Imbecilli che Guidano dei Ciechi. Il Simulacro di Bellona Va Abbattuto. Il Matto.

29 Aprile 2024 Pubblicato da

(Alessandro Turchi, Bellona con Romolo e Remo)

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro Matto offre alla vostra attenzione queste riflessioni su un tema ahimè troppo presente nelle nostre esistenze, in particolare oggi. Buona lettura e condivisione.

§§§

 

BELLONA

*

«E tuttavia ecco che da secoli

innumerevoli vi combattete

senza pietà o rimorso, tanto amate

carneficina e morte, o lottatori

eterni, implacabili fratelli!».

(L’homme et la mer)

Charles Baudelaire

*

«Che epoca terribile quella in cui degli idioti governano dei ciechi».

William Shakespeare

*

Da qualche tempo mi gira insistente nella testa la domanda: “perché la guerra?”. Forse è una domanda banale o forse no. Fatto sta che in rete ho cercato informazioni in merito e ne ho selezionato le tre che seguono.

tanogabo.it:

«Tra le divinità guerriere romane merita menzione Bellona, il cui nome deriva chiaramente dal sostantivo bellum, che appunto designa in latino la guerra. Tarde tradizioni la indicano come sorella di Marte, ed è talora raffigurata alla guida del carro del dio, con in mano una daga o una fiaccola. Va rimarcato che è a Bellona che ci si rivolge per scongiurare la guerra quando ancora è possibile: e sempre a lei perché la guerra sia il meno sanguinosa possibile, quando non è stato possibile evitarla».

Publio Ovidio Nasone, Le metamorfosi:

«Pollutosque simul multo Bellona penates sanguine perfundit renovataque proelia misce».

«Bellona macchiò gli dei penati con un fiume di sangue e rinnovò scene di battaglia»

Agostino, Contra Faustum:

«Che c’è di condannabile nella guerra? Sarà forse la morte di uomini condannati a morire presto o tardi? Questa condanna, in verità, è ad uso dei codardi, e non di uomini davvero religiosi. No, ciò che è colpevole è il desiderio di far danno ad altri uomini, l’amore crudele della vendetta, lo spirito implacabile e nemico della pace, la ribellione selvaggia, la passione del dominio e del comando. Questi crimini debbono essere castigati, e questa è appunto la causa per cui, per ordine di Dio e di una autorità legittima i buoni si vedono obbligati a intraprendere talvolta alcune guerre».

Da quanto sopra non risulta che la guerra comporti delle positività, ed anzi rende del tutto utopica la “pace”, parola pronunciata a ogni piè sospinto da chiunque e condita in tutte le salse, segno che essa, nel suo più profondo e concreto significato, sfugge puntualmente alla comprensione umana. Di fatto, la Pace, con la maiuscola, è prima di tutto qualcosa di metafisico, al di sopra del relativo, cioè del “bene” e del “male” come della “guerra” e della “pace”, restando perciò inconcepibile dall’inebetita, allucinata massa umana – notabili in testa – che disperatamente e ipocritamente grida “pace, pace! no alla guerra!”. Forse come mai nella storia, le sparate deliranti dei notabili del mondo, ipnotizzatori delle masse, spazzano la terra con il loro appestante, guerrafondaio e mortifero umore.

A questo punto, però, lo scrivente non può non restare perplesso di fronte a quanto afferma Agostino, che ritiene giusta la guerra se risponde a … un ordine di Dio ed intrapresa dai buoni! E chi sarebbero questi “buoni”? Quelli che detengono un’autorità legittima? Ma stiamo scherzando? Basta essere investiti di un’autorità legittima per fruire automaticamente della “bontà” che autorizza a fare la guerra? E ciò “per ordine di Dio”? Avremmo un Dio che per affermare la pace sulla terra si serve dei “buoni” per fare la guerra? La Verità si affermerebbe grazie a Bellona? E già, perché i “buoni” stanno trasversalmente in tutte le parti belligeranti, ciascuna con la propria verità e le proprie ragioni. Ma poi: cos’è che rende legittima l’autorità? Lo Spirito che scende dall’alto? La volontà popolare che sale dal basso? Lo scrivente non è affatto persuaso che la solita, stantia risposta preconfezionata sia quella “giusta”, e, per dira tutta, è convinto che una risposta univoca sia impossibile.

Ancora Agostino:

«L’ordine naturale, che tende alla pace tra gli uomini, esige che la decisione e l’autorità di intraprendere una guerra spettino al principe, e che i soldati debbono curare di eseguire gli ordini di guerra per la pace e la comune salvezza [e] quandanche il re fosse colpevole di ingiustizia nel comandare, l’ordine di obbedire rende innocente il soldato».

