Il Segno della Croce, l’Arma più Potente. Fra’ Bonaventura.
23 Aprile 2024
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione queste riflessioni di Fra’ Bonaventura, curate da Maria Rosanna Boccacci e Sergio Russo. Buona lettura e diffusione.
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IL SEGNO DELLA CROCE
Il Segno della Croce è l’arma di precisione contro il demonio.
Istruiti subito dagli Apostoli, i primi cristiani lo sapevano. In perenne lotta con Satana, con tutta la potenza del suo regno e con la crudeltà del suo furore, che tutto profana e ne fa strumento di corruzione, ricorrevano costantemente ai mezzi infallibili per dissipare il fascino dell’ingannatore e per parare i dardi infuocati del nemico. Da lì l’uso continuo del segno della Croce, che divenne per loro un costante esorcismo.
Per questo Tertulliano scriveva: “Ad ogni movimento e ad ogni passo, quando si entra e si esce, quando ci si veste, quando si calzano le scarpe, quando si fa il bagno, quando ci si siede a tavola, quando si accendono le torce, quando si dorme con le mani incrociate sul petto, mentre sediamo, qualunque cosa facciamo e ovunque andiamo, segniamo la nostra fronte con il segno della Croce.” (De Coron. Milit. c. III).
E sant’Efrem aggiunge: “Lo fecero non solo sulla fronte, ma anche sugli occhi, sulla bocca, sul petto.” (Serm. In prestito. et vivif. crucem). Ed ancora sant’Ambrogio dice: “Dobbiamo fare ciò che è degno della Croce in ogni azione della giornata.” (Serm. XLIII).
San Giovanni Crisostomo (+ 407) ci illumina dicendo: “Paolo stabilisce che nessuna creatura è immonda e che, se lo è, è possibile purificarla. Fategli un segno di croce, rendete grazie e gloria a Dio, e subito sparirà ogni contaminazione” (in Tim., Hom. XII).
Il Segno della Croce è un segno che nobilita perché è divino. È lo stemma del cristiano. Santa Edith, figlia di Edgar, re d’Inghilterra, ebbe la Croce nel cuore fin dall’infanzia, e non fece nulla senza segnarsi la fronte e il petto con il segno salutare. Quando morì, all’età di ventitré anni, apparve al vescovo San Dunstan (+ 988) per dirgli che il suo pollice con cui firmava tutto era conservato intatto nella tomba. Il che è stato verificato essere corretto.
Segno divino, segno distintivo dell’élite dell’umanità, stemma del cattolico. Non esiste modo più semplice, più facile, più efficace del Segno della Croce per suscitare nell’uomo il sentimento della sua dignità e del rispetto di sé (cfr Apparizioni sull’Isola Bouchard). Per questo san Cirillo di Gerusalemme (Catech. XIII) insegna che “… questo segno è una guardia potente. È gratuito per i poveri, facile per i deboli. Beneficio di Dio, stendardo dei fedeli, terrore dei demoni”.
Il Segno della Croce è un libro che ci istruisce. Creazione, Redenzione, Glorificazione, tutta la scienza teologica, filosofica, sociale, politica, storica, divina e umana risiedono in queste tre parole.
Cosa succede all’uomo che dimentica queste tre parole? Diventa vuoto, senza direzione, senza scopo. Diventa come un cieco nato, senza guida e senza bastone, come un galeotto senza speranza. Queste tre parole sono più necessarie all’umanità del pane o dell’aria. Guidano la vita e tutte le vite, l’azione e tutte le azioni, la parola e tutte le parole, il pensiero e tutti i pensieri, la gioia e tutte le gioie, la tristezza e ogni tristezza, il sentimento e tutti i sentimenti.
Il Segno della Croce è il grande medico universale. Questo segno non muore, è ovunque, il suo linguaggio è universale. Il che fece dire ad Alcuino (De Divin. Offic., c. XVIII): “Uno dei motivi per cui la Sapienza infinita scelse la croce è che basta un lieve movimento della mano per tracciare su di noi lo strumento del supplizio divino; segno luminoso e potente, che ci insegna tutto ciò che dobbiamo sapere e che funge da scudo contro i nostri nemici.”
Quando porti la mano alla fronte dicendo “nel nome”, non “nei nomi” al plurale, il Segno della Croce ti insegna l’unità indivisibile dell’essenza divina. Quindi tu ne sai più di tutti i filosofi del paganesimo. Dicendo “del Padre”, il Segno della Croce vi ha detto che esiste un essere, Padre di tutti i padri, principio eterno dell’essere, dal quale sono uscite tutte le creature, celesti e terrestri, visibili e invisibili (cfr Ef 3,15).
