Netanyahu Viola lo Status Quo e Attacca i Diritti delle Chiese Cristiane in Terrasanta.
5 Luglio 2024
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato da Asia News, che ringraziamo per la cortesia, e che illustra l’offensiva del governo Netanyahu nei confronti delle minoranze cristiane in Terrasanta. Buona lettura e condivisione.
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Chiese e Israele, nuovo scontro sulle tasse. Capi cristiani: violato lo status quo
In una lettera indirizzata al premier Netanyahu patriarchi e capi delle Chiese protestano per la decisione di diverse municipalità di imporre l’Arnona. La controversia riguarda Tel Aviv, Ramle, Nazareth e Gerusalemme. I leader esprimono “profonda preoccupazione”: proprio mentre il mondo segue con apprensione il conflitto in corso cresce l’intolleranza verso la presenza cristiana in Terra Santa.
Gerusalemme (AsiaNews) – All’ombra del conflitto a Gaza si consumano numerosi fronti di tensione e di scontro interni a Israele, dall’escalation di attacchi dei coloni ebraici nei Territori palestinesi sino alla “guerra” delle tasse sui beni immobili (e non) con le denominazioni cristiane di Terra Santa. Un problema annoso che, in questi giorni, registra un nuovo capitolo: i capi delle diverse Chiese di Gerusalemme hanno sottoscritto un documento in cui manifestano la ferma opposizione alla decisione della municipalità di imporre tasse comunali (Arnona) sulle proprietà delle chiese stesse. Nella dichiarazione congiunta, diffusa ieri a nome dei Patriarchi e dei Capi cristiani, i leader esprimono “profonda preoccupazione” per la decisione; essa, infatti, finisce per contraddire “secoli” di accordi storici tra le Chiese e le autorità civili e rappresenta un “attacco coordinato” alla presenza cristiana in Terra Santa avviando ”procedimenti fiscali”.
“Dichiariamo che tale misura – affermano nel documento i vertici cristiani – mina il carattere sacro di Gerusalemme e mette a rischio la capacità della Chiesa di svolgere il suo ministero in questa terra per conto delle sue comunità e delle Chiese di tutto il mondo”. Inoltre, nella nota patriarchi e capi sottolineano i “contributi significativi” delle diverse organizzazioni cristiane attive a Gerusalemme, compresi gli investimenti in “scuole, ospedali, case per anziani e strutture per le persone svantaggiate”. Una opera che le autorità civili “hanno storicamente riconosciuto e rispettato” per il prezioso contributo garantito a tutta la comunità, compresi ebrei e musulmani.
I capi delle chiese hanno chiesto alla municipalità di Gerusalemme di ritirare la decisione e di mantenere lo status quo storicamente sancito. A firmare la lettera sono il card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei latini; Theophilos III, del patriarcato greco-ortodosso; Nourhan Manougian, del patriarcato armeno-apostolico-ortodosso; fra Francesco Patton, ofm, Custode di Terra Santa; il vescovo Ibrahim Sani Azar, della Chiesa evangelica luterana in Giordania e Terra Santa; Georges Dankaye’, dell’esarcato patriarcale armeno cattolico. I capi cristiani hanno sottolineato l’importanza di mantenere il “carattere sacro” di Gerusalemme e di “proteggere” la capacità delle chiese di svolgere i ministeri loro affidati.
L’annosa questione delle tasse sulle proprietà cristiane in Terra Santa, da tempo al centro di difficili colloqui fra i rappresentanti di Israele e Vaticano, risulta tuttora irrisolta. In Israele luoghi di culto e monasteri sono esentati dal pagamento di balzelli e tasse di proprietà; tuttavia, negli ultimi anni il governo e le amministrazioni locali hanno equiparato alcune realtà ecclesiastiche che offrono vitto e alloggio, soprattutto a pellegrini, a vere e proprie attività commerciali come hotel, bar e ristoranti.
