La Sacra Sindone. Secondo le Visioni della Beata Caterina Emmerich. Sergio Russo.
2 Settembre 2024
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, un amico fedele del nostro sito, Sergio Russo, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste considerazioni sulla Sacra Sindone conservata nel Duomo di Torino, che recenti esami accreditano – se mai ce ne fosse bisogno, vista la quantità di elementi scoperti dagli scienziati su questo reperto – la sua autenticità. Buona lettura e diffusione.
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LA SACRA SINDONE
Secondo le visioni della Beata Anna Caterina Emmerich
Da molti anni abbiamo avuto modo di leggere numerosi libri (e la bibliografia può contarne diverse centinaia) e di sentire parlare, in numerosi congressi o simposi, sulla questione della Sindone di Torino. Ma è anche necessario notare che queste pubblicazioni o questi convegni sono spesso in opposizione e in contraddizione tra loro.
Molte teorie infatti, riguardo alla sua origine e alla sua costituzione, dopo aver avuto la loro ora di effimera gloria… furono abbandonate nel buco della storia delle vanità! E non voglio qui elencare, su tale questione, le numerose asserzioni cosiddette “scientifiche”, che in seguito si sono rivelate errate (test dei leptoni, test al radiocarbonio, datazioni varie, ecc.).
A motivo della constatazione – invero impressionante – di grande confusione per le numerose considerazioni, cosiddette scientifiche, sulla Sindone di Torino, a me personalmente è tornata alla mente quell’inaspettata scoperta, fatta dai Vincenziani del Collegio di Propaganda Fide, a Smirne, il 29 luglio 1891, in particolare da Padre Poulin (cfr. La Casa di Maria in Efeso, Ediz. Tequi), a riguardo della casa della Santissima Vergine Maria, scoperta avvenuta seguendo le precise indicazioni date dalla Beata Anna Caterina Emmerich nelle sue visioni, trascritte da Clemens Brentano (1778-1842).
Questa casa, in cui visse gli ultimi anni della sua vita la Santissima Vergine Maria, fu poi visitata da tre Papi: Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Quindi, ricordando le doti particolari di quella beata mistica, ho voluto verificare se non avesse per caso detto qualcosa pure sulla Sindone di Torino. Ed è per questo che presi in mano il terzo volume di “Visions of Anne Catherine Emmerich” (Ediz. Tequi), al capitolo 37, pagine 347-356. Ed anzi consiglio, a tutti coloro intenzionati a parlare della Sindone di Torino, di leggere attentamente tali pagine, proprio quelle dalle quali estrarrò qui di seguito alcune righe, che descrivono appunto la deposizione dalla Croce e l’imbalsamazione del Corpo di Gesù. (È possibile leggere anche l’edizione originale in tedesco: “Die bittere Leiden unsers Herrn Jesu Christi”, Paul Pattloch Verlag, Aschaffenburg 1981, p. 320 e ss.).