A questa parola si dissolvono le fitte nebbie del mondo pagano sull’origine delle cose. Dicendo “e del Figlio”, proclamiamo che il Padre dei padri ha un figlio come lui. Ponendo la mano sul petto, proclamiamo che questo eterno Figlio di Dio, un giorno è diventato figlio dell’uomo nel grembo di una Vergine, per redimere l’uomo decaduto.
Col dire “e dello Spirito Santo” affermiamo che in Dio c’è Unità di essenza e Trinità di persone. La prima persona è necessariamente potere, la seconda necessariamente saggezza, la terza è necessariamente amore. Questo Amore, essenzialmente benefico, completa l’opera del Padre che crea, e l’opera del Figlio che redime: santifica l’uomo e lo conduce alla gloria.
Pronunciando il nome dello Spirito Santo abbiamo formato la croce. Conosciamo così il Redentore e lo strumento della redenzione. Così, mentre inonda la mente di luci abbaglianti, il Segno della Croce apre nel cuore una fonte di amore inesauribile. Il Segno della Croce è il medico più dotto e meno prolisso che abbia mai insegnato.
Non sapendo più fare il Segno della Croce, il nostro mondo si materializza e ricade nello stato in cui si trovava prima di saper fare il Segno della Croce. Esso infatti è il libro che ci istruisce e, abbandonandolo, ricadiamo nell’ignoranza e nella povertà della mente e del cuore.
La povertà del cuore deriva dalla sua debolezza nel praticare la virtù e nel respingere il male, poiché l’uomo trascura i mezzi per ottenere la grazia, o per renderla efficace. Ed il primo mezzo è la preghiera (cfr Apparizioni di Pontmain: “… ma pregate figli miei, mio Figlio si lascia toccare.”), e il più semplice, il più veloce, il più potente è appunto il Segno della Croce.
Il Verbo incarnato, Gesù Cristo, ci insegna chiaramente che: “Bisogna pregare sempre e non scoraggiarsi” (Lc 18,1). È un imperativo che non tollera alcuna intermittenza, né di giorno né di notte, perché siamo sempre mendicanti, fino all’ultimo giorno del mondo. E una delle preghiere più potenti è proprio il Segno della Croce.
È bene ricordare che il Segno della Croce risale all’origine del mondo.
Abbiamo fin qui parlato del Segno della Croce nella sua forma perfetta, ma ora dobbiamo parlare di questo stesso segno nella sua forma elementare, davanti al Vangelo.
Ci sono sette modi per farlo:
– Le braccia tese e l’uomo intero diventa il segno della croce.
– Mani giunte, con le dita intrecciate (cinque segni della croce).
– Mani poste una contro l’altra e pollice sovrapposto al pollice.
– Mani incrociate sul petto.
– Braccia incrociate sul petto.
– Il pollice della mano destra passa sotto l’indice.
– La mano destra che passa dalla fronte al petto e dal petto alle spalle.
Il Segno della Croce veniva praticato ovunque e sempre in circostanze solenni.
Quando Giacobbe sta per morire, circondato dai suoi dodici figli, racconta a ciascuno di loro cosa gli dovrà accadere. Quando vide Efraim e Manasse, i due figli di Giuseppe, invocò la benedizione del Cielo sulle loro teste. Per questo incrocia le braccia, perché Giacobbe è la figura del Messia. Dice san Giovanni Damasceno: “Giacobbe, incrociando le mani per benedire i figli di Giuseppe, forma il segno della croce” (De Fide orthod., lib. IV, c. XII). E questo è anche ciò che dice Tertulliano (De Baptism.).
Mosè, mentre gli Israeliti combattono gli Amaleciti, sale sul monte e, con le mani aperte e le braccia tese verso il Cielo, fa il segno vivente della croce. Dio lo vede in questo atteggiamento, e la vittoria è ottenuta (Es 17,8-13). Questa interpretazione è confermata da san Giovanni Damasceno (De Fid. Orthod., lib. IV, c. XII). E Tertulliano spiega: “Mosè pregava con le mani tese, perché la battaglia del Signore impegnata contro Amalech prefigurava le battaglie del Verbo incarnato contro Satana e il Segno della Croce, mediante il quale egli avrebbe riportato la vittoria.” (Contr. Marcione, n.111). San Giustino aggiunge: “Mosè, con le mani tese, rimanendo sul monte fino al tramonto, è il segno vivente della croce.” (Dialog. Cum Tryph., n. 666).
