Il Papa e la Froci*ggine. Viva Sempre la Locura di Francesco. Mario Adinolfi.
28 Maggio 2024
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo post pubblicato su Facebook da Mario Adinolfi, che ringraziamo per la cortesia. Una nota: se il pontefice regnante non avesse usato il termine “frociaggine”, e avesse magari detto che le tendenze omosessuali erano troppo frequenti nel clero, la reazione sarebbe stata la stessa? E comunque mi sembrava di ricordare che chi ha tendenze omosessuali esplicite non può accedere agli ordini. Ricordo male? Buona lettura e condivisione.
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LA LOCURA DI FRANCESCO
di Mario Adinolfi
Ho passato dieci anni negli studi televisivi ad essere raccontato come il cattolico omofobo “ratzingeriano” ormai marginalizzato nella Chiesa progressista di Francesco, non so quante volte i Cecchi Paone e i Luxuria di turno mi hanno additato con epiteti pesantissimi sventolandomi in faccia il “chi sono io per giudicare” del Papa del luglio 2013. In tutti quei dibattiti televisivi chiedevo di ascoltare il minuto intero della dichiarazione papale, non evirare solo i dieci secondi per strumentalizzarli. Già allora il Papa evidenziava la sua contrarietà alla “lobby gay” presente in Vaticano. E ovviamente nel 2016 ribadiva il no già espresso da Ratzinger sull’ordinazione di sacerdoti “con tendenze omosessuali”.
Quindi Papa Francesco è omofobo?
Massimo Gramellini sul Corriere della Sera in prima pagina oggi lo massacra, lo paragona a un rozzo “lottatore di wrestling”, lo umilia chiedendo che Bombolo “interceda per lui” dal Paradiso.
Incredibile quello che ti succede se irriti la lobby arcobaleno. In un minuto vieni trasformato in concime su cui si può liberamente sputare, anche se per dieci anni ti hanno innalzato come punto di riferimento assoluto.
Chi tocca quel filo lì, muore.
Sempre.
In uno strepitoso monologo noto ai fan con il titolo “la locura”, con cui si chiude la serie tv Boris, l’attore Valerio Aprea che sullo schermo interpreta il compianto autore Mattia Torre sdogana la parola “frociaggine” intimandone l’uso di una “spruzzata” per rendere assimilabile all’idea di “futuro” una fiction che rappresenta la condizione dell’Italia: “Un Paese di musichette mentre fuori c’è la morte”.
Una descrizione migliore non mi viene in mente, da anni scrivo che la situazione mortifera anche nella nostra Chiesa sia rappresentata dall’impossibilità di essere netti con l’affermazione della verità, preferendo la strada delle ambiguità.
La locura, la pazzia di Francesco, è voler chiamare le cose per nome ed essere ormai estremamente chiaro.
L’aborto? “È come assoldare un sicario”. L’ideologia gender? “È il pericolo maggiore, somiglia al metodo con cui veniva formata la gioventù hitleriana”. Ci saranno donne prete o diacono? “No”. Sarà abolito il celibato ecclesiastico? “Non lo farò io”. Si possono benedire le coppie gay? “Si benedicono le persone, non l’unione, il matrimonio e la famiglia nascono da uomo e donna”. L’eutanasia e il suicidio assistito? “Sono pratiche da rifiutare, figlie della cultura dello scarto”. E l’utero in affitto? “È moderno schiavismo”.
La locura di Francesco è usare le parole con inusitata nettezza, con piglio argentino e rasoiata gesuitica. Badate bene, ho sintetizzato dichiarazioni che hanno attraversato tutto il pontificato. Chi voleva ascoltare, poteva ascoltare prima. Ma faceva comodo invece alzare la leva del volume sulle parole di apertura di Francesco a “tutti, tutti, tutti” nella Chiesa con la massima misericordia, per strumentalizzarle affermando che abbracciando le persone si legittimava anche il loro peccato. La comunicazione ha voluto utilizzare qualche errore di comunicazione, che pure c’è stato, per raccontare un papato paradossalmente schierato contro la Chiesa. Non a caso qualche giorno fa in un altro dei principali quotidiani italiani, la Stampa, il direttore firmava un editoriale affermando che su “aborto, eutanasia e orientamento sessuale” non doveva essere consentito il dibattito politico, perché la la linea può essere solo quella del conformismo woke. Papa Francesco è stato usato per arrivare a questo traguardo, per delegittimare i principi non negoziabili dei cattolici. Credo che Bergoglio lo abbia ben capito e in questa fase del suo pontificato si stia prendendo la libertà, per alcuni folle (la locura, appunto) di usare parole chiarissime e inequivocabili per affermare il suo pensiero che è quello di un Papa della Chiesa cattolica. Credo che il recente documento Dignitas infinita abbia messo il sigillo della nettezza dottrinale su tutti gli argomenti delicati della contemporaneità. E così facendo è finito nel mirino.