“… Giuseppe e Nicodemo posero quindi le loro scale sul davanti della Croce e, sciogliendo le funi che trattenevano il Corpo del Salvatore, lo calarono dolcemente… come se avessero trasportato un caro amico gravemente ferito… Dopo la deposizione dalla Croce, ne avvolsero il corpo dalle ginocchia ai fianchi, e lo deposero tra le braccia della Madre… Maria di Cleofa, Salomè, Veronica e tutte le altre sante donne presentarono alla Beata Vergine i vasi, le spugne, i panni, gli unguenti e i profumi; poi, dopo averla servita, si ritirarono una dopo l’altra… La Madre del Signore vinse i suoi indicibili dolori con mirabile fortezza… Cominciò a lavare e a purificare il Corpo del Signore con instancabile premura… Tolse con le più grandi precauzioni la corona di spine… Maria prima lavò il volto, e con spugne bagnate asportò il sangue essiccato sui capelli. Mentre lavava il Corpo del Figlio vide sempre più chiaramente con quanta crudeltà era stato trattato… Lavò la bocca, la lingua, i denti e le labbra…
Appena lavato il capo, la Santa Vergine, dopo averlo baciato sulle guance, lo coprì con un velo. Poi prestò la stessa rispettosa cura al collo, alle spalle, al petto, alla schiena e alle mani… Furono lavati il capo, il petto e i piedi di Gesù… Ella coprì le parti lavate con un panno, e cominciò a imbalsamare tutte le piaghe… Non si buttò via l’acqua che si era utilizzata per lavare il Corpo di Gesù… ma la si conservò preziosamente… Allora Giovanni si avvicinò alla Beata Vergine e la pregò di separarsi dal Corpo di suo Figlio, affinché potessero finire di imbalsamarlo prima dell’apertura dello shabbat (circa un’ora prima dell’imbrunire del venerdì pomeriggio)… Maria baciò teneramente il santo Corpo. Allora Giovanni, aiutato da Giuseppe e da Nicodemo… prese Gesù dalle braccia di sua Madre, sulle lenzuola dove era stato deposto, ed essi lo condussero nel luogo dove dovevano completare l’imbalsamazione… Gli uomini irrorarono il resto del Corpo con erbe odorifere… Infine posero il Corpo su di un grande lenzuolo di sei auna [antica misura lineare ebraica, per cui: “… due spanne formavano un subito, o auna, così come definito da talune autorità giudaiche”], che Giuseppe d’Arimatea aveva acquistato, e lo avvolsero di nuovo. Era coperto di traverso: un angolo del lenzuolo veniva steso dai piedi al petto, l’angolo opposto ripiegato sopra la testa e le spalle; gli altri due angoli erano piegati attorno al corpo.”
Possiamo dunque concludere, sulla base di questo testo, che:
1) Gesù sulla Croce aveva certamente dei chiodi, ma anche delle corde, che tenevano le sue membra avvinghiate alla croce medesima, e ciò spiega perché i chiodi conficcati nelle mani non gli dilaniarono la mano stessa.
2) Il Corpo di Gesù fu completamente lavato e accuratamente imbalsamato, prima di essere deposto nel sepolcro.
3) Il Corpo di Gesù fu posto sulla Sindone, ma non parallelamente ai bordi, bensì di traverso: con due angoli opposti, l’uno ai piedi e l’altro alla testa, formando così, sotto il suo Corpo, la Sindone non di forma quadrata, ma facente una sorta di losanga (secondo le visioni di Anne Catherine Emmerich), cosicché, per vedere l’immagine di cui parleremo tra poco, abbiamo dovuto piegare i quattro angoli del lenzuolo. E, se questo è corretto, ne scaturiscono conseguenze molteplici…
Tali considerazioni pertanto, basate sulle visioni della Beata Anna Caterina Emmerich, possono quindi permetterci di cominciare a meditare su cosa sia esattamente la Sindone di Torino.
Proseguiamo adesso la lettura del capitolo seguente (Tequi, c. 38, p. 357 e ss.; Pattloch, pp. 328-329):
“Tutti si affollarono intorno al Corpo di Gesù e si inginocchiarono per dargli l’estremo saluto, quando un commovente prodigio colpì i loro occhi: il sacro Corpo del Signore, con tutte le sue piaghe, apparve loro disegnato sul lenzuolo che lo copriva. Per premiare le loro affettuose cure, volle lasciare loro l’immagine del suo Corpo. Abbracciarono questo sacro Corpo con molti gemiti e lacrime e baciarono rispettosamente l’immagine miracolosa. Il loro stupore aumentò ulteriormente quando, sollevando il lenzuolo, trovarono tutti i drappi sottostanti bianchi come prima; solo il lenzuolo superiore portava l’impronta dell’immagine del Signore. Era un ritratto miracoloso, una testimonianza della divinità creatrice, sempre presente nel Corpo del Signore.”
4) Secondo il racconto delle visioni di Anna Caterina Emmerich, la Sindone di Gesù è miracolosamente concepita per premiare la cura amorevole di coloro che hanno curato il suo Corpo divino.