Qui si raggiunge il paradosso di un re ingiusto, ma “buono” per definizione poiché legittimo, che comanda legittimamente la guerra giusta, mentre il soldato è commissionato ad ammazzare innocentemente i suoi simili o a farsi ammazzare da innocenti nemici e suoi simili. Insomma, una “legittima” carneficina fra innocenti comandata dai “buoni”!

Jean Paul Sartre:

«Quando i ricchi (leggi “i buoni” ndc) si fanno la guerra, sono i poveri che muoiono».

Al riguardo, molto interessante quanto si legge nel finale della prima citazione: «Va rimarcato che è a Bellona che ci si rivolge per scongiurare la guerra quando ancora è possibile», ed infatti, ci si rivolge al Dio che autorizza i “buoni” legittimati a fare la guerra per scongiurare la guerra!

Da ciò ne risulterebbe che il Mahtma Gandi era fuori di testa:

«La guerra non è forse un crimine contro Dio e l’umanità? E dunque, coloro che dichiarano, progettano e conducono delle guerre non sono tutti dei criminali di guerra?».

Invero, Gandhi ha vissuto in pieno il significato sanscrito di “AHIMSA”, che non significa soltanto “non-violenza” ma anche e più precisamente “NON UCCIDERE”, Quinto Comandamento implicante lo STATO INTERIORE DI NON BELLIGERANZA.

Otto Von Bismarck:

«Chiunque abbia mai guardato negli occhi vitrei di un soldato morente sul campo di battaglia dovrebbe pensarci bene prima di iniziare una guerra».

Proprio così! Soltanto che chi guarda gli occhi dell’innocente soldato morente non è uno dei “buoni” che hanno scatenato la guerra, bensì il suo compagno d’arme imbrattato di sangue che l’ha scampata o addirittura lo stesso “nemico” che innocentemente lo ha ridotto in fin di vita, e forse si chiede: “perché?”.

Ora, se quello che è scritto nel Mito è vero, ed è prima di ogni religione, di ogni filosofia e di ogni ideologia, l’essere umano – OGNI essere umano – è fatto ad IMMAGINE E SOMIGLIANZA DI DIO, ciò escludendo ogni giustificazione “legittima” dei “buoni” riguardo alla guerra. Ogni immagine e somiglianza di Dio che uccide un’immagine e somiglianza di Dio è un’aberrazione prima che un non senso, e nessuna immagine e somiglianza di Dio può disporre di uccidere altre immagini e somiglianze di Dio. In caso contrario tutto – tutto! – è possibile ed ogni lamentela e preoccupazione risultano patetiche e ipocrite, nonché espresse dai soliti, squallidi luoghi comuni.

Caino, immagine e somiglianza di Dio, è stato il primo a macchiarsi le mani di sangue uccidendo Abele anch’esso immagine e somiglianza di Dio, e ciò – qui cascando l’asino – su provocazione di Dio che gradì i doni del pastore Abele e non anche – non anche! – quelli dell’agricoltore Caino, scelta divina di una sola benedizione riguardo a due candidati. Uno dei due è escluso dalla benedizione. Perciò la divisione fra le immagini e somiglianza di Dio (con la conseguente belligeranza) è volontà di Dio. Chiaro che l’escluso non la prende bene e reagisce bellicamente:

«Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto [] Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. ».

Nel capitolo 27 della Genesi, che, si badi, in quanto Sacra scrittura si vuole inerrante e quindi inconfutabile, è descritto un fatto analogo e coerente a dir poco inquietante: non solo il vecchio e cieco Isacco benedice per legge divina soltanto uno dei due fra Giacobbe ed Esaù, ma ciò avviene grazie ad un trucco escogitato a vantaggio di Giacobbe dall’origliante e furba Rebecca che lo fa travestire da Esaù per fare fesso Isacco, che invece voleva benedire Esaù. Neanche a dirlo, il plagiato buon Giacobbe sta al gioco e al padre Isacco che, essendo cieco, gli chiede «Tu sei proprio il mio figlio Esaù?», risponde mentendo spudoratamente: «Lo sono».

E non finisce qui. Nell’inerrante e inconfutabile Scrittura si legge:

«Poi suo padre Isacco gli disse (a Giacobbe credendo che fosse Esaù!): “Avvicinati e baciami, figlio mio!”. Gli si avvicinò e lo baciò.

Isacco aspirò l’odore degli abiti di lui e lo benedisse:
“Ecco l’odore del mio figlio
come l’odore di un campo
che il Signore ha benedetto”».