In questi dieci anni di insulti subiti in tv, radio e sui giornali come sui social ho sempre ribadito che il papato di Bergoglio era in assoluta continuità con quello di Ratzinger e Wojtyla, che le differenze di carattere pastorale non modificavano nulla sul piano dottrinale, che i principi non negoziabili restano non negoziabili per i cattolici. Non può essere diversamente, chi affermava il contrario aveva la sola finalità di distruggere l’influenza della Chiesa nella società.
Oggi Gramellini esalta Ratzinger “ballerino classico” per contrapporlo a Bergoglio “lottatore di wrestling”. Chi l’avrebbe mai detto, dopo un decennio trascorso a raccontare Benedetto XVI come capo degli oscurantisti che brigavano contro il progressista Francesco.
Andrea Scanzi pochi giorni fa a Otto e Mezzo da Lilli Gruber così ancora mi definiva, per ben due volte: oscurantista.
Chissà che dirà oggi di Francesco, senza capire che la Chiesa cattolica è l’unica fonte di luce in un’Italia rabbuiata dal loro feroce conformismo che ora finge di scandalizzarsi per una parola schietta usata dal Papa in una riunione a porte chiuse per spiegare che da cattolici abbracciamo tutti, ma non ci si rassegna al dilagare del peccato che chiamiamo con il suo nome.
Il Papa dice che bisogna parlar chiaro, con i sì e con i no, senza impapocchiare sempre ogni cosa in indigeribili ambiguità che si fanno andare bene tutto. Questo atteggiamento sembra folle ai Gramellini, agli Scanzi, a tutti i conformisti del nostro tempo, rapidamente mutevoli pure nei loro pregiudizi, secondo convenienza. Viva le parole sconvenienti del Papa, viva la locura di Francesco.
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Tag: ADINOLFI, frociaggine, gay, papa
Categoria: Generale
Si fa presto a dire “il papa”.
Come è sempre frettoloso fare i froci con il l’ano d’altri.
Se l’abito non fa il monaco, figuriamoci un titolo.
Chi riceve una laurea da chi lo stabilisce è “dottore”.
Poi può essere abilitato ad esercitare la professione.
Qualora lo sia, è più o meno in grado di esercitarla bene.
Inutile accalorarsi sul fatto che Francesco sia un “papa”.
Può forse interessare un disquisire se sia “il” papa.
Molto più importante è constatarne come sia papa.
Non trascurabile anche come egli stesso si ritenga papa.
Ad esempio avendo rimosso dall’annuario il titolo di vicario di Cristo, se non come titolo storico.
Benedetto XVI da vivo disse che di papa ce n’è uno.
Di sé stesso disse che rimaneva papa.
L’altro lo chiamava papa, cioè come un dottore.
A dottò, come gliela servo? Al sangue o più cotta?
Questo dottò sta solo a magnà e non a esercità l’arte.
Perciò può pure sentirsi “dottò”, senza saper nulla.
O senza volerne sapere, perché gli bastano titolo e ruolo.
Che gliene frega di fare quel che gli spetta?
Infatti Francesco sta facendo altro… Però si vede. Si sa.
Non è un problema di chi se lo tiene, perché c’è.
A dottò mica lo possiamo eliminare fisicamente.
Però manco te fai curà da lui. Specialmente l’anima.
…ma dove stà il problema.
In un mondo schifoso dove la SS.Vergine, Gesù e L’Onnipotente possono essere ovunque offesi, io non potrei dire FROCIO?
È il termine corretto.
