Ateismo Ecclesiastico. Purtroppo non Esiste un “Fedometro”…R.S.

1 Maggio 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, l’articolo di Joachim Heimerl ha stimolato la riflessione di un amico fedele del nostro sito, R.S., che ringraziamo di cuore. Buona lettura e condivisione.

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Lo spinoso argomento dell’ateismo ecclesiastico è poco indagato, ma lo meriterebbe.
Nessuno di noi possiede un fedometro con il quale misurare l’intimità del rapporto con Dio e questo è ancor più aleatorio (sconsigliabile) in altri da noi stessi.
Se la fede (come l’amore) non si misura, non di meno esistono degli indicatori che fanno dire, ad esempio, che una coppia sta bene insieme oppure no.
Ogni uomo è un chiamato e la risposta alla vocazione è visibile pur riservando insondabili segreti per gli estranei.
In certe vite ecclesiastiche purtroppo, lungi dal trasparire l’entusiasmo e il trasporto contagiosi che attraggono a farsene trascinare, serpeggia un malcelato scetticismo in materia di fede, per non dire quasi un fastidio, che viene ricoperto di interessi disorientati dal trascendente e dallo spirituale. Quando non sono interessi meramente materiali, non vanno oltre la morale e la psicologia.
E’ vero che il vangelo offre spunti altissimi per affrontare le tante sfaccettature del vivere, ma non è un caso se raramente si sente parlare di vita eterna, ma di questa vita qui, nel presente.
Eppure Gesù è molto esplicito circa il Regno che non è di questo mondo e del posto che è andato a prepararci. Come mai allora una vocazione che ha scelto di dedicare tutta la vita a questo annuncio può diventare quasi insensibile al tema? Perché ragiona come il mondo?
E’ chiaro che non basta restare dentro un’apparenza di normalità per dire sana la relazione: da separati in casa non si vive un matrimonio!
Dato che la bontà dell’albero si riconosce dai frutti, l’attuale stagione ecclesiale testimonia di una pianta abbastanza ammalata di tristezza. Non perché ci sia la tribolazione (che di per sé non impedisce la gioia), ma perché manca l’amore (lì di gioia non può essercene).
E’ vero: i tempi sono tristi, specialmente nel mondo occidentale, privi di fede soprannaturale, ripiegata al più in una fede nel progresso umano e nelle “riforme”. Tanta previdenza, poca Provvidenza, tanto impegno, politica e potere, ma poca Grazia.
La metafora del sale che perde sapore è perfetta.
O anche del tiepido vomitevole…
Non è che non si creda più a niente, ma non si crede a ciò che è trascendente, evaporato nell’interesse per l’ambiente, il dialogo e i diritti umani. Tutte cose che di per sé non sono male, ma lo diventano se scalzano dal centro la fede cristiana per farne un soprammobile.
E’ un disinteresse che a volte sconfina nell’odio ed è interno alla compagine ecclesiale: non è nemmeno imposto da qualche tiranno cattivo, perché basta e avanza chi spinge da dentro.
Benedetto XVI lo disse apertamente (a Fatima: forse alludendo al terzo segreto?): «La più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa».
Non sorprende che la liturgia coincida con la maggior lente di ingrandimento del disagio, della tracotanza e dell’apostasia di fatto, anche non dichiarata, ma manifestata nell’incuria e negli occhi spenti di un celebrare senza lo Sposo.

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24 commenti

  • R.S. ha detto:

    L’uomo ha sempre contemplato il cielo credendosi al centro dell’universo. Così ha pensato anche del sole rispetto alla terra per molti secoli. Pur ricevendo la divina rivelazione abbiamo fatto fatica a toglierci da quel centro, anche perché fino a pochi secoli or sono mancavano anche gli strumenti per esplorare.

    E’ doveroso constatare che l’umanità viveva sulla terra prima di sapere di essere l’abitante di un granellino di universo che gira attorno al suo sole e vive ancora sullo stesso granellino anche dopo aver capito la “novità”.

    Come esce l’umanità da una condizione marginale e confinata nella polvere cosmica che impedisce la vista della Luce nella sua realtà? Come si risale dopo esserci rinchiusi in un orticello, avendo perduto la libera fruizione del giardino dell’Eden?

    Bisogna che Qualcuno faccia da porta e la apra e poi bisogna scegliere di entrare per quella porta (stretta). In Cristo, l’Agnello, Dio ha disposto il necessario.

