I Burattinai del Mondo Unipolare (ex…) Preparano la III Guerra Mondiale? Vincenzo Fedele.
14 Maggio 2024
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Vincenzo fedele, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste pensose considerazioni sulla situazione geopolitica, e i suoi sviluppi. Buona lettura e condivisione.
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PREPARANO LA TERZA GUERRA MONDIALE
La situazione a Kiev è che l’Ucraina non ha alcuna possibilità di vincere la guerra e neanche di pareggiarla. L’unica scelta è perderla “con” o “senza” ignominia ma nessuna delle due è accettabile per i burattinai del mondo unipolare ormai in sfacelo, quindi lavorano alacremente per arrivare alla terza guerra mondiale.
In nessun thriller si rivela subito l’assassino e la probabile trama, ma qui il problema è talmente grande che occorre sapere subito, ben chiaro, di cosa stiamo parlando.
“CON” ignominia comporta (meglio seguire il percorso su una cartina geografica) che Putin non si ferma dopo aver conquistato tutto il Donbas, ma prosegue sino ad arrivare a Odessa per poi risalire lungo la Transnistria, rispondendo all’accorato appello di quelle popolazioni che, di certo, non hanno richiesto l’aiuto russo senza preventivo consenso di Mosca. Corollario di smilitarizzazione e chiusura NATO per l’Ucraina.
Da qui le balzane idee di Macron per l’invio di truppe che, a suo dire, non andrebbero in battaglia, ma a creare una ipotetica linea rossa come deterrente. Un limite da non oltrepassare da parte di Putin a sud. A nord, la Polonia invierebbe altre truppe contro attacchi da Russia e Bielorussia. Al collasso ucraino, ormai certo, le truppe polacche rimarrebbero per rivendicare i territori che da sempre la Polonia desidera annettere a Varsavia sfruttando lo sfacelo di Kiev. Quando si dice la liberazione disinteressata dei fratelli ucraini……
Putin, intanto, ha già aperto il nuovo fronte nord, conquistando villaggi su villaggi e puntando a Kharkiv, la seconda città ucraina, dopo Kiev. Non sono ancora chiari i suoi obiettivi: vuole creare una zona cuscinetto per porre fine agli attacchi su Belgorod? Creare un nuovo fronte per indebolire ulteriormente quello a sud e chiudere i discorsi entro giugno? Mettere definitivamente alle corde il disastrato esercito ucraino in rotta? Vuole arrivare veramente a Kharkiv e conquistare una nuova regione anche per contrastare il futuro ampliamento polacco?
Solo come nota a margine ricordo che stiamo parlando di una regione, Kharkiv, che di trova a nord-ovest, al diretto confine russo ed a larga maggioranza russofona. Secondo statistiche ufficiali ucraine del 2001 il 66 % della popolazione parlava esclusivamente russo e il resto era bilingue. Una ulteriore statistica dell’Accademia Ucraina delle Scienze, del 2011, certificava che, nonostante le spinte del governo all’uso della lingua ucraina, solo il 28 % utilizzava l’ucraino come lingua corrente. Nel 2015, cioè un anno dopo il colpo di Stato di Maidan, l’Istituto repubblicano internazionale dichiarava che a Kharkiv il 95% della popolazione nella vita quotidiana parlava principalmente il russo, l’85% addirittura utilizzava esclusivamente il russo e solo il 4% degli abitanti usava abitualmente o prevalentemente la lingua ucraina.
I dubbi su una azione limitata di questi attacchi a nord-ovest sono, quindi, più che fondati, oltre che propedeutici allo sfondamento a sud, dove Putin sta già prendendo di mira, con massicci attacchi missilistici, le avanguardie francesi presenti in Ucraina e credo che non si fermerà ad azioni dimostrative. Il “cordone sanitario” che Macron pensa di attuare attorno a Odessa, non servirà a nulla. Putin amputerà all’Ucraina sia l’accesso al mare che alla parte finale del corso del fiume Dnepr e, quindi l’Ucraina, per i suoi commerci, dovrà utilizzare i corridoi terrestri o pagare dazio alle repubbliche russe.