Completo quanto appena detto facendo una scommessa: tra qualche tempo, Bergoglio, per evitare che i seminaristi siano “froci” inizierà a valutare se ammettere in seminario solo gli uomini che desiderano sposarsi. Poi inizierà a valutare il matrimonio dei preti (ma solo con donne, ci mancherebbe…) ; ed infine sarà”inevitabile” aprire al matrimonio dei preti.
Sono sicuro che vincerò la scommessa.
Bene. Caro Federico, la scommessa l’ha fatta con me, Balqis. Se ciò di cui lei si ritiene così sicuro NON si verificherà entro lo scadere del pontificato di Francesco mi pagherà una cena in un ristorante di mia scelta. E, se vincerò io, stia pur certo che la verrò a cercare!! Scommettere da soli è troppo facile: si può dire qualsiasi cosa e si vince sempre. Quindi, intesi: raccolgo il guanto di sfida ed il ristorante (il migliore ed il più caro) lo scelgo io. Se vince lei, il ristorante lo sceglierà in modo analogo ed io, Balqis, le offrirò la cena. Della scommessa sono testimoni i commentatori del blog, che possono, se vogliono, fare il tifo (alcuni in realtà già lo fanno), una volta tanto per un gioco e non per una cosa seria quale è la fede. Da Balqis, il giorno 30 maggio 2024 (con simpatia).
Per una volta sarei felicissimo di perdere la scommessa. Saluti
Ok! Cominciamo entrambi a scegliere il ristorante. Io mi orienterei verso un menù di pesce. Buona domenica!
Bergoglio non ha fatto un errore; costui ha detto esattamente ciò che voleva dire ed ha ottenuto proprio quello a cui mirava. Mi spiego: egli sapeva bene che quel termine avrebbe fatto colpo e sarebbe uscito subito dalla quattro mura. Lo scopo era ed è quello di portare davanti a tutto il mondo che i luoghi dove si formano i sacerdoti cattolici equivalgono a centri di formazione di “froci”. E questo non fa che calunniare ed infangare pubblicamente l’istituzione base della Chiesa davanti a tutto il mondo. Per lui parlare male della Chiesa, dei cristiani, dei sacerdoti e delle suore è di importanza primaria. E agisce sempre per tale scopo anche se lo fa con battutine ad effetto. In questo caso, prima si è agitato e ha brigato per sdoganare le relazioni gay poi ha accusato le istituzioni cattoliche di essere piene di “froci”.
E questo non è affatto finalizzato a condannare il peccato (che anzi, ha pubblicamente e ripetutamente affermato non essere peccato) ma solo a marchiare una istituzione cattolica fondamentale. E molti cattolici addirittura confermano e applaudono.
Questo mi disgusta e mi preoccupa moltissimo. Egli prima perverte e poi accusa pubblicamente.
Così però agisce il diavolo, il quale prima tenta di convincere che un male è un bene oppure è moralmente indifferente, poi, una volta che il peccatore c’è cascato, lo accusa e condanna davanti a Dio e al mondo.
Dio fa l’esatto contrario: condanna il peccato con veemenza, ma se il peccatore ci casca cerca di recuperarlo e lo perdona quando egli si ravvede.
Bene quanto ha detto il papà ai vescovi se pur in lingua vernacolare
In modo che sia chiaro e capibile da tutti. Spero che poi non faccia qualche giravolta il giorno dopo come purtroppo abbiamo spesso visto
Si straccino pure le festi i vari mainstream mediatici.
Ha già detto che se ne dispiace.
Mi sembra che il pensiero di papa Francesco in quella frase in cui gli è sfuggita l’esecrabile “bestemmia” verso quel mondo che aveva già detto di non poter giudicare, sia molto chiaro.
Bisogna essere stati in Seminario per capirlo. È chiaro che il papa si rivolge agli ordinari delle diocesi e responsabili primi dei Seminari dove si formano solo maschi per il sacerdozio per ricordare loro che come esiste l’obbligo del celibato, di non contrarre matrimonio, unioni e rapporti sessuali con una donna o più donne, così è altrettanto evidente che è escluso anche qualsiasi altro tipo di unione sessuale e civica tra maschi.
Purtroppo in Seminario ci sono maschi e soltanto maschi ed in una età della vita alquanto significativa riguardo all’equilibrato sviluppo educativo sessuale!
