Messa in Latino Intervista Andrea Grillo, Pasdaran anti-Tradizione del Novus Ordo. Da Leggere per Capire…
18 Giugno 2024
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato da Messa in Latino, a cui va il nostro ringraziamento. L’opinione di questo Pasdaran del Novus Ordo è interessante, perché riflette probabilmente sentimenti diffusi nell’entourage del pontefice regnante. Buona lettura e diffusione.
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Intervista di MiL al prof. Andrea Grillo sulla liturgia tradizionale: “La Chiesa non è un club di notai o di avvocati”
Durante la Tre Giorni su don Primo Mazzolari (vedere foto sotto) che si tiene ogni anno in Diocesi di Cremona, a Bozzolo, il Vostro ha incontrato il Prof. Andrea Grillo, capofila del progressismo liturgico: professore di Teologia dei sacramenti e Filosofia della Religione a Roma, presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo e Liturgia a Padova, presso l’Abbazia di Santa Giustina; prolifico liturgista, teologo e autore di un frequentato blog “Come se non” (QUI).
Dal prof. Grillo ci separa, dal punto di vista della teologia liturgica, quasi tutto (QUI i molti post di MiL), ma abbiamo sempre apprezzato la sua “brutale” franchezza: almeno parla chiaro.
In Traditionis Custodes, documento sembra preparato all’interno del Culto Divino, si riconosce però, a nostro parere, l’impostazione del suo pensiero, dei suoi scritti e delle sue proposte operative.
Il professore, che ringraziamo molto e apprezziamo per la sincerità, ci ha gentilmente concesso un’intervista che riportiamo qui sotto.
A proposito dei temi trattati in questa intervista girano ancora più insistentemente le voci di divieto totale per la liturgia tradizionale. (Qui MiL in un post di ieri segnalatoci dagli amici di Rorate Caeli).
Luigi C.
- Messainlatino: – Perché, come almeno a noi pare, sembra che a tutti i costi non si voglia dare libero spazio nella Chiesa Cattolica ai tradizionalisti fedeli a Roma (al pari di tanti altri movimenti laicali), e che essi siano solo fedeli da rieducare?
Prof. Grillo – Nella prima domanda sono contenute numerose inesattezze che compromettono il senso stesso della questione. Provo ad illustrarle una per una. Quelli che lei chiama “tradizionalisti fedeli a Roma” sono in realtà persone che, per diversi motivi, si trovano in contrasto con Roma, non in un rapporto di fedeltà. L’elemento di contrasto non riguarda semplicemente una “forma rituale”, ma un modo di intendere i rapporti interni ed esterni alla Chiesa. Tutto comincia dall’equivoco generato (in buona fede, ma con un giudizio del tutto sbagliato) da parte del MP Summorum Pontificum, che aveva introdotto un “parallelismo rituale” (tra NO e VO) che non ha alcun fondamento né sistematico né pratico: non è fondato teologicamente e genera divisioni maggiori di quelle presenti prima. L’idea di “fedeltà a Roma” deve essere contestata: per essere fedeli a Roma occorre acquisire una “lingua rituale” secondo ciò che Roma ha comunitariamente stabilito. Non si è fedeli se si tiene il piede in due scarpe. Aver mostrato questa contraddizione è il merito di TC, che ristabilisce l’unica “lex orandi” vigente per tutta la Chiesa cattolica. Se uno mi dice che è fedele allo stesso tempo a NO e VO, gli rispondo che non ha capito che cosa significa tradizione, al cui interno sta un legittimo e insuperabile progresso, che è irreversibile.
- Messainlatino:– Dopo il pellegrinaggio Parigi-Chartres 2024 (18.000 persone, età media 25 anni, vescovi diocesani, un cardinale di santa romana Chiesa, ampia copertura mediatica, vedere MiL) ritiene che la Chiesa ormai debba pensare ad una pastorale anche per il carisma “tradizionale” (al pari di altri movimenti sorti dopo il CVII) o possa continuare a negare la massiccia vitalità della liturgia antica?
Prof. Grillo – Che cosa sono 18.000 persone rispetto alla grande moltitudine della Chiesa cattolica? Poco più di una setta che sperimenta la infedeltà come una salvezza, spesso legata a posizioni morali, politiche e di costume del tutto preoccupanti. Non è cambiando le parole che si migliorano le cose. Tradizione e tradizionalismo non possono essere identificati. Il tradizionalismo non è “uno dei tanti movimenti” (anche se può avere caratteristiche in parte simili ad alcuni dei movimenti più fondamentalisti, inopportunamente favoriti negli ultimi 40 anni), ma una forma di “negazione del Concilio Vaticano II” che non può non essere ostacolata in modo netto all’interno della esperienza ecclesiale. La Chiesa non è un “club di notai o di avvocati” che coltivano le loro passioni estetiche o progettano la strumentalizzazione della Chiesa come “il museo più famoso” .
- Messainlatino: – Come mai, secondo lei, soprattutto in area anglofona e francofona, c’è un aumento considerevole di fedeli, seminaristi, conversioni, offerte economiche, famiglie numerose di area tradizionalista (a fronte di un’evidente e grave crisi quali-quantitativa delle parrocchie Novus Ordo, almeno nel mondo occidentale)?