Quando il popolo mormora contro Mosè e contro Dio, fino alla rivolta, la punizione arriva dai serpenti e sarà necessaria la preghiera di Mosè. Allora egli ordina che sia costruita una croce e, guardando questa, i malati guariranno. Così spiega il Signore: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, affinché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia vita eterna.” (Gv 3,14-15).
Ai tempi del profeta Ezechiele le abominazioni erano al culmine. Ad un personaggio misterioso viene ordinato di attraversare la città e di segnare con il segno “T” la fronte di tutti coloro che si lamentavano delle iniquità di questa colpevole capitale. Al suo fianco camminavano altre sei figure che colpivano a morte coloro che non erano segnati da quel segno salutare (Ez 9, 4 ss). Tertulliano commentava: “Come il segno TAU, segnato sulla fronte degli abitanti di Gerusalemme, che gemevano per i crimini di questa città, li proteggeva dagli angeli sterminatori, così il Segno della Croce, con cui l’uomo segna la sua fronte, è un certezza che non sarà vittima del diavolo e degli altri nemici della salvezza, se geme sinceramente delle abominazioni che questo segno proibisce” (Tertull. Adv. Marcion, lib. III, c.22); e San Girolamo, in Ezec.: “L’uomo si distingue esternamente dalla bestia, perché cammina eretto e può stendere le braccia; e l’uomo in piedi con le braccia tese è la croce.” (S. Maxim. Taur., apud S. Ambr, t. III, ser. 56).
Perché dunque perseguitare il Segno della Croce? Perché perseguire con sarcasmo chi ha il coraggio di onorare la Croce e il suo segno che la rappresenta?
Satana, la grande scimmia di Dio, che desidera farsi adorare, vuole distruggere coloro che utilizzano tale segno per onorare il vero Dio che li salva. Pertanto, l’odio di Satana verso il Segno di Croce, dev’essere un motivo in più per aumentare il nostro amore e la nostra fiducia nei riguardi di questo adorabile segno.
Il Segno della Croce è un tesoro che ci arricchisce, perché è un’ottima preghiera, molto efficace sul Cuore di Dio. È una preghiera potente e universale dell’uomo, che confessa la sua povertà davanti a Dio (Fil 2, 8). Facendo il Segno della Croce l’uomo imprime in sé l’immagine del divino Mendicante: si identifica con Lui.
Come Giacobbe che si coprì con le vesti di Esaù, per ottenere la benedizione del padre, così noi, attraverso questo atteggiamento di fede, di umiltà, di dedizione, diciamo: vedi in me il tuo Cristo! La preghiera sale e ottiene misericordia: Dio è chiamato a intervenire e a glorificare il suo nome e la potenza del suo Cristo.
Ciò è tanto vero che, quando Giuliano l’Apostata, adoratore del demonio, evoca gli spiriti maligni, appena li vede ne ha paura e si fa il Segno di Croce che li scaccia tutti. (S. Greg. Nazian., Orat. II contr. Giuliano.; S. Greg., Dial., lib. III, c. VII).
Quando il re persiano Cosroe II (590-628) inviò un’ambasciata a Costantinopoli, tutti i suoi inviati portavano il segno di croce sulla fronte, perché i cristiani, durante un’epidemia di peste, avevano consigliato loro di incidere sulla fronte questo segno, come protezione contro il flagello; ciò che li aveva effettivamente protetti. (Hist., lib. XVIII, c. XX).
Il Segno della Croce opera, perché è utile alla salvezza nostra e degli altri. La pietà con cui ci si fa il Segno di Croce contribuisce alla sua efficacia, poiché è una tacita invocazione a Gesù Crocifisso che disse: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.” (Mt 28,18).
San Cirillo di Gerusalemme ordina l’uso del Segno della Croce ogni volta che si tratta di combattere i pagani (Catech., XIII). E gli imperatori d’Oriente, successori di Costantino, avevano l’usanza, quando dovevano parlare davanti al Senato, di cominciare con il Segno di Croce. (Coripp., De Laud. Giustino, Junior).
Per la sua anima l’uomo ha bisogno di forza: il Segno della Croce ne è la fonte feconda. Ecco perché, entrando nell’arena, i primi cristiani si coprirono con questa armatura invincibile. I quaranta martiri di Sebaste ne sono un bellissimo esempio. Così come sant’Agnese, che fa il Segno di Croce in mezzo alle fiamme, e un torrente d’acqua spegne il fuoco.