    Questo per provare a ricentrarci anche spiritualmente nello stesso corpo che abbiamo, avendo al centro Cristo, creatore e re dell’universo, e non noi, o quel che con quelli come noi possiamo istituire, anche in ambito religioso, tenendo ancora l’uomo al centro.

    Per ragionare nell’eternità e non solo nel tempo.

    Essere ad immagine e somiglianza di Dio dovrebbe risolversi nella consapevolezza di non confondere né l’immagine né la somiglianza con l’Originale, accontentandosi di rendere al meglio il paragone e di poterlo fare per Grazia, ricevendone la facoltà da Colui che chiama a fare comunione: spiritualmente questa “divinizzazione” si attua nella santificazione.

    Viceversa con l’uomo al centro, anche in un’esperienza ecclesiale, inevitabilmente diventa periferico Dio.
    La sedicente neochiesa ama dedicarsi alle “periferie esistenziali” in cui ritiene di declinare una misericordia patinata di divino, agita da uomini con il culto dell’uomo.

    Qualcuno ha scritto che Dio, il re, l’hanno detronizzato: semplicemente basta pensare (o essere indotti a farlo da un astutissimo baro) che il sole e la luna siano l’illuminazione, la creazione la casa e noi quelli che pigiano i bottoni. Con un cardinale elettricista non si paga nemmeno la bolletta perché ci si attacca alla rete.

    Domanda: ma l’ENEL non dice niente? L’ENEL c’è?
    L’Eterno Nome Eminentemente Longanime?

    • Rolando ha detto:

      Bisogna che Qualcuno faccia da porta….
      Per ragionare nell’eternità….
      E sì! L’istinto di conservazione, di fronte all’incapacità di concettualizzazione della realtà della morte, porta l’uomo ad inventare tutte le fantasie inimmaginabili e possibili. E cerca di tradurle in una speranzosa concretezza pratica rassicurante per numero di credenti in un conflitto continuo di dottrine e storie di rivelazioni divine. Eppure Tutto è un solo ineffabile Mistero. Dimenticanza per il limitato, seppur misterioso cervello umano.

  • Esdra ha detto:

    La chiesa aperta al mondo di fatto propone la religio instrumentum regni. È una agenzia di propaganda dell’ideologia illuministica. In essa si verifica il ribaltamento dell’antropologia cattolica e il conseguente appiattimento sull’ homo aeconomicus.
    La negazione del diritto naturale, della morale naturale e della conoscibilità della realtà, oltre che della dimostrabilità razionale dell’esistenza di Dio, rende possibile l’affermazione del volontarismo irrazionale da cui discendono le ideologie contemporanee: femminismo, genderismo, ecologismo, che dovendo combattere contro tutte le leggi naturali, la logica e il buonsenso generano un regime totalitario in cui è intollerabile il dissenso da queste verità imposte ma che hanno basi fragilissime. Pertanto la liturgia con le sorelle, e il non abbandonarci richiesto a Dio cerca di modificare il modo di pensare e di agire dell’uomo in modo che sia meglio sottomesso alle verità del potente di turno. Anche perché la liturgia della Parola è stata già stravolta in sessanta anni di traduzione ispirata all’antropologia luterana, alla visione storicista, esistenzialista , e si è passati dall’esegesi all’ermeneutica. Senza chiedere il parere allo Spirito Santo, l’autore .

    • Rolando ha detto:

      Senza il “fatto” antropologico neppure Dio avrebbe potuto farsi uomo. Per questo Filone alessandrino scrive delle due massime empietà: che un uomo si faccia Dio e che il Dio si faccia un uomo. E molto prima di qualsiasi evangelo cristiano scritto.
      E la prima di queste due espressioni in greco della koinè è passata tale e quale nel vangelo di Gv. O come una delle “molte false accuse” o come una delle irrilevanti per gli scopi del pratico e crudele Pilato.

  • Balqis ha detto:

    La tristezza. Un articolo che è una fotografia. Anche se, tra quelli che Lei ha scritto ne preferisco altri, che ho letto e riletto, Non vorrei che la tristezza la pervadesse, proprio lei che ha risorse interiori che io non posso che invidiare. Quanto al “fedometro”, sarei cauta (ma anche lei lo è): ci sono già troppi fanatismi! E poi, come dimostra questo blog, i percorsi di ciascuno sono profondamente diversi. Le auguro una buina giornata.