Prof. Grillo – Siamo di fronte ad una distorsione dello sguardo. La fede incontra, soprattutto nel mondo occidentale, una crisi che è iniziata da più di un secolo e che negli ultimi 50 anni ha conosciuto una accelerazione molto forte. Ma alla crisi non si risponde restaurando del forme di vita della “società dell’onore”. Non sono le “cappe magne” o le “lingue morte” a dare forza alla fede. Rafforzano solo legami identitari, forme di fondamentalismo e di intransigentismo, che non sono più quelle di 100 anni fa, ma che assumono figure inedite, in cui al massimo di vita post-moderna si sposa una identità “cattolica” che di cattolico ha soltanto la etichetta idealizzata. Non è un fenemeno ecclesiale o spirituale, è un fenomeno di costume e di forme di vita, che poco ha a che fare con la tradizione autentica della chiesa cattolica.
- Messainlatino: – Quindi, in questa situazione di carestia di seminaristi e di moria di fedeli giovani, perché, secondo lei, il S. Padre Francesco sembra considerare – almeno apparentemente – come nemici solo i fedeli tradizionalisti (che pregano una cum Papa nostro Francisco e crescono sempre di più)?
Prof. Grillo – Anzitutto la “carestia di seminaristi” e “fuga dei giovani” non è solo un dato negativo: è il segno di un travaglio necessario all’intera Chiesa. Le soluzioni “facili” (riempiamo i seminari tradizionalisti di giovani militarizzati sul modello di presbiteri del XVII o XVIII secolo) sono solo abbagli, di cui fanno le spese anzitutto i soggetti coinvolti. Generano non vita di fede, ma spesso grande risentimento e irrigidimento personale. Non mi preoccuperei del fatto che papa Francesco senta questo come un pericolo. Mi ha preoccupato molto di più che i suoi predecessori lo abbiano considerato una risorsa. La nostalgia non è mai una risorsa, anche quando illude sul fatto che la Chiesa non abbia nulla da riformare, ma trovi tutte le risposte solo nel passato. Per pregare “una cum papa” non si può farlo a chiacchiere, ma condividere con la Chiesa e con il papa anzitutto l’unico ordo vigente. Altrimenti si chiacchiera, ma si vive in contrasto con la tradizione.
- Messainlatino: –E’ possibile che una forma rituale che è stata per moltissimo tempo quella “normativa” della Chiesa Cattolica, ora non possa più avere spazio, insieme a tanti altri riti della Chiesa Cattolica stessa (inter alia quello mozarabico, ambrosiano, caldeo, di S. Giovanni Crisostomo, armeno, etc.)? Perché non fare coesistere il carisma tradizionale nella grande diversità dei carismi ecclesiali: “Non dobbiamo avere paura della diversità dei carismi nella Chiesa. Al contrario, dobbiamo rallegrarci di vivere questa diversità” (Francesco, 2024)?
Prof. Grillo – Anche in questo caso nella domanda, che viene formulata, si manifesta un equivoco piuttosto pesante. D’altra parte riconosco che nella sua domanda risuona una delle motivazioni più forti (e meno giustificabili) che ha segnato la stagione (di Summorum Pontificum) alla quale vi siete talmente legati da farne quasi il vostro vessillo. Al centro di quel documento, infatti, stava una argomentazione che suonava: “ciò che è stato sacro per le generazioni passate, non può non essere sacro anche per quelle attuali”. Da dove viene questo principio? Non dalla teologia, ma dalla emozione nastalgica verso il passato. Un tale principio tende a “fissare la Chiesa” sul suo passato. Non sul “depositum fidei”, ma sul rivestimento che esso ha assunto in una stagione, come se fosse definitivo. Che vi siano state, lungo la storia, forme rituali che vengono riconosciute nella loro “alterità” dipende dalla tradizione “specifica” di luoghi, o di ordini religiosi. Nessuno mai ha potuto pensare che, a livello universale, fosse lasciata a qualcuno la libertà di stare in una versione del rito romano o nella versione superata da una riforma generale. E non si possono usare “da destra” le grandi idee paoline in modo così spudorato: la libertà dei carismi non si può pensare per alimentare una “anarchia dall’alto”, come ha fatto irresponsabilmente la attuazione del MP Summorum Pontificum. Molto meglio sarebbe stato lavorare “su un unico tavolo”, perché tutti potessero contribuire ad arricchire “l’unica forma rituale vigente”. La scommessa di un miglioramento reciproco tra NO e VO è stata una strategia e una teologia del tutto inadeguata, alimentata da una astrattezza ideologica.
- Messainlatino: – Lei ha rivolto pesanti critiche alla liturgia tradizionale. Pensa che i fedeli che la preferiscono abbiamo anch’essi il diritto di rivolgere analoghe critiche alla riforma liturgica, o ritiene che l’analisi critica della liturgia possa andare solo nel senso della corrente teologica della quale Lei è un autorevolissimo esponente?
