La Chiesa a Trieste Sdogana il «Democratismo», Base del Cattolicesimo Secolarizzato. Van Thuan Observatory.

29 Giugno 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo commento pubblicato sul sito dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e diffusione.

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Marc Sangnier, ideatore del Movimento Le Sillon, promotore del cattolicesimo democratico e progressista

Speciale 50a Settimana sociale dei cattolici in Italia (Trieste, 3-7 luglio 2024).

Pur sottovoce, a pochi giorni dall’inizio della Settimana sociale, si comincia a dire che il potere politico non discende dall’alto (da Dio), ma proviene dal basso (dal popolo), trasformando così di fatto la scelta democratica in «democratismo». Invitato alla trasmissione “Piazze della democrazia” [qui], Roberto Louvin, docente universitario di diritto comparato, afferma che la democrazia è quell’«idea di rovesciamento anche del potere, non solo dall’alto verso il basso, ma esercitato in maniera costruttiva dal basso verso l’alto».

Eccoci dunque all’approdo. Si vuole sdoganare a Trieste il pensiero di Le Sillon (1894-1910), ovvero di quel movimento francese che voleva realizzare l’unione tra il cattolicesimo e gli ideali repubblicani e socialisti. Le Sillon proponeva la democrazia, non tanto come forma di governo, ma come orizzonte illuminista, in cui il potere del sovrano dev’essere delegato dal popolo. Questo concetto è conosciuto nella scienza politica come «democratismo silloniano».

Gli errori del democratismo furono rilevati e condannati da san Pio X nella Lettera Notre charge apostolique (Il nostro mandato apostolico, 1910). Il Pontefice, citando anche l’Enciclica Diuturnum Illud di Leone XIII, affermò la dottrina cattolica secondo cui non è la democrazia, in quanto forma politica, a fare problema, ma l’idea errata che «quanti esercitano il potere nella società, non lo esercitano come di loro propria autorità, ma come un’autorità a essi delegata dal popolo».

Al contrario, scrive Pio X, l’autorità è concessa ai sovrani da Dio, cioè dall’alto e non dal basso. Il fatto, cioè, che il popolo elegga i propri rappresentanti ha fatto sorgere – non solo in area liberale, ma anche cattolica – la convinzione errata che il potere discenda da Dio sul popolo e dal popolo risalga poi al sovrano, così da ignorare che «è cosa anormale che il mandato salga, perché è per sua natura discendente».

Le Sillon non è certo morto nel 1910. Dalle sue ceneri è risorto il cattolicesimo democratico, che ha fatto del democratismo il suo orizzonte, fino ad oggi. Si tratta di una concezione secolarizzata della democrazia che, secondo Pio X, è fondata sullo spirito del mondo.

A parte la questione del potere, nel democratismo sono presenti altri errori. Il Pontefice avverte che, guardando verso il basso, si finisce per «occuparsi soltanto degli interessi dell’ordine temporale». Al secolarismo mondano, segue a ruota l’insofferenza per la dottrina. Il cattolico democratico (e silloniano) pretende la triplice «emancipazione»: politica, economica e intellettuale. Si vorrebbe, cioè, democratizzare ogni ordine: politico, economico e morale. Il tutto nel nome di due concetti resi totalitari dalle filosofie moderne: la libertà e l’eguaglianza.

C’è quindi, nel democratismo, un fondato pericolo di deriva totalitaria, in cui la democrazia è vista come l’unica forma possibile di governo, mentre Leone XIII afferma ben altro – che cioè i popoli devono darsi «il governo che meglio risponde al loro carattere o alle istituzioni e ai costumi che hanno ricevuto dai loro antenati» (Diuturnum Illud).

A san Pio X, nella Lettera, premeva mettere in chiaro che «vi è errore e pericolo nell’asservire per principio il cattolicesimo a una forma di governo». La Settimana sociale che si sta preparando a Trieste ha proprio questo assunto: la democrazia è l’approdo naturale della Dottrina sociale della Chiesa.

