Seewald Corregge Francesco: Benedetto Papa di Transizione? Ha Scritto la Storia. Rapporto Cordiale? Mah…
8 Aprile 2024
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, riceviamo da un amico tedesco, che ringraziamo di cuore, l’intervista che Peter Seewald, il biografo di Benedetto XVI, ha rilasciato a “Katholische SonntagsZeitung für das Bistum Regensburg” a cui vanno i nostri ringraziamenti. La traduzione è nostra.
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Joseph Ratzinger solo un papa di transizione?
Seewald corregge Francesco:
Benedetto ha scritto la storia
Regensburg. Peter Seewald, il biografo di Papa Benedetto XVI, ha contraddetto la valutazione di Papa Francesco secondo cui Benedetto è stato solo un “Papa di transizione”. In un’intervista rilasciata alla “Katholische SonntagsZeitung für das Bistum Regensburg” (edizione di questa settimana), Seewald ha affermato che Benedetto ha tracciato una “rotta decisiva” nei quasi otto anni di pontificato e “ha veramente fatto la storia”: “Molte delle riforme che hanno portato popolarità a Papa Francesco sono state in realtà attuate da Benedetto XVI”. Seewald cita diversi esempi delle iniziative di Benedetto: “Ha introdotto per la prima volta i sinodi aperti dei vescovi. Ha iniziato a riorganizzare il sistema finanziario del Vaticano. Ha fatto enormi progressi nel dialogo interreligioso. Ha intensificato le relazioni con l’ebraismo, che non sono mai state così buone come durante il suo mandato”. Infine, ma non meno importante, le dimissioni di Benedetto “hanno cambiato il papato come non è mai stato cambiato nei tempi moderni”.
In un nuovo libro del corrispondente vaticano spagnolo Javier Martinez-Brocal, Papa Francesco afferma che dopo il pontificato “dinamico” di Giovanni Paolo II, il conclave del 2005 aveva bisogno di “un Papa che mantenesse un sano equilibrio, un Papa di transizione”. Peter Seewald spiega questa valutazione in un’intervista alla “Katholische SonntagsZeitung”: Francesco ha sempre un “approccio a due punte”. Da un lato elogia Benedetto, dall’altro lo “sminuisce”, ad esempio quando lo chiama “nonno, amico paterno o ‘papa di transizione'”.
Come spiegazione di questo “approccio a due binari”, Seewald osserva: “Fin dall’inizio, Bergoglio ha voluto uscire dalla continuità dei papi, sfidare ciò che era stato stabilito, scuotere le cose o semplicemente provocare il ‘caos’, come dice nel nuovo libro di Javier Martinez-Brocal”. Come esempio dell’atteggiamento di Papa Francesco, Seewald cita la sua gestione del rito tridentino della Messa: “Ha dimostrato chi è il padrone di casa abolendo l’approccio liberalizzato di Benedetto alla Messa antica. Il Papa emerito lo ha appreso dal giornale. Questo a proposito del presunto ‘rapporto cordiale’ tra i due”.
Signor Seewald, qui a Ratisbona l’Istituto Papa Benedetto XVI cerca di sottolineare l’importanza di questo pontefice e teologo. Come deve apparire l’affermazione di Papa Francesco che Benedetto è stato solo un “Papa di transizione”?
Joseph Ratzinger era l’unico con l’esperienza, la testa, il cuore, la nobiltà e, non da ultimo, l’umiltà per guidare l’eredità del grande Giovanni Paolo II in una nuova era. Senza una pausa, cosa che nessuno pensava possibile. È vero che Benedetto XVI si aspettava un pontificato breve a causa della sua salute cagionevole. Tuttavia, questo si è trasformato in otto anni in cui ha tracciato un percorso decisivo.
Per esempio?
