Dei Delitti e delle Pene. La Pena di Morte e Francesco, che si Pensa un Super-Cristo. Bernardino Montejano.
13 Maggio 2024
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il prof. Bernardino Montejano, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sui delitti e sulle pena, e sulla posizione di Francesco, non cattolica, riguardo alla pena capitale. Buona lettura e diffusione.
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DELITTI E PENE
Apprendiamo oggi da “La Prensa” che papa Francesco si è espresso ancora una volta su un tema che gli sembra così importante da arrivare a modificare il Catechismo della Chiesa cattolica: la pena di morte; Ma l’ingerenza clericale in ambito penale non si ferma qui, ma propone ai governi “forme di amnistia o di remissione delle pene” e invita i credenti a esigere “condizioni dignitose per i detenuti, rispetto dei diritti umani e, soprattutto, l’abolizione della pena di morte, contraria alla fede cristiana e che distrugge ogni speranza di perdono e di riconciliazione” (“Il Papa annuncia il giubileo 2025: chiede amnistie ai Paesi”).
Abbiamo intitolato questa nota “Delitti e pene”, perché le pene sono conseguenze di delitti, la stragrande maggioranza dei quali costituiscono anche peccati gravi, che producono disordine nella società, senza confondere delitto e peccato; omicidi, lesioni, calunnie, ingiurie, rapine, furti, malversazione di fondi pubblici, usura, corruzione, falsificazioni, adulteri, simulazioni, false testimonianze, ecc.
Difendere l’ordine sociale e combattere i disgregatori appartiene all’orbita di Cesare, dell’autorità politica. Come insegna san Paolo, «l’autorità è ministra di Dio nel bene… se fai il male, temi, perché non porta la spada invano» (Lettera ai Romani) e san Pietro concorda nella sua Prima Epistola: «Siate sottomessi a causa del Signore verso ogni istituzione umana, sia verso il re come sovrano, sia verso i governanti come inviati da lui per punire coloro che fanno il male e lodare coloro che fanno il bene>.
In altre parole, l’autorità è il ministro di Dio per la gestione del bene comune politico, e deve, quando necessario, costringere i protervi attraverso la coercizione, a mettere la forza al servizio della giustizia.
Riguardo alla pena di morte nell’Antico Testamento, il libro dell’Esodo prescrive: “Non uccidere né l’innocente né il giusto” (23/7) perché ucciderli mediante la pena di morte, l’aborto o l’eutanasia è sempre ingiusto.
Per i colpevoli la legge antica, nei suoi precetti giudiziali, determina la pena di morte in cinquantatre casi.
Nel Nuovo Testamento questi precetti politici non esistono, perché il governo temporale spetta a Cesare, ma la liceità della pena di morte esiste nei testi del Vangelo secondo San Matteo: “Riponi la tua spada nel fodero, ché tutti coloro che avranno messo mano alla spada di spada periranno” (26/52) e “chi maledice il padre o la madre sarà condannato a morte” (4/15); nelle parabole del padrone della vigna, che farà “morire miseramente” i vignaioli assassini, e delle nozze, in cui il re, in risposta all’uccisione dei suoi servi, “pose fine a quegli assassini”.
La tradizione dei padri e dei dottori della Chiesa che difende la legalità della pena di morte è riassunta con la consueta precisione:
“L’autorità pubblica ha il potere di privare un condannato della vita in espiazione del suo crimine, dopo che egli ha perso il suo diritto alla vita”.
Papa Francesco nega tutto questo affermando che la pena di morte è contraria alla fede cristiana.
Nella sua arroganza, smette di essere vicario di Cristo per fingere di essere un super Cristo, ma allo stesso tempo pretende amnistie e remissione di pene generiche, non si prende cura dei suoi connazionali che soffrono e muoiono nelle carceri destinate a coloro che presumibilmente hanno commesso crimini contro l’umanità per molti anni.
Ai direttori di Justici e Concordia aveva detto molto tempo fa: “ce ne stiamo occupando, ce ne stiamo occupando”, mentre se li toglieva di dosso; perché per questi detenuti non esistono i diritti umani, né gli arresti domiciliari in base all’età, né la irretroattività delle leggi. Dirà che si occupa dei vivi, non dei morti civili? Non lo sappiamo, ma quello che sappiamo è che coloro che affermano di essere più gentili di Cristo non si preoccupano di loro, dei loro compatrioti sofferenti.
Crediamo di aver dimostrato la legalità della pena di morte; In un secondo capitolo tratteremo della sua opportunità e della sua applicazione oggi, soprattutto in un Paese che, secondo un arcivescovo argentino, è il luogo dove meglio si applica la dottrina sociale della Chiesa.
Buenos Aires, 10 maggio 2024
Bernardino Montejano
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Tag: bergoglio, francesco, montejano, pena di morte
Categoria: Generale
VICINANZA
COMPASSIONE
TENEREZZA
Ecco il cuore della Mamma-Dio che stringe al petto il suo bambino.
GRANDE FRANCESCO
GRANDE UOMO
DIVINA LA TUA BENEDIZIONE SENZA SEGNI DI CROCE
DI QUELLA CROCE DIVERSA E COMUNE GIÀ NEL CUORE DI TUTTI GLI UMANI OGGI NEL CARCERE DI MONTORIO A VERONA.
GRANDE FRANCESCO TU SEI IL PONTEFICE DI TUTTI I PONTEFICI DEL MONDO.
TU NON SEI IL PAPA DI ROMA MA IL PAPÀ DELL’UMANITÀ.
LA SPERANZA. L’ULTIMA A MORIRE.
Gentile LA SIGNORA DI TUTTI I POPOLI, mi rivolgo anche a lei perché essendo una donna, io ho più fiducia nella donna che nell’uomo, essendo convinto della saggezza popolare che recita che ci vogliono due donne per fare un solo uomo: la madre che lo mette al mondo e la compagna che lo rigenera per la vita.
Il maschio è un pochino sfasato, instabile, sciocchino. Non per niente si è fatto Patriarca del suo stesso patriarcato per atavica misteriosa gelosia riducendo la donna ad oggetto di possesso ed equiparandola ai beni venali nella divina proibizione biblica di desiderio delle cose altrui.