Queste parole di San Massimo da Torino devono restare inscritte nel nostro cuore e nella nostra memoria: “È dal Segno della Croce che dobbiamo attendere la guarigione delle nostre ferite. Se nelle nostre vene si diffonde il veleno dell’avarizia, facciamo il Segno di Croce, e il veleno verrà scacciato. Se lo scorpione del piacere ci punge, ricorriamo allo stesso mezzo, e saremo guariti. Se i pensieri grossolanamente terreni cercano di contaminarci, facciamo il Segno di Croce e viviamo la vita divina.” (Apud S. Ambr., ser. 55).
E san Pier Damiani diceva: “Se senti sorgere nella tua mente un brutto pensiero, fai subito il Segno della Croce con il pollice, e stai sicuro che scomparirà» (Instit. monast.).
Inoltre i martiri, andando all’ultima battaglia, si sono rafforzati nel loro martirio con il Segno della Croce.
Carlo Magno, prima di morire, fece il Segno della Croce sulla sua fronte, sul suo petto e sul suo corpo.” (Thegan., De Gestis Ludov. Imper.).
E a Betlemme, presso Paola che stava per morire, Eustochio, la sua figlia, non cessava mai – dice san Girolamo – di formare il Segno della Croce sulle sue labbra e sul suo petto.” (In Epitaph. Paulae).
I primi cristiani usavano il Segno della Croce per curare le malattie, come dicono san Cirillo e san Giovanni Crisostomo (Catech., XIII; In Mt., Hom. 54).
Sant’Eloi, vescovo di Noyon (588-660), attraversando un ponte a Parigi guarì un cieco, che gli chiese di fare il Segno della Croce sui suoi occhi.
Nella vita di san Bernardo, Mabillon cita più di trenta ciechi da lui guariti, al cospetto di re e grandi signori mediante il Segno della Croce. Il Santo guarì anche una folla di sordomuti, alla presenza dei vescovi Geoffroi de Langres ed Henri de Troyes.
San Vincenzo Ferrer era noto per il gran numero di miracoli di guarigione, che compiva dopo la sua predicazione, benedicendo gli ammalati (campana dei miracoli): Iddio, la cui voce comandava i venti e le tempeste, comanda ancora con l’adorabile Segno della nostra redenzione. Egli si trovava spesso a predicare all’aria aperta, a causa del gran numero di fedeli che accorrevano ad ascoltarlo, e dovette contrastare i temporali e le piogge provocate dal demonio, con il Segno della Croce e dell’acqua santa. (Vit., lib. III).
San Martino voleva abbattere un albero sacro ai pagani, accettarono, a condizione che lui si trovasse dove l’albero sarebbe caduto. Ciò fu accettato. Nel momento in cui, davanti ad una grande folla, l’albero cominciò a cadere, il Santo fece il Segno della Croce e l’albero cadde dalla parte opposta, sotto la violenza del vento. Molti pagani allora si convertirono e chiesero il battesimo (Vita S. Martini, lib. X).
San Benedetto, al quale fu offerta una coppa di vino avvelenato, fece su questa coppa una benedizione e subito si ruppe (S. Greg., Dialog., lib. II, c. III). Ecco perché, secondo san Gregorio, i cristiani di fronte al pericolo ricorrono a questo segno protettivo. Tale segno liberatorio viene tracciato sulle case, sui campi, sui raccolti, sugli animali…
Come diceva Voltaire: “se non c’è Satana, non c’è Dio”, e quindi nessuna caduta, nessuna redenzione, nessun cristianesimo. Tiranni dell’uomo, attraverso il peccato, i demoni sono creature però soggette all’uomo: il re è stato sconfitto, e il suo regno appartiene al vincitore. Il Segno della Croce è quest’arma divina contro i demoni, e i veri soldati di Cristo non se ne privano mai.
San Cirillo esortava dicendoci: “Facciamoci con coraggio il Segno della Croce. Quando i demoni lo vedono si ricordano del Crocifisso: fuggono, si nascondono e ci abbandonano.” (Catech., XIII).
Diceva il grande sant’Atanasio: “Con il Segno della Croce tutti gli artifici della magia sono impotenti, tutti gli incantesimi inefficaci, tutti gli idoli abbandonati… e l’anima, chinata verso la terra, si eleva verso il Cielo.” (De Incarnat. Verb.).