Prof. Grillo: Io non ragiono per “fazioni” o per “partiti”. Io cerco soltanto di leggere la tradizione e di scoprire che cosa possiamo fare e che cosa non ci è permesso. Tutti possono fare oggetto di elaborazione critica ogni passaggio della tradizione. A me interessa che i passaggi siano argomentati. Le argomentazioni dei tradizionalisti sono deboli, perché negano della tradizione la cosa che meglio la qualifica: ossia il suo servizio al cambiamento. Chi contesta la riforma liturgica ha tutto il diritto di parlare, ma non può pretendere che i propri argomenti siano “autodimostrativi”. Ad es. non si può desumere dalla propria critica alla “riforma della Settimana Santa” il diritto di ricorrere ai riti precedenti “ogni riforma” del Triduo, ossia ai riti precedenti gli anni 50 del 900. Chi si muove in questo modo non solo non contribuisce al dibattito ecclesiale, ma si colloca oggettivamente al di fuori dela tradizione cattolica e, per quanto riaffermi la propria “fedeltà al papa”, di fatto la sta negando. Non è così semplice evitare di diventare “sedevacantisti”, nei fatti prima che nelle affermazioni.
- Messainlatino:– Un ultima domanda. Noi riteniamo che la riforma liturgica abbia complessivamente fallito (come si evince dai seminari e dalle chiese vuote, dalle parrocchie e diocesi accorpate, etc.), e che abbia contribuito alla crisi della Chiesa. Pensiamo anche che per difenderla si cerchi di dipingere come risultati attesi quelli che a noi sembrano conseguenze negative. Come proverebbe a farci cambiare idea?
Prof. Grillo: – Ci sono casi, nel confronto teologico e liturgico, nei quali l’utilizzo degli argomenti può essere votato al fallimento. Io non vi rinuncio mai (non sarei teologo, se non confidassi nella argomentazione) ma capisco la difficoltà. Uso in questi casi un ragionamento che spesso si fatica a comprendere. Anche il noto giornalista Messori è spesso caduto in questo errore uguale al vostro. Voi dite “la riforma liturgica è fallita” e ragionate sul piano dei numeri. Voi pensate così: se nella storia qualcosa è prima di qualcos’altro, allora ciò che sta prima è causa di ciò che viene dopo. Non è difficile, così, ritenere che dei mali degli anni 70-80-90, fino al 2024, la responsabilità sia il Concilio Vaticano II e in particolare la riforma liturgica. Questo modo di ragionare, però, non è fondato storicamente. La crisi della Chiesa è largamente in anticipo rispetto al sorgere del pensiero liturgico: Guéranger e Rosmini parlano di “crisi liturgica” già per il 1830-40. Festugière agli inizi del XX secolo dice “nessuno sa più che cosa è celebrare”…ma voi non solo ignorate tutto questo, ma tendete a semplificare le cose e a pensare che “se non si fosse fatta la riforma” noi saremmo ancora alla Chiesa degli anni 50. Qui c’è un difetto di sguardo, che deriva da una analisi troppo superficiale della relazione tra forma ecclesiale e forma rituale. Per farvi cambiare idea io penso che si dovrebbe anzitutto riflettere sulla relazione tra liturgia ed esperienza ecclesiale. Il discepolato di Cristo non è la adesione ad un club della alta società né una associazione per parlare una lingua strana o per identificarsi nel passato, coltivando ideali reazionari. La tradizione non è passato, ma futuro. Siccome la Chiesa e la fede sono una cosa seria, non possono essere ridotte alla associazione di chi coltiva la nostalgia del passato.
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Tag: grillo, messa in latino, vetus ordo
Categoria: Generale
Che a parti invertite non sarebbe successo, è perché l’attegiamento di questi altri era il rogo, secoli prima.
Non avrebbe neanche dovuto rispondere, tralasciando il fatto che sembra un’intervista a doppio uso, una giocata strategica.
La tristezza è che entrambi i fronti mischino l’ambito giurisdizionale a quello liturgico intercambiandolo quando non conviene più loro.
Il rito del 62 è un indulto d icerto già infedele al rito apostolico, che in sè, è stato riformato ed ha avuto uno sviluppo e crescita passando dai greci ai germanici a Roma.
D’altronde la Santa Assemblea ha talmente tanti riti, ci si dovrebbe chiedere perché il rito romano…ma la rispota, se sbagliata e superficiale, ipso facto è condanna di eresia.
E quindi ci girano intorno per non parlare del concilio chiuso dal massone Giovanni XXIII
…dal cantico 6, 10:
«Chi è costei che sorge come l’aurora,
bella come la luna, fulgida come il sole,
terribile come schiere a vessilli spiegati?».
Ho delle idee sulla intervista ma non sono importanti e poi voi cari fratelli avete saputo ben individuare ed isolare bene la realtà di questa peste di grilli e cavallette d’Egitto. Ma sapete cosa vi dico amici miei del Blog ? … e questo mi sembra più importante di tutto: mai vi ho visti così vicini ed uniti di fronte al nemico vero, la quinta essenza del Male. Non si tratta più di V.O. o di N.O, anche se sembra l’argomento dell’articolo, o del Vaticano II o Vaticano I, e neanche tanto di modernismo o di tradizione… Quello che ci ha tutti uniti, e ci unirà sempre, indipendentemente dalle variabilissime ns opinioni è quella maledetta frase che sconfessa le intenzioni del Nemico: “cosa sono 18.000, misere anime?” (Cingolani le definirebbe “parassiti”) di fronte alla nuova chiesa cattolica: sono, lo sono già, sono considerate un niente, e anche pronte ad essere eliminate, se occorre, con una spruzzata di D.D.T. , e questo è troppo!!
Che bello amici, vedervi uniti pronti a tutto, come esercito scherato a battaglia: con l’aiuto determinante di Maria non prevarranno!