Detto ciò, io spesso cito il mistico medioevale Meister Eckhart per le sue profonde riflessioni sulla Divinità e gradirei sapere da lei cosa ne pensa del motivo della riprovazione scritta nell’apposita bolla papale e cioè che Eckhart era stato sedotto dal diavolo “PER VOLER SAPERE PIÙ DEL NECESSARIO”.
Eckhart era un membro dell’Ordine dei Domenicani, noto per la sua erudizione e per essere stato una colonna portante dell’Inquisizione.
Alla fine, pur avendo fatto 900 chilometri per recarsi, a 71anni suonati, ad Avignone dal papa per spiegarsi, non fu condannato, ma 28 dei suoi mistici pensieri furono dichiarati eretici ed i libri che li contenevano proibiti.
“Voler sapere più del necessario” chi mai può stabilirlo, visto anche che fior di scienziati furono convocati in Vaticano da Giovanni Paolo II e Ratzinger?
Anzi così il santo Giovanni Paolo II si espresse verso Ilya Prigogine: “Voi scienziati siete riusciti laddove noi cattolici abbiamo fallito”.
E cosa aveva detto Eckhart? Aveva semplicemente ripreso il pensiero di Amalrico di Bène, docente all’università di Parigi.
Riesumato e condannato come eretico e dieci suoi seguaci bruciati vivi sul rogo. Tutto questo dovuto anche e soprattutto alla conoscenza dei testi di Aristotele, proibito nel 1210 dal vescovo di Parigi, nel 1215 dal legato pontificio e nel 1231dallo stesso papa Gregorio IX. Ma, incredibile, nel 1255 le opere di Aristotele ricompaiono nell’elenco delle letture, addirittura, obbligatorie da parte della Chiesa romana.
Pericoloso Aristotele! Almeno fino al futuro sant’Alberto ed al discepolo Tommaso d’Aquino. Raffaello nell’affresco “Scuola di Atene” illustrerà molto bene seppur molto più tardi questa divisione di campi…
Non si esaurisce mai il bisogno di conoscenza e quando quindi si incorre nel Peccato “per voler sapere più del necessario”?
E chi lo stabilisce? La fede altrui?
Ma perché si arriva ad uccidersi tra umani? C’è un solo motivo, secondo il mio parere, e non è quello della difesa personale dettata dall’istinto di conservazione.
È la paura del pensiero altrui.
La paura che il pensiero vincente dei più venga sorpassato dal minoritario pensiero contrario.
Potere e Contropotere.
Diffidenza. Paura. Inganno. GELOSIA.
VALORI.
“αγαθὸς ῆν, αγαθῶ δε ουδεὶς περὶ ουδενὸς ουδέποτε εγγίγνεται φθόνος” (Platone, Timeo 29 E)
“Buono sarà (diventava): al buono, nessuno verso nessuno in nessun luogo nasce GELOSIA”.
Sul pensiero minoritario che infine si afferma si veda Kuhn, The Strutture of Scientific Revolutions…
Grazie Balqis per la citazione del grande Kuhn T.S.
Non condivido questa affermazione dell’articolo:
“Nel Nuovo Testamento questi precetti politici non esistono, perché il governo temporale spetta a Cesare”.
Falso perché Gesù disse chiaramente a Cesare, nella Persona di Pilato, che non avrebbe avuto alcun potere su di lui, Gesù, se come Cristo-Dio capo della Chiesa non fosse stato lui stesso a conferirglielo. E disse che se avesse voluto, glielo avrebbe dimostrato.
Il santo Giovanni Paolo II disse: “Non è il vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio”.
L’interpretazione dell’articolista è vecchia.
Gesù con la sua morte ha riscattato tutte le morti decretate dalla ingiustizia del potere umano ed ha detto basta! Ci ha invitati a scoprire la piena umanità.
Ed in questo senso anche un Dio Padre e Creatore è d’accordo.
Gesù come uomo ed ebreo non poteva che parlare secondo la cultura che emanava dalla bibbia del suo stesso popolo, perdipiù aggredito e sottomesso.
Corrige. Non santo Giovanni Paolo II, ma santo Giovanni XXIII. Di questo la citazione.
Riflessioni preoccupanti. Senza per questo aderire al lassismo bergogliano.
« … la liceità della pena di morte esiste nei testi del Vangelo secondo San Matteo: “Riponi la tua spada nel fodero, ché tutti coloro che avranno messo mano alla spada di spada periranno” (26/52)”:
si potrebbe notare che quel “tutti” riguarda … tutti. Quindi, che anche i giustizieri che usano la spada, in un modo o nell’altro, “di spada periranno”. Come dire che morte chiama morte, come guerra chiama guerra.
Sentirsi autorizzati da Dio/Cristo a comminare la pena di morte mi fa venire i brividi.
“Chi maledice il padre o la madre sarà condannato a morte” (4/15) è preceduto da:
“onora il padre e la madre” che è il Quarto comandamento, e che è seguito dal Quinto:
“non uccidere”.
L’osservanza dei Comandamenti o è perentoria o non è. Come non si può disquisire sull’onorare il padre e la madre, così non si può lavorare di fantasia su “non uccidere”.
E’ lecito sospettare che gli evangelisti siano intervenuti nel “confezionare” il messaggio di Cristo che, personalmente, non posso immaginare ammetta che una creatura ad immagine e somiglianza di Dio ammazzi un’altra creatura ad immagine e somiglianza di Dio.
Coloro che in piena coscienza (?) propugnano la pena di morte e coloro che in piena coscienza (?) la applicano sono individui pericolosi.
A mio avviso, la pena di morte per “mandato divino” è un’aberrazione.
“A mio avviso, la pena di morte per “mandato divino” è un’aberrazione.”
Anche per me. E col vangelo in mano. Vedi sopra!
Gesù è un eroe della Libertà.
Peccato che la vittima, storicamente parlando, diventi spesso assassino. L’uomo non impara niente. Così sembra purtroppo.
