Se la Chiesa il 29 Giugno 2024 Crocifigge di nuovo Pietro a Testa in giù. Benedetta De Vito.

29 Giugno 2024 Pubblicato da 4 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, la nostra Benedetta De Vito offre alla vostra attenzione queste riflessioni – piuttosto meste, come è naturale – sullo stato della Chiesa e del nostro mondo. Buona lettura e diffusione.

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Nel mondo al contrario dove chi ruba le case diventa onorevole, dove l’aborto è un diritto e non, come è, un assassinio feroce, dove un uomo grande e grosso vince il premio per migliore attrice, anche la Santa Romana Chiesa (che amo) fa del suo per mettere San Pietro di nuovo in croce e a testa in giù, in una staffetta di contraddizioni, che alimenta il dubbio e non conferma, come dovrebbe, nella fede. La confusione regna sovrana nell’Oltretevere e le tinte arcobaleno imbrattano i sacri palazzi e ogni giorno arlecchino ride di me che piango. Le voci sono tutte un ni e un so lì dove nostro Signore ci ha insegnato invece a dire sì o no. E punto e a capo. E ora, saltellando di contraddizione in contraddizione, salite con me, se vi va, lungo il sentiero alpino che conduce al picco della desolazione vaticana e poi giù, con gli scarponcini ben legati, lungo il ghiaione della Tofana di mezzo per concludere la passeggiata, in penitenza, davanti al Santissimo. Avanti, gambe in spalle, saliamo.

Eccoci dunque ai piedi della montagna in compagnia del cardinale Tucho Fernandez che, morbido con gli scismatici anglicani canadesi, pronto anzi ad accogliere a braccia aperte i seguaci di Enrico VIII, è d’acciaio contro Monsignor Viganò, fedele al cattolicesimo, accusato di scisma, che ha avuto il torto di dire no, come suggerisce il suo cognome (e non fatemi dire altro per piacere…) a tutte le brutture che abbiamo dovuto digerire (compreso il cambiamento del Padre Nostro, che ancora mi brucia). Viga dice no alla deriva bergogliana di cui Tucho è parte. L’ex nunzio apostolico, che, nel 2020, a Monaco di Baviera, vestito come noialtri, pregava in incognito per cercar di riportare (invano)  il cardinale Marx alla fonte cattolica, per anni ha gridato e urlato e sfidato la nuova chiesa che chiama “deep church”, la quale ha, con cerimonia solenne, intronizzato in San Pietro la Pachamama, la crudele divinità andina alla quale venivano offerti bambini in sacrificio… E per me basta e avanza. Ma avanti, un sorso d’acqua e saliamo in quota dove ci attende proprio Viganò.

Monsignor Viganò si è paragonato al vescovo francese Lefebvre, uscito dalla Chiesa, perché considerava il Vaticano II, come fa ora Viganò, un cancro e il modernismo la sua metastasi. Benissimo? Ci aspetteremo di sentire un sonoro battimani da parte della Fraternità San Pio X. E invece? Oh meglio salire ancora, siamo già quasi in vetta e possiamo mandar giù un bocconcino di pizza e l’amara consapevolezza che il marasma è pane e olio. Dai avanti. Insomma che cosa fa la Fraternità? Volta le spalle a Viganò e se ne sta, buona buona, vicino a Tucho. E dire che alle loro messe, dove sono andata per qualche mese, ho sentito con le mie orecchie ripetere dai fedeli che la messa riformata è nulla e chi la segue scismatico… Mi gira la testa, scusate se mi siedo e ammiro il panorama. Le montagne azzurre si rincorrono nelle lontananza e le bianche nuvoline fanno un ricamo nel cielo che invita alla preghiera. Sì preghiamo, prima di saltare su in vetta, nella piana della desolazione.

