Carta Canta, l’Obbligo della Menzogna nella Dittatura LGBT. Contro la Realtà, contro la Scienza. Silvana De Mari.

29 Agosto 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo articolo della dott.ssa Silvana De Mari, a cui va il nostro grazie. Buona lettura e condivisione.

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La libertà consiste nel diritto di dire la verità.

L’obbligo di menzogna, pena un processo, una pena pecuniaria o la carcerazione è il sintomo che ci spiega che viviamo in una dittatura.

Carta canta vuol dire che una volta che è scritto, per il solo fatto di essere scritto, acquista valore, anche se è un’assoluta menzogna, cioè che è negato il diritto alla verità. È stato scritto che esisteva la razza ariana, che non solo non è superiore, ma non esiste nemmeno, lo ha dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio l’analisi del DNA mitocondriale, era una fantasticheria, ma la parola ariano e ebreo sono state scritte sulle carte di identità e sui passaporti, una menzogna che ha sparso distruzione e morte.

Era irreale che un primario ebreo fosse un essere inferiore e che un cencioso bimbo del ghetto di Lodz fosse responsabile della sconfitta tedesca nella prima guerra mondiale, ma come ha spiegato Hegel, capostipite degli imbecilli e padre di tutte le ideologie totalitarie, «Se i fatti non si adeguano alla teoria, tanto peggio per i fatti».

Il comunismo è stata una spettacolare forma di irrealtà messa su carta. Per adeguare la realtà ai piani quinquennali (URSS), al grande balzo in avanti (Cina) o al super balzo in avanti (Cambogia), file di letterine su un pezzo di carta, terre fertilissime sono diventate lande desolate di carestia e cannibalismo, e i morti hanno smesso di essere contati a unità per essere contati a metri cubi.

A ogni nuova palata di diritti corrispondono nuove menzogne e nuove aggressioni al dovere della verità, che sarà punita.

Il divieto della verità è il vero senso dei paladini dei delle nuove palate di diritti umani.

L’individuo Petrillo, nome alla nascita Fabrizio, padre di Lorenzo, è una persona che fa sport paraolimpico in competizioni femminili, avendo ottenuto l’iscrizione con un nome femminile Valentina, all’anagrafe italiana.

Questo non cambia il suo corpo di uomo, il pene e i testicoli, le sue enormi mani da uomo, la faccia da uomo.

Questo dà all’individuo Petrillo il diritto di denunciare chiunque parli di lui al maschile, di scatenargli contro gli avvocati LGBT perché gli cavino gli occhi e un bel po’ di quattrini.

Questo gli dà il diritto di entrare nei bagni femminili, negli spogliatoi, nelle docce, nelle celle delle donne se mai dovesse finire in prigione, nei reparti ospedalieri femminili se mai dovesse ammalarsi, magari di prostatite, e di portare in tutti questi luoghi il suo corpo di uomo, le sue mani da uomo, il suo pene e i suoi testicoli e, soprattutto, il suo cervello da maschio, un cervello nettamente meno empatico di quello femminile, basato sulla lateralizzazione degli emisferi corticali, che conserva, sempre, nelle aree sottocorticali, la possibilità del desiderio del corpo femminile.

Dobbiamo includere la donna energumeno Petrillo e tollerare la sua faccia da uomo, il suo corpo da uomo, il suo cervello da uomo nei nostri spazi privati, guardarlo conquistare vittorie sportive assurde o l’accusa di transfobia ci massacrerà.

Nel suo dolente libro “Paper Gender. Il mito del cambiamento di sesso.” l’ex trans Walt Heyer spiega che il cambiamento di sesso non è possibile, è una fantasticheria, un inganno.

Si possono scrivere le parole maschio o femmina su una carta di identità e sono un falso. È un mito, fatto di parole, fatto di carta.

Come ricorda Want Heyer il corpo non è plastico, se lo si modifica sanguina, e molto, e cicatrizza con dolore. Le ferite possono infettarsi e suppurare. Il sistema endocrino alterato è sempre in equilibrio instabile. Heyer ha purtroppo subito la castrazione chirurgica contenuta nell’intervento di cosiddetto cambiamento di sesso e afferma che “È pura follia continuare ad avallare una procedura chirurgica, fallimentare e causa di grandi sofferenze, come risposta a un disturbo che è di natura psicologica”. L’individuo Petrillo ha i genitali intatti. Il suo corpo è interamente maschile ed è interamente maschile la sua mente come risulta dalle sue interviste, una mente con una struttura completamente maschile, che ora è autorizzata a entrare nelle nostre docce, nei nostri spogliatoi. Ho subito un tentativo di stupro.

Non conto le profferte aggressive, conto proprio le situazioni dove ho sentito le mani di un uomo su di me e ho avuto paura che riuscisse a sopraffarmi. È un miscuglio di orrore, terrore e nausea. È rimasto un tentativo perché contrariamente ad altre donne sono stata molto fortunata, perché ho un carattere estremamente aggressivo, e per un corso di autodifesa che includeva tecniche da strada e uso di armi improprie. Anche così è stato un orribile, un miscuglio di schifo, paura e vergogna, anche vergogna, certo, perché può esserci il pensiero di quanto sei stata idiota a non evitare una situazione del genere.

Se mi trovassi in un bagno o in un reparto ospedaliero di fianco una donna energumeno come Petrillo, la mia mente sarebbe travolta dall’orrore, dallo schifo e dal terrore. A questo si aggiunge l’aver curato le donne vittime di stupro in pronto soccorso e l’ascolto di alcune sopravvissute bosniache rifugiate a Losanna che hanno raccontato l’orrore dello stupro etnico, delle settimane incatenate nelle caserme del nemico.