Molte delle riforme che hanno portato popolarità a Papa Francesco sono state introdotte da Benedetto XVI. Ha introdotto per la prima volta i sinodi aperti dei vescovi. Ha iniziato a riorganizzare il sistema finanziario del Vaticano. Ha fatto enormi progressi nel dialogo interreligioso. Ha intensificato le relazioni con l’ebraismo, che non sono mai state così buone come durante il suo mandato. Fu il primo papa della storia a scrivere una cristologia. È considerata la Magna Charta dell’immagine che la Chiesa ha di Gesù. E, e, e. Inoltre, è considerato il più grande teologo mai seduto sulla cattedra di Pietro e il Dottore della Chiesa dell’età moderna. Soprattutto, ha parlato senza ambiguità e ha fatto sì che la nave di San Pietro rimanesse in rotta. Infine, ma non meno importante, le sue dimissioni, le prime di un vero pontefice regnante, hanno cambiato il papato come non era mai stato cambiato in tempi moderni. Un “papa di transizione”? Beh, sì.
Cosa può aver spinto Francesco a rendere pubblica l’idea di un “papa di transizione”?
Bella domanda. Francesco adotta sempre un duplice approccio. Da un lato, elogia Benedetto, descrivendolo addirittura come un “grande papa” la cui persona e opera sarebbero diventate sempre più riconoscibili di generazione in generazione, mentre dall’altro lo sminuisce, definendolo un nonno, un amico paterno o semplicemente un “papa di transizione”.
Come spiega questo “doppio binario”?
Fin dall’inizio, Bergoglio ha voluto rompere con la continuità dei papi, sfidare la tradizione, scuotere le cose o semplicemente provocare “il caos”, come dice nel nuovo libro di Javier Martinez-Brocal. Descrive le forme tradizionali come una “malattia nostalgica”. Ha dimostrato chi è il padrone di casa abolendo l’approccio liberalizzato di Benedetto alla Messa antica. Il Papa emerito lo ha appreso dai giornali. Questo a proposito del presunto “rapporto cordiale” tra i due.
Francesco afferma che nessun cambiamento è stato possibile durante il pontificato del suo predecessore. Quindi Benedetto era ai suoi occhi un Papa di stagnazione?
Sarebbe un giudizio completamente sbagliato sulla personalità, la forza creativa e la missione che Benedetto XVI vedeva per sé. Ratzinger ha fatto la storia: come forza trainante del Concilio Vaticano II, come innovatore teologico, come prefetto che ha rafforzato significativamente il pontificato di Giovanni Paolo II per un quarto di secolo. E, naturalmente, come Papa. Nemmeno gli attacchi contro di lui hanno potuto impedirgli di diventare il teologo più letto dei tempi moderni. Benedetto ha ammesso con autocritica di non aver fatto tutto bene come Papa. Tuttavia, è emerso chiaramente che ha agito con decisione, in particolare nello scandalo degli abusi sessuali, e ha perseguito una coerente politica di tolleranza zero.
Lei stesso ha onorato Benedetto XVI come papa teologo nella sua grande biografia di Ratzinger. Ha un punto di forza unico che fa sembrare sbagliata la categoria di “papa di transizione”?
Lo vedo innanzitutto come un pastore che non si è risparmiato nella sua preoccupazione per l’umanità, per i fedeli e per la trasmissione fedele del messaggio di Cristo. La sua preoccupazione era “scoprire il nucleo effettivo della fede sotto le incrostazioni e dare a questo nucleo forza e dinamismo”. La riforma, sottolineava, doveva ricondurre al nucleo della fede, non al suo sventramento. Per la chiarezza delle sue affermazioni, l’acutezza del suo intelletto, la brillantezza del suo stile di espressione, nessuno poteva eguagliarlo. Inoltre, aveva una grandezza e un’autenticità umana e calorosa con cui non solo insegnava il Vangelo, ma lo viveva. Nessuno lo ha mai sentito parlare male di qualcun altro. Ratzinger ha “contribuito molto al consolidamento della Chiesa nella fede e all’approfondimento della fede”, ha reso omaggio al Papa in pensione anche il cardinale di Curia Walter Kasper, che non era necessariamente un partigiano di Ratzinger. Egli ha “esercitato il suo ufficio in modo molto mite e umano, anche in situazioni difficili”.