C’è bisogno di una nuova interpretazione del vangelo, di una nuova comprensione, più umana. Come disse San Giovanni Paolo II e come fa papa Francesco cambiando il catechismo in merito.
Il mondo sta impazzendo. Che il pontificato di papa Francesco possa aver provocato un certo disagio non significa che, per ogni frase che dice, sia necessario sostenere il contrario a prescindere, per partito preso. Addirittura su un tema come la pena di morte. E nonostante il “non uccidere”, che è molto chiaro. Sono sconcertata.
‘La pena di morte è un’aberrazione’.
C’è il rischio di scadere nel ‘buonismo’, prospettando la questione in questo modo.
Le chiedo piuttosto: non potrebbe essere che la morte possa avere, in certi casi, un valore ‘catartico’?
Ce ne ha dato l’esempio proprio il Signore, accettando la propria pena di morte quale momento per un ulteriore e più alto obiettivo.
Discorso complesso, che non si può liquidare con la faciloneria di chi non veda nella morte anche un possibile
momento di ‘sacrificium’.
Caro DISINCANTATO, sono d’accordissimo sulla complessità del discorso, ma un cattolico cristiano che si dice credente e magari è tradizionalista non può asserire che Gesù ha accettato la morte inflittagli [ “accettando”] perché è dogmatico: “Quia ipse voluit”.
Appunto per abolire ogni altra morte comminata da volontà di Potere umano.
Lui si è proposto al Padre, di sua autonoma, libera volontà per salvarci in tutti i sensi. A me interessa il raggiungimento della piena umanità.
La morte ha un valore catartico per chi la esercita nei confronti di sé nell’ascesi : “se il chicco di grano non muore …”. E non sembra che vada molto di moda, specialmente fra gli addetti ai lavori.
Ha mai incontrato qualcuno che giudichi e condanni se stesso invece di giudicare e condannare gli altri?
Non è che tagliando la capoccia a uno gli si fa un favore … catartico.
Nessun “buonismo”: per il delinquente ci vuole il carcere senza sconti, ma anche con un trattamento umano e un’azione di ri-educazione. Un argomento gigantesco.
Nessun giudice umano può arrogarsi il diritto di far togliere la vita ad un altro essere umano. Chi gliela dà questa autorità? Dio? Ma vogliamo scherzare?
Eppure passò nella testa dei Padri Inquisitori l’idea della Chiesa cattolica romana che se Dio Padre non risparmiò il suo Figlio prediletto altrettanto dovevano fare le Autorità Politiche nei confronti dei loro figli e sudditi per la difesa della Verità!!! E seguirono i fatti criminali.
E poi la stessa Chiesa romana aveva la spudoraggine di scrivere: Sancta Mater Ecclesia aborret a sanguine!
Certo, come disse San Giovanni XXIII “Non è il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio”.
E perché il carisma poi di San Giovanni Paolo II attirò attorno a sé tanti Potenti della Terra come mai capitato e mai capiterà?
Perché aveva demandato a Ratzinger le ragioni della Dogmatica romana ed aveva coltivato una migliore comprensione del Vangelo con l’uscire dal Vaticano e sorridere ai popoli, sulla base del quale la dogmatica, almeno nella sua formulazione [come mi asseriva il Padre Ignazio de la Potterie] pretendedi essere sempre la stessa. Ma la lettera uccide e lo spirito vivifica.
Papa Francesco non ha attorno a sé gli stessi Potenti e con lo stesso apparente fervore: il fatto è irripetibile. Ma ha con sé il consenso universale dei credenti cristiani cattolici, dei semplici. L’Amore per gli uomini, per tutti gli uomini dei popoli indistintamente e per la Natura.
E qualcosa cambia anche nelle altre confessioni.
“Dunque [lo Spirito] non crea una lingua uguale per tutti, non cancella le differenze, le culture, ma armonizza tutto senza omologare, senza uniformare…. Restiamo su questo aspetto, sullo Spirito che non comincia da un progetto strutturato…” (Papa Francesco. Pentecoste 2023).
Gentili interlocutori (Rolando e Il Matto), se i presupposti sono quelli da cui partono i vostri ragionamenti non si può non essere d’accordo. E chi vorrebbe mai porre la propria vita alla mercé di qualche assolutismo politico-giuridico di matrice positivista. Del resto, oggi la pena di morte viene comminata in maniera più subdola e nascosta: basta obbligare col ricatto un’ intera società a vaccinarsi con sieri incerti e pericolosi.
I miei presupposti sono difatti differenti: intendevo alludere ad una società che oggi in effetti non esiste, in quanto veramente tradizionale: in cui la conformazione piramidale, sacralizzata , simbolica e ritualizzata ponga l’individuo al servizio del tutto.
Capisco che tutto ciò può dar adito a fraintendimenti, i quali non possono essere chiarificabili in un contesto così limitatante come il presente.
Proverò allora a fare qualche semplice cita,ione.
La pena di morte è sempre stata sostenuta trasversalmente dal mondo religioso e filosofico. La sanzione massima garantiva infatti una risposta netta a chi trasgrediva la legge. Nell’antica Grecia, il filosofo Platone, affermava nell’ultima delle sue opere: “I responsabili di omicidi volontari devono necessariamente pagare la pena naturale cioè patire ciò che hanno fatto. La pena deve avere lo scopo di rendere migliore e se si dimostra che il delinquente è incurabile, la morte sarà per lui il minore dei mali”. (Platone, Le Leggi,).
Anche il cristianesimo ha sostenuto con forza la legittimità della pena di morte, seppur con pensieri contrastanti e di diverso tenore. San Tommaso ha influenzato molto l’intero mondo cristiano con la sua opinione favorevole: “Così come l’asportazione di un membro malato in molti casi permette al corpo di sopravvivere, se un uomo costituisce un pericolo per la comunità è lodevole e salutare metterlo a morte per salvare il bene comune.” (Tommaso D’Aquino, Summa Theologica, II-II, 64.2).
D’altronde la Bibbia parla favorevolmente della possibilità di togliere la vita ad un altro uomo, ma con le dovute eccezioni. Solo Dio può togliere la vita ad un essere umano o chi è stato investito da Dio di tal compito (le autorità).
