In Memoria di un Fratello Amato, Lettera dall’Armenia. La Vita dopo la Vita.

2 Luglio 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questa bellissima lettera ricevuta da un’amica armena, T. M. Buona lettura e meditazione.

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La vita e il battesimo di Artur

 Mio fratello era il più piccolo della famiglia. Quando è nato, nel nostro quartiere hanno fatto una grande festa. A quei tempi, in Armenia, che fosse nato un maschio dopo due femmine era una grandissima notizia. È cresciuto viziato, era il figlio del direttore generale di una delle fabbriche più grandi dell’Armenia, con 7000 mila impiegati. Lo chiamavano “il figlio del capo’’. Lo amavano tutti tantissimo … la famiglia, parenti, i vicini di casa. Era solare: ovunque andava, portava gioia, allegria, aveva sempre un sorriso sul suo bel faccino da birichino. Quando eravamo piccoli, tutti i bambini del quartiere uscivano fuori a giocare insieme.
Artur ogni tanto spariva e allora andavamo a cercarlo in decine di persone: Artur, Artur, dove sei … – si sentivano dappertutto le voci strillanti di quelli che lo cercavano.Mi ricordo come mi batteva il cuore, quando cercavamo Artur. Ci preoccupavamo tantissimo. Poi usciva da un nascondiglio, aveva la faccia così dolce, che si faceva fatica a sgridarlo.
 Aveva un cuore molto buono, chiedeva i soldi a mio padre e faceva dei regali alle persone o dava i soldi a chi ne aveva bisogno.
Mi voleva tantissimo bene, raccontava a tutti di me…: “Mia sorella è così, mia sorella è cosà…’’. Era molto orgoglioso di me. Incontro spesso gli amici, conoscenti di Artur che mi dicono: “Artur parlava sempre di te…” . Era anche molto protettivo con me, come tanti fratelli armeni. Mi ricordo che era venuto a trovarmi in Svizzera, eravamo a San Gallo e ha notato che un ragazzo mi fissava a lungo, gli si è avvicinato e ha cominciato con un tono severo a dirgli delle cose in armeno. Il ragazzo svizzero si è spaventato, ha chiesto 10 volte scusa. “Entschuldigung, Entschuldigung…” – continuava a dire.
Guai se qualcuno diceva una parolaccia in un ristorante, un luogo pubblico in mia presenza … Come hai osato a dire una parolaccia in presenza di una donna. Poi finivano con litigare, fino a picchiarsi …
 Amava moltissimo la natura. Mi ricordo che stavamo andando per la Svizzera Centrale in auto, la strada Zurigo-Lugano, nel Canton Svitto, era così commosso dalla bellezza, e mi dice: – Fermati …. Avevamo anche fame. Gli ho proposto di andare in un ristorante, ma non ha voluto. È andato in un piccolo negozio, ha preso pane e formaggio (per gli armeni pane e formaggio è il cibo principale) e mi ha detto: “Seguimi’’. Ci siamo messi in mezzo alla natura, sotto un albero, sull’erba … in mezzo alle colline stupende, mucche al pascolo, un paesaggio mozzafiato… e il miglior cibo – pane e formaggio. Non mi dimenticherò mai quel pane e formaggio…
 Amava i bei vestiti, le cose belle, i buoni ristoranti … non gli bastavano mai i soldi. Quando ho lavorato il primo anno alla Duferco, a Lugano, ho messo da parte 5000 CHF e li ho dati tutti a lui. Gli facevo tantissimi regali. Era felice come un bambino tutte le volte, quando apriva i pacchi …
 Artur era molto vero: non aveva ombre nascoste, esprimeva tutto, la sua rabbia, il suo amore, la sua bontà, le sue fatiche, non nascondeva niente… e anche se era viziato, si occupava sempre degli altri. Sapeva volere bene alle persone. Sorella – mi diceva (mentre faceva il militare nei villaggi di confine coll’Azerbaijan), quella famiglia di contadini fa tantissima fatica, lavorano troppo e poi con tre figli, devono lavare tutto a mano. Bisogna procurargli una lavatrice ….