La valutazione storica di una personalità può essere fatta di solito solo a distanza di tempo. Quale significato di Benedetto XVI è già chiaro ora, e cosa si aspetta da una prospettiva successiva?
A differenza di quasi tutti gli altri papi, il lavoro di Joseph Ratzinger è stato grande e significativo anche prima del suo pontificato, anche se per lui è sempre stato importante difendere la fede della gente comune nonostante il suo intellettualismo. Il fatto è che quest’uomo non solo ha scritto una biografia del secolo, ma ha fatto davvero la storia. Senza dimenticare i suoi contributi al dibattito sociale, che lo hanno visto riconosciuto in tutto il mondo come un pensatore pioniere di fine secolo. Lo storico inglese Peter Watson lo considera addirittura così importante da annoverare Ratzinger tra i “geni dei tedeschi” durante il suo periodo cardinalizio, accanto a grandi come Beethoven, Bach e Hölderlin.
Che cosa significa concretamente per il posto di Papa Benedetto XVI nella storia?
La sua forza è stata quella di riconoscere una crisi, di chiedere correzioni, di dare risposte alle complesse domande del nostro tempo – e di preservare il messaggio del Vangelo inalterato per le generazioni future, in modo che i nuovi inizi siano sempre resi possibili da una solida base. Rimarranno anche le sue parole profetiche, con le quali sottolineava precocemente che il nuovo paganesimo è “oggi nella Chiesa stessa”, e persino, come vediamo in Germania, nelle alte sfere. Ricordo il discorso nella Sala dei Concerti di Friburgo, in cui ha chiesto con veemenza una de-mondializzazione. Il cristianesimo non deve arrendersi allo spirito del tempo, altrimenti non sarebbe più il “sale della terra” di cui parlava Gesù, ma sarebbe calpestato dalla gente.
Se dovesse riassumere brevemente tutto questo, quale sarebbe la sua conclusione?
Benedetto XVI non rappresenta una Chiesa di ieri, ma una Chiesa di domani. “Il processo di cristallizzazione e di chiarificazione”, ha affermato, “costerà alla Chiesa molti buoni poteri”. La “renderà povera, la trasformerà in una Chiesa dei piccoli…”. Ma quando queste divisioni saranno state messe alla prova, una grande forza scaturirà da una Chiesa interiorizzata e semplificata”.
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Tag: benedetto, bergoglio, francesco, ratzinger, seewald
Categoria: Generale
Bellissimo!!!
In filigrana si può leggere la non autenticità di Francesco.
Codici Ratzinger a go-go?
Grazie.
francesco
Due appunti:
1) Bergoglio non ha detto che Ratzinger era un papa di transizione, ma che l’intenzione era quella di fargli fare il papa di transizione. Cosa ben diversa, peraltro vera e nota a tutti.
2) Ratzinger non ha scritto una “cristologia” ma un libro su Gesù di Nazareth. La Cristologia, pur riguardando Gesù, è tutta un’altra cosa.
Due conseguenze:
1) Fare meno polemiche sterili, confidando nella possibilità di guadagnarsi il pane in modo più serio professionalmente
2) Parlare di ciò che si conosce e che si capisce.
si sentono le unghie stridere sui vetri…
Risponda al di la di tutto e con onesta intellettuale: Bergoglio è stato eletto secondo le norme della Madre e Santa Chiesa?
Basta un si o un no.
Grazie
francesco
Quali unghie e quali vetri? Vada a scuola!
Non fu Bergoglio a fare eleggere Ratzinger ma il card. Martini che ordino di convogliare i voti su Ratzinger.