5) Le bende, avvolte attorno al Corpo del Signore, sottostanti alla Sindone, non sono state impresse, per dimostrare chiaramente che questa è un’immagine voluta per volontà divina ed in modo miracoloso. Sarebbe un grave errore cercare una causa naturale per spiegare un’origine soprannaturale. Questo è senza dubbio lo stesso modo in cui sono state prodotte le tre copie…
6) Tutti i presenti si inginocchiano attorno al Corpo morto di Gesù e, quando Gesù muore, la sua Anima e il suo Corpo si separano ma, come insegna la teologia, ogni parte separata è tuttavia ancora unita alla sua Divinità. Questo è ciò che insegna, ad esempio, san Tommaso d’Aquino (IIIa pars, q. 50, a. 2 e 3). Possiamo dunque constatare, una volta di più, l’accuratezza ed esattezza dottrinale della beata Anna Caterina Emmerich.
Ciò che abbiamo citato si basa sull’edizione tedesca del 1885, tuttavia esiste una versione leggermente diversa e ancora più completa, antecedente, del 1837 infatti, ma coerente con la 3a edizione tedesca (Anna Caterina morì 13 anni prima), da cui ne traggo alcuni estratti importanti per il nostro argomento:
“Mentre tutti circondavano il Corpo di Gesù e si inginocchiavano attorno a Lui per salutarlo, ai loro occhi avvenne un miracolo commovente. Il sacro Corpo di Gesù, con tutte le sue piaghe, appariva di un colore tra il rosso e il bruno, raffigurato sulla superficie del lenzuolo che lo ricopriva, come se avesse voluto premiare la loro cura e il loro amore, e lasciare loro il suo ritratto attraverso tutti i veli nei quali era avvolto. Abbracciarono il Corpo, piangendo e gemendo, e rispettosamente ne baciarono l’impronta meravigliosa: fu tale il loro stupore che riaprirono il lenzuolo, e aumentò ulteriormente quando, sollevandolo, videro tutte le fasce che fasciavano il Corpo, bianche come prima e che solo il lenzuolo superiore ricevette questa immagine miracolosa. La parte del lenzuolo su cui giaceva il Corpo del Signore aveva ricevuto l’impronta di tutta la sua schiena, la parte che lo copriva aveva ricevuto quella della parte anteriore del suo Corpo; ma per vedere quest’ultimo nel suo insieme, bisognava sistemare insieme più pezzi, perché sul davanti diverse estremità del drappo erano incrociate. Non era l’impronta di ferite sanguinanti, poiché l’intero corpo era avvolto e ricoperto di aromi, era un ritratto soprannaturale, una testimonianza della divinità creatrice che risiedeva ancora nel Corpo di Gesù. Ho visto molte cose relative alla storia successiva di questi lenzuoli, ma non so più come metterle in ordine. Dopo la risurrezione, la Sindone rimase con gli altri lenzuoli in possesso degli amici di Gesù; una volta l’ho vista strappare a qualcuno che la portava sotto il braccio; l’ho vista cadere due volte nelle mani dei Giudei, vidi anche che fu onorata, molto tempo dopo, in vari luoghi: un giorno, divenuta oggetto di disputa, la gettarono, per distruggerla, nel fuoco; ma miracolosamente si levò al di sopra delle fiamme e cadde nelle mani dei cristiani. Con l’aiuto delle preghiere di alcuni santi uomini furono eseguite tre stampe, sia del rovescio che del diritto della Sindone, applicandovi altri lenzuoli. Queste impronte, consacrate secondo le solenni intenzioni della Chiesa, hanno sempre compiuto grandi miracoli. Una volta ho visto l’originale un po’ danneggiato e strappato in alcuni punti, tra i cristiani non cattolici, in Asia (probabilmente in un santuario nestoriano in Iraq). Ho dimenticato il nome della città: si trova in un paese vicino ai tre re. In queste stesse visioni vidi anche qualcosa di Torino, della Francia e di papa Clemente I, nonché dell’imperatore Tiberio, morto cinque anni dopo Nostro Signore; ma ho dimenticato tutto.”
