Scribi e Farisei si sono Seduti sulla Cattedra di Mosè. Don Curzio Nitoglia, Cinzia Notaro. Seconda Parte.
17 Agosto 2024
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Cinzia Notaro, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione la seconda parte dell’intervista realizzata con don Curzio Nitoglia su scribi e farisei. Buona lettura e diffusione.
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D. Don Curzio , dal versetto 13 al versetto 29 del capitolo 23 del vangelo secondo Matteo incominciano le sette maledizioni contro il fariseismo. Ci vuole spiegare perchè ?
R. L’Aquinate osserva: “Si chiude solo ciò che era aperto. Ora, gli insegnamenti di Cristo erano aperti e chiarissimi, ma i Farisei li chiudevano, rendendoli oscuri e difficili. Per esempio, quando il Redentore compiva miracoli i quali provavano la sua messianicità, essi dicevano che li compiva per mezzo di Belzebù, il principe dei demoni. Inoltre, con la loro cattiva vita chiudevano l’accesso al Cielo, poiché – mediante il cattivo esempio – inducevano il popolo dei semplici fedeli a peccare” (SAN TOMMASO D’AQUINO, Commento al Vangelo secondo Matteo, n. 1858).
San Giovanni Crisostomo evidenzia : “I Farisei e gli Scribi, non solo si sottraggono ai loro doveri, ma peggio ancora corrompono pure gli altri. Uomini siffatti sono chiamati pestilenziali perché loro scopo è la perdizione degli uomini e sono diametralmente opposti ai veri e buoni maestri, che insegnano per salvare gli altri. Essi sono inutili e incapaci a salvare gli uomini. Infatti, non sono soltanto negligenti in ciò ma, addirittura, traditori, poiché corrompono e pervertono i loro discepoli con l’esempio della loro vita malvagia” (Commento al Vangelo di San Matteo, Discorso LXXIII, n. 1).
I Farisei con le loro calunnie, le loro bestemmie e le false idee che avevano sparso sul Messia conquistatore terreno e liberatore dei Giudei dal giogo romano, avevano allontanato il popolo da Gesù (cfr. M. SALES, Commento al Vangelo secondo Matteo, cit., p. 121, nota n. 13).
D. Anche san Paolo (I Tess. 2, 15-16) affermava: “I quali (Giudei ) hanno perfino messo a morte il Signore Gesù e i Profeti ed hanno perseguitato anche noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini, impedendo a noi di predicare ai Pagani perché possano essere salvati. In tal modo essi colmano la misura dei loro peccati! Ma oramai, l’ira di Dio è arrivata al colmo sul loro capo”.
R. Infatti… e così pure S. Tommaso d’Aquino : “Non importa se furono i Romani a ucciderlo, perché furono gli stessi Giudei che con le loro grida chiesero a Pilato di crocifiggerlo. […]. Perciò essi non piacciono a Dio perché non operano con una fede retta e “senza la fede è impossibile piacere a Dio” (Ebr., XI, 6). Infine, S. Paolo mostra che i Giudei “sono nemici di tutti gli uomini”. Infatti, sono nemici perché vietano e impediscono a noi Apostoli del Nuovo Testamento di predicare a tutti gli uomini e così ostacolano la loro conversione. […]. Così essi vivono sino a quando giungeranno al punto in cui Dio permette. Infatti, Dio, dopo la passione di Cristo, concesse ai Giudei uno spazio di 40 anni per la penitenza, però essi non solo non si convertirono, ma aggiunsero peccati a peccati. E Dio non lo tollerò più. […]. Tuttavia non si deve pensare che quest’ira divina duri per 100 anni, bensì durerà “sino alla fine” del mondo, allorché la totalità dei Pagani avrà abbracciato la fede in Cristo” (THOMAS AQUINATIS, Expositio et lectura super Epistolas Pauli Apostoli. Super Primam Epistolam ad Thessalonicenses