Questa sarebbe una sconfitta tremenda non per l’Ucraina, il cui destino interessa a pochi, ma per la NATO che non può permettersi un simile smacco, dopo aver boicottato con ogni mezzo qualsiasi trattativa di tregua.
Tutto il balletto mondiale, quindi, si gioca su una figuraccia NATO: sarà olimpica o accettabile? Che fine farà la grandeur macroniana che si basa sul nulla?
Macron infatti, spinto anche dalla sua ala militare, pensa di ribaltare le mortificazioni che la Russia gli ha inflitto in Africa e proporsi come capofila in un improbabile nuovo esercito europeo forte del solo fatto che la Francia è l’unica potenza atomica in ambito UE, dopo l’exit britannico.
Gli USA non possono permettere un esercito europeo autonomo e indipendente, Sarebbe la certificazione della fine della NATO e del dominio americano. E’ già scritto che entrambe sono sul viale del tramonto, ma avere la prova certificata della loro pratica attuazione è cosa ben diversa.
Macron pensa anche di giocare, da protagonista, su più tavoli senza considerare che viene solo usato dalle élite e dai burattinai che hanno posto lui stesso all’Eliseo e che volano molto più in alto della sua testa.
La NATO, ribadendo il NO all’invio di truppe in Ucraina, si lascia aperta la porta per una fuga simil-onorevole dal pantano ucraino. La Cina, con Xi in visita ufficiale a Parigi, apre spiragli atti solo a dividere il fronte occidentale ad uso e consumo del temporeggiamento cinese. Lo stesso Xi che, nella successiva visita in Serbia, ha sottolineato che il popolo cinese non dimentica la distruzione della propria ambasciata, e i relativi morti, ad opera della NATO nella ex Yugoslavia. Putin non avrebbe potuto dirlo più chiaramente. Il nemico è la NATO.
Quella che voleva essere la furbata di Macron, far presenziare la Von der Leyen ai colloqui iniziali con Xi, si è trasformata in una reductio per la Francia sommata alla nullità europea che, ormai, si limita a leggere veline redatte a Washington.
La Francia è stata brutalmente estromessa dall’Africa ed è stata accantonata da Washington. Stoltenberg non perde occasione per rimarcare le distanze dall’utopico invio di uomini in Ucraina. Nel Pacifico Usa, Inghilterra, Giappone e Australia stanno sviluppando nuove alleanze e armamenti, compresi sottomarini atomici, estromettendo Parigi. Il nuovo caccia inglese sarà sviluppato da Inghilterra, Giappone e noi italiani, senza la Francia che si appoggia solo alla Germania ormai in un avvitamento negativo che non vede sbocchi.
Non è un quadro positivo per la Francia, ma neanche per noi europei e italiani in particolare. Potrebbe essere semplicemente un paravento per decisioni già prese ma a cui devono essere preparati gli europei. Quella che, eufemisticamente, ho chiamato figuraccia, per la NATO è l’inizio della dissoluzione oppure l’apertura della terza guerra mondiale e il mio timore è che si miri proprio a questo
Ormai il vaso di Pandora è scoperchiato e gli scenari mondiali sono chiari:
Le lobby ebraiche cercano disperatamente di contenere il dissenso mondiale alle sconsiderate azioni israeliane. Le università di tutto il mondo sono in subbuglio e le contestazioni aumentano giornalmente. Non bastano le repressioni poliziesche né le proposte di Legge contro un presunto e inesistente antisemitismo che vorrebbe dire solo bavaglio selvaggio ad ogni esternazione della verità palese.
Anche all’Eurofestival i condimenti satanici al nulla musicale e la vittoria dello svizzero in gonnella rosa non hanno potuto fermare le contestazioni alla “cantante” israeliana ed anche la gretina, pupilla ecologista, è stata scaricata e arrestata per aver partecipato alle contestazioni contro Israele.
Gli USA, oltre la Francia, sono state sloggiati dall’Africa e sostituiti dall’Africa Korps di Mosca che a sua volta ha sostituito le milizie Wagner con truppe dell’esercito regolare russo con lo sfregio diretto di truppe russe che occupano i campi americani prima ancora che questi siano andati via.
