Viaggio a Berchidda e Altro Ancora…Benedetta De Vito..

31 Agosto 2024 Pubblicato da Lascia il tuo commento

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, la nostra Benedetta De Vito offre alla vostra attenzione questi appunti dalla sua amatissima Sardegna. Buona lettura e condivisione.

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S’arriva a Berchidda abbrustoliti dal sole sardo, gli occhi nel mare blu, i piedi caldi di sabbia ed è bello vedere il verde tutto  attorno, le vacche al pascolo, il ricamo del monte Limbara disegnato sull’orizzonte, il via vai nella cantina sociale; è bello respirare la quiete della campagna.

S’arriva e il bel paesino sardo, imbandierato già per la festa del Patrono, San Sebastiano, è una scoperta  nella bella chiesa romanica dove, solitaria, seduta in un canto, dorme la campana che certo molto ha cantato chiamando e raccogliendo i fedeli per la Santa messa.

Ora è lì, in pensione, e si fa fotografare come una diva del muto. Oh quanto vorrei udire il suono delle campane a distesa, la voce di Dio e invece mi par che siano silenti, le belle campane, e non solamente a Berchidda… Vabbè. Eccomi a Berchidda dove, sul colmo della collina che la ospita, si trova il museo del vino, “su inu” (che non vuol dir maiale). Per capire la magia del vino vi invito tutti a leggere le pagine dedicate alla vendemmia che si trovano nello splendido libro di Salvatore Satta “Il giorno del giudizio”. Io, che di vino ne bevo poco, sono rimasta incantata e volentieri, avendolo appena letto, ho accettato l’invito di un’amica di venire qui a Berchidda a visitar l’esposizione.

Sì, bello respirare pulito, nell’Italia provinciale dove ancora vive sono le tradizioni e lontanissime (ma non troppo) le follie del mondo al contrario che ogni giorno si contorce nella menzogna raccontata come verità e che è verità come dir che il cielo è verde. Purtroppo, sulla distesa delle colline, ecco le orride pale eoliche che sconciano il panorama e anche, come mi fa notare la mia amica, uccidono un mucchio di uccelli…

E così, lascio Berchidda, e passo a volo radente sulle tante assurdità (e dire poco) che ho letto ultimamente e che mi ha mandato il mio amico fiorentino Marco (che ringrazio perché sempre mi tiene aggiornata).

Ho letto che in Inghilterra i medici sono costretti a chiedere ai maschi se sono incinta. Ho letto che il Papa ha detto che è un peccato non far entrare i clandestini. Ho letto che il ragno violino è la causa della strage da malore improvviso. Ho letto e mentre leggevo, pensavo a un gruppo di bambinetti, in spiaggia, che giocavano ai nostri stessi giochi: schizzarsi, appozzarsi, tirar via la ciambella alla sorellina. E tutti i maschi schifavano il rosa della bambina, ridendo e prendendola bonariamente  in giro.

Per quanto l’Europa s’inventi i corsi per trasformare gli innocenti in drag queen, la verità resiste ed è tutta raccontata nella dolce risata di quell’allegro gruppetto di bagnanti fanciulli! Ah, dimenticavo, ho letto anche che, sempre in Inghilterra, in certi asili mostrano, con figure e figurette falsamente ingenue, le cose più oscene, spacciandole per “insegnamento”. Ah, meglio tornare a Berchidda, dove cerchiamo la pasticceria Rau, in cui si vendono la sapa, l’abbamele e cose che non trovi al supermercato. Mi han detto che la Rau, a Natale, produce un panettone buonissimo e vorrei tanto assaggiarlo.

Sì torno a Berchidda e poi, via, in macchina a Oschiri (con l’accento sulla “O”) dove, con la mia amica e la sua mamma novantacinquenne (un peperino) cerchiamo al cimitero la spettacolare chiesina di San Demetrio. E’ del Duecento, piccola che pare la casina dei sette nani. Dentro, spoglia, semplice, essenziale. In fondo c’è la stupenda statua di San Demetrio, in veste episcopale. Mi avvicino: è un bambino! Ma certo, perché i Santi, seguendo la stretta via che conduce al Signore, ritornano innocenti, infanti, deliziosamente puri! E’ tempo di visitare la Chiesa parrocchiale dedicata all’Immacolata e… oh meraviglia! Arriviamo alle sei e suonano le campane a festa chiamando i devoti alla Messa! Seguiamo un’anziana (in cuor mio il ringraziamento sboccia come rosa)  e passiamo per un vicolino stretto stretto, affascinante, poetico, che pare uscito dal Medio Evo. Camminando camminando, per me è tempo di preghiera, mentre la macchina ci conduce alla quiete domestica. Il mondo al contrario è rimasto fuori dalla porta per un poco, e anche se salta, piroetta, mi provoca e rimbalza, non è riuscito a superare, per oggi, la barriera del Manto Santissimo della dolce Immacolata!

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