Il fatto che la pena di morte sia rimasta negli ordinamenti della Città del Vaticano fino al 1969, quando fu formalmente abolita da Papa Paolo VI, è estremamente indicativo.
Nel 1992, in un paragrafo del nuovo Catechismo della Chiesa cattolica, si affermava che “l’insegnamento tradizionale della chiesa ha riconosciuto fondato il diritto e il dovere della legittima autorità pubblica di infliggere pene proporzionate alla gravità del delitto, senza escludere, in casi di estrema gravità, la pena di morte […] La pena ha come primo scopo di riparare al disordine introdotto dalla colpa. Quando è volontariamente accettata dal colpevole la pena ha valore di espiazione. Inoltre la pena ha valore medicinale: nella misura del possibile essa deve contribuire alla correzione del colpevole.” (Il nuovo catechismo della Chiesa Cattolica, art. 2266, consultato il 29 gennaio 2017).
Anche Papa Giovanni Paolo II, nella sua enciclica, lasciava aperta una porta a tale tipo di pena. Affermava infatti che nella chiesa c’è ormai la tendenza alla totale abolizione della pena di morte, anche se vi sono casi di assoluta necessità, nei quali si dimostra l’unica strada percorribile per la difesa della società. Precisava tuttavia che “questi casi sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti” (Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, Piemme, 1995).
Nel giugno 2004, l’allora cardinale Joseph Ratzinger, futuro papa Benedetto XVI, inviò, in qualità di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, una lettera al cardinale Theodore Edgar McCarrick – arcivescovo di Washington – e all’arcivescovo Wilton Daniel Gregory – presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti – nella quale affermava che si poteva far ricorso alla pena di morte. Un’apertura importante, che si concretizzava in queste parole: “[…] Può tuttavia essere consentito prendere le armi per respingere un aggressore, o fare ricorso alla pena capitale. Ci può essere una legittima diversità di opinione anche tra i cattolici sul fare la guerra e sull’applicare la pena di morte, non però in alcun modo riguardo all’aborto e all’eutanasia” (Joseph Ratzinger, nota inviata alla Conferenza episcopale americana, giugno 2004).
Gentile DISINCANTATO,
vorrà perdonare la mia pignoleria.
Lei ha fornito un mini scampolo di tutto ciò che è stato ed è scritto e detto “intorno” all’imperativo: NON UCCIDERE. Come dire che, di riffe o di raffe, tale comandamento viene tirato da tutte le parti attraverso le elucubrazioni di esseri umani che si affannano a giustificarne la trasgressione.
Personalmente, ritengo che giustizia e pena di morte siano incompatibili, ragion per cui non posso riconoscere a NESSUNO l’autorità di comminare la pena di morte.
P.S. Non vorrei essere un boia nemmeno per un miliardo di euro al giorno. Ma poi, che persone sono quelle che si prestano a fare il boia?
Caro DISINCANTATO, anch’io sono pienamente d’accordo con l’intervento del Il MATTO.
Quanto a Platone, per tutti la morte è il minore dei mali se resta insieme alla vita personale.
La saggezza antica proclama: CUI CONTIGIT NASCI INSTAT ET MORI. Finché ci sono io non c’è la morte e quando c’è la morte non ci sono io.
Per questo Dio o la Natura, cioè l’uomo stesso, divinizza il comando: Tu non ucciderai.
Crizia parla dell’invenzione del Dio per la società non per inventare la pena del fuoco eterno, come nel mito di Er raccontato da Platone, ma proprio per terrorizzare e smascherare l’assassino, per…. metterlo nell’impossibilità di uccidere ancora senza ucciderlo od arrogarsi l’Autorità di ucciderlo nel nome del Dio? Sta all’uomo del viaggio verso la piena Umanità scegliere. E all’assassino decidere per sé in quale destino sia migliore incorrere.
Carissimo DISINCANTATO, penso non ti sia sfuggito ( a meno che tu non ti sia fermato alla data della tua consultazione ) che il successivo articolo del C.D.C.C. cioè il n° 2267 che recitava:
“L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani”
è stato sostituito in data 11 maggio 2018 dal seguente:
“2267. Per molto tempo il ricorso alla pena di morte da parte della legittima autorità, dopo un processo regolare, fu ritenuta una risposta adeguata alla gravità di alcuni delitti e un mezzo accettabile, anche se estremo, per la tutela del bene comune.
Oggi è sempre più viva la consapevolezza che la dignità della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso crimini gravissimi. Inoltre, si è diffusa una nuova comprensione del senso delle sanzioni penali da parte dello Stato. Infine, sono stati messi a punto sistemi di detenzione più efficaci, che garantiscono la doverosa difesa dei cittadini, ma, allo stesso tempo, non tolgono al reo in modo definitivo la possibilità di redimersi.
Pertanto la Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che “la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona” e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo.”
L’insegnamento è alla luce di “una nuova comprensione del Vangelo” come diceva ed inaugurata felicemente San Giovanni XXIII.
“Ma vogliamo scherzare?”. Condivido assolutamente!
“con un trattamento umano e un’azione di ri-educazione. Un argomento gigantesco”. Con questo riferimento all’illuminista Beccaria, caro Matto, lei si è guadagnato l’anatema di quanti, chiudendo gli occhi, pensano che, maledicendolo, si possa cancellare un fenomeno così complesso quale l’illuminismo, come se non fosse storicamente esistito.
Il quinto comandamento è “buonista”? Siamo davvero al “mondo al contrario”…
L’articolo, sembra si sforzi di sminuire Bergoglio usando argomenti non centrati e legittimando una esecuzione capitale come giusta pena per analogo delitto. Sono d’accordo con lei, Enrico.
Caro Enrico, vorrei darle ragione completamente ma… Perchè, se non sbaglio, lei come tanti (anche cattolici) quasi umanizza Dio facendolo protettore di “ciò che siamo” (tipica espressione Bergogliana) ma solo come materia fonte di peccato, un Dio protettore della nostra materialità chiamata “vita materiale e terrena”. Mentre forse dimentica che questa vita è l’unico mezzo, lunga o breve, dolorosa o felice, per raggiungere una dimensione differente, eterna.