Lectura, Lectio II, caput 2, versiculi 15-16) ; Settimio Cipriani chiosa: “Si osservi il fosco quadro che S. Paolo fa dei suoi connazionali, violenti e omicidi. Egli ritrae a meraviglia il loro spirito razzistico non del tutto estinto anche oggi. La collera di Dio però è arrivata al colmo e non tarderà a esplodere. Infatti, la Prima Epistola ai Tessalonicesi è stata scritta attorno al 50 d. C. e la distruzione di Gerusalemme sarebbe avvenuta entro 20 anni, nel 70. Ma la condanna della Nazione israelitica non esclude la salvezza dei singoli Ebrei credenti al Vangelo (cfr. Rom., IX, 11)” (S. CIPRIANI, Le Lettere di San Paolo, Assisi, Cittadella Editrice, V edizione, 1965, p. 68, note 14-16); Padre Marco Sales : “La perfida condotta dei Giudei a Tessalonica richiama alla mente di S. Paolo i loro grandi delitti, e perciò egli adempie il dovere di ricordarli. Uccisero il Signore Gesù: i Romani non furono che deboli strumenti nelle mani dei Giudei, sui quali ricade per conseguenza la principale responsabilità della morte di Gesù. E i Profeti: anche il Signore rinfacciò ai Giudei questo delitto (cfr. Mt., 23, 3-37; Atti, 7, 52). La maggior parte dei commentatori ritiene che S. Paolo profeticamente parli della distruzione di Gerusalemme compiuta da Tito nel 70. Altri autori, tuttavia, pensano che S. Paolo tratti solo dell’indurimento e dell’ostinazione dei Giudei, per cui essi furono esclusi come popolo dal Regno messianico e dalla Nuova Alleanza, per non esservi riammessi che quando sarà entrata la pienezza delle Genti ” (cfr. Rom., 11, 25 “ed allora tutto Israele sarà salvato”)” (M. SALES, Le Lettere degli Apostoli, Proceno di Viterbo, Effedieffe, II ed., 2016, p. 423, note 15-16).
D. Cosa dire dell’ipocrisia farisaica e del proselitismo rovinoso?
R. Il vizio che viene principalmente fustigato da Gesù in esso e che caratterizza più di tutti i Farisei è l’ipocrisia, tant’è vero che, genericamente, il termine “Fariseo” è diventato sinonimo d’ipocrita.Qui appare chiaro il fatto che gli Scribi e i Farisei – col loro modo di vivere lassista, i cattivi esempi nella vita pratica accompagnati dai loro insegnamenti rigoristi in teoria – non solo allontanavano il popolo fedele dal Messia Gesù di Nazareth e, quindi, da Dio, ma rendevano anche impossibile ai fedeli l’osservanza della Legge, aggiungendovi ogni sorta di precetti umani assai duri e difficilmente praticabili. Perciò, nel Fariseismo dei tempi di Gesù si ritrova un duplice problema di rigorismo dottrinale e di lassismo pratico.
Nel Vecchio Testamento i Farisei erano animati da un notevole spirito di proselitismo, a differenza del Giudaismo postbiblico il quale si rivolge unicamente agli Ebrei di sangue. Perciò, i Farisei del tempo di Gesù (prima del Deicidio e della distruzione del Tempio) desideravano fortemente convertire i Pagani o i non-ebrei, alla religione ebraica veterotestamentaria (cfr. G. RICCIOTTI, Storia d’Israele, Torino, SEI, 1932, II vol., pp. 231-237). Essi, come dice il Vangelo, “giravano per mare e per terra”, ossia facevano lunghi viaggi dalla Palestina attraverso i Paesi dei Gentili con lo scopo di predicare la religione ebraica o mosaica nel mondo pagano e di convertire i Pagani al Giudaismo veterotestamentario.
San Tommaso spiega: “Quando voi Scribi e Farisei lo avete reso Giudeo, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi, poiché dapprima è Pagano e poi Giudeo e allora ha un duplice peccato, cioè il politeismo pagano e la partecipazione all’uccisione di Cristo” (Commento al Vangelo secondo Matteo, n. 1861).