Non lo è affatto, ma anzi l’errore e il pericolo «sono molto più grandi quando si fa la sintesi della religione con un genere di democrazia le cui dottrine sono erronee». I democratisti parteggiano di fatto «per una forma politica speciale», la quale «compromettendo la Chiesa, divide i cattolici […] e disperde, in pura perdita, le forze vive di una parte della nazione»

Silvio Brachetta

(Foto:Marc_Sangnier_wikipedia, Par Agence Rol — Cette image provient de la bibliothèque en ligne Gallica)

Sulla Settima sociale di Trieste vedi anche:

Silvio Brachetta, Trieste: la democrazia totalitaria ordina la conversione ecologica.

Silvio Brachetta, Astrazioni e luoghi comuni come sfondo alla Settimana sociale di Trieste.

Silvio Brachetta, A Trieste il cardinale Zuppi scambia le esigenze della verità con le “dogane ideologiche”.

Silvio Brachetta, Il vento del compromesso col mondo soffia sulla Settimana sociale di Trieste.

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3 commenti

  • Sereno Graffiante ha detto:

    Bergoglio in un intervista alcuni anni fa al quotidiano cattolico La Croix disse “Lo Stato deve essere laico. Gli Stati confessionali finiscono male, lo insegna la storia”.
    Si era nel periodo della discussione e approvazione, col concorso dei sinistri “cattolici”, della famigerata legge Cirinnà sulle unioni civili. Ecco, giusto per capire i danni che continuano a fare l’eresia modernista, il cattolicesimo democratico e liberale. Cavour sarebbe orgoglioso di uno come Bergoglio, così come dei pontefici postconciliari.

  • miserere mei ha detto:

    Semplicemente fuori strada.

    Essere creature nuove in Cristo significa considerare le questioni sociopolitiche, anche di potere ecclesiale, “mare”.

    Il mare di cui, nei capitoli finali di Apocalisse, si dice che “non c’era più”.

    Cieli nuovi e terra nuova, senza il mare (che simboleggia la storia dipanata nel tempo).
    Così l’essere oltre il tempo ci affaccia nell’eternità: l’essere creature nuove in Cristo.
    Il nuovo sta sopra: SOTTO il sole non c’è nulla di nuovo, perché è tutto nel tempo (Qoelet).
    Giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, anno dopo anno, nei secoli dei secoli.

    SOPRA il sole il tempo non c’è perché c’è l’eternità. Se uno è in Cristo sta lì. Anche qui.
    Cambia tutto: la stessa Gerusalemme, babilonica e prostituita ai regni del mondo, diventa la Gerusalemme celeste sposa dell’Agnello, città di Dio e non degli uomini.

    Agli uomini divenuti creature nuove in Cristo è dato d’esserle cittadini. Una città d’oro puro! Senza alcun tempio perché il Signore Dio onnipotente e l’Agnello sono il suo tempio. Senza sole né luna (senza il tempo) perché la gloria di Dio la illumina e l’Agnello è il suo luminare. E’ sempre giorno, perché lì non vi sarà notte alcuna.

    Quando?
    La domanda è posta nel tempo: cioè da creature “vecchie” ancora limitatamente di Cristo.
    Ancora abbarbicate alle leggi della terra e così non cambia la scena di questo mondo.

    Come?
    Per Grazia! Non è uno sforzo, perché il cercare è ancora un’azione collocata nel tempo. Invece l’accorgersi dell’eternità, aperta dalla porta stretta di Cristo, permette di correggersi, o meglio di essere corretti, memoria(le) di Cristo, presente adesso, nuova identità di figlio di Dio. Un adesso eterno, perché in Dio la storia svanisce.

    Lo sguardo sulla terra con lo sguardo di Dio è possibile per la creazione nuova, in Cristo.
    Certe baruffe lasciano il tempo che trovano, pulviscolo… L’anima si salva nell’eternità.
    Gesù si è incarnato per aprire uno sguardo che fa nuovi la terra e il cielo. Senza il mare.