Noi italiani siamo davvero scandalosi in quanto a sequela pedissequa del modernismo. Purtroppo anche i presbiteri. C’è molto più tradizionalismo negli USA e in alcune regioni della Francia, tra cui la Borgogna. Siamo sempre i primi a conformarci, indipendentemente da ciò a cui ci confermiamo. Spina dorsale=insieme vuoto.
Non sarebbe ora di smetterla con la mania di catalogare tutto e tutti, negando in sostanza la realtà del pensiero individuale? Nell’articolo che stiamo commentando ho rilevato ben undici ismi:
progressismo
parallelismo
tradizionalismo
fondamentalismo
intrasingentismo
neomodernismo
Heghelismo
Neoeghelismo
Ecumenismo
Immanentismo
Antropocentrismo
Quanto rimpiango i miei colleghi statunitensi che negli anni ’60, altra razza rispetto agli odierni, quando chiedevo loro qualcosa inziavano la risposta dicendo : – The phylosophy is…. In my opinion…. –
Mio caro SE,
“tu vuo’ ch’io rinovelli/ disperato dolor che ‘l cor mi preme….” ( Dante, Inf., vv. 4-5 ). Capisco che la tua “rimembranza” possa essere solo nostalgia e non dolore…Per i villici era l’epoca di Selezione del Reader’s Digest. Ma erano tutte piacevoli maschere del colonialismo.
Presuntuoso. Massimamente presuntuoso e minimamente intelligente. Dio da grazia agli umili e rimanda i ricchi di se a mani vuote. Erede “spirituale” di altri come lui, orinatori pazzi davanti ai portoni del sant uffizio( 2 volte… Roba da animali house… Non da preti che credono nella SS Trinità ) ma di ben altro spessore intellettuale, o forse di maggiore eloquio e miele in bocca di migliore qualità. Andy il pazzo, mi ricorda nei suoi sfoghi su YouTube, il personaggio di a team, forse sarebbe meglio definirlo Andy il liturgista pazzo che starebbe bene nel paese delle meraviglie con Alice. ( Sempre considerando la Parola di Dio che mi condanna se do del pazzo o stupido ad un fratelloMi verrebbe da citare Celentano il profeta sciapo di qualche buco della Brianza dicendo : “pregherò per te….” Ma poi qualche preghiera per fratel Andy la dirò veramente.)
Tra il marchese del Grillo e de Gregori ci sta Andy: noi siamo la storia e voi non siete…. Etc etc etc. La sappiamo tutti.
Io non sono tradizionalista, stato in una messa in latino una volta sola, a Londra e non dico altro.
Però so che rischio il rogo spirituale, ovvero il rifiuto dei sacramenti da parte di questa gente se non penso come loro. Sono per loro un giansenista … Ecche vor di’ lustrissima signoria… Perché non faccio la comunione in peccato mortale anche se qualche prete lo vede come minuzia… ” E no e grave e grave e grave ” ….materia, piena avvertenza e deliberato consenso… Ed almeno per rispetto a Domineiddio che lui il sangue ce l’ ha messo davvero non mi devo vergognare davvero e non per finta?
Parla della liturgia come sociologia antropologia e comunque in evoluzione irreversibile. Ma non si annoierà in Cielo per sempre e sempre uguale nella contemplazione eterna? Qualcuno l ha detto sicuramente che la messa è prefigurazione del Paradiso: ma non è un po’ squallido il Paradiso di Andy il liturgista pazzo?
Concludo pensando a mia nonna classe 1890 e rotti. La sera di Natale , veniva, mezza cieca, a recitare il rosario, in latino a memoria. Turris eburnea… Rosa mistica… Chissà se le suore gli hanno spiegato a mia nonna cosa stava dicendo, ma non credo proprio. Eppure ne ha viste talmente tante che forse anche pregare così ( gemiti inesprimibili… ) è stata capita. Di sicuro aveva poco o meglio niente ma un po’ di Fede ce l’ avevano. Noi, al contrario di loro: ma penso proprio che nel cambio ci abbiamo perso.
Preghiamo per il nostro fratello Andrea , adesso e nel momento della prova che verrà per lui come per tutti.
Io non sono migliore di Andrea così mi inginocchiò di fronte alla nostra Mamma del Cielo che implori per me Suo Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo perdono e la grazia di tanta umiltà. E se ne rimane un po’ anche per mio fratello Andrea.
E stiamo attenti a questa gente. Se potessero ci brucerebbero vivi e non per finta.
Credo e spero, che con questa intervista il Grillo abbia somministrato un definitivo KO agli unacum (copywrite Don Minutella).
Il vero ultimo Papa Benedetto XVI è morto alle 9:34 del 31 dicembre 2022.
Quello in Vaticano a capo della chiesa 2.0 del Grillo e similari, è solo l’antipapa usurpatore.