D. Su cosa si fondava la scarsa importanza che i farisei davano ai giuramenti?
R. La scarsa importanza la davano ai giuramenti fatti sulle creature anche le più sante; mentre, secondo loro, solo i giuramenti fatti su Dio erano obbliganti. Infatti, essi giuravano spesso sul Tempio, sull’altare del Tempio, sul Cielo, su Gerusalemme, senza sentirsi obbligati dal giuramento. Poi spiegavano che, se la creatura su cui si giura non è direttamente e immediatamente in relazione con Dio, il giuramento fatto su di essa non obbliga. Quindi siccome nel Tempio vi erano molte cose che non stavano in immediata e diretta relazione con Dio, si poteva giurare su di esso senza essere poi obbligati di mantenere il giuramento. Tuttavia, obiettava loro Gesù … “come potete poi sostenere che obbliga invece il giuramento fatto sull’oro del Tempio e sulle offerte fatte nel Tempio” ? Questo è il problema e la contraddizione stridente della dottrina e della pratica farisaico/rabbinica. Infatti, l’oro del Tempio e le offerte fatte e depositate in esso sono sacre soltanto in quanto appartenenti al Tempio e non in se stesse. L’oro e le offerte di beni preziosi non sono cose sacre ma, profane. Purtroppo esse interessavano ai Farisei proprio per il loro intrinseco valore materiale e non per la loro relazione a Dio. Quindi, concludeva il Salvatore … “se obbliga il giuramento fatto per queste offerte che si trovano nel Tempio a maggior ragione dovrebbe obbligare il giuramento fatto per o sul Tempio stesso. Inoltre, pure il giuramento fatto sul Cielo, che è il trono di Dio, dovrebbe obbligare anch’esso”.
D. Ed i voti accompagnati da giuramenti interessati ?
R. I Rabbini per dispensare dal voto coloro che lo avevano fatto imprudentemente ricorrevano ad ogni sorta di cavillosità e sottigliezze più o meno ipocrite. Per esempio, sostenevano che giurare per il Tempio, l’altare del Tempio o il Cielo non obbligasse; mentre obbligava, certamente, giurare per l’oro del Tempio o per le offerte degli animali da sacrificare che si facevano in esso e a favore di esso e sulle quali loro potevano contare e lucrare, attingendo all’oro o mangiando i resti degli animali sacrificati.
Ai sofismi di costoro, il Redentore risponde: “Stolti e ciechi! Che cosa vale di più: l’oro o il Tempio, che rende sacro l’oro? […]. Ciechi! Che cosa vale di più: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta?” . e “Chi giura per l’altare, giura per esso e per quanto vi sta sopra, chi giura per il Tempio, giura per esso e per Colui, che lo abita; e chi giura per il cielo, giura per esso, ossia per il trono di Dio e per Colui, che vi sta seduto” … Questa distinzione faceva capire che essi volessero insegnare ai fedeli un “sacro” rispetto per le ricchezze materiali (in preziosi o animali) contenute nel Tempio, da cui poi i Farisei attingevano abbondantemente e che, quindi, volevano far lievitare. Di qui l’ipocrisia e l’avarizia che Gesù rinfaccia a essi, che reputavano sacre le offerte dei beni preziosi, ma non altrettanto sacro il Tempio, l’altare, il Cielo. Infatti, non potevano guadagnare dal Tempio e dal Cielo, ma potevano attingere al tesoro che si trovava nel Tempio.
D. Secondo l’Aquinate è più grave giurare per il Tempio che per l’oro?
R. Egli commenta : “Si sa che, ciò che si trova nel Tempio è sacro in ragione del Tempio; perciò, chi ruba nel Tempio, ossia in un luogo sacro, commette un sacrilegio. Quindi, è più grave giurare per il Tempio che per l’oro. […]. Il Tempio contiene l’oro e non viceversa, similmente l’altare contiene l’offerta sacrificale e non viceversa. Quindi, chi giura per il Tempio giura per l’oro che si trova nel Tempio e chi giura per l’altare, giura per l’offerta che sta su di esso. Perciò chi giura per il Tempio o l’altare giura per Dio, poiché si giura per il Tempio o l’altare in quanto santificati e santificanti, ossia in relazione alla Divinità” (Commento al Vangelo di Matteo, n. 1865 e 1867). San Girolamo invece sostiene che qui “viene condannata l’avarizia dei Farisei, che fanno ogni cosa per lucro. Infatti, essi ingrandendo i filatteri e moltiplicando le frange acquistavano una certa reputazione tra il popolo, che credeva in quella loro maschera di santità. Così facendo i Farisei realizzavano guadagni per mezzo della stima che godevano tra i fedeli” (Commento a Matteo, XXIII, 15, libro IV). D. Al versetto 23°, del capitolo XXIII del Vangelo secondo Matteo, Gesù dice: “Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti, perché pagate le decime […] e poi tralasciate le cose più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà”. L’accusa a loro rivolta riguarda la mancanza di carità ?