Quindi da un lato, Enrico, apprezzo la sua convinzione verissima che il Cristo, espressione umana dell’amore di Dio non possa desiderare la morte di un uomo, anche se peccatore. È famosa infatti la frase di Ezechiele che afferma che Dio non si compiace della morte dei peccatori ma che si convertano e vivano.
Però in un post dicevo, anche a riguardo di talune affermazioni di Adry1 (troppo intenta a dare addosso a me visto che Valtorta è morta e se fosse presente non si permetterebbe di avanzare dubbi su testi mai letti) su un Dio più omicida o stragista che amante della sua creatura. Anche lei dimentica o non sa che il Creatore non considera la vita come la intendiamo (e piace a) noi: tesi alla custodia materiale, preoccupati per le malattie e le fatiche, al nutrimento e alle comodità, e poi tesi al soddisfacimento dei bisogni intellettuali, ai film, all’egoismo, alle soddisfazioni umane… insomma ad un amore per noi stessi slegato dalla nostra essenza divina e soprattutto dimentichi di una vita oltre quella terrena. Dio invece ci vede come padre, anzi molto più: un “paparino” o abbà, quindi è tenero, che -se ci affidiamo- ci fornisce anche i beni materiali (per questo tutti i sacerdoti pienimdi vocazione lasciano fiduciosi lo stipendio per non seguire un falso papa) ma che ci ama cosi profondamente che alla ns. vita da un senso diverso, vero, originale: una importanza grande ma diversa dalla nostra tutta compresa di contingenze. Egli nutre e veste gratuitamente, ci da il centuplo quaggiù, prima dell’eternità e ci vede Suoi, Suoi, Suoi!! Ma non come siamo, sporcati dal peccato e riottosi al suo amore, ma come potremmo essere con la nostra buona volontà e ci vede nella nostra profondità spirituale, dotati di una anima immortale bella perchè Sua, data a noi. Per Dio la nostra mortalità, benchè vigilata e custodita da un Angelo superiore, donatoci per amore, assume nella dimensione fisica un valutazione meno essenziale e radicale, che per come la vediamo noi legati alla terra e alle sue calamità, legati al tempo e ai suoi insulti. Non vuol dire che se un uomo muoia Dio non ne soffra d’amore…: Gesù pianse per l’amico Lazzaro. Ricordiamo ancora che Gesù difese dalla lapidazione l’adultera ma non solo perchè non fosse lapidata, ma perchè costei potesse recedere dal suo peccato e vivere, innanzitutto con l’anima salva. In Gesù non cambia il valore che da come Dio alla nostra vita terrena; anche vivendo da uomo e sottoposto alla morte violenta del suo corpo, eppure Egli dette la sua “supervalutazione” all’anima e alla sua conservazione “in vita”. Egli difese se stesso dalle tentazioni del deserto col digiuno corporeo e, con la buona volontà, insegnò la via ma accettò il giudizio degli uomini, le loro leggi e …la sua morte.
Dio da enorme valore alla nostra salvezza e quindi teme per noi una vita eterna morta per i nostri peccati che quella terrena deperibile per qualsiasi altro motivo, mentre difficilmente gli uomini scelgono “la morte piuttosto dei peccati”… abbiamo un esempio in Maria Goretti o in Domenico Savio.
Da Valtorta:
[Parla Gesù]”Non vi dovete tanto preoccupare del male e della morte nel senso umano della parola, quanto del Male e della Morte nel senso soprannaturale, il più vero, perché la vostra attuale, è veste che si posa, la vostra attuale, è dimora che si lascia, ma oltre questo giorno vi attende un futuro in cui diverrete possessori
Signora, lei mi appare talmente terrorizzata dal Peccato che finisce per darle concretezza di forma umana ed amarlo. Proprio come certe vittime col suo Aguzzino.
Parla di immortalità dell’anima, di un’anima divina in ogni uomo e con questo suo autoconvincimento distribuisce il suo centellinato amore per l’Umanità. Ma dov’è l’amor di Dio in tutto ciò? Dov’è il suo “Amor Dei”?
Secondo me, stando a quello che scrive e SENZA QUINDI VOLER GIUDICARE CIÒ CHE LEI È NEL SUO SEGRETO, lei non educa ad alcuna Fiducia in Dio.
Anzi, dimostra che non ama per niente il Dio nel suo Mistero, ma solo per l’egocentrismo della sua personale salvezza eterna, convinta per di più di condividere con Lui la stessa immortalità divina.
Lei, penso, non sarebbe disposta per amore a venire all’inferno con me anche se l’immortalità, stando al suo convincimento, è comunque fuori discussione!
Attenta al Peccato del mondo: egocentrismo umano.
Io penso, anzi sono quasi sicuro, ne vadano segnati coloro che baciano i libri sacri e le dottrine ad hoc.
Signora, lei mi appare talmente terrorizzata dal Peccato che finisce per darle concretezza di forma umana ed amarlo[…]
Rolando perchè non pensa prima di parlare?
“Mio Dio mi pento con tutto il cuore dei miei peccati, li odio e li detesto come offesa alla vostra Maestà infinita”
Mi dispiace SIGNORA con tutto il cuore che debba pentirsi con tutto il cuore dei suoi peccati.
E se li odiava e li detestava così tanto pur essendo consapevole che offendevano la Maestà infinita e recavano sofferenza alla Maestà infinita del buon Dio, perché li ha fatti? Mi dispiace, non riesco a capire!
Si consoli Signora, Dio è Amore, la ha amata prima che lei amasse Lui. Noi umani possiamo sbagliare purtroppo!
Quanto a me, non ho mai inteso volontariamente ed intenzionalmente e con tutta la mia misera, cosciente cattiveria umana, dovuta purtroppo ai fastidi ed alle contrarietà e difficoltà e sofferenze della vita , non ho mai inteso, ripeto, offendere la Maestà infinita.
Me la son sempre presa con qualcosa di concreto e conosciuto hic et nunc. E poi mi sono pentito e chiesto perdono senza chiedermi se fosse un “diritto” averlo!