“Voi siete nel mondo, ma non siete del mondo…”
E.C. copyright
scusate lo strafalcione
Un grillo parlante alla rovescia che incarna perfettamente la chiesa alla rovescia …..ma stia tranquillo il professore: non praevalebunt e quella dolce Signora che in queste ore invita il credente a pregare per la pace schiaccera’ la testa del serpente e dei suoi servi
Di fronte alla Rivoluzione, cosa volete che conti il sentimentalismo di 18.000 reazionari persino politicamente pericolosi? Semplicemente non esistono e saranno cancellati nel cammino inarrestabile della storia (e chi fallisce la rieducazione, scompaia per sempre nel campo di sterminio), di cui solo il Grillo e pochi altri conoscono la direzione. Cosa credete che valgano quattro macerie del mondo vecchio di fronte alla visione superba di quello nuovo e imminente? Queste righe mi sembrano rivelatorie quasi di uno stato psichico alterato, vi si intravede la presunzione condita di spietato cinismo di chi crede di essere lui stesso la storia che avanza, o quanto meno il suo più indispensabile alfiere. E dopo? Come l’annunceranno la fede? Quale persona normale si sentirebbe attratta o a proprio agio con apostoli così?
Penso a quel disgraziato (nel senso di “non in Grazia di Dio “ , non altro) che continua a non comprendere la Regalità di Cristo : essa comporta un approccio assolutamente reverenziale, anche nei comportamenti esteriori, nell’ approccio alla Eucarestia in primis: quel disgraziato divide la massa fedele nelle celebrazioni delle S.Messe , tramite l’utilizzo di una babele di lingue diverse tra loro, depotenziando le preghiere;
appesantisce e distrae, induce alla superficialità sopra Dio: crea attori protagonisti che si avvicendano sul palco in un compito non loro; induce ad applaudire a persone o fatti dentro la casa del Signore; quel disgraziato non vuol comprendere che un martello tradizionalmente conosciuto come tale, rimarrà sempre un martello, anche nel futuro, e quindi non sarà mai moderno; quel disgraziato ha bisogno delle preghiere di che sa che il martello resterà sempre il martello.
Non solo. Il martello è e sarà sempre un martello anche se, per il gusto della novità, lo si chiamerà diversamente o addirittura lo si evocherà mediante qualche pittoresca perifrasi.
Solo un uomo pieno di se quindi un disperato!
Interessante l’autodefinizione”non sarei un teologo se…”La chiesa ha bisogno di Credere non di teorizzare!!!
Siamo sicuri che il cristianesimo sia una religione?
Anche se fosse la migliore? Se fosse così sarebbe già stata spazzata via, perché di schifezze anche ad alto livello gerarchico è piena la storia, prescindendo da chi vi abbia concorso, come e perché. Inoltre l’intera società “occidentale” è una sfida per il cristianesimo almeno dalla metà del XVII secolo.
La Chiesa si è opposta in vario modo al vizio e all’eresia, da Sant’Atanasio a San Pier Damiani; dalla Controriforma alla Pascendi; dai dogmi mariani a Benedetto XVI… Non è mai finita e non finirà nemmeno questa volta, che rappresenta lo scontro prefigurato nella Sacra Scrittura e nel catechismo postconciliare di Giovanni Paolo II.
Il problema c’è, il terzo segreto di Fatima è ancora in parte celato, l’uomo (anche l’uomo di Chiesa) senza Gesù non può nulla. Senza la Grazia è impotente nell’agire attivamente contro lo spirito ribelle a Dio; invece tutto può nella potenza passiva del ricevente la Grazia, recipiente che si riempie come la Vergine Madre.
Al “cristianesimo-religione” manca la potenza passiva, perché scade nella pretesa di una potenza attiva fatta di regole e atti fondati sul potere e il volere deliberativo dell’uomo che li compie. Il mistero di Dio si rivolge agli umili operai della vigna: il monachesimo seppe salvare l’intera cultura classica dall’incedere dei barbari, il silenzio delle nonne conservò la fede nei regimi comunisti e l’impotenza debole dei missionari riuscì a coinvolgere interi popoli estranei al cristianesimo.
Certamente perdura nella storia un odio verso Cristo e quindi verso la Chiesa, ma non vincerà proprio perché la Chiesa non incarna una religione tra le tante, come le altre. Gesù ha rivelato altro, un oltre, introducendo la Nuova Alleanza a compimento dell’Antica scaduta in religiosità, orgoglio, pretesa di superiorità e disprezzo per il prossimo. Anzi: nel nome di Gesù Cristo il nemico va amato, perché la croce di Cristo è il prezzo che il Verbo incarnato è disposto a pagare per la nostra salvezza, aprendo uno scenario che va oltre le realtà creaturali per affacciarsi nella beatitudine eterna.
Quello che siamo in grado di percepire o intendere è solo una minima parte dello scontro in atto. A ridurre la nostra visuale contribuisce una prospettiva positivista e la deleteria pretesa della conoscenza del bene e del male, insieme a quella di separare anzitempo grano buono e zizzania (con il metro impreciso che sconta la tara del peccato originale).
La Grazia interviene ad ampliare lo sguardo, pur sempre ristretto a confronto dell’ampiezza della visuale divina.
Allora assume un significato più chiaro l’essere coinvolti in un conflitto contro le “potenze dell’aria” dentro la realtà delle promesse divine (la parusia in primis).
Le piaghe rimaste sul corpo di Cristo risorto disinnescano ogni illusoria idealizzazione di un qualsiasi trionfo senza passare dalla croce, ma chiamando ad un fine ben diverso da una fine!
San Tommaso ci è di grande aiuto: tramite suo, Gesù ci consegna la beatitudine di coloro che si fidano pur non avendo visto con così tanta evidenza le prove. Ci dà anche la pazienza per non essere increduli, ma diventare (questo il verbo nel vangelo, a indicare un incedere nel tempo) credenti nel compimento nella storia dell’umanità dell’eterna Volontà di Dio.