Capito? Gli abiti che indossava Giacobbe erano quelli di Esaù e perciò l’odore del campo benedetto dal Signore era quello di Esaù!

Così il Signore avrebbe voluto una messinscena fondata sulla menzogna, con infrazione dell’Ottavo Comandamento e per di più sugellata da un bacio? O si dirà che Isacco era un vecchio rimbambito che andava preso per i fondelli perché benedicendo Esaù non avrebbe eseguito la volontà di Dio?

E qual era la volontà di Dio? Risposta facile: che Egli non fosse il Dio di Abramo, di Isacco e di Esaù, bensì il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe . E così la benedizione viene deviata con una turlupinatura da Esaù a Giacobbe, che trova conferma Esodo 3, in cui Dio chiama Mosè e gli dice:

«Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe».

Chiaro che il bidone abbia provocato il risentimento bellico di Esaù:

«Si avvicinano i giorni del lutto per mio padre; allora ucciderò mio fratello Giacobbe»,

dal che deducendosi, senza possibilità di equivoco, che Bellona sia un’escogitazione del volere divino. La scelta fra Caino e Abele, come fra Esaù e Giacobbe, è indice innegabile della divisione a priori fra eletti e reietti, fra “buoni” per definizione e “cattivi” per definizione, quindi della guerra. E se la guerra è concepita nell’inerrante e inconfutabile Sacra Scrittura, vuol dire che nella Storia è inevitabile.

Ma, alla fine del discorso, a parere dello scrivente, non c’è argomentazione che tenga: se OGNI essere umano è IMMAGINE E SOMIGLIANZA DI DIO, il simulacro di Bellona va abbattuto. Certo, si tratta di un’utopia: in incipit, Baudelaire e Shakespeare hanno inquadrato perfettamente la palude putrescente di morte in cui annaspano, per giudizio divino, le Sue immagini e somiglianze erranti su questa terra dopo la cacciata dall’Eden, nel quale, evidentemente, ancora non era prevista la Misericordia, e regnava un Dio giusto e spietato. Ragion per cui i nostri poveri Progenitori vennero divinamente stangati senza possibilità di pentimento e perdono, cosicché le immagini e somiglianze di Dio avvincedantesi sulla terra, potessero regolarmente scannarsi a vicenda senza soluzione di continuità.

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4 commenti

  • Agustinus ha detto:

    Ben scelta la citazione da Agostino. Complimenti.

  • Adriana 1 ha detto:

    Caro Matto,
    alle tue meditazioni mi permetto di aggiungere qualche altra- tra quelle che apprezzo- sul male e la guerra e sulla guerra “santa”, anche se sono- naturalmente- “scomode”.
    ” Scusare il male significa moltiplicarlo “. ( Montaigne).
    ” Le masse non hanno mai avuto sete di verità. Chi può fornire loro illusioni diventa facilmente il loro comandante; chi tenta di distruggere le loro illusioni è sempre la loro vittima ” ( Gustave le Bon ). E ancora:
    ” Siamo in un mondo spietato e bisogna esser spietati per difendersi. “;
    ” Guerre, conflitti…tutti affari. Un omicidio è delinquenza, un milione è eroismo. Il numero legalizza”.
    ( Monsieur Verdoux di Charlie Chaplin ).

    • il Matto ha detto:

      Le citazioni sembrano confermare l’utopia della pace e la faccia tosta, per non dire di peggio e più appropriato, dei notabili che riempiono di “pace” la loro bocca esalante bromopnea.

      Il massacrarsi reciproco degli innocenti (stando ad Agostino) mentre i notabili, ovviamente “buoni”, se ne stanno nelle loro roccaforti imbottite della plutocratica stoffa mammonica del potere, è qualcosa che a me fa venire il vomito.

      Sarei molto interessato a sapere cosa ne pensi del bidone – naturalmente “sacro” – rifilato a Esaù per iniziativa di quella santa donna di Rebecca in favore del buon Giacobbe antesignano di Fregoli.

      • Adriana 1 ha detto:

        Giacobbe era un “furbo” affarista, tenendo conto che la benedizione era importante perchè significava il lascito di tutti i propri beni- in solido-
        a colui che la riceveva: ecco il motivo per cui Isacco non ha altre “benedizioni” da dare. Giacobbe mostrerà anche in seguito la sua capacità di “bidonista” con lo zio Labano, arricchendosi a sue spese. E poi… la mamma è sempre la mamma “vecchio stampo” con le sue inossidabili preferenze. Basta pensare alla “Nemica” di Nicodemi.