 Il Battesimo di Artur
 Artur con il suo carattere finiva sempre nei guai. Un giorno mi sono detta che bisogna battezzarlo. Tante persone che hanno vissuto durante l’Unione Sovietica non erano battezzate. In quelle settimane era a Mosca. Io non potevo volare in quel momento, ma ho parlato con la mia dottoressa e volevo così tanto che si battezzasse, che ho preso il rischio e sono andata a Mosca …
 Il giorno dopo siamo andati nella Chiesa Armena di Mosca. Abbiamo incontrato il prete e ho chiesto il Battesimo per Artur. Il sacerdote ha cominciato parlare ad Artur dei peccati …. “che non bisogna commettere peccati …etc”. E Artur gli dice: Caro Prete, parli , come se tu fossi senza peccati… Il sacerdote si è arrabbiato moltissimo per queste parole e ci buttati fuori.
Io era molto triste e anche lui era triste, perché mi vedeva triste. Al ritorno l’ho sgridato molto, perché non doveva permettersi di parlare così con un sacerdote e lui ascoltava in silenzio… Il giorno dopo con tantissima fatica, ore, ore nel traffico di Mosca, io non mi sentivo bene e poi faceva un caldo terribile …. Arriviamo in chiesa, il sacerdote quando ci vede, ci invita di andar via, non ci lascia nemmeno dire una parola. Era ancora arrabbiato. E noi siamo tornati di nuovo tristi dove abitavamo.
 Il terzo giorno chiedo ad Artur di provarci di nuovo. Lui, con il suo carattere, non sarebbe mai tornato da uno che l’ha mandato via, ma il suo amore per me era più del suo orgoglio ferito … Sempre con molta fatica, dopo ore di traffico, siamo arrivati alla Chiesa Armena. Ho detto ad Artur che deve chiedere subito perdono per come si è comportato. Il sacerdote voleva dire qualcosa, ma Artur l’ha interrotto, dicendo: Caro Prete, vedi io voglio battezzarmi per mia sorella. E anche tu puoi battezzarmi per lei … e poi vedi che non sta bene (facevo fatica a respirare, ero tutta rossa). Il sacerdote ha guardato alla mia faccia sofferente e ha detto: “Va bene, lo facciamo per lei …”
E così il mio Artur ha ricevuto il battesimo. Abbiamo chiesto all’autista del papà di fare da padrino …. Eravamo molto felici. Il giorno dopo con i miei angeli custodi ho preso il volo per la Svizzera. Andato tutto bene … Ero molto grata …
 La morte di Artur e la Vita dopo la Vita 
14 anni fa, esattamente un anno dopo il battesimo di Artur, proprio questo giorno, ero appena tornata dal mio solito viaggio in Armenia. Non mi ero ancora ripresa dal lungo viaggio e non erano passate 24 ore che ricevo una chiamata … mio fratello Artur ha lasciato questo mondo. Aveva 28 anni. Quando ho sentito la notizia, ho pianto per diverse ore, ininterrottamente. Appena ho trovato un po’ di forza, ho preso il biglietto per tornare con il prossimo volo in Armenia. Poi mi sono calmata un po’ e ho cominciato a chiamare uno per uno tutti i miei amici cristiani e a chiedere loro di pregare per Artur. Ho chiamato i miei amici sacerdoti e ho chiesto delle messe per lui. Con tutte le mie forze, volevo che arrivassero in Cielo, e per questo chiedevo più preghiere possibili per Artur.
 Poi, verso le 8 o le 9 di sera, mi sono sdraiata per riposarmi un po’. Ero sola a casa. E d’improvviso davanti a me vedo tantissime teste… come se ci fosse una lunga coda. Non potevo vedere il volto di nessuno, avevano le teste girate dall’altra parte, tranne quella di Artur.
 -“Sorella”, ho sentito la voce di Artur.
 ⁃ Artur, sei tu?