Nella battaglia feroce che avviene nel tempo (dove per Dio un giorno Suo sono come mille anni dei nostri) gli attori terreni della congiura che vorrebbe staccare in eterno dall’Amore eterno di Dio, sono passeggeri come i temporali d’estate, per quanto essi possano essere devastanti.
Dio scrive diritto sulle righe storte delle creature ribelli e dei loro burattini terreni che non capiscono l’infinita differenza e distanza tra il potere di Dio e quello del Falsario e Omicida interprete del Male (inteso come mancanza d’Amore e la separazione dalla Volontà di amare di Dio).
La creatura sussiste solo nell’essere creata: Cristo Re dell’Universo è colui in cui ogni creatura può sussistere.
Chi disprezza Cristo si autoesclude consegnandosi alla disintegrazione, all’autodistruzione, nell’imperdonabile peccato contro Lo Spirito Santo.
Il rifiuto della Rivelazione che Dio ha dato di sé stesso, purificandola da ogni velleità di legarla religiosamente a un orgoglio o una pretesa superiorità, spiega la tragedia dell’odio e l’assoluta novità cristiana rispetto alla logica del potere, anche quello religioso… soprattutto quello.
Nel dire “servo inutile” chi si fida ma facendone un recipiente della Grazia, siamo chiamati all’umiltà e addirittura ci è chiesto di morire al nostro io fino ad amare il anche nemico. Gesù dice molto semplicemente: fidati di me mite e umile di cuore! Dice: seguimi! Non metterti tu davanti, perché potresti fraintendere.
La Chiesa-sposa non deve dialogare con il male, ma senza arroganza perché non detesta alcuna tra le creature.
Il disordine coincide con il peccato e il “nuovo ordine” non può costruirlo chi pecca sempre più smaccatamente, nemmeno se qualche falso profeta sostenesse che la divina misericordia copre tutto per un “amore” che puzza di ideologia: l’Amore vero perdona tutto a chi si pente del proprio peccato.
Perciò c’è festa in Cielo per un peccatore pentito, mentre novantanove giusti (sedicenti tali e inesistenti nell’orgoglio e nella millanteria autoproclamati) possono solo insistere nella giustizia di scribi e farisei, senza superarla: perciò non entreranno nel Regno dei Cieli e in quella giustizia, oltrepassando le nostre misure creaturali.
Vale in ogni ambito.
E a Roma di questi tempi paiono molto distratti.
Anche il grillo parlante non risuscita come nel libro di Pinocchio.
Caro R.S., bella davvero la tua predica.
Peccato questa bugia: “il monachesimo seppe salvare l’intera cultura classica dall’incedere dei barbari”.
Ovviamente quel monachesimo che disobbediva casomai!
👍👏
“La Tradizione sono me”. “Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno sbagliato a non tagliare definitivamente con i 19 secoli preparatori a Il_Concilio”. “Non importa se chiese e seminari si svuotano, anzi; sfrattare i vecchi inquilini, far saltare la roba fatiscente con la dinamite, ripulire e costruire qualcosa di più al passo coi tempi”. Modello McDonald’s.
Tre immagini alla rovescia dall’altro mondo alla rovescia.
«La crisi della Chiesa è largamente in anticipo rispetto al sorgere del pensiero liturgico: Guéranger e Rosmini parlano di “crisi liturgica” già per il 1830-40.»
[Verissimo. Come dire: da un certo punto di vista spussante zolfo, l’eutanasia è la cura perfetta d’ogni malattia.]
«Non è così semplice evitare di diventare “sedevacantisti”, nei fatti prima che nelle affermazioni.»
https://www.libertaepersona.org/wordpress/2019/10/papa-francesco-e-lo-scisma/
-Si finirà quindi con una Chiesa in cui il papa è il papa della Chiesa cattolica e contemporaneamente il leader de facto, a tutti gli effetti pratici, di una chiesa scismatica. Poiché è il capo di entrambi, l’apparenza di una chiesa resta, mentre nella realtà ce ne sono due.
L’unica espressione che posso trovare per descrivere questa situazione è “scisma papale interno”, poiché il papa, anche come papa, sarà effettivamente il leader di un segmento della Chiesa che attraverso la sua dottrina, insegnamento morale e struttura ecclesiale è per tutti gli scopi pratici scismatico. Questo è il vero scisma che è in mezzo a noi e deve essere affrontato, ma non credo che Papa Francesco abbia in alcun modo paura di questo scisma. Finché avrà il comando, temo, lo accoglierà, poiché vede l’elemento scismatico come il nuovo “paradigma” per la futura Chiesa.-
[“Su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi ne faranno un tavolo da picnic”.]
«Che cosa sono 18.000 persone rispetto alla grande moltitudine della Chiesa cattolica? Poco più di una setta che sperimenta la infedeltà come una salvezza, spesso legata a posizioni morali, politiche e di costume del tutto preoccupanti.»
[ https://www.marcotosatti.com/2024/01/10/la-chiesa-verso-il-matrimonio-omosessuale-settimana-news-andrea-grillo/ ]
Fanno quasi simpatia. Non sanno più come dirlo, manca poco che comincino a gridarlo in faccia ai diversamente udenti:
https://www.aldomariavalli.it/2024/06/18/breve-richiamo-sulla-frociaggine/
questa adesso è cosa nostra, o vi adeguate o vi levate dalle sacrestie o vi leviamo noi a calci nell’accoglienza.