    • R.S. ha detto:

      Grazie dell’appunto, non volevo trasmettere tristezza.
      Amarezza sì: le nozze dell’Agnello compiranno i tempi, ora stiamo ancora vivendo il sacrificio del Golgotha.
      La Santa Messa vede i credenti lì con il Signore, che è sacerdote, altare e vittima. Trasformare questo incontro in riunione, mensa, concerto o comizio stride un po’.

      • Balqis ha detto:

        Dopotutto, la tristezza può essere feconda. Purché non si tramuti in rabbia (ma non è il suo caso). La felicità perenne è una bugia ed è pure stupida. La ringrazio ancora di questi dialoghi.

  • Esdra ha detto:

    La chiesa aperta al mondo di fatto propone la religio instrumentum regni. È una agenzia di propaganda dell’ideologia illuministica. In essa si verifica il ribaltamento dell’antropologia cattolica e il conseguente appiattimento sull’ homo aeconomicus.
    La negazione del diritto naturale, della morale naturale e della conoscibilità della realtà, oltre che della dimostrabilità razionale dell’esistenza di Dio, rende possibile l’affermazione del volontarismo irrazionale da cui discendono le ideologie contemporanee: femminismo, genderismo, ecologismo, che dovendo combattere contro tutte le leggi naturali, la logica e il buonsenso generano un regime totalitario in cui è intollerabile il dissenso da queste verità imposte ma che hanno basi fragilissime. Pertanto la liturgia con le sorelle, e il non abbandonarci richiesto a Dio cerca di modificare il modo di pensare e di agire dell’uomo in modo che sia meglio sottomesso alle verità del potente di turno.

    • Rolando ha detto:

      Esdra caro, non essere come l’Esdra ispirato di 10,3! Cioè la negazione del diritto naturale, della morale naturale, della conoscibilità della realtà, come tu elenchi, ma a causa proprio del tuo Dio Dittatore!
      Meditiamo le parole dell’Angelico piuttosto!
      “Visus, tactus, gustus in te fallitur sed auditu solo tuto creditur; credo quidquid dixit Dei filius: nihil hoc verbo veritatis verius”.
      Se questo insegnamento vale riguardo la presenza reale, non disgiunta dalla Divinità, di un corpo umano-pane, quello di un preciso Gesù storico realmente esistito; ancor di più ci dovrebbe illuminare circa la relazione dell’umano col divino.
      Cioè non mescolare i campi, non fare una velenosa frittata, cara alla Dittatura del Potere umano.
      Tu parli di negazione del diritto naturale, ecc… Ma quali diritti l’uomo può “reclamare” dalla Natura? Dimmene solo uno!
      L’unica cosa saggia che “puo” (più che “deve”) fare è da sempre riassunto nella regola aurea che scaturisce per Natura dall’uomo stesso: Non fare all’altro uomo ciò che non vorresti facesse a te!
      Limitati quindi al “credo quidquid dixit Dei filius” a te.
      Sii contento assai se hai fiducia che: “nihil hoc verbo veritatis verius”. La controparte non ti chiede Amore, ma rispetto e libertà nelle scelte umane. Col Dio predicato dalle dottrine degli uomini e con le parole messe in bocca da altri uomini ad un Figlio di Dio, la Storia non è stata e non è bella.
      Ovvio, dirai, c’è il Peccato. Certamente, finché AT documenta pure di un Esdra che, ispirato, vuol insegnare il “suo rivelato” diritto naturale.

      • Esdra ha detto:

        I Comandamenti servono a ricordare all’uomo il diritto naturale. Ai bambini piace salire sugli scivoli al contrario per sentirsi padroni dell’oggetto e perchè vogliono andare oltre l’ovvia modalità di gioco. A volte ruzzolano gambe all’aria , così è pure per le Società umane che negano i limiti ed i fondamenti dell’agire umano. Gli scivoli sono stati fatti per essere sicuri, usandoli nel modo corretto, così come Dio ha stabilito leggi naturali che vanno rispettate senza farsi illusioni di essere più sapienti di Lui.