Uno scontro che ha registrato fasi di profonda tensione, culminate il 25 febbraio 2018 nella decisione del patriarca armeno Manougian, del greco-ortodosso Teofilo III e del custode di Terra Santa fra Francesco Patton di chiudere temporaneamente per protesta la basilicadel Santo Sepolcro (nella foto: un momento di quella protesta). Nel mirino una bozza di legge sull’esproprio di terreni appartenuti a Chiese e la richiesta dell’allora sindaco di versare anni di tasse, contravvenendo agli accordi legati allo status quo. Nel febbraio dello scorso anno la municipalità aveva inoltre bloccato i conti dell’Istituto (pontificio) Notre Dame di Gerusalemme, innescando un ulteriore fronte di scontro fra le parti.
I cristiani sono una sparuta minoranza, meno del 2% della popolazione di Israele e dei territori, costituita soprattutto da arabi israeliani e palestinesi. Nella lettera inviata al primo ministro Benjamin Netanyahu in settimana si legge che negli ultimi mesi i comuni di Tel Aviv, Ramle, Nazareth e Gerusalemme hanno emesso lettere di avvertimento o avviato azioni legali per presunti debiti fiscali. Mentre i funzionari israeliani hanno cercato di liquidare il disaccordo come una questione finanziaria di routine, le Chiese affermano che la mossa stravolge il secolare status quo ed è un riflesso della crescente intolleranza verso la presenza cristiana in Israele e in Cisgiordania. “In questo momento – scrivono – in cui tutto il mondo, e il mondo cristiano in particolare, segue costantemente gli eventi in Israele, ci troviamo ancora una volta ad avere a che fare con un tentativo da parte delle autorità di cacciare la presenza cristiana dalla Terra Santa”. Interpellata dall’Associated Press la municipalità di Gerusalemme afferma che la chiesa non ha presentato le necessarie richieste di esenzione fiscale negli ultimi anni ed “è in corso un dialogo per riscuotere i debiti” relativi alle “proprietà commerciali” in loro possesso. Nessun commento dagli altri comuni.
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Tag: chiese cristiane, status quo, tasse, terrasanta
Categoria: Generale
Cari fratelli ebrei, sconfessate il vostro essere un popolo di dura cervice come si legge nella Bibbia, piantatela di perseguitare i cristiani e riconoscete finalmente il Messia in Gesù Cristo.
E poi….
“La Corte Suprema Israeliana ha ammesso nel 2020 i test del DNA ai fini dell’applicazione della Legge del Ritorno, che concede ad ogni ebreo il diritto di ottenere la cittadinanza Israeliana.
La genetica ha talmente rivoluzionato la storia degli ebrei e di Israele, da permettere loro di determinare scientificamente l’appartenenza non solo al popolo ebraico, ma perfino ad alcune specifiche tribù bibliche, come i Leviti ( grazie al cosiddetto “cromosoma di Aronne” ).
Paradossalmente, proprio dal popolo e dallo stato dai quali ci si sarebbe potuti aspettare la massima chiusura sulle problematiche razziali arriva invece oggi la massima apertura all’insegna del motto: Amicus Moyses, sed magis amica Veritas.”
Niente di buono da radici bibliche! Niente purtroppo!
Ahi dura Terra, perché non t’apristi?
Buongiorno, ben svegliati.
E lo capiamo solo adesso chi sono i veri ‘antisemiti’?
Si, infatti il vero popolo semita è quello Palestinese.
Da parte loro gli israeliani hanno una fisionomia nettamente aschenazita-anglosassone….
Ma sovvertire la verità è un gioco facile e che evidentemente paga…
Carissimo DISINCANTATO…..
… sunt lacrimae rerum et mentem mortalia tangunt.
Nei vostri vangeli compaiono ben due genealogie di Gesù perché il Messia avrebbe dovuto essere discendente di Davide; tralasciando l’imbarazzo della circostanza per la quale il garante della discendenza di Gesù da Davide sia Giuseppe mi corre l’obbligo di ricordarvi che le radici bibliche, immagino veterotestamentario per voi, sono vitali per la pianta cristiana “perché non sono venuto per cambiare una iota della Legge etc. Etc.”
Temo che la questione finanziaria sia in tutto e per tutto l’ago della bilancia e che la sapienza biblica del popolo cui appartiene questa documentazione della memoria storica, lo sappia meglio di chiunque altro popolo che non ha prodotto tale bibbia. Non lo dico io, ma lo ha detto un ebreo. Io condivido con riserva.