In Siria la Russia cerca di non intervenire direttamente ma la situazione delle basi USA rimane critica, le attività iraniane sono più che sufficienti a mantenere Tel Aviv con il batticuore, e ne abbiamo parlato diffusamente.
In Venezuela sta per aprirsi un altro fronte che si andrà ad aggiungere a quello ucraino, israeliano, africano, siro-iracheno, yemenita e iraniano con quello Pacifico-Taiwan che rimane in attesa con la Cina alla finestra a godersi lo spettacolo degli USA che non riescono a sostenere due fronti ma hanno quattro-cinque teatri di guerra in cui sono incapaci di agire e che non riescono ad affrontare e risolvere.
Anche la Turchia, paese NATO che finora ha operato quasi fosse una forza indipendente, preferisce rimanere muta operando sottotraccia in attesa di sviluppi che, anche nel migliore dei casi, avranno esiti negativi.
Una saggia decisione, in questo contesto, potrebbe essere la presa d’atto delle errate valutazioni fatte sulla reazione russa e limitare i danni preparando l’opinione pubblica internazionale alla sconfitta in Ucraina.
La tesi che potrebbero sostenere, per grosse linee, avrebbe ad esempio potuto essere: l’Ucraina è una nazione povera. Nonostante il coraggio del suo popolo e dei suoi governanti, l’aiuto finanziario, logistico e militare fornito dall’occidente si è scontrata con la protervia, e la forza dell’orso russo che l’hanno piegata. Noi che pure amiamo il popolo ucraino e la sua libertà, vogliamo evitare una escalation mondiale. La NATO è una alleanza difensiva e non offensiva, come i cattivi moscoviti, quindi non oltrepassiamo linee rosse e proponiamo una trattativa tra Russia e ucraina per una pacificazione che eviti l’estensione della guerra ai popoli europei.
Ho tracciato, allungando il brodo, quella che dovrebbe essere l’unica, saggia, decisione: trattativa e resa.
Invece non si parla proprio di questo. Si mandano altri miliardi di dollari a Zelensky, si raschia il fondo del barile per inviare altri inutili sistemi Patriot. Si obbliga Putin ad alzare a sua volta l’asticella ordinando esercitazioni nucleari, che si sono sempre fatte, ma non sono mai state pubblicizzate.
Insomma si ha la quasi certezza che il vero obiettivo NATO sia lo scontro diretto con la Russia. Si prepara il terreno all’escalation, non alla pacificazione che, per quanto eclatante e disonorevole, potrebbe ancora evitare di diventare ignominiosa.
La trattativa, oggi, comporterebbe la perdita delle regioni di Donetsk e Lugansk, ormai incamerate da Putin, ma preserverebbe Kharkiv e Odessa oltre a garantire gli sbocchi ucraini sul mare e non avrebbe impatti nel nord mantenendo l’integrità nazionale ucraina senza appropriazioni indebite da parte polacca.
Analogamente in Israele, si cerca di spacciare il ritardo nell’invio degli ultimi armamenti concordati, come un inesistente blocco di fornitura di armi USA a Israele ben sapendo che l’attacco a Rafah, che Netanyahu ha già pianificato, scatenerà il finimondo ben oltre i confini mediorientali e che gli USA saranno costretti a seguire il loro protetto che, in realtà, è sempre stato il loro padrone neanche tanto occulto.
Anche in medio oriente è palese che la superiorità aerea israeliana, che finora ha creato il mito dell’invincibilità della Stella di Davide, non esiste più e in uno scontro aperto contro Iran, Yemen e Hezbollah (oltre Siria, Iraq e Turchia che opererebbero comunque dietro le quinte insieme alla Russia), i dolori sarebbero molti. Eppure si continua a danzare sulla bocca del vulcano.
Non solo gli USA sono impotenti, ma tutta la stampa occidentale continua a tapparsi bocca e orecchie per non vedere e non sentire che lo scenario è questo. Tace sulle intimidazioni dei senatori americani alla corte internazionale che non sarebbero accettabili neanche se venissero da popolazioni tribali che mai abbiano avuto a che fare con regole e tribunali e non ne conoscano il funzionamento. Pensiamo se, a parti invertite, una lettera analoga fosse arrivata da Putin o da qualsiasi altro Paese. In Medio oriente si continua a parlare di “guerra” mentre è palese che non ci sono due eserciti contrapposti, ma un solo esercito che sta massacrando due milioni di civili ormai ridotti a un milione e mezzo.
