Sul Modo Virtuoso di Ricevere l’Eucarestia. Il Nocciolo della Questione: Adorare (Parte Prima).

2 Maggio 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato dal sito degli Alleati dell’Eucarestia e del Vangelo, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e condivisione.

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SUL MODO VIRTUOSO DI RICEVERE L’EUCARESTIA. Il nocciolo della questione: adorare.
(prima parte)
elevazione

a cura di Veronica Cireneo e Mauro Bonaita

Il cattolico non può essere un ignorante: deve studiare e conoscere i cardini della Sua fede. Specie in questi tempi di disordine morale e confusione spirituale.
Riportiamo qui di seguito lo studio e le riflessioni del nostro Ruggero Stefano, un Alleato della provincia di Milano, che ha avuto la gentilezza di condividere con noi i frutti del suo approfondimento sul modo più corretto di fare la Santa Comunione.

Il lavoro consta di tre parti, che pubblicheremo su questo blog, in tre volte consecutive, a distanza di qualche giorno l’una, dall’altra.
Contiene, oltre alle riflessioni personali, i riferimenti giuridici e le normative – che invitiamo i lettori a salvare sul proprio dispositivo e a stampare, giacché potrebbero rivelarsi loro utili – sul diritto dei fedeli di ricevere la Comunione in ginocchio e in bocca, modo, il più virtuoso, spesso osteggiato, ridicolizzato o vietato.

Grazie per l’attenzione e buona, edificante lettura…

* * *

Il nocciolo della questione eucaristica è l’Adorazione del Signore Gesù Cristo e sono felice di poter “rendere ragione della speranza in me” (1Pt 3,15) con cui cerco di viverla.

Nella Chiesa cattolica le Specie Consacrate del Pane (Ostia) e del Vino (Sangue) sono normalmente ricevibili dai fedeli durante la santa Messa.

L’Ostia consacrata riceve la stessa adorazione (latría) dovuta a Dio in quanto Essa è la Presenza Reale di Cristo.

Il Santo Sacramento resta poi custodito nel Tabernacolo, visitabile devotamente e può essere pubblicamente esposto dal sacerdote nell’Ostensorio, per l’Adorazione Eucaristica.

La Chiesa ammette la ricezione dell’Ostia (il significato della parola è “vittima”, quindi si tratta di un sacrificio e non della portata di una cena) sulla lingua o sulle mani.

Ma quando si diventa consapevoli di ricevere Gesù-vittima, secondo la volontà con cui nell’Ultima Cena il Signore operò i gesti come anticipazione della Sua Crocifissione, Agnello di Dio che prende su di Sé i peccati del mondo (anche il mio!), quella di mettermi in ginocchio davanti alla Sua divinità e al Suo Sacrificio patito anche per i miei peccati è il minimo sindacale come atteggiamento, frutto di tale presa di coscienza.

Egli, il Creatore e io la creatura.
Egli, il Salvatore e io il salvato.
Egli nella Sua eternità e io nella mia finitudine sto adorando Dio, mentre si lascia mangiare!

L’inginocchiarsi esprime sapienza ed è l’ennesimo dono di Grazia ricevuto da Dio.

Inginocchiarsi…

Non si tratta di una mera questione di “evoluzione” di una modalità liturgica: è la freschezza attuale di quel che succede sul Calvario e che vivo proprio in quel momento con consapevolezza.

Sarebbe davvero bello se le parrocchie mettessero a disposizione l’inginocchiatoio per i fedeli che desiderano accostarsi in questo modo al santo Sacramento: renderebbe meno “strani” coloro che comunque si inginocchiano, spesso a terra.
Sono il buon senso e la giustizia a suggerirlo.

Se una persona vuol fare la santa Comunione in ginocchio ha pieno diritto di farLa così e il sacerdote non può rimproverarlo, ridicolizzarlo o vietarglielo.