Prima di accedere al Seminario, una volta almeno, c’era la visita medica. Il medico ad hoc aveva il compito di constatare oltre l’integrità fisica anche se il sesso maschile era evidente, integro e perfetto. D’altronde su questo punto bisogna rispettare la parola di Dio, cioè la bibbia.
Era suo compito, su dati a lui forniti, raccomandare ai vescovi più attenzione e lo ha fatto in modo molto incisivo. Comprensibilissimo per quel che riguarda i Seminari.
Caro Rolando,
insomma…visita medica come alla Naja. Premesso che, come per tutti gli “scandali”, anche di questo la gente se ne dimenticherà dopo tre giorni, i fattacci da notare sono due: 1) La comunicazione “privata” è stata subito pubblicizzata dai suoi (Cardinaloni, Vescovoni)… tutti suoi amici “fraterni”;
2) La parola incriminata viene usata ormai, quasi esclusivamente, nei banchetti-incontri
conviviali dei LGBT-cu con l’intento giocoso di ricordare, a chi se ne fosse dimenticato, la carica eversiva del movimento e- sarcasticamente- il disprezzo profondo subito dai suoi antesignani da parte dei così detti “normali”. In questo senso la usò anche Pasolini…
Vien da chiedersi
– malignamente-: se gli è stata suggerita dai suoi fratelli della Gerarchia, come è che la Gerarchia ne era così bene al corrente?
Vuoi dire il Gerarchìo? E chi più di Gerarchìo se n’intende e non s’offende!!!
Vogliamo la vera Gerarchia, ossia la donna cattolica sacerdotessa, vescova e… papessa.
Caro Rolando,
però nella speranza che le eventuali donne al potere ecclesiastico non siano come quelle- attualmente presenti- al potere politico.
Milano, 28.05.2024
Buona sera, Signor Adinolfi, Dottor Tosatti
SCV – Citta del Vaticano – Ridenomino: Conca Argentina della Compagnia Bella, ecc. ecc. Sul capo del Papa l’Aureola della volgarità. Non se ne può più. Basta! Si metta a riposo…
Buon lavoro!
Grazie
Cordialmente
F.D.E.
——–
Spero che dalla lettera ai Romani venga letta dai pulpiti pure la posizione di Paolo sulla decadenza della società dell’Impero romano d’Occidente a causa della sua caduta nella “frosciaggine”, la quale, insieme ad altri atteggiamenti permissivi e goderecci (aborto e libertà femministe) ha messo fine a quella potente civiltà. Oggi, siamo alla caduta dell’impero anglo-americano in forma più veloce di quello simile della Roma imperiale.
per una volta do ragione a Bergoglio!
La forza di una parolaccia! Lo aveva già detto, senza parolacce, il 28 luglio 2013, nella famosa frase “chi sono io per giudicare?” (estrapolata e manipolata in tutti i modi), di seguito riportata per intero:
“Poi, Lei parlava della lobby gay. Mah! Si scrive tanto della lobby gay. Io ancora non ho trovato chi mi dia la carta d’identità in Vaticano con “gay”. Dicono che ce ne sono. Credo che quando uno si trova con una persona così, deve distinguere il fatto di essere una persona gay, dal fatto di fare una lobby, perché LE LOBBY, tutte NON SONO BUONE. Quello è cattivo. Se una persona è gay e cerca il Signore e HA BUONA VOLONTA’, ma chi sono io per giudicarla? Il CATECHISMO della Chiesa Cattolica spiega in modo tanto bello questo, ma dice – aspetta un po’, come si dice… – e dice: “non si devono emarginare queste persone per questo, devono essere integrate in società”. Il problema non è avere questa tendenza, no, dobbiamo essere fratelli, perché questo è uno, ma se c’è un altro, un altro. IL PROBLEMA E’ FARE LOBBY di questa tendenza: lobby di avari, lobby di politici, lobby dei massoni, tante lobby. Questo è il problema più grave per me. E La ringrazio tanto per aver fatto questa domanda. Grazie tante!”.
Nel Catechismo, al quale si riferisce, il tema è trattato ai n.2357 e 2358.
Non ha detto nulla che non avesse già detto, solo che questa volta, forse spazientito dalle pressioni che evidentemente ci sono, ha usato una parolaccia.