Penso al loro orrore, a volte mi sveglio la notte risentendo le loro parole, e quindi penso al terrore e allo schifo che proverei se dovessi trovarmi le mani enormi dell’individuo Petrillo e il suo pene e i suoi testicoli nello stesso bagno pubblico in cui sono io e affermo che è squisitamente maschile la sua totale indifferenza al dolore, l’orrore e il disgusto che impone alle donne con la sua presenza.

Riporto le sue parole in una intervista a Luce del dicembre 2021, le parentesi sono mie: «Il mio motto e manifesto politico è l’autodeterminazione del genere, ognuno deve avere la possibilità di determinare da solo chi è», (è quello che è chiamato self-id. Vuol dire che qualsiasi maschio può dichiararsi femmina ed entrare negli spazi femminili. Dello schifo che le donne provano e del rischio di stupro a una mentalità molto maschilista importa meno del fango sotto le scarpe). Alla domanda del giornalista: «Che cosa significa non poter autodeterminare il proprio genere?» Petrillo risponde: «Sui documenti sono ancora uomo contro la mia volontà. Per cambiare un documento devo andare da un giudice. Questa è una legge dell’82, all’epoca era pionieristica (che accidente vuol dire? Le cose o sono giuste o sono sbagliate. Il giusto e lo sbagliato non cambiano negli anni), mentre oggi è completamente inadeguata. Quando andrò in Tribunale lo dirò: ‘Io mi sento violentata’ (io mi sento violentata? Io mi sento violentata? Solo un maschio con un cervello da maschio in ogni singolo neurone poteva osare banalizzare l’atroce dolore dello stupro, paragonandolo al disagio che lui prova per non poter imporre il suo corpo di uomo e le sue mani da uomo e il suo cervello da uomo alle donne. Quest’uomo non ha la più lontana idea del dolore atroce della donna stuprata e lo banalizza, anzi, lo deride, questa è una vera e propria derisione) perché l’arbitrio del giudice è molto pesante (quello che è pesante è la realtà. Il giudice è ritenuto arbitrario se resta aderente alla verità)». Quindi Petrillo chiarisce che lui pretende il self id, che un maschio possa cambiare il suo sesso anagrafico e conquistare il diritto i bagni e agli spogliatoi e alle docce femminili semplicemente dando la sua parola di essere una femmina , senza che nessun medico e nessun giudice, peraltro categorie incredibilmente compiacenti, testimonino di una qualche straccetto di perdita di virilità, senza cioè rivolgersi a un giudice e a medici che documentino «un percorso di transizione», come previsto dalla legge 164/1982, che peraltro in base a successive sentenze consente il cambio senza interventi sui genitali.

Assicura Petrillo che: «Si pensa che tutti faranno il cambio di sesso, ma non è così. Non ci svegliamo la mattina con quest’idea, è una cosa che scopri in un percorso». Petrillo quindi ci assicura che nessun maschio approfitterà, che non esiste nessun maschio che si dichiarerà fanciulla al solo scopo di stuprare le donne. Veramente sta già succedendo, le detenute delle carceri statunitensi sono sistematicamente stuprate da donne di carta con il corpo di un uomo a volte incarcerati proprio per stupro, che però a un certo punto si sono dichiarati fanciulle. L’individuo Petrillo non si rende conto che quello che sta facendo può favorire il più atroce dei crimini, lo stupro? Oppure se ne rende conto, ma ritiene che il vero dolore femminile sia irrilevante: quello che importa è che l’individuo Petrillo sia accontentato. Che le mani e il corpo di un uomo dichiarato donna su un pezzo di carta siano negli spogliatori femminili, è il preludio di uno stupro, o può già essere considerato uno stupro? Secondo Petrillo i sentimenti delle donne che provano orrore per la sua vicinanza, il dolore atroce di quelle di loro che prima o poi subiscono uno stupro grazie al self in non contano nulla. Quello che conta è quello che “sentono” l’individuo Petrillo e gli altri trans. I trans sono la nuova razza ariana?

Un’ultima cosa: l’individuo Petrillo ha un figlio di cui è padre, non madre perché non ha utero e ovaie e ha un bacino troppo stretto: gli uomini non partoriscono, quindi il loro bacino non prevede il parto, le ossa del femore hanno un’angolatura che rende questi individui molto più performanti alla corsa. Le donne hanno il bacino largo e i femori più angolati perché altrimenti non potrebbero partorire e questo le rende molto svantaggiate della corsa rispetto agli uomini. L’individuo Petrillo ha molte cose non da maschio, non da uomo: la assoluta mancanza di istinto di protezione verso le donne è la più vistosa, ma non ha un bacino muliebre. Quando si trova uno scheletro millenario in uno scavo archeologico, nessuno ha dei dubbi sul sesso.

L’individuo Petrillo è una donna?

I nostri giudici ci dicono di si e che siamo noi per contraddire? Si tratta di una donna con il pene avvantaggiata dall’avere un bacino (e un cuore e le ossa) da uomo. Vogliamo nelle competizioni e nelle docce solo donne senza pene e con un bacino muliebre.

Nella foto: l’individuo Petrilo quando si chiamava Gugliemo, adesso è scritto che si chiama Valentina e questo gli dà il diritto di entrare nelle docce e nei bagni delle donne.

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