Bisogna essere privi di ragione, incoscienti, stupidi, ebeti per opporsi alla Maestà infinita. Cioè già perdonabili e perdonati. Cioè come dice bene la semantica della parola “per dono”, un dono perfetto. E ritorniamo da capo: questo dono-perfetto da perficio, is, perfeci, perfectum, perficere ( eseguire completamente, perfezionare), mi ha accompagnato fin da prima che io mi cogliessi un io esistente. E Lei Signora vorrebbe convincermi di un peccato così ignobile ed inesistente? Suvvia, veda lei, nel suo dotto dualismo da che parte stare e lo decida se ne è capace. Io sto con la Maestà infinita perché è la Maestà infinita che mi ha dato il più perfetto dei doni: il Suo Amore.
Cupio dissolvi et esse cum Infinita Majestate. Tanto per parafrasare uno che la Maestà infinita l’ha vista pure in un uomo.
Ah, SIGNORA dolcissima DI TUTTI I POPOLI, mi perdoni ancora una volta (non sette volte al giorno, ma settanta volte sette al giorno -e forse mi basta-) se mi sono riferito alla “Maestà infinita” usando pronomi personali che alludono al genere ed in ispecie quello maschile! È una scorrettezza dovuta alla limitatezza del linguaggio: neppure in questo ho mai inteso consapevolmente e volontariamente mancare di rispetto al Mistero della Maestà infinita.
“Anche se tuo padre e tua madre si dimenticassero di te, IO non mi dimenticherò di te”. Grazie.
Carissima,
i Dieci Comandamenti sono … comandamenti.
Se per ogni comandamento ci mettiamo dire “sì ,però” è la fine.
Seconda parte
di ciò che è vera vostra parte.”
Veniamo a Bergoglio… Bergoglio non avendo fede e non essendo Papa legittimo scimmiotta (come il Diavolo) la protezione materiale della vita di uomini piante e animali, agita i pugni pel benessere delle detenute di Venezia, dei diritti civili dei detenuti delle carceri… cibo, bevande, rispetto come esseri umani, celle comode, secondini amorevoli e tanto relax e passeggiate. Ma ha mai parlato ai ristretti di “anima”? Di recupero della dignità persa con i loro delitti, ha parlato giusta pena per saper scontare i danni morali? No! Dunque la pretesa abolizione della pena di morte per Bergoglio è solo un bluff che disconosce l’anima per salvare le comodità del fisico e avallare solo un carcere umano ecocompatibile con la fisiologia umana. È una presa per i fondelli, è l’inganno del Serpente. Facile la conquista della simpatia dei pervertiti e dei delinquenti, senza ricordare loro piuttosto la conquista della salvezza.
Se lei, caro Enrico, legge l’Evangelium Vitae si rende conto che Giovanni Paolo II, pur rispettando le leggi degli Stati, respingeva nettamente l’esecuzioni mortali in carcere, poichè non favoriscono il pentimento e la riabilitazione morale dei condannati, nè sono necessarie assolutamente per impedire altri delitti.
Bergoglio non ha abolito la pena di morte in nessuna Nazione, intendiamoci, ha eliminato il senso dottrinale di vedere la vita umana, relegandola a un corpo e alle sue esigenze fisiologiche e, abolendo l’art.2267 del CCC, sapeva di andare contro a ciò che fino ad oggi la Chiesa ha realizzato e desiderato perseguire in primis: la salvezza dell’anima, senza escludere una vita rinnovata in dignità morale, oltre quella materiale.
“2267. L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude[va], supposto il pieno accertamento dell’identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando -questa fosse l’unica via praticabile- per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani.”
Parliamoci chiaro per la nostra religione un peccatore (impenitente, intendiamoci) è già bellemmorto e nella Geenna… cosa importa se campi qualche anno in più? La sua vita di penitenza e di umiliazione deve soprattutto servire per il pentimento e la conversione.
Dunque ricapitolando la pena di morte non ha un senso in questi nostri tempi, con i mezzi coercitivi e supercarceri, per impedire ulteriori delitti. Benedetto stesso, artefice del Catechismo della Chiesa Cattolica, non mutò l’indirizzo voluto da G.P. II. nel rispetto delle leggi civili e della sovranità degli stati. Non gridò mai all’ingiustizia come fa ipocritamente Bergoglio, ma mitigando la giustizia dalla pena di morte.
La Chiesa daltronde e il 5 comandamento salvaguardano e proibiscono la morte di innocenti e non contemplano la morte dei colpevoli, se non nel senso succitato di salvezza spirituale. Ma questo è un discorso lungo…
Gentile Signora,
come al solito cade in equivoco. Io non mi permetto di dare addosso a lei: mi permetto di controbattere la sua convinzione che il Vangelo- extra-large- della povera Valtorta costituisca il V Vangelo e che, come tale, vada a smentire
quelli precedenti solo perchè abbonda di accattivanti gossip da dietro le quinte- anch’esse, peraltro, dipinte ad arte-.
Quanto al modo in cui si esplicherebbe la giustizia divina sulla terra, che avrebbe l’unico intento di redimere- già in vita- il peccatore dai propri peccati attraverso la sofferenza- meritata- e la morte- altrettanto meritata-, io mi pongo il problema della sofferenza e della morte di tanti piccolissimi innocenti colpiti da atroci malattie. Lei non se lo pone?
“Dalla letizia mitica all’afflizione storica”.
E’ il titolo di un mio articolo che per ora è in frigo.
Caro Enrico,
spero non in freezer.
😄
“Dalla letizia mitica all’afflizione storica”.
Davvero interessante perché avrò la possibilità di confrontarlo col noto pensiero ratzingeriano che equiparava la mitica letizia di un Catullo pagano e di tutto il suo mondo a perenne afflizione (e con tanto di spudorate citazioni) e l’avvento della dottrina cristiana come garanzia di sicura letizia storica!
Per questo motivo, da quel momento che ho sentito dalla sua viva voce sì inaudita fesseria, da allora l’ho, non dico odiato, ma compatito come superbia personificata. Povero pastore tedesco!
Fa presto. Ciao.
