2,11-14. Lo scopo edificante della sua Storia Ecclesiastica prevale. Probabilmente vi era il timore che i lettori potessero scandalizzarsi di fronte a un simile episodio, magari traendone spunto per muovere essi stessi delle critiche al Papa. Di questa prima crisi ecclesiale, insomma, nessuna menzione.

 

Interessante la conclusione del capitolo, che si sposta da questioni conciliari a questioni morali:

 

E bene di notare che la fornicazione essendo un peccato gravissimo proibito dalla stessa legge naturale e dal sesto precetto del decalogo, sembra non occorresse rinnovarne la proibizione. Ma si stimò bene di proibirlo qui in modo esplicito e chiaro a motivo dei gentili, che venivano alla fede, i quali prima che ricevessero il lume del s. vangelo, non pensavano che la fornicazione fosse peccato; tanto in loro era offuscato il lume della ragione. Dopo questa decisione cessò affatto il precetto della circoncisione e di molte altre osservanze della legge antica. Anno 51.

 

Qui vediamo condensato, alla luce della Rivelazione e del Magistero, tutto il pensiero autentico di don Bosco in materia di sessualità. Per don Bosco le irregolarità sessuali sono abominevoli per natura, trafitte dai Comandamenti antichi, ma infine ulteriormente bandite dai primissimi concili apostolici. A dire della gravità di simili condotte, ma anche della loro tendenza a insinuarsi soprattutto laddove l’umanità si trovi ad avere “offuscato il lume della ragione”. Immagino si possa intuire quale sarebbe ancora oggi la sua posizione di fronte a coppie irregolari di qualsiasi orientamento e inclinazione.

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2 commenti

  • Corrado ha detto:

    …”«Noi definiamo, che il Romano Pontefice quando parla ex cathedra, ossia adempiendo l’ufficio di pastore e maestro di tutti i {19 [19]} cristiani, per la sua snprema autorità apostolica definisce qualche dottrina della fede o dei costumi a tenersi da tutta la Chiesa, a cagione della divina assistenza a lui promessa nella persona del B. Pietro, gode della stessa infallibilità. della quale il divin Redentore volle fornire la sua Chiesa nel definire le dottrine della fede e dei costumi. Perciocchè queste definizioni del Romano Pontefice sono per se stesse, e non pel consenso della Chiesa irreformabili. Che se alcuno oserà contraddire a questa Nostra definizione, che Iddio ce ne guardi sia anatema.»”
    Ma allora come si può concepire che Benedetto XVI abbia potuto commettere “sciocchezze” (vedi Codice Ratzinger di Cionci), come, deridendolo, ho sentito dire dal dott. Tosatti in un recente dibattito?
    Il fatto che Papa BXVI si sia ritirato in sede impedita, mi pare coerente con quanto ho letto di recente in merito alla “scissio”, ipotizzata da Ticonio, della Vera Chiesa da quella eretica e apostata.

    • La Signora di tutti i popoli ha detto:

      Uomini, ominicchi e quaquaraquà.

      Ottimo post caro CORRADO. E anche io, se mi permetti all’ articolo ci aggiungo una “pezzetta”.

      Partiamo dalla conclusione del testo: più “soft” di quella di tanti preti che seguono come moda parlare male di Bergoglio ma guai a dire che non è un vero Papa e quindi anche per d. Begato, a parlar chiaro , mica è fesso, non ci si azzarda… è cauto ma qualcosa deve dire, deve farsi inquadrare negli “amici del così fan tutti”; leggiamo:

      “vediamo condensato, tutto il pensiero autentico di don Bosco in materia di sessualità. Per don Bosco le irregolarità sessuali sono abominevoli per natura, [.]
      Immagino si possa intuire quale sarebbe ancora oggi la sua posizione di fronte a coppie irregolari di qualsiasi orientamento e inclinazione.”

      In altre parole d. Begato dopo aver esaltato il Concilio V. Primo e la fedeltà di don Bosco a questo e al Primato petrino, sembra -molto vagamente- mettere in evidenza qualcosa non quadra nel «Principe degli Apostoli, il vero Vicario di Cristo, [.] maestro e Padre di tutti i cristiani, e che a lui [.] fu dato dal nostro Signor Gesù Cristo pieno potere di pascere, reggere e governare la Chiesa universale.
      [.]se alcuno oserà contraddire a questa Nostra definizione, che Iddio ce ne guardi sia anatema.»

      Premettiamo che non stiamo parlando di un prete in cassa integrazione con una parrocchia senza fedeli, che da tempo hanno abbandonato chiesa e sacramenti, a parte due vecchiette siringate in attesa di evento non correlato. No, d. Begato è preside di una Scuola superiore, quelle moderne, multistrato: classico, scientifico, professionale (o chissà cos’altro) che dovrebbe, sulla bella tradizione salesiana, oltre all’istruzione portare avanti la fede dei suoi liceali.
      Vedremo quali santi padri di famiglia e lavoratori ci darà.

      Ci si aspetta che questo articolo (o il successivo??), in linea con la energica storica azione antieretica di don Bosco analizzi la situazione attuale e, fatto questo, spieghi a noi come sicuramente fa ai suoi studenti che il “papa” di oggi non sembri rivestire, tutta la “pappardella dogmatica” riportata sopra fra virgolette, ma sia piuttosto un eretico di prima luce …nera.
      Lo farà? E porterà noi come i suoi studenti, in ossequio alla verità che deve loro e a noi (visto che ci rifila un articolo sul Blog), in onore alla Verità che dice di servire, a stabilire che nessun vero papa può essere eretico e adoratore di demoni? Avrà d. Begato per onestà, rara (o scomparsa?) virtù dei ministri di Dio, il dovere di parlare dei suoi dubbi: che a Roma non c’è un vero Papa??

      Torniamo a noi lettori:
      siamo di fronte ad un vero seguace di don Bosco o ad un altro prete quaquaraquà?
      Nel mio campo ho le mie ragazze, le papere: un uovo al giorno tutti i giorni tranne la Domenica (o quella che loro ritengono tale) e in verità mi fido più del loro starnazzare allegro che delle chiacchiere di d.Begato… Ma posso sbagliare e nel caso, se è un uomo, lo vedremo presto scomunicato; altrimenti non serve neanche nel mio campo: le papere non accettano paperi senza attributi.