Il Circo Barnum dei media è una brutta bestia, di cui fanno parte anche quelli che hanno preso di mira, con le storie più assurde, i cattolici cosiddetti “tradizionalisti”, pensando che siano scemi. Ma io credo che il progetto, le cui finalità non sono chiare (mi è chiaro solo l’obiettivo di minare l’unità della Chiesa, ma non ho ancora capito a che pro), sia destinato al fallimento, perché i cattolici non sono affatto scemi.
Saluti.
Non vedo questo papato con grande simpatia , e su molti punti la penso come (Don ) Minutella ..pur non facendo parte del così detto “ piccolo resto”.
Ma stavolta , per la prima volta ,Bergoglio o Papa Francesco come lo si voglia chiamare non mi è simpatico ma SIMPATICISSIMO. Ed ha perfettamente ragione . FUORI IL FROCIUME DILAGANTE DALLA CHIESA CATTOLICA !
Tra FROCIAGINE e SODOMITI rimango al quanto sconcertato. È mai possibile che non si riesca a usare un linguaggio che pur non approvando certi comportamenti sia però rispettoso delle persone ? Con G.P.II e Benedetto XVI il linguaggio usato era chiaro ( si si, no no). Nessun pericolo di incorrere in qualche fraintendimento. E in tutto questo appariva altrettanto chiara la salvaguardia della dignità personale delle persone coinvolte.
Dott.Adinolfi, nell’amministrazione bergogliana possiamo trovare tutto e il suo contrario. Una vera CHIESA DELL’EQUIVOCO dove ognuno trova da beccare a seconda dei propri libiti. Quello che lei afferma è vero; ma c’è dell’altro con cui fare i conti e cercar di far quadrare il cerchio. E in tutto questo J.M.Bergoglio ha le sue responsabilità. Non è per nulla la flebile voce dell’ortodossia che si tenta in tutti i modi di soffocare.
Concordo
Caro Mario,
lei è l’esempio vivente di coloro che sono caduti nella trappola del “doppismo” del papa Francesco.
Dico e ritiro , ma quello che conta sono i fatti e i documenti.
es ( due fra tanti) :
1. Dare la comunione a Biden, che i bambini li uccide anche nati, e dire che è un buon cattolico; come lo giudica?
2. Proteggere Mc Carrick e soci o Zanchetta o Rupnik (violentatore seriale di donne); come lo giudica?
Direi che , caro Mario e direttore, in tanti vorrebbero sapere la verità per non cadere nella trappola suindicata.
Francesco
ps. hanno ragione le lobby lgbtp…prima li esalti e sdogani e poi gi dai del fr….o. Suvvia
” Il genere umano non odia mai tanto chi fa del male, né il male stesso, quanto chi lo nomina. ” ( Giacomo Leopardi ).
Cioè chi nomina il male fa il male nominandolo.
Il cristiano nomina il Peccato che è il “vero” male.
Quindi un cristiano che parla di Peccato fa il male.
Aveva ragione il Tasso che con l’idea di Peccato introdotta dalla dottrina cristiana gli uomini cristiani sono diventati più tristi.
Sig. Rolando,
occorre andare al catechismo a quanto pare.
Il peccato non l’ha introdotto il cristianesimo ma è entrato nel mondo per invidia del maligno.
Cristo è venuto a distruggere con la sua morte il peccato con tutte le sue conseguenze, anche l’ignoranza.
Il cristianesimo parla di peccato e lo mette in luce per aiutare le anime a tornare a Dio come i figlio prodigo della parabola: si chiama conversione, il più bel dono che Dio Padre ha elargito all’umanità.
saluti
francesco
Direi di sì: fin dalla nascita ciascuno deve impegnarsi a fare l’Heautòntimorumenos…e ancora non è sufficiente.
Gramellini: se non esistesse (non) bisognerebbe inventarlo.
Quando (per caso) mi trovo davanti il suo grugno, mi prende un coccolone.
Non c’è bisogno che parli con quel suo tono tra l’ironico, l’effemminato e il cazzaro: una mistura che più fetente non si può.
Senza televisione non soffro. La cosa fondamentale è non confondere Gramellini con Galimberti…può succedere.😅
Vivo felicemente senza tv dal 2013 o 2014.