In dirittura d’arrivo ce n’è prima un altro che il signor Marco dovrebbe aver tirato fuori dal frigo 🤩
Intanto, da afflitto, lo sto rifinendo 😅
Non è così, non ci frega Adry: se lei parla di libri -mai aperti e letti a fondo- esprime opinioni senza basi e, più insiste, più fa brutta figura.
Quanto alla malattia dei piccoli innocenti lei si pone un mistero irresolvibile. La sofferenza o la morte prematura di costoro ha certo un fine difficile da comprendere: può essere la salvezza dei genitori, o quella di chi si pone attonito di fronte al mistero, come lei. La fede aiuta per contenere il dolore e a evitare una ribellione o l’odio vs. Dio.
Il cielo è la nostra meta e questa comunque è la cosa più importante, non capire “perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie – oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie e i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.”
Adriana cara, cerchi il Signore, mentre si fa trovare, lo
invochi, mentre è vicino.
Signora e Sorella carissima,
mi conceda di affermare quanto segue per esperienza personalissima, quindi senza volerla riferire come punto fermo di riferimento (a ognuno il suo!):
per me, il tempo del meccanismo – meccanismo! – delle domande e delle risposte è finito da un pezzo. Ogni risposta, proprio in quanto tale non è che un tentativo che, in fine, non risponde a niente. Le risposte “inconfutabili” le dice e le scrive chi … non sa che rispondere.
Mi restano le domande: le sole che, parlo sempre per me, lasciano aperto il circuito vitale dell’anima, che non può accontentarsi di quelle che alla lunga diventano rispostine trite e ritrite.
La vita non un mosaico con ogni tassello al posto giusto.
La vita è il Mistero che tiene viva l’anima, e per essa che si affaccia ognora sull’Infinito, non c’è alcuna risposta esaustiva, ma solo balbettamenti.
Il Mistero non può essere imprigionato nelle parole (come insegna la Poesia).
Un cordiale saluto.
@ al caro fratello un po’ matto.
“Mi restano le domande: le sole che […] lasciano aperto il circuito vitale dell’anima, ”
Chi non si accontenta di quello che possono dare le risposte degli uomini domandi più in alto.
Il problema nasce quando le risposte non convengono o non si attagliano alle nostre scelte. Siamo molto piccoli e limitati, anche nella memoria evidentemente se non ci ricordiamo di esserlo: giusto porsi e fare domande: si vive scoprendo la vita in itinere ma le risposte non possono compiacere obbligatoriamente i nostri desiderata, occorre talvolta chinare il capo al mistero o peggio ancora alla sconfitta delle nostre idee.
Caro IL MATTO, sono d’accordissimo: non restano che domande. Esse se sono chiaramente poste, non possono che suscitare altre domande. Nella speranza di possedere, come un valore venale che ci fa Padroni Potenti ed Autoritari infallibilei, la senza-dimenticanza, cioè la verità!
Siamo qui come persone che cercano di scoprire e come scopritori che cercano di capire, per dirla col filosofo romantico Agostino.
E ciò per meglio consolare di fronte all’abbraccio con la Morte per alcuni, per entusiasmo di “patendo conoscere” per altri.
Cara Signora,
perchè premette che ci troviamo di fronte ad un mistero
per poi dargli spiegazioni aberranti?
Aberranti perchè lei ritorna alla concezione di un Dio
crudele che esige la tortura fino alla morte di vittime innocenti che gli verrebbero offerte(?) o che Egli rapirebbe (?) per concedere ad anime altrui- comprese quelle dei genitori delle vittime- di non andare all’inferno (dopo morti i loro relativi corpi)…la salvezza eterna di alcuni pagata con l’omicidio dei più fragili.
Che differenza ci sarebbe tra questo Dio e il cosiddetto Moloch? Ma, soprattutto, dove sarebbe riconoscibile l’amore del dio d’Amore? E’ proprio indispensabile affibiarGli questa ulteriore, sadica coazione a ripetere?
Gentile Signora,
quel “ci” è un plurale maiestatico? 🤗;
“Fregare”, “Romper le togne”, fanno parte del lessico
ecclesiologico-dogmatico? 🥴
Si impara ogni giorno qualcosa di nuovo…e io sono sempre curiosa di apprendere. 😊
Cara la SIGNORA DI TUTTI I POPOLI, secondo il mio peccaminoso parere, dovrebbe meditare molto più profondamente prima di scrivere:
“La fede aiuta per contenere il dolore e a evitare una ribellione o l’odio vs. Dio.”
La fede, la fiducia, quel sentimento che è in ogni uomo di fronte al “senso” della propria vita.
Questo sentimento che non va confuso con ciò in cui si crede e che accomuna tutta l’umanità pur credendo ognuno in dottrine diverse.
Mi sembra che proprio san Paolo, il vero fondatore del cristianesimo occidentale, lo insegni con la massima chiarezza, decapitando ogni credo dottrinale personale ed istituzionale, quando in un impeto di follia, quasi irrazionale e posseduto dal dio (alias entusiasmo) scrive ed insegna: “L’Amore tutto copre, tutto crede, tutto spera e tutto osa”. Non è fiducia, non è fede questa?
Se poi, come sempre sostengo, meditando l’insegnamento del grande mistico cattolico Meister Eckhart, che nessuno ama Dio per Dio, ma per il più “perfetto” degli egocentrismi umani per la sopravvivenza e sopravvivenza felice con un dipinto di felicità oltre la visione beatifica du Dio nel vedere le sofferenze dei dannati, come testualmente insegna Tommaso d’Aquino, il dottore angelico, lei che mi dice?
Corrige: non dipinto, ma un di più di felicità.
Adriana 1 carissima, ciao. Il V vangelo è quello di Daniel Boyarin sulle origini del cristianesimo.
“2. E, in quell’ora questo Figlio dell’uomo fu nominato presso il Signore degli Spiriti e il suo nome era al cospetto del Capo dei Giorni” (Enoch 48).
“Noi vediamo nella fede relativa all’υιὸς θεοῦ l’unica premessa pagana veramente determinante del pensiero paolino. Tutto ciò che con esso ha un rapporto è estraneo alla tradizione giudaica e conduce verso concezioni pagane del tempo” ( Erlangen H.J. Schoeps).