Gli stessi organi sanitari delle Nazioni Unite ora avanzano il dubbio che i morti siano ben superiori ai 35 mila ufficiali, come io avevo osservato qualche settimana fa. Si pubblicizza spudoratamente, come prova di buona moderazione, la messa a disposizione di Israele di ben 45.000 tende per sfollare la gente da Rafah. Quarantacinquemila tende. Sembra una enormità se non la si confronta al numero di persone rifugiate a Rafah, oltre un milione e mezzo. Se anche in ogni tenda trovassero posto 5-6 persone (in condizioni spaventose) avremmo posto per 250.000 persone. Ducentocinquantamila contro un milione e mezzo di derelitti a cui si vieta l’arrivo di cibo, senza acqua potabile, senza medicine, ospedali, vestiti, sapone. Privati anche degli occhi per piangere. Non si cita neanche la proibizione di reportage ad Al Jazeera, l’unica emittente che trasmetteva da Gaza. Si tace su centinaia di giornalisti ammazzati. Mi sembra la medesima minestra, neanche riscaldata, della stampa nostrana che si fa scudo dei pochi e veri giornalisti morti ammazzati per coprire le falsità che ci propinano.
Se veramente gli USA avessero a cuore solo l’esistenza dello Stato ebraico e se la soluzione fosse quella dei due popoli e due Stati, bastava imporre l’applicazione degli accordi di Oslo e Oslo 2 dei tempi di Arafat e Begin. Inutile cianciare adesso di due Stati e due popoli, quando è in atto un genocidio e l’impegno USA è rivolto solo a bloccare la Corte Internazionale per evitare una condanna che, comunque, rimarrebbe lettera morta.
La stessa Meloni in Libia nei giorni scorsi, dopo aver incontrato il governo fantoccio di Tripoli, è andata, con lo stesso sorriso smagliante, a stringere le mani del generale Haftar, emissario di Mosca e plenipotenziario in Cirenaica. Nessuna spiegazione sul perché sia dovuta andare anche in Cirenaica, se il governo ufficiale, riconosciuto dall’ONU e da noi, è quello di Tripoli. Parlare di ipocrisia, al confronto, non regge neanche l’idea. Con Putin non si tratta, a costo della terza guerra mondiale, con Haftar, che è il suo uomo in Libia, si fanno accordi inchinandosi in diretta mondiale.
Tutto il mondo geopolitico è interconnesso, come dimostrato nel lungo excursus fatto tempo fa, ma sembra che per l’intellighentia di Washington il punto sia far combattere l’Ucraina sino all’ultimo uomo, cercando la scusa per una reazione atomica. Evitare di imbrigliare Netanyahu lasciandogli via libera per la “grande Israele” che porterà solo alla fine dello Stato ebraico e, di nuovo, ad una escalation mondiale.
Preghiamo a che questi tragici scenari trovino uno sbocco diverso da quelli che lor signori stanno pianificando.
Vincenzo Fedele
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Tag: guerra, israele, nato, putin, urssia
Categoria: Generale
MI unisco ai ringraziamenti ed alla necessità di pregare in particolare la Madonna che è apparsa a Medjugorje come “Regina della Pace”.
Da parte mia ritengo utile ricordare le celebre poesia di Ungaretti intitolata “Soldati”.
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie
PS Se tutti o almeno molti capissero che questa non è esclusivamente la condizione del soldato, bensì dell’umano, probabilmente certe tragedie non potrebbero accadere.
Preghiamo tutti. E ringraziamo l’estensore del post ed il gestore del blog che le pubblica.
LeggerLa mi rende più consapevole mentre allarga le mie modeste conoscenze che via via si arricchiscono…! Con sincerità LA RINGRAZIO !
Gli anglogiudei vogliono combattere la Russia fino all’ultimo europeo