Lui è un Custode della Rivoluzione. A loro non importano le fonti: Scrittura, Tradizione e magistero. A loro interessa la prassi, la propria, naturalmente. E se la realtà si discosta da ciò che hanno pensato e voluto tanto peggio per la realtà.
Ciò che questo signore non dice è che la Messa di Paolo VI, nonostante quanto lui stesso dicesse e pensasse, non è la Messa del Concilio: lo è solo parzialmente. E il modo in cui questa Messa viene celebrata, ad esempio nell’Agesci, sua associazione di riferimento in quel di Savona, non è conforme al Messale di Paolo VI, ma un è un mix delle invenzioni e creatività anni 60/70/80 ecc.
Ma il punto, caro Fantasma, è che per Grillo, come per quelli come lui, non esiste qualcosa di “dato” da rispettare e mettere in pratica, ma il criterio è, hegelianamente o forse ancor più marxisticamente, la prassi. Questa è la verità assoluta da usare come grimaldello da dare in testa agli altri, un po’ come quelli di Lotta continua usavano le spranghe.
Ci sono sicuramente aspetti ideologici anche nel cosiddetto tradizionalismo, ma sono speculari a quelli del progressismo o neomodernismo di cui il nostro è rappresentante.
Revolutionis Custodes sarebbe un ottimo titolo. Ci pensi ed eventualmente lasci un caffè pagato al bar.
Un fondatore di religione del VII secolo si presentò come il Paraclito annunciato dal profeta Gesù. Per i figli di Lutero il Verbo s’è fatto carta. Dal 1789 è tutto un fiorire di parole d’ordine con la maiuscola, cangianti appena un po’ meno spesso della moda femminile. Ora siamo agli acronimi col più e all’ecostropicciato non stirato.
L’ermeneutica della continuità distingue due nature nel Vat II: una buona e vera, la realtà e i documenti, l’altra forzata tramite la prassi e modernista, “va’ dove ti porta lo spirito”. Però. Nelle parole dei Grillo si avvertono, nettissimi, toni che vanno perfino oltre il settarismo, l’esaltazione di un nuovo che non è compimento né superamento ma eradicazione totale del vecchio, e una fede nell’evento-teofania Il_Concilio (maiuscole scandite come fossero stampate) “irreversibile” da cui tutto deve ripartire, in cui tutto si deve ricapitolare e a cui tutti devono aderire. Nel nome del Dio non cattolico, del Figlio cosmico e dello Spirito senza aggettivi.
Quando penso a un intero come risultante dell’agire di forze concorrenti (la trinità liceale tesi-antitesi-sintesi) mi viene in mente il terzo principio della dinamica (azione-reazione/conservazione del moto). Che un filosofo tedesco idealista dell’assoluto e realista nel particolare, perciò la quintessenza del cliché, negatore degli schemi fissi e credente nel divenire, possa essersi ispirato alla fisica più rigida, rientrerebbe nella normale coerenza delle cose di questo mondo. Hegel in fondo era ancora legato all’adaequatio rei et intellectus della logica aristotelica: la sua idea assoluta, totalità in unione ipostatica di vero e bene, teoria e prassi, era collocata lì dov’era una volta il Dio cristiano, nell’empireo della filosofia che voleva preservare dalle sfilate di moda viste pochi anni prima a Notre-Dame. Di fatto e al di là delle sue intenzioni, finì per essere il coreografo delle marce al passo dell’oca con gli stivaloni destri e sinistri. Siamo sempre lì: senza un contrappeso assoluto indisponibile davvero non si può non cascare su un estremo o sull’altro. O l’ideale cancella il reale, umanità compresa, o la prassi diventa padrona della verità, e ne fa strame del più forte. Voler comprendere, inevitabilmente con la coercizione, tutto e tutti in una totalità che tale non è può essere un’altra definizione di totalitarismo. Lo spirito dei tempi moderni è questo.
PS. Per “E il Medioevo allora?” rivolgersi a G.K. Chesterton, “Ortodossia”.
PPS. Avevo già risposto ma il sistema, chissà perché, ha rimbalzato il commento. Forse qualcuno vuol dirci che nella prassi e nella realtà post Eden ci sono più “1” e “0” che tesi-antitesi-sintesi.
https://www.marcotosatti.com/2024/06/20/larcivescovo-carlo-maria-vigano-accusato-di-scisma-dal-dicastero-per-la-dottrina-della-fede/
Questo e’ solo un Grillo Sparlante…..si tenga pure le sue idee.
Il principio dell’Indiculus che parla di “tota Ecclesia congemiscente” stabilisce chiaro: “LEX ORANDI STATUAT LEGEM CREDENDI”. Il contenuto del credo è stabilito dal modo di pregare. Come si prega definisce il contenuto del credo, di ciò in cui si crede.
Non si può negare che oggi più che mai tutta la chiesa cristiana, romana sia accumunata in un profondo gemito di modi di pregare. E ciò la apre al gemito universale, a quello che veramente può dirsi un gemito cattolico. Tanti modi di pregare, altrettanti “credo”.
ho provato a leggere alcune righe ma non riesco ad andare oltre, neanche se prendessi due bustine di biochetasi.