Allora eccoci qui, la vallata splende di sole a picco e io mi chiedo. Se la Fraternità, dopo aver raccolto gli anti-Vaticano II, è tornata a cuccia nella barca di Pietro piena di falle e di contraddizioni e da lì prende le distanze da chi, giustamente, s‘indigna per la deriva argentina di Santa Romana Chiesa, non sarà che un giorno, per ora lontano, ma che diventerà presto oggi, anche Viganò, portandosi dietro quanti ora dicono no (che sono pochini a petto dei lefebvriani), ritornerà alla Chiesa sempre più debole, obliqua, sbussolata, e avremo bisogno di un nuovo porporato per la diaspora che si trasformerà a tempo debito, una volta diluita nel tempo l’ennesima protesta, in nuovo conformismo, gettando pian pianino nel dimenticatoio la vera fede, il catechismo, il depositum fidei… Ogni volta, così mi pare, ma vorrei sbagliarmi, la Chiesa espelle uno dei suoi che fa, per lei, la raccolta delle pecorelle smarrite, per poi riammetterlo con le pecorelle stesse, mentre il Cattolicesimo, annacquato, diluito dalle pillole effervescenti del mondo, perde nel bailamme in corso, tutto il suo sale e annega in un calderone vuoto che ha non più un Papa, ma un leader politico che conciona sull’intelligenza artificiale (e non su Gesù), si fa intervistare da Repubblica e partecipa alle riunioni del G7…

Eccoci al ghiaione, lasciamo la vallata piena di stelle alpine, che mi madre chiamava in friulano dolce stelutis, e allacciatevi bene gli scarponcini e giùùù dove ci attende, un pullman portato dagli angeli che, in un baleno, ci porterà a Santa Caterina a Magnanapoli per l’adorazione con suor Faustina. Sì. Preghiamo.

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4 commenti

  • Demetrio ha detto:

    Carissima dottoressa , rimango sconcertato di fronte alle sue affermazioni, in cui accusa sostanzialmente la FSSPX di pavidità per il fatto di non appoggiare le recenti affermazioni di Mons Viganò .Per suffragare questa pavidità e contraddizione della fraternità , lei prende le opinioni personali di alcuni fedeli della FSSPX e le fa “diventare “insegnamenti che la fraternità non ha mai insegnato! La fraternità non è andata in nessuna” cuccia comoda”, fedele sin dalla sua costituzione alla salvaguardia della messa antica ed alla dottrina cattolica ha subito nella persona dei suoi sacerdoti e fedeli calunnie ed oltraggi in tempi in cui Mons Viganò nemmeno si sognava di criticare il concilio vaticano secondo e la sua attuazione. La fraternità pur comprendendo e appoggiando tante affermazioni di mons Viganò non può accettare le sue ultime sparate sedevacantiste, teoria mai accettata sia dal fondatore Mons Lefebvre sia dai vescovi da lui consacrati. La prego pertanto di essere più prudente e rispettosa nei confronti di chi ogni giorno con l esempio e la preghiera cerca di salvare ciò che resta del Cattolicesimo.

  • Carmelo G. ha detto:

    La CHIESA DI CRISTO è fatta da chi amandoLo, riconoscente, Lo adora e Lo ringrazia tutti i giorni. La mia retta coscienza mi impone di seguire Cristo, portando la mia croce. Ho rifiutato Bergoglio fin da subito per i suoi “strani” insegnamenti. È chiaro che non è innamorato di Gesù e della Vergine Santissima, altrimenti ci parlerebbe di loro, sempre. Bergoglio mi fa tanta pena! Spero che si penta al più presto! Non mi interessa capire come diavolo abbia fatto a diventare papa. Io seguo Gesù Cristo, morto per me sulla CROCE, dopo una terribile passione. Grazie, grazie, grazie . . . Gesù! Io appartengo alla CHIESA DI CRISTO.

  • stefano raimondo ha detto:

    Il 29 giugno a Roma è festa perché è il giorno di Romolo e Remo. Dietro c’è una logica trascendente del doppio, una metafisica del doppio. E di questa logica qualcosa rimane nell’animo dei romani, degli italiani, inerente soprattutto al fratricidio.

    La Chiesa Cattolica nella sua foga di reinterpretare feste preesistenti ha trasformato il 29 giugno nel giorno dei santi Pietro e Paolo. A Roma resta festa ma si tratta di una sovrapposizione approssimativa e banale perché la relazione sussistente tra Romolo e Remo non ha nulla a che vedere con quella intercorrente tra Pietro e Paolo. Ciò nonostante, il giorno del 29 giugno ha una potenza tale che una certa continuità può misteriosamente essere garantita dalla forza delle cose stesse.

    Concordo nel merito dell’articolo (comunque Viganò ha sbagliato a citare Lefebvre).

  • Paola Caporali ha detto:

    Cara Benedetta,
    credo che Lei ci veda lungo. E bene.

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