Sul perche’ oggi Bergoglio voglia riscrivere la storia del Conclave del 2005 che non lo vide eletto ma rimandato in Argentina fino al Conclave del 2013 bastano due parole: vendetta tardiva . Il povero Bergoglio cerca di assicurarsi presso la posterita’ la miglior fama possibile.
Ma come non gli e’ riuscito di rifarsi una verginita’ nel suo paese natale, tanto che non osa andarci, cosi’ non si fa una verginita’ per gli storici della Chiesa del futuro.
Caro Img.,
lasci stare la scuola.
Risponda cortesemente.
Francesco
Cominciavo a disperare che non ci fossero più persone ancora in grado di usare il proprio cervello e di non procedere per slogan di cui nemmeno si comprende il reale significato. Questo commento, quindi, mi arreca un sollievo insperato. Grazie di cuore, ing. Bettinelli.
Caro Ingegnere,
forse – a me pare – che Lei abbia peccato di presunzione.
È vero che tutti abbiamo un cervello per poter produrre dei pensieri, ma in tanti ambiti, non di nostra competenza specifica, bisogna saper riconoscere che qualcuno possa avere un grado superiore di giudizio.
Ecco non mi sembra che Seewald sia un imbecille qualunque, per cui porto almeno rispetto alle sue idee. Certamente non sempre e non supinamente.
Ma le osservazioni riportate da Seewald mi appaiono in questo caso solo condivisibili, visto che il suo amato BERGOGLIO è scivolato in un pendio disastroso che sta determinando una frana spaventosa.
Se non avessi a cuore la mia certezza in Gesù Cristo – mio DIO -, dopo l’attuale panorama della Chiesa, non me ne starei a scaldare una panca di legno con odore d’olio antico, ma me ne andrei a pesca.
Questo il suo amico BERGOGLIO lo dovrebbe pensare e dovrebbe applicare la PAROLA DI DIO “Meglio mettersi una pietra al collo…”
Una nota finale.
Non c’è bisogno di identidificarsi con ING.
Non Le dà nessuna autorità in più.
Io sono medico, specializzato, con dieci anni di studi universitari, e (salvo le ricette) non ho mai usato il mio titolo di dott. . Non è presente nel mio biglietto da visita, nè sulla targa attaccata alla porta di casa o sul campanello. Non mi presento mai come dottore.
Sono solo un io qualunque.
Le auguro tante buone giornate
Concordo in toto e sottoscrivo.
Cómo argentino y como católico, Bergoglio me da una vergüenza infinita. Es una figura triste, patética.. envidioso, chismoso, terrible.
“Benedetto XVI non rappresenta una Chiesa di ieri, ma una Chiesa di domani. “Il processo di cristallizzazione e di chiarificazione”, ha affermato, “costerà alla Chiesa molti buoni poteri”. La “renderà povera, la trasformerà in una Chiesa dei piccoli…”. Ma quando queste divisioni saranno state messe alla prova, una grande forza scaturirà da una Chiesa interiorizzata e semplificata”.”…….Direi a chi ha orecchie per intendere…!!! E solo IN QUESTA OTTICA si potrebbe considerare Papa BXVI anche il Grande Pontefice “di transizione”… tra il vecchio, destinato a perire, ed il nuovo che, nella e per Volontà Divina, avanza…e di cui farà parte una Santa Chiesa, seppur “ridotta”, Purificata, Rinnovata, pronta al Suo Trionfo Finale!!!
Concordo in pieno E. A.
D’altronde lo spiega anche s Pio X nel suo Catechismo della Dottrina Cristiana al n. 105.
La Chiesa è la società dei veri cristiani che professano la Dottrina di Gesù Cristo e obbediscono al Pastore da Lui stabilito.
Pertanto, anche se Benedetto XVI è salito in cielo, solo chi lo riconosce quale unico e legittimo Vicario di Cristo fino alla morte, fa ancora parte della Chiesa di Cristo.
Mentre, chi obbedisce all’antipapa eretico stabilito dall’ANTICRISTO non è cristiano e non fa parte della Chiesa di Cristo.