Nella Vera Chiesa questo qua non troverebbe posto neanche come lavabicchieri nel bar dell’ateneo. Occorre avere una base comune preter-religiosa…. per pensare di fargli un’intervista.
Mamma mia! Povera Chiesa! Poi ci meravigliamo perché la gente non va più a Messa!
…arriva,arriva il divieto categorico e definitivo della liturgia VO…signori! un po’ di pazienza,suvvia.Non vorrete tutto e subito,è passato solo un anno e mezzo dal 31 dicembre 2022,siate comprensivi! Lavorano notte e giorno per il vostro bene!
Noto che il vecchio Hegelismo, così come il neohegelismo cattolico hanno generato molti “fenomeni” totalitari: dai grandi ai piccoli. Da Papi Josiph Vissarionovich a nipotino Andrea.
…Jiugasvili, detto Sosso, detto Stalin.
Grazie per questa interessante intervista da cui, purtroppo, si evince che qualunque dialogo è impossibile perché non vi può essere dialogo fra chi antepone le proprie idee ai fatti e ritiene possibili solo le idee.
Quello di Grillo è un giudizio che apparentemente interpreta con rigore l’’esigenza dell’adeguamento della Chiesa alla realtà presente, auspicata dal Concilio Vaticano II; ma non è la Chiesa – realtà vivente – quella che ha in mente Grillo bensì una sua versione manichea (noi buoni, voi nemici) progressista (solo presente basta passato) ideologica (tutto ciò che non rientra nell mio schema è sbagliato e va distrutto). Quello di Grillo è un pensiero gnostico e totalitario, non cattolico.
Concordo pienamente, e devo dire che è ora di rispondergli con altrettanta fermezza e decisione : tutto ciò che cozza con la tradizione binillenaria di Santa Romana Chiesa è farina del diavolo ( ecumenismo, messa NO, dialogo sterile e infruttuoso, immanentismo, antropocentrismo, spirito dissacratire, ecc) e chi lo segue e promuove finisce dritto dritto all’ infermo. Punto e basta.
Le aberrazioni di questo sedicente “teologo” sono sconvolgenti. Ha sbagliato l’intervistatore a dargli la parola. A parti invertite, il sedicente teologo mai si sarebbe sognato di intervistare il tradizionalista. Da parte mia, da sincero estimatore del Vetus Ordo, continuerò a frequentare, per quanto possibile, la Messa tridentina. I vaticano-secondisti come Grillo rappresentano la barbarie.
Chapeau, mon ami, chapeau !
Ho letto solo la risposta alla prima domanda – certi discorsi sono duri da digerire- eppure si intravede chiaramente l’approccio del teologo che è riassumibile nella frase: “noi” abbiamo ragione e “voi” avete torto.
L’evidenza della Chiesa ogni giorno sempre più in crisi, sia nelle vocazioni religiose sia in quelli che furono i fondamenti della vita cristiana, in primis il numero di matrimoni e di battesimi,
almeno in occidente, in Africa la situazione è diversa, non pare attraversare i pensieri del suddetto teologo, così come la necessità di interrogarsi sulle cause di essa. Una particolare annotazione merita il metodo “comunitario”: in altre forme, ma sicuramente con “metodo conciliare”, il Concilio di Trento codificò il Vetus Ordo, che pure viene trattato dall’illustre teologo come un ferrovecchio qualsiasi.
E’ altresì curioso che il “metodo Grillo”, la cui attuazione ha richiesto l’erosione dei precedenti “assoluti” una volta giunto al potere, affermi di essere (sue parole) “un processo irreversibile”, ovvero si ponga come assoluto. A fronte di chi afferma di poter “fermare la storia”, verrebbe da rispondere, con le parole dell’Ecclesiaste: “Vanità delle vanità, tutto è vanità”.
Infine lei afferma “a parti invertite non avrei riportato questa intervista”. Credo invece che la consapevolezza dell’essere minoranza richieda la necessità di sapere cosa pensa la maggioranza e come essa intenda perseguire la propria agenda.
I teologi sono sempre e solo la rovina della Chiesa.
Di Gesù ebreo si può dire tutto anche che è il Cristo per chi è di lingua greca, koinè; ma non teologo. Se lo fosse non esisterebbero gli altri teologi “cristiani”.
Nel concilio di Trento è stato affermato che a ciascun battezzato è stata data la grazia di capire, nella misura che Dio ha stabilito, quanto è necessario per ottenere la propria salvezza. Ritengo pertanto che alla Chiesa siano più necessari i sacerdoti che i teologi, però a questa categoria appartengono anche giganti come Tommaso d’Aquino.
Nel concilio di Trento è stato affermato che a ciascun battezzato è stata data la grazia di capire, nella misura che Dio ha stabilito, quanto è necessario per ottenere la propria salvezza. Ritengo pertanto che alla Chiesa siano più necessari i sacerdoti che i teologi, però a questa categoria appartengono anche giganti come Tommaso d’Aquino ed il dolce ed umile papa Benedetto XVI.
Andrea Grillo, come ciascuno di noi, riceverà il salario delle proprie opere al termine della sua vita, sia che creda ai Novissimi, sia che li consideri retaggio simbolico di una Chiesa che non esiste più.
Grillo nomen omen Io so’ io e tu sei un ….