Investigatore Biblico. Perché Tradurre “Portae Inferi” con “Potenze”? Comunque Non Praevalebunt…

29 Giugno 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo di Investigatore Biblico, a cui va il nostro grazie. Buona lettura e condivsione.

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Indizio n.194 Bibbia CEI 2008: “Versetto ‘iconico’ del Vangelo modificato tanto per il gusto di farlo. L’evidenza di voler sovvertire la tradizione: Matteo 16,18. Cestiniamo la traduzione del 2008 e torniamo alle traduzioni precedenti!” di INVESTIGATORE BIBLICO

Questo estratto dimostra quanto la traduzione del 2008 sia arbitraria e tendenziosa in quanto al cambiamento.

Cambiare presuppone una presa di coscienza di un errore commesso nel passato. Un qualcosa che, alla luce di scoperte evidenti, impone una revisione forzata e seria.

In tema di traduzioni bibliche, cambiare significherebbe prendere consapevolezza che i predecessori hanno commesso dei gravi errori, forse dati dalla mancanza di maturità e di conoscenza, forse dati dall’ignoranza di persone vissute nel passato.

Nel caso in esame, invece, vediamo un cambiamento motivato da una componente irrazionale. Un po’ come accade nelle mode.

Negli anni Ottanta ci siamo stufati del capello lungo e abbiamo accorciato il capello.

Motivazione?

E chi può dirlo!

Ci siamo rotti del ‘capellone’ e ci siamo pettinati in modo diverso. Capelli corti.

Un ragazzino di 12 anni, oggi, guarda all’attore anni Settanta e dice: ‘che schifo di moda’, tanto quanto una ragazza nel ‘75 avrebbe detto: ‘che ragazzo alla moda, bellissimo!’.

Perché un’introduzione così lunga?

Per prepararvi al versetto di oggi.

La dimostrazione che i traduttori 2008 sono pilotati da un vento irrazionale di cambiamento senza un criterio ben definito.

Il caso di oggi, poi, coinvolge un versetto, direi, ‘iconico’ nel frasario cattolico.

Ecco, i neotraduttori sono riusciti a modificare anche questo.

Un po’ come se il proverbio ‘la calma è la virtù dei forti’ venisse modificato in ‘la serenità è la base dei coraggiosi’.

Ma, andiamo al sodo e leggiamo il versetto nelle diverse versioni.

CEI 74: “…e le porte degli inferi non prevarranno” (Mt 16,18)

Vulgata: “et portæ inferi non prævalebunt adversus eam” (Mt 16,18) 

Martini: “e le porte dell’inferno non avran forza contro di lei” (Mt 16,18) 

Ricciotti: “e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa” (Mt 16,18)

CEI 2008: “e le potenze degli inferi non prevarranno..” (Mt 16,18)

Rimaniamo sul lato linguistico:

Il termine in greco è “PULAI”, da “PULE” che significa “porta”, “entrata”.

Il dizionario di greco biblico del Buzzetti indica il termine anche con “potenza”, ma solo come significato figurativo, in riferimento a Mt 16,18. Sottolineo: significato figurativo.

Come sempre Cei 2008 pare debba modificare tanto per farlo.

Voglio citare un parallelismo utile, giusto per non scadere in opinionismi personali.

Apocalisse 3,7 dice:

Così parla il Santo, il Verace, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre nessuno chiude, e quando chiude, nessuno apre

La chiave che viene citata in Apocalisse non è la chiave di San Pietro.

Infatti, indica la “chiave delle chiavi”, quella che ha in possesso Dio e con la quale chiude  in eterno le porte dell’inferno.

Per questo la traduzione corretta è: “le porte degli inferi non prevarranno”.

Si indicano le porte che sono state chiuse per sempre da Gesù.

E allora, perché i traduttori della versione 2008 decidono di tradurre con ‘potenze’, dopo che per secoli la traduzione è stata sempre ‘le porte‘?

La risposta è semplice: sono presuntuosi, non sopportano la tradizione e sono convinti che la via migliore sia cambiare i significati a tutti i costi, e di conseguenza la mentalità cristiana.

Quando si dice che ‘il diavolo sta nei dettagli’, penso si adatti perfettamente all’analisi della traduzione biblica del 2008.

Per secoli si è tradotto in un modo – e il caso in esame, per di più, riguarda una frase del Vangelo diventata iconica, così come sempre è stata espressa: con l’espressione ‘le porte’.