        • Rolando ha detto:

          Il campione, l’eroe, non conosce questi limiti, ne sfida di ben più ardui e rischiosi. Il suo ethos non conosce limiti.
          Sa che dalla Natura non può pretendere alcun diritto.
          Gesù ebreo ne è un esempio perfetto. Caduto nelle mani dei Romani, con o senza la irrilevante complicità dei collaborazionisti sadducei ricchi e religiosamente potenti, sfidò la croce, il nefando supplizio, di cui era ben concretamente conscio de visu durante la sua vita tanto da avvisare che chi voleva essere suo partigiano doveva aver il coraggio di assumersi tale rischio giorno per giorno. E finito in croce, non si arrende ancora: prima di esalare l’ultimo respiro, estrasse da sé tutte le forze rimaste convogliandole in un grido secondo la sua profonda fiducia nel versetto 35 del salmo 78: ” E ricordavano [i figli di Israele] che ELOHIM il grido loro e EL ELYON il riscattante loro “.
          Ma rimase vittima eroica del suo popolo. In seguito una favolistica ridda di interessi e bisogni vari, supportati da culture varie, ne fece un Dio. Quello stesso da lui invocato con tutte le sue forze da eroe. Ma Dio è Cattolico. Pensarlo è un’eroica avventura. Leggerlo nelle dottrine è da sfatigati saprofiti! Anzi, crudeli alla Esdra: quello biblico s’intende. Tu mi sei simpatico perché non mi hai ancora elencato un solo diritto che abbiamo diritto come uomini di pretendere dalla Natura.

  • Carlo ha detto:

    Come potrebbero avere la Fede cattolica i membri dell’anti chiesa bergogliana?

    • Rolando ha detto:

      Come possano non te lo so dire (misterium fidei), ma sicuramente sono sulla Via Cattolica della Città Umana.

  • E.A. ha detto:

    Pur nell’importanza di ogni “mea” e “tua” culpa, ritengo comunque un bene, direi una grazia, per un credente, prendere visione/coscienza di un “emerso”, per così lungo tempo latente, derivante dalla propria “condizione” e da quella di chi spesso era preposto, aveva “mandato” di sanarla, guarirla, curarla! Non trovo casuale che tutto il marciume sia venuto a galla proprio nel bel mezzo della tempesta, da quando è stato “rimosso” il Timoniere, e ci permette di sperimentare cosa si prova, o cosa si vince quando si gioca a governare con le regole di questo mondo, in una continua sfida ai Comandamenti Divini (l’Essenza dell’Amore… verso Dio, verso il prossimo, verso se stessi!). Quando si gioca alla guerra, fino a muoverla contro lo Stesso Creatore! Quando si permette e si accetta che sul Trono arrivi l’Abominio della Desolazione ( abbondantemente Preannunciato!), nell’insana illusione di costruirci un mondo nuovo, alternativo al Creato ed alle Sue Leggi!!! Credo, a questo punto, diventi sempre più concreto, e perché no, giusto assaporare, in tutto e per tutto, un mondo “senza” Dio, e raccoglierne gli amari frutti, seminati nell’odio verso il Signore, la Sua Santa Chiesa e verso le Sue Creature!!!

  • giovanni ha detto:

    Il problema e’ nella Chiesa e, a cascata, investe la societa’. Dovra’ essere risolto nella Chiesa per farla ritornare modello di fede per la societa’.

    • Balqis ha detto:

      Riporto le parole del precedente Papa Benedetto XVI che, troppo spesso fraintese, andrebbero invece meditate, accettandone i contenuti, anche i più scomodi.
      Colpisce il fatto che siano state scritte nel 1969.

      “A me sembra certo che si stanno preparando per la Chiesa tempi molto difficili. La sua vera crisi è appena incominciata. Si deve fare i conti con grandi sommovimenti. Ma io sono anche certissimo di ciò che rimarrà alla fine: non la Chiesa DEL CULTO POLITICO, che è già morto, ma la Chiesa della fede. Certo essa NON SARA’ PIU’ LA FORZA SOCIALE DOMINANTE nella misura in cui lo era fino a poco tempo fa. Ma la Chiesa conoscerà una nuova fioritura e apparirà come la casa dell’uomo, dove trovare vita e SPERANZA oltre la morte”.

      Il famoso “piccolo resto” – mai espressione fu più strumentalizzata!! – non è quello, vociante e rancoroso, che si autoproclama tale, ma il luogo dove ricercare la speranza.

      • Rolando ha detto:

        Grazie Balqis d’aver riportate queste parole del 1969 di colui che sarebbe diventato, molto, molto più tardi e dopo un’importante mansione, il Benedetto XVI.
        Sono parole di un focoso giovane idealista contestatore del Potere papale, apice della Curia Vaticana.
        Poi un po’ alla volta comincerà la sua carriera politica alla scalata della Curia Vaticana, quella stessa da lui presa di mira e contestata. Il suo stesso immacolato idealismo lo ha tradito: senza la forza del potere dominante di cui la Chiesa godeva, e di cui il Vicario di Cristo ne era detentore, lui stesso, il Benedetto XVI, ne è diventato la grande vittima.
        Che la chiesa conosca una nuova fioritura e diventi la casa dell’uomo, potrebbe anche accadere ma certamente senza troppa illusione nell’egocentrico “dopo morte” con il potere della sua dottrina per meritarlo; semmai proprio come sembra indicare Francesco: rinunciare al “potere romano vicario” e sciogliersi nella nuova speranza cattolica. Veramente cattolica, cioè con tutta l’umanità.