Abbiamo quindi qui la testimonianza di tre copie miracolose, che potrebbero essere: la Sindone di Torino, quella di Besançon e quella di Silos.
Dopo queste testimonianze, come non ringraziare Dio per la bontà che ha avuto ad insegnarci e consolarci per la durata di tanti secoli?
Due note a margine, dei curatori.
1) Gesù ha come voluto “premiare” la cura e l’adorazione che i presenti avevano avuto nei riguardi del Suo Corpo, che era ancora unito alla Sua Divinità, e questo ci fa pensare che non sia di meno per ciascuno di noi, quando lo adoriamo nel Santissimo Sacramento: Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo. E ci piace anche pensare che sia un Suo invito ad adorarLo, con la promessa della Sua consolazione.
2) Questa seconda nota esula un po’ dal contesto della Emmerich, visto che si parla del Sudario e non della Sindone, oltre a trattare di un momento successivo alla sepoltura, subito dopo la Resurrezione. Così come narrato nel Vangelo, in cui Giovanni e Pietro vanno alla tomba e vedono i lini e il sudario posto in un altro luogo. (Gv 20,7: “… e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con i teli, ma piegato in un luogo a parte.”). Ebbene, abbiamo fatto leggere questo articolo ad un sacerdote, il quale ci ha rivelato un dettaglio di cui eravamo all’oscuro. Siamo così venuti a sapere che, nelle tradizioni ebraiche, il padrone di casa, quando mangiava a tavola si puliva la bocca e la barba con il tovagliolo e poi lo deponeva sul tavolo senza piegarlo, e ciò per far capire ai servi che il pasto era concluso e che quindi potevano mettere via tutte le vettovaglie. Pur tuttavia, se il padrone poneva sul tavolo quel medesimo tovagliolo piegato con cura, allora significava che non aveva ancora concluso il pasto e che sarebbe ritornato presto a finire, e perciò tanto i servi non dovevano sparecchiare…
Tutto questo è bellissimo poiché, in questa tradizione ci pare di scorgere, quasi che Gesù voglia dirci, che Egli presto sta per ritornare, con la Sua seconda venuta… non pare così anche a voi?
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Tag: emmerich, russo, sergio russo, sindone
Categoria: Generale
Russo è fenomenale per sagacia e amore per la Verità
La Sindone di Torino è autentica vi prego di rivolgervi ai post d E.Marinelli per tutte le informazioni
Le rivelazioni private valgono per coloro a cui sono fatte
Non ci sono state corde x Gesu’ ma solo chiodi non nella mano ma nei polsi
Anche Valtorta parla della Sindone e dica che la impronta è dovuta all urea
Niente di piu’ erroneo
Di urea non c’è traccia nella Sindone!
La Sindone di Torino è autentica vi prego di rivolgervi ai post d E.Marinelli per tutte le informazioni
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Non ci sono state corde x Gesu’ ma solo chiodi non nella mano ma nei polsi
Anche Valtorta parla della Sindone e dica che la impronta è dovuta all urea
Niente di piu’ erroneo
Di urea non c’è traccia nella Sindone!
La Sindone di Torino è autentica vi prego di rivolgervi ai post d E.Marinelli per tutte le informazioni
Le rivelazioni private valgono per coloro a cui sono fatte
Non ci sono state corde x Gesu’ ma solo chiodi non nella mano ma nei polsi
Anche Valtorta parla della Sindone e dica che la impronta è dovuta all urea
Niente di piu’ erroneo
Di urea non c’è traccia nella Sindone!
La Sindone di Torino è quella originale quelle di Besancon e Silos sono copie. La terza copia potrebbe essere quella di Arquata del Tronto attualmente custodita ad Ascoli Piceno
Non è copia ma un estratto, per il clero dei Borromeo.