D. E Il precetto di Mosè sulle decime da pagare (Lev., XXVII, 30-33; Deut., XII, 2-27) ?
R.Riguardava gli animali domestici e alcuni degli alimenti più comuni prodotti dalla terra (il grano, i frutti degli alberi, il vino, l’olio …); ma i Farisei per mostrare vanitosamente a tutti il loro zelo e la loro santità esteriore si spingevano a pagare e soprattutto a far pagare le decime anche per i prodotti meno significanti della terra e delle erbe più piccole (la menta, l’aneto (1) e il comino (2)). Tuttavia, ciò non impediva loro di trascurare, se non visti, i precetti più gravi della Legge mosaica, ad esempio l’amministrazione della giustizia, (la quale rende al prossimo ciò che gli è dovuto) e della misericordia (che comprende le opere di carità e dona più dello strettamente dovuto) o la fedeltà ai patti sia verso Dio che verso il prossimo.
D. San Tommaso d’Aquino ne sottolinea l’avarizia nel Commento al Vangelo secondo Matteo, n. 1869 ?
R. Scrive :“L’intenzione principale dei Farisei nel fare opere buone era la simulazione. Molti Sacerdoti erano diligentissimi nell’esigere sino al minimo le decime che erano dovute loro, come quelle che si pagavano sul cumino e sulla menta; mentre ciò che i fedeli dovevano a Dio, come la giustizia e la misericordia, era trascurato dai Sacerdoti, che badavano soprattutto ai loro interessi e non a quelli di Dio”. Tuttavia, non bisogna credere che Gesù vietasse di pagare le decime, poiché ha anche detto: “Queste cose [le decime] bisognava fare e non omettere quelle (misericordia e giustizia)”, dicendo ciò, Gesù non condanna come malvagio di per sé il pagamento delle decime; infatti, dice che bisognerebbe fare ciò, ossia pagare le decime, però senza omettere i doveri di carità fraterna, come invece facevano ipocritamente i Farisei. Per San Girolamo “I Farisei (poiché il Signore aveva ordinato di offrire al Tempio la decima parte di ogni loro avere, affinché servisse a mantenere i Sacerdoti ei Leviti) si preoccupavano soltanto di adempiere questo precetto; mentre, delle altre e più importanti prescrizioni non si curavano per nulla. Pertanto, il Signore con queste parole rimprovera la loro avarizia, poiché essi esigono strettamente le decime anche dei più vili prodotti della terra, mentre trascurano la giustizia nei loro affari, la misericordia verso i deboli e la fedeltà verso Dio; tutte cose ben più grandi delle decime” (Commento a Matteo, XXIII, 23, libro IV).
D. Perchè Gesù rivolge a loro queste parole : “guide cieche, che col filtro togliete via il moscerino e poi ingoiate il cammello!” ?
R. Per non ingoiare qualche animaletto considerato immondo (come il moscerino), filtravano le loro bevande; però non temevano di ingoiare (metaforicamente parlando) un animale molto più grande come un intero cammello, che per di più era anch’esso considerato immondo (Lev.,XI, 4); ossia, Gesù li rimprovera di osservare esteriormente per vanagloria le minuzie della Legge (il moscerino), per nulla difficili da osservare; senza preoccuparsi minimamente di trasgredire i precetti essenziali (il cammello) di essa, come la carità fraterna, che invece era gravosa da mettere in pratica. Gesù fa tutto il possibile e impiega tutte le immagini che può per mostrare la loro ipocrisia, la quale si fa scrupolo di non osservare le cose più piccole, ma solo per timore di essere vista dagli uomini ledere l’immondezza legale, però poi vìola i precetti più grandi e non ha nessun timore del peccato purché passi inosservato, dagli uomini.