 ⁃ Sì, sì, sono io. Grazie mille per così tante preghiere, mi hanno aiutato molto ad andare avanti nella coda, di accorciare la strada. – è la prima cosa che mi ha detto. Poi ha continuato: ⁃ Dì alla famiglia di non preoccuparsi per me. E se ho offeso qualcuno, chiedigli di perdonami. Poi ho sentito lingue diverse e ho capito che Artur le capiva.
 ⁃ Artur, ma tu non conosci le lingue straniere, come fai a capirle adesso?
 ⁃ Cara sorella, adesso capisco tutte le lingue.
 ⁃ Hai visto i nonni?
 ⁃ Non ancora….
 Controllavo i miei occhi per vedere se avevo gli occhi aperti o se stavo sognando… erano aperti. Diverse volte durante la notte Artur venne e disse qualcosa. Ogni volta iniziava con la parola “Kur” (sorella). Non mi chiamava mai per nome, mi chiamava sempre ‘kur gian’ cara sorella. Mi sono svegliata la mattina, ma non c’era più né Artur né la lunga coda.
 Sono andata all’aeroporto, c’era ancora il volo diretto Zurigo – Yerevan. Sono salita sull’aereo, ero ancora sotto shock per quello che ho visto, pensavo: “Forse sono troppo stanca, forse mi sono immaginata tutto quanto?” L’aereo è decollato, accanto a me era seduto un uomo con una camicia nera.L’ho guardato e gli ho fatto la domanda.
 ⁃ Ma Lei crede che c’è la vita dopo la vita?
 ⁃ Certo che ci credo, ne sono sicuro, se non ci fosse, la vita qua non avrebbe senso – mi ha risposto questo perfetto sconosciuto.
 ⁃ Ma Lei crede che mio fratello, che è morto 2 giorni fa, è venuto a parlarmi ieri?
 ⁃ Certo che ci credo. Noi non possiamo comunicare con loro, ma loro possono.
 ⁃ E perché mio fratello è venuto da me, perché non è andato dai miei genitori, da altri parenti.
 ⁃ I motivi possono essere due. Forse tuo fratello è venuto da te perché sapeva che tu l’avresti preso sul serio con la tua sensibilità e fede. O forse, Dio ha voluto darti una consolazione, rassicurarti che questa non è la fine…
 Abbiamo parlato così per tre ore e lo sconosciuto con la camicia nera ha risposto a tutte le mie domande… Come se mi dicesse: “Guarda che non sei pazza, è proprio giusto così”. Stavamo già scendendo dall’aereo, e ho chiesto allo sconosciuto in camicia nera.
 ⁃ A proposito, cosa fa Lei nella vita?
 ⁃ A proposito, sono un Arcivescovo… mi ha risposto lui.
 Mi ha detto il suo nome e mi ha dato il suo numero di telefono. Mi ha regalato un libro, poi mi ha detto che anche sua sorella è morta all’età di 20 anni…. e infine che viene tutti gli anni a Zurigo per una conferenza.
 Sicuramente questo evento mi ha cambiato la vita. Certo, anche prima credevo che ci fosse una vita dopo la vita, ma dopo quello che è successo con Artur non solo ci credo, ma so che c’è.
 Quando sono arrivata a casa nostra a Yerevan, c’erano centinaia di persone in coda davanti alla porta, che erano venuti a salutare Artur. Montagne e montagne di fiori, una quantità indescrivibile. Amo tantissimo i fiori, ma i fiori che avevano portato per Artur mi provocavano un immenso dolore… non li potevo vedere. Poi ho visto Artur con la faccia bella, serena nella bara, che avevano messo nel salotto. Tutti piangevano, urlavano, strillavano … Sono quasi svenuta e due amici che mi accompagnavano mi hanno tenuta, così non sono caduta ….
 Ho capito una cosa molto importante grazie ad Artur: che quando le persone lasciano questo mondo, non possono fare nulla per se stesse, per la propria anima. Ma noi possiamo. Con tutto il mio cuore desideravo aiutare Artur ad arrivare in Paradiso il prima possibile. Non c’è stato un giorno in cui non ho pregato per Artur al mattino.Quando non viaggiavo e appena potevo andavo al bellissimo Santuario di Einsiedeln, dove vivono i monaci, e chiedevo la messa per Artur. Non esisteva il freddo, la pioggia, la grandine… un metro di neve, la stanchezza che mi avrebbe fermato di andare a pregare per Artur.