Sant’Ignazio di Antiochia si prepara con calma a farsi mangiare dai leoni dopo aver scritto: “Il principe di questo mondo si rallegra quando vede qualcuno rinnegare la Croce. Sa che è la Croce a dargli la morte, perché è l’arma distruttiva del suo potere: la sua vista gli fa orrore, il suo nome lo spaventa.” (Filippo).
“Solo i coccodrilli mangiano senza pregare.” Il Segno della Croce sul cibo è un atto di libertà, un atto utile alla nostra salvezza. Non pregare è assimilarsi alla bestia. L’aiuto di Dio si ottiene mediante la preghiera, soprattutto per rafforzare l’uomo contro le tentazioni della mensa.
Viaggiatori verso il Cielo, il Segno della Croce è una guida che ci conduce lì.
Ripetendo all’uomo il nome di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, il Segno della Croce pone davanti ai suoi occhi il suo modello eterno.
Dobbiamo imitare la potenza del Padre, creatore e moderatore di tutte le cose, attraverso il governo di noi stessi e del mondo, secondo la dignità di figlio di Dio, re come suo Padre.
Dobbiamo imitare la sapienza infinita del Figlio, con la preferenza sempre data all’anima sul corpo, all’eternità sul tempo, al dovere sul piacere, ai beni eterni sui beni passeggeri.
Dobbiamo imitare l’amore infinito, la carità dello Spirito Santo, disciplinando radicalmente tutti gli affetti nella sua luce eterna.
Se l’uomo non fa sforzi perseveranti per formarsi ad immagine di Dio, inevitabilmente si forma ad immagine del diavolo e delle sue passioni disordinate, sicché, non diventando di giorno in giorno più santo, più caritatevole, più “Dio”, diventa viceversa, di giorno in giorno perverso, più egoista, più demoniaco, più stupido.
Facendoci il Segno della Croce ci rivestiamo di una corazza invincibile. Non facendolo invece, ci disarmiamo e ci esponiamo ai pericoli più gravi.
Venendo a riprendere possesso del suo regno, il Verbo incarnato trovò Satana re e dio del mondo. Statue, trofei, stemmi, lo stemma dell’usurpatore, erano ovunque. Sconfitto però, tutti questi segni di dominio scomparvero. E al loro posto risplendeva lo stemma del vero Vincitore, la Croce.
Al tempo del protestantesimo (XVI secolo), in Germania le croci scomparivano, oppure venivano abbattute, rotte, trascinate nel fango. Il risultato fu il regno del dispotismo, della voluttà, della crudeltà, del brigantaggio, della confusione, dell’anarchia in tutte le sue forme. Stesso spettacolo in Prussia, in Sassonia, in Olanda, in Danimarca, in Svezia, in Norvegia, in Inghilterra, in Svizzera… L’usurpatore aveva sostituito il re legittimo.
È importante notare quanto dice sant’Agostino: “Una fronte senza Segno di Croce è una testa senza capelli… Dio mi preservi… la croce del mio Maestro adorni la mia fronte e la copra.” (In Sal. CXXXI).
Il Segno della Croce è un trofeo: “Segno della vittoria riportata dalla Croce sulle potenze infernali.” Dobbiamo avere la certezza, secondo la rivelazione fatta a Costantino, che: “Con questo segno tu vincerai.” “È con questo segno salutare, vero simbolo di forza, che ho liberato il popolo romano dal giogo della tirannia, restituendogli l’antica maestà e l’antico splendore” (Euseb. Vit. Constant., lib. C, c. XXXIII).
Padre Bonaventura
(a cura di Maria Rosanna Boccacci e Sergio Russo)
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Tag: boccacci, bonaventura, croce, russo
Categoria: Generale
QUESTO VANGELO DELLA CROCE CI AIUTA AD ALLENARE LA FEDE, AD ABBANDONARCI AL PARACADUTE DELLA CROCE, NEL SENSO DI LASCIARCI ANDARE A LUI, FIDARCI DI LUI.
A GUIDARE LA VITA E’ CRISTO NELLA POTENZA DELLA TRINITA’. DA OGGI ALLENO L’ANIMA CON SEMPRE PIU’ CONTINUITA’ CON IL SEGNO DELLA CROCE.
GRAZIEE, INFINITE A BOCCACCI E RUSSO E TANTA BENEDIZIONE VI ARRIVERANNO CON LA PRATICA CHE FAREMO COL SEGNO DELLA CROCE.
Parole da custodire. Grazie!!
Ma anche da condividere….
Qualcuno ha detto ANDATE E PREDICATE A TUTTE LE GENTI…