D. Anche qui san Girolamo esprime un suo proprio giudizio sul comportamento dei farisei : ” Il male giunge al colmo quando l’uomo cattivo crede di essere in grado d’insegnare e di guidare gli altri. Estrema sciagura è quando un cieco ritiene di non aver bisogno di una guida (Commento a Matteo, 23, 24, libro IV).
R. E aggiunge : ” Andando contro i comandamenti di Dio, dimentichiamo le cose più importanti; mentre dimostriamo tutto il nostro zelo in cose che ci procurano profitto materiale”. “Ma immaginate – afferma san Giovanni Crisostomo (Commento al Vangelo di San Matteo, Discorso LXXIII, n. 2) – verso quale burrone conduce un cieco che pretende di guidare gli altri. Questa è la pazza ambizione dei Farisei e la loro piaga sulla quale Gesù mette il Suo dito. Essi, infatti, compiono ogni cosa per ostentazione. Quest’orgoglio ha impedito loro di abbracciare la fede e di accogliere il Messia, ha fatto trascurare loro la vera virtù e li ha spinti a porre tutto il loro impegno nelle purificazioni corporali, senza darsi la minima pena della purificazione dell’anima” .
D. “Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti: perché lavate il di fuori del bicchiere e del piatto, mentre al di dentro siete pieni di rapina e d’immondezza”. Un duro rimprovero !
R. Gesù cerca soprattutto di far capire che la bontà degli atti procede innanzitutto dalla purezza interiore della buona volontà, senza la quale, la purezza esteriore o legale non vale a nulla. Anche qui Egli sottintende che occorre avere innanzitutto la purezza dell’animo e poi anche quella esteriore.
Per farsi capire meglio il Redentore aggiunge: “Fariseo cieco, purifica prima l’interno del bicchiere, affinché poi anche l’esterno risulti puro” ; come si vede non proibisce la purità legale ed esteriore, ma la subordina a quella interna e spirituale; anzi Egli vuole che il cibo e la bevanda dei Farisei non siano più il frutto dell’ingiustizia, per cui essi debbono innanzitutto togliere dal loro cuore ogni immondezza o avarizia, così poi nulla di esteriore potrà macchiare il loro spirito. San Giovanni Crisostomo insegna che ” In verità anche prima della Venuta di Cristo, le osservanze legali non costituivano l’essenziale della Legge e non bisognava porre in esse tutto l’impegno, mentre altri erano i precetti di cui si esigeva l’osservanza” (Commento al Vangelo di San Matteo, Discorso LXXIII, 2), mentre S. Girolamo osserva: “La superstizione dei Farisei consiste soprattutto nel mostrare esternamente agli uomini santità negli abiti, nelle parole, nei filatteri, nelle frange; mentre nel loro intimo sono ricolmi di vizi e di sozzura” (Commento a Matteo, XXIII, 25-26, libro IV).
D. E ancora li chiama “sepolcri imbiancati”, “Assassini dei profeti e di Cristo”.
R. Il Salvatore li accusa esplicitamente di avere la stessa indole, mentalità e perversa volontà dei loro padri carnali; anzi, addirittura di essere peggiori di loro poiché essi hanno disprezzato il Precursore e hanno perseguitato costantemente anche il Messia in persona. Al colmo della sua indignazione Gesù, riprendendo l’invettiva già usata da Giovanni Battista contro i Giudei (Mt., III, 7; XII, 34), esclama: “Serpenti, razza di vipere, come potete sfuggire alla condanna della geenna? Ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi (3)