Al contrario, la nuova traduzione sceglie un termine diverso, solo per discostarsi dalla tradizione, e, a mio parere, per partito preso.

Il che mi porta, dopo 194 indizi nel mio blog (non sono pochi), a prendere consapevolezza di quanto segue: cestiniamo la traduzione 2008 e riprendiamo in mano le traduzioni precedenti!!!

Investigatore Biblico

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8 commenti

  • Esdra ha detto:

    Il modernismo parte proprio dal movimento biblico, dall’ ermeneutica, rimasto influenzato dallo Storicismo e dal pensiero di Dilthey. Sotto il profilo gnoseologico, la forma fondamentale del conoscere, per Dilthey, è un intendere storico (geschichtliches Verstehen), soprattutto rispetto allo stesso uomo: «Was der Mensch sei, erfährt er nur durch die Geschichte» (Ciò che l’uomo è, egli lo sperimenta soltanto attraverso la storia).
    Pertanto si riduce la Rivelazione di Dio all’uomo ad unaComprensione (sempre più autentica) dell’ esperienza vissuta di un Popolo, quello ebraico per quanto ci riguarda.

  • Beppe ha detto:

    Penso che la CEI 2008 sua stata guidata dalla pessima idea di rendere più ‘comprensibile’ la Sacra Scrittura all’uomo odierno eliminando le difficoltà. ( poteri che prevalgono è facilmente comprensibile – i poteri esercitano un ruolo attivo, mentre porte che prevalgono no – nel linguaggio corrente le porte non esercitano ruoli attivi. A me pare che si sia andati su quella (pessima) strada imboccata dalla ‘traduzione in lingua corrente’ che quaranta anni fa il viceparroco della mia Parrocchia vo.le distribuire ai ragazzi del catechismo,

  • Giovanni ha detto:

    Si rimesta ossessivamente sempre la stessa acqua, le
    esigenze del ” nuovo corso ” lo impongono……

  • Étienne ha detto:

    Dove si può trovare una edizione precedente?

  • Gabriele ha detto:

    Per prima cosa, c’è da notare come il nostro Investigatore arrivi sempre ampiamente fuori tempo massimo con le sue segnalazioni. Questo brano di vangelo è letto in chiesa tre/quattro volte l’anno ormai da una quindicina d’anni: lo si legge il giovedì della XVIII settimana del Tempo Ordinario, il 22 febbraio (Cattedra di San Pietro), il 29 giugno (Santi Pietro e Paolo) e la XXI domenica del ciclo A. Il Nostro dovrebbe dunque aver sentito proclamare il versetto così tradotto una cinquantina di volte nella sua vita e, pur dedicandosi a questa attività investigativa da quattro anni, solo adesso è arrivato a segnalarci il cambiamento in questo passo evangelico così importante. Per quanto riguarda la traduzione, è vero che non è letterale e si poteva tranquillamente lasciare “porte”, tuttavia qui ci troviamo in presenza di un’allegoria e la parola in oggetto va ad assumere un senso figurato (come nota il Buzzetti, citando il versetto in questione). Cei08, come Tob (“la Puissance de la mort”) ed Einaudi (“le potenze della morte”), sceglie di spiegare l’allegoria invece di tradurre letteralmente, e la spiegazione è corretta, perché le porte in quel contesto sono il simbolo delle Potenze infernali (a meno che non si voglia credere che nell’Aldilà ci siano davvero delle porte materiali di legno o metallo che chiudono un luogo fisico). La Bibbia di Gerusalemme spiega che “in questo passo, le porte dell’Ade, personificate, evocano le potenze del Male che, dopo aver trascinato gli uomini nella morte del peccato, li incatena definitivamente nella morte eterna”; l’interpretazione dei traduttori Cei è dunque corretta, anche se sbagliano a non segnalare in nota la traduzione letterale (come fanno invece le altre bibbie che ho citato).

  • Rolando ha detto:

    Tanto discutere per nulla.
    Il Male non vincerà, non prevarrà il Bene.
    Mito di Er. Platone, Repubblica.
    Neppure la Morte vincerà, annullerà la Vita.
    Nè di qua, né di là.
    Ma qua e là sono avverbi di luogo di un solo Unico Luogo.
    Morte e Vita sono stati di una Unica Realtà.

  • Paolo ha detto:

    Analisi perfetta!