Quello della Valtorta è solo il V romanzo della Chiesa Romana non più cattolica che ha semplicemente avuto il consenso secondo le leggi canoniche. Rivelazione privata.
Bellissime immagini del mistero del cervello umano!
C’è lo schizzo trapezoidale del calvario.
La “foto” della dimora di Lazzaro (che ha dovuto morire due volte!!!) a Betania. La “foto” della casa di abitazione di Elisabetta e marito sacerdote. C’è perfino la “foto” di parte dell’interno della sinagoga di Cafarnao!
Ecc…ecc…
È un romanzo storico: dimostra la concretezza del Credo romano!
Tutto è possibile all’uomo di ciò che gli è possibile. Ma è saggio non fidarsi. L’uomo osa!
Semper audere!
Caro Rolando,
mi sembra che Boyarin, nel suo settore, operi confermando gli studi di numerosi filologi e storici che si occupano del medesimo argomento.
A proposito di “parole artistiche” conosci l’apologo (fantastico, fantasioso e fin troppo umano) di Oscar Wilde concernente la “rimpatriata” di Gesù a Nazareth e le reazioni di maschi e femmine da Lui beneficiati, Lazzaro compreso?
E menomale che all’epoca di Valtorta non c’erano ancora i selfie!
Caro Rolando,
che significa: ” ha avuto il consenso dalle leggi canoniche”? Nel vecchio elenco dei libri “non expediti”
( insomma: disapprovati ) pare che il consenso non ci sia stato e, seppure non esista più il S. Uffizio, persista il rifiuto morale dell’accettazione dell’opera- come notò lo stesso Ratzinger.-
Oppure ritieni appropriato al ventre del “pachiderma dogmatico” ( cit. Matto ), aduso alla “reificazione” dei concetti, anche il sapore di questa moderna locuzione privata?
Cara Adriana1, certo, ti confermo che non c’è alcun consenso ufficiale circa la pubblicazione delle fantasie della Valtorta. Ho sempre sostenuto che l’argomento mi ha molto attratto per il solo suo aspetto fantastico; per quanto possa produrre un cervello di pensiero come immagine. Grazie per l’altra informazione del grande Oscar Wilde.
Il Gesù “cristiano” altro non è che la realizzazione della mitica profezia del Prometeo incatenato di Eschilo ( versi 764ss) in cui il Dio Padre Zeus, tiranno, sarebbe in seguito stato scalzato, detronizzato per opera del Figlio concepito in ‘nozze di cui avrà a dolersi’ “.
Rolando è bello vedere come la sua conoscenza spazi e intervenga nelle cose e argomenti di tutti i giorni . Come è amaro vedere che -non sempre ma spesso- lei equivochi, capisca il contrario, estrapoli ciò che non si intende, veda lucciole per lanterne, prenda fischi per fiaschi e arrivi capovolgere la verità e, ancor più spesso, a dir pericolose sciocchezze.
Ma come può diletta SIGNORA DI TUTTI I POPOLI asserire che io “estrapoli ciò che non si intende” ( sue testuali parole) e poi lei stessa asserisca che “ciò che non si intende” lei lo intende lucciole o lanterne?
Il colmo dei colmi poi è che lei “sappia” che io capovolgo la verità e per di più scritta con la v minuscola: meno male!
Già lei è un mistero della Fede! Quella teologale! Grazie. Grazie. Grazie.
SIGNORA DI TUTTI I POPOLI le aggiungerei un ulteriore titolo onorifico: SIGNORA DI TUTTI I POPOLI E DI TUTTI GLI ARTISTI per via delle “pericolose sciocchezze”.
La pennellata “pericolose” è un tocco di genio.
SIGNORA DI TUTTI I POPOLI amatissima, vorrei esternarle un’ulteriore pericolosa sciocchezza. Tutto dipende da come “usa” il suo Dio, il vangelo del suo Dio per TUTTI I POPOLI.
Matteo Ricci (ho meditato profondamente appoggiato alla sua tomba) pensava che IL SIGNORE DEL CIELO di quella gente fosse una buona esca per la “cattolicità” della chiesa apostolica romana.
Non faccia l’errore di pensare che sia il romanzo della buona Valtorta a difendere ed illustrare il Depositum!
Comunque invochiamo la Maestà infinita!
E soprattutto mi prometta di non parlar male di papa Francesco. Anche questa richiesta vuole essere una mia preghiera per lui. Una speranza.
Io so che la donna è buona quando è buona.
Caro Rolando, c’è un mainstream1 e un mainstream2. Entrambi offrono il vantaggio di evitare quello che è evidentemente ritenuto un inutile consumo delle proprie sinapsi, quasi a preservarle da possibili ed assai temute ed imbarazzanti moltiplicazioni (non sia mai!!)
https://www.ilfoglio.it/chiesa/2024/05/14/news/il-papa-e-meno-cool-quando-il-suo-essere-anti-mainstream-non-e-spendibile-6539346/
Caro Balqis. Uno. Due.
TRE: non si danno inutili consumi delle proprie sinapsi.
Anzi! O si centra il bersaglio o lo sbagli: ma sbagliando ( inutili consumi) prima o poi centri.
E cosa centri? Nè Uno, né Due.
C’è un solo caso in cui il Pontefice mantiene il munus, ma rinuncia al ministerium: il caso di sede impedita.
Ormai lo sanno anche i sassi, ma chi commenta gli atti (recente l’ultimo) evita accuratamente di parlarne.
Benedetto XVI fu costretto a questo.
Il Conclave 2013 non fu regolare. Francesco è illegittimo.
Inutile scandalizzarsi di qualsiasi cosa pensi, dica o faccia.
Il problema è a monte. Dal 31/12/2022 siamo senza Papa.
Mi son gnoranto ma il 31/12/2022 cosa è successo?
…alla ricerca della trave (degli altri) perduta.
Ma che c’azzecca??
Per alcuni ossessionati finirà che, quando gli chiedono “che ore sono”, attaccheranno con la tiritera del munus e del ministerium imparata sui Bignami video.