È la Chiesa stessa che lo permette. “Gesù Cristo è Signore! A Gloria di Dio Padre!” Amen
Anche per quella post-conciliare è lecito e buono, non essendo mai stato abrogato il modo più virtuoso di ricevere l’Eucarestia: in ginocchio e in bocca.

Se è vero che l’inginocchiarsi esprime Sapienza e la Sapienza è un dono di Grazia, allora se ne deve desumere che un fedele che si accosta alla Santa Comunione in piedi, senza spirito di adorazione, sia fuori dallo stato di Grazia, specie quando non rispetta tutte le precauzioni del Caso. A volte addirittura trafugando l’Ostia, anziché consumarLa immediatamente. I motivi demoniaci ci sono noti.
Egli, quindi, rischia di bere e di mangiare la propria condanna.

(1 Cor 11-27-29) Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.

La Chiesa lascia al fedele e non al sacerdote la possibilità di scegliere il modo.Come del resto lascia ai fedeli il diritto di ricevere il SS.mo Sacramento in bocca o sulla mano, e per ricevere la Comunione in mano non vi devono essere rischi o pericoli di profanazione.

Normativa basilare:

A. REDEMPTIONIS SACRAMENTUM

92. Benché ogni fedele abbia sempre il diritto di ricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca, [178] se un comunicando, nelle regioni in cui la Conferenza dei Vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il Sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia. Si badi, tuttavia, con particolare attenzione che il comunicando assuma subito l’ostia davanti al ministro, di modo che nessuno si allontani portando in mano le specie eucaristiche. Se c’è pericolo di profanazione, non sia distribuita la santa Comunione sulla mano dei fedeli. [179]

B. ORDINAMENTO GENERALE DEL MESSALE ROMANO

161. Se la Comunione si fa sotto la sola specie del pane, il sacerdote, eleva alquanto l’ostia e la presenta a ciascuno dicendo: Il Corpo di Cristo. Il comunicando risponde: Amen, e riceve il sacramento in bocca o, nei luoghi in cui è stato permesso, sulla mano, come preferisce. Il comunicando appena ha ricevuto l’ostia sacra, la consuma totalmente.

In definitiva l’Adorazione in spirito e verità (Gv 4,23-24) non è un vezzo o la “lettera” di una fredda disputa normativa: c’è molto di più da considerare: l’anima!

Esteriormente ognuno può vederci quel che gli pare: se c’è chi resta infastidito da un fedele che si inginocchia a mani giunte davanti all’Ostia, dovrebbe dare lui personalmente un nome a questo suo fastidio.

Nessuno potrà mai convincere a rigor di logica che c’è qualcosa di sbagliato nell’Adorare l’Eucaristia, nonostante il contesto desacralizzante come quello odierno, in cui l’enfasi “appiattente” sull’umano ha un po’ oscurato (e in quale circostanza!) la Presenza Reale del divino.

Rinchiudere in un giudizio di “devozionismo”, di “esibizionismo” o di “fanatismo” questa sensibilità al rispetto e alla giusta devozione a Dio, sarebbe altrettanto imprudente e temerario del ritenere, all’opposto, privo di fede chiunque riceva il santo Sacramento in modo diverso da quello qui reputato il più confacente alla Fede e alla Celebrazione del Santo Sacrificio.

Sarà piuttosto il venir meno di un ingiustificato ostracismo verso la forma più devota a favorire la condivisione di una sensibilità eucaristica adeguata, educando i fedeli ancora inconsapevoli dell’Assolutamente Tutto Presente in mezzo a noi.

Viceversa, l’ostacolare o il criticare l’ Adorazione finisce con il complicare tutto, come hanno fatto degenerare lo spirito della fede le cervellotiche misure adottate per la pandemia, che hanno alimentato assurde (anche da un punto di vista scientifico) paure, aggiungendo, non bastanti quelli già esistenti, ulteriori pregiudizi e scuse per “banalizzare” la ricezione del Sacramento e Dio Stesso. Miserere

(fine della prima parte)

Ruggero Stefano – Milano

Mercoledì 1 maggio 2024

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