 Bussavo alla porta dei monaci di Einsiedeln, aprivano e quando mi vedevano, dicevano subito:
 ⁃ Ja, guten Morgen, eine Messe für Bruder Artur- diceva il frate appena mi vedeva. (⁃ Buongiorno! Una messa per il fratello Artur. Lo sapevano già, senza che io dicessi qualcosa.)
 E così anno dopo anno … Sempre la preghiera, sempre la messa per Artur. Erano passati 3-4 anni, quando un giorno ho sentito un grandissimo sollievo nel mio cuore, una grande pace, un messaggio spirituale difficile da descrivere. Ho capito che Artur aveva raggiunto la dimora celeste, era presso Dio.
 Mi manca molto Artur, mi manca moltissimo mio fratello che è una persona importantissima nella mia vita, ma il mio cuore è sereno, so per certo che, se Dio vuole, ci incontreremo di nuovo. È la stessa cosa che accade quando sono in Svizzera e mi mancano tante persone che sono in Armenia: ma so che quando andrò in Armenia le rivedrò. Così mi manca Artur… spero che lo rivedrò.
 E lo dico sempre a chi mi sta vicino. “Quando lascerò questo mondo, non piangete per me, ma pregate e fate gesti di carità….” E poi alle persone che amo moltissimo dico anche: “Cerchiamo di vivere questa vita così che possiamo ritrovarci nello stesso posto quando sarà finita!’’
 Abbiamo seppellito Artur lontano dalla città, in mezzo alla natura bellissima, con le colline stupende, le mucche al pascolo, a 4-5 ore dalla capitale, a due km dalla frontiera. Come piaceva a lui. Vado a trovarlo sempre, tutte le volte che sono in Armenia… Anche se i turchi sparano o se le strade di montagna sono giacciate … i bambini di quei villaggi, dove è sepolto Artur, mi regalano tanti fiori, li porto a lui e ad un ragazzo di 20 anni ucciso dai turchi, che sta accanto a lui….
Artur mi ha fatto vedere la strada per il Paradiso. Stavo cercando di aiutare la sua anima, invece lui mi ha fatto vedere la strada per la salvezza della mia anima…
 Dopo quel grande sollievo che ho sentito per lui, è cominciato il nuovo percorso della mia vita “Il Germoglio’’: con due amici ticinesi abbiamo fondato l’associazione il Germoglio a Lugano. Migliaia, migliaia di gesti di carità abbiamo fatto e facciamo con il “Germoglio’’. Lo scopo del Germoglio è di aiutarci passo dopo passo ad avvicinarci al Signore.
 Ho capito che in Paradiso arriveremo per la Misericordia Divina, ma il modo per esprimere il nostro amore per Gesù è trattare bene il prossimo. Il gesto di carità nei confronti del nostro prossimo che soffre, che è in difficoltà, è la possibilità di esprimere il nostro amore per il Signore…. Per me non c’è un modo più chiaro e più semplice di questo…
 E come dice San Paolo: “Tutto è per un Bene per quelli che amano Gesù’’. E anche una cosa così dolorosa per la mia vita come la morte del fratellino Artur mi ha aiutato a scoprire un Bene immenso … Suona impossibile, ma è così …. Per un’enorme MISERICORDIA DIVINA.

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2 commenti

  • Piermichele Guerriero ha detto:

    I fratelli armeni sono troppo dimenticati dai mass media. Il loro eccidio del passato e le loro perduranti sofferenze devono essere sempre presenti nella nostra memoria e portare la comunità internazionale ad adoperarsi affinché questa ignominia abbia fine. Ma forse ho visto un film alla radio, quindi è meglio che noi cristiani recuperiamo lo spirito di unità delle prime comunità e ci aiutiamo a qualunque latitudine.

  • Virro ha detto:

    che bella testimonianza!
    ” chi crede non morirà in eterno”