    Ma allora la storia? Il “Verbo si fece carne” indica che la modalità della novità cristiana è qualcosa di assolutamente impensabile, che solo Dio poteva operare e in cui possiamo entrare solo con la Grazia della fede. Dio entra nella storia per portarci oltre!

    E’ importante recuperare lo stupore di fronte a questo mistero. In ogni santa Messa i divini misteri si offrono come un affaccio sull’eternità, un affacciarsi su questa realtà. Il Figlio di Dio si è fatto veramente uomo, nato dalla Vergine Maria, a Betlemme, durante il regno di Augusto sotto il governatore Quirinio (Lc 2,1-2).
    Nel libro di Apocalisse è descritto il capovolgimento del quotidiano, il cambiamento di prospettiva.
    La fede orienta una conversione eccedente la storia, non limitandone l’impatto adoperandoci di governarla nel tempo.
    Dio ha assunto la condizione umana per sanarla da ciò che separa da Lui, chiamandoci a diventare figli suoi, in Cristo: nuova creazione. Nella santa Eucaristia il mistero è così denso da contenervi, in una particola, assolutamente tutto.

    Diventare cristiani significa uscire dall’ambito di ciò che tutti pensano e vogliono secondo i criteri dominanti, per entrare nella luce della verità sul nostro essere e in questa luce percorrere la via della giustizia. Così scrisse Benedetto XVI facendo eco a 2 Pt 3,13.

    E “per vivere secondo Dio dobbiamo credere la verità rivelata da Lui e osservare i suoi comandamenti con l’aiuto della sua Grazia, che si ottiene mediante i sacramenti e l’orazione” (Catechismo di San Pio X).

    La creazione dell’Universo all’inizio dei tempi trova senso e vertice nella nuova creazione in Cristo, il cui splendore supera quello della prima (Catechismo cattolico).

    Il battesimo inserisce la creatura nella possibilità di una trasformazione che può far partecipare della vita divina, nell’eternità, da nuova creatura, da figlio adottivo di Dio.
    Il battesimo è la radice di vita della vita soprannaturale, soggetta alla prova (nel segno della croce).

    Nella nuzialità angelica delle nozze che compiono i tempi superando il tempo i figli di Dio aprono lo sguardo e “le cose di prima” sono superate: cessano!

    Si entra nella creazione primigenia, nella volontà creatrice di Dio, senza la conoscenza del bene e del male che ha introdotto la storia, il mare volubile, l’ingiustizia e la morte.
    Questo tuttavia succede solo SOPRA il sole. Ed è innanzitutto un accorgersi; uno sguardo che sta oltre: la Grazia della redenzione.

    Bisogna affacciarsi, se no si riduce tutto a regno di questo mondo, anche quelle volte in cui “si ha ragione”…

    La frequenza ai divini misteri ci ottenga la Grazia della redenzione, ossia la libertà che viene dalla Verità sull’uomo.

  • daouda ha detto:

    aahahha

    Ignazio di Antiochia silloniano nella sua monocrazia bonapartista?
    Evidentemente non solo non esiste il battessimo e la cresima, ma giustamente ci si oppone a ciò: “Ma Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che quelli che sono reputati prìncipi delle nazioni le signoreggiano e che i loro grandi le sottomettono al loro dominio. Ma non è così tra di voi; anzi, chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore; chiunque, tra di voi, vorrà essere primo sarà servo di tutti”.

    Ste frasi con i canoni dei concili imperiali statuiscono che se siete democratici alla moderna ( laddove l’etimologia di chierico svela il come la chiesa locale innalzava i suoi , vedasi gli Atti Apostolici con Mattia ) ma anche feudali di diritto divino, siete eretici.
    Dal basso, dall’alto, anacoli de che ao?!