D. Le prime persecuzioni dei cristiani furono progettate nelle sinagoghe dei Giudei ?
R. San Luca negli Atti degli Apostoli e i primi Padri apostolici, seguiti dai Padri apologisti ed ecclesiastici, lo insegnano concordemente ( vedi “Synagogae Judaeorum, fontes persecutionum” , Tertulliano). Infatti, i patimenti annunziati qui da Gesù furono poi inflitti ai Suoi diretti discepoli e agli Apostoli, basti pensare al martirio di S. Stefano, di S. Giacomo il Maggiore e il Minore e di S. Simeone (il secondo Vescovo di Gerusalemme), nonché le persecuzioni di cui furono oggetto sùbito dopo la Pentecoste San Pietro e San Giovanni a Gerusalemme, poi anche San Paolo in quasi tutti i luoghi in cui si recò, trovò dei Giudei che complottavano contro di lui e che tentarono persino di ucciderlo. Non furono i Romani, i primi persecutori di Gesù e dei Cristiani, ma i Giudei.
D. Gli Ebrei condannando a morte Gesù superarono ogni limite e provocarono la vendetta divina?
R. Siccome i Farisei del tempo di Gesù faranno ciò che i loro padri non osarono fare, cioè mettere a morte il Figlio di Dio, essi colmeranno così la misura della collera di Dio, che ricadrà su di loro, su tutto il popolo e sui loro figli.
Inoltre, Gesù mostra chiaramente lo spirito criminale che animava anche i Farisei del suo tempo oltre che i loro avi, profetizzando il trattamento che essi avrebbero riservato a Lui e agli Apostoli. Infatti, Gesù ha predetto ciò che essi faranno di lì a poco e pure ciò che farà Lui soprattutto nel 70 con la distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio.
Egli sarà ucciso di lì a tre giorni, poi manderà loro i Suoi Apostoli, ma essi li perseguiteranno e li uccideranno, dopodiché il Signore si servirà dell’esercito romano per distruggere la loro Città Santa (70 d. C.) e poi tutta la Palestina (135 d. C.), poiché con il deicidio e il perseverare in tale misfatto, continuando a martirizzare anche gli Apostoli di Cristo (Stefano, Giacomo il Maggiore e il Minore), i Giudei diretti dai Farisei, dagli Scribi e dai Sadducei commisero un delitto infinitamente più grave di quelli commessi dai loro avi nell’uccidere i profeti dell’Antico Testamento, è per questo motivo che essi saranno castigati così severamente.
NOTE
1 – L’aneto è una pianta profumata e odorifera dei semi della quale, gli Ebrei si servivano come di condimento.
2 – Il comino è anch’essa una pianta odorifera il cui frutto era usato per dar sapore aromatico ai cibi e al vino.
3 – I termini “profeti, sapienti, scribi”, in linguaggio semitico, indicano gli evangelizzatori cristiani, ossia gli Apostoli del Nuovo Testamento, i quali, andranno a predicare il Vangelo prima in Palestina e poi in tutto il mondo allora conosciuto, annunziando a tutti, Ebrei e Gentili, il messaggio cristiano. Il Vangelo di San Luca li chiama “ministri della parola” (I, 2).
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Categoria: Generale
Dilettissimo FEDERICO.
Mi basta non escluda la sua sola replica: è di sufficiente importanza.
A quale “materia” allude? Alle sacre scritture o al pensiero del “ben noto” don Curzio Nitoglia, scrittore e conferenziere?
Quanto a umiltà certamente lei conosce bene i suoi propri limiti, non certo quegli degli altri: altrimenti, la sua umiltà, in realtà, è superbia camuffata.
Quante affermazioni incredibili, sono diventate credibili e viceversa!
Le sacre scritture sono (anche) perenne fonte di odio, di violenza, separazione, razzismo. Istigazione al delitto, piacere del sangue.
Gesù non ha scritto una virgola. Qualcuno ha scritto di lui che su un alto monte è stato legittimato quale nuovo Mosè.
Qualcuno ha scritto inoltre che non si può servire a due padroni.
Se non si conosce per nulla la materia si dovrebbe tacere: si tratta di umiltà (nel senso di consapevolezza dei propri limiti). Ogni ulteriore replica alle sue incredibili affermazioni sarebbe già dar loro un pur minimo peso.
La punteggiatura! Santo cielo!!!!!!!!!!!!!!!