        • Balqis ha detto:

          Ho riportato questo brano – che è posto alla fine di un ragionamento più ampio, ma era troppo lungo – perché mostra con chiarezza la fallacia di un “piccolo resto” inteso come fortino assediato da cui lanciare strali ed anatemi. Mi sembra, piuttosto, che si alluda ad una convinzione profonda, certamente non gridata, che si traduce nella semplicità ed autenticità di comportamenti capaci di suscitare fiducia e speranza.

  • il Matto ha detto:

    Le sue osservazioni hanno stimolato questa mia.

    C’è stato un momento (un giorno?), che non si sa quale fu, in cui l’Uomo e la Donna caddero dall’Innocenza nel Peccato, dal Mito nella Storia, dall’Eterno nel Tempo, con conseguente perdita del Paradiso.

    Da quel momento (o giorno) la vita nella Storia e nel Tempo è stata tutta in discesa progressiva dalla perfezione all’imperfezione, dall’integrazione alla disintegrazione, si potrebbe dire una decadenza fatale dall’età dell’Oro all’età del Ferro.

    E, per di contro, tutta … in salita, nello sforzo di ritrovare (seppur secondo vari intendimenti e varie modalità, e più o meno consapevolmente) il Paradiso perduto.

    A mio parere, il processo è irreversibile (ciò essendo confermato anche dalle Scritture) e ha da giungere al suo compimento, dopo il quale – soltanto – potrà darsi una restaurazione del Trascendente.

    Occorre perciò, sempre a mio avviso, essere consapevoli che tutte le analisi e disamine della situazione sono puramente accademiche e lasciano il tempo che trovano.

    • R.S. ha detto:

      Caro Matto, concordo al 90%.

      Il movimento di risalita è possibile dopo l’Incarnazione e la Redenzione per Cristo, con Cristo e in Cristo. Premessa a questo l’Immacolata Concezione e suo seguito la Chiesa.

      Le disamine servono solo a condividere, per chi lo vuole, la necessità di risalire (il Battesimo è come un toccare il fondo nella storia e poi darsi lo slancio per riemergere nell’eternità e così gli altri sacramenti della Grazia) vivendo l’appartenenza viva alla Chiesa anche quando essa, dalla terra, pare ridotta a un falcetto di luna e non riflette più la Luce.

      • Rolando ha detto:

        MOVIMENTO è una parola troppo misteriosa. Una cosa è certa: non qualificante di direzione alcuna.

  • MARASCIULO VITANTONIO ha detto:

    Analisi realistica, mi trovo d’accordo, l’Eucaristia è condizionata dal pensare secondo il mondo. Perché le testimonianze ecclesiali e soprattutto dei ministri, son frutti spesso non commestibili, mancano del sapore di Cristo. Ma Cristo nel corpo mistico non può mai soccombere, sono condizioni che aiutano a cambiare vita, a patto che si arrivi ad amare Cristo e sono chiamati proprio coloro che sono indifferenti, spenti, che lo rifiutano, Agostino, maddalena paoli docet.

  • Rolando ha detto:

    Purtroppo non esiste un “Fedometro”.
    Esiste però, scoperta dell’uomo, un “Anemometro”. Ed è quanto basta per dubitar dell’esistenza dell’anima, dogmaticamente intesa, insieme alle parole messe in bocca a Gesù in Gv3,5-8!
    Se oggi anche il basso (per così dire) clero usa equivoche e subdole terminologie è perché cervelli clericali più “astuti” hanno seminato un seme più selezionato, che sta dando i suoi buoni frutti, belli a vedersi e molto nutrienti. Solo gli appartamenti alla Chiesa Docente erano, per verità dogmatica, i soli autentici e garantiti Docenti. Tante, tante volte colloquiando con tanti di loro ho avuto l’intuizione, la precisa sensazione che non “credessero veramente”.

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      I mestieranti sono sempre stati la rovina dei professionisti così come i predicatori sono sempre stati la rovina dei credenti.