a cura di Veronica Cireneo
Carpi. Siamo nella settimana santa e non si placa la protesta contro la mostra brutale esposta nella Chiesa di Sant Ignazio di Loyola.
Insieme ad altre iniziative di cui vi daremo conto a stretto giro, comincia a farsi sentirsi la voce della Chiesa.
Qui l’intervento di un sacerdote, il secondo al momento, che ci consegna e lo ringraziamo di cuore, la sua serrata analisi sul discutibile evento artistico. Amico degli Alleati, don Giuseppe Agnello, autore del brano, è noto anche per aver dato alle stampe un importante libro apologetico sulla talare sacerdotale, dal titolo: “De habitu sancto. La fede fa l’abito” [qui]
Dello stesso autore, don Agnello, si possono fruire le omelie domenicali e catechesi sul suo canale YouTube “Fate strada a Cristo” [qui]Buona lettura.
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L’altra visione della realtà è quella degli scandalizzati da questa mostra e dalle roboanti presentazioni e lodi sul suo contenuto, dal luogo che la òspita e dalla diòcesi che la contínua a presentare come arte sacra, non vedendo la blasfemia del quadro INRI, che è la punta del borgognone. Questa posizione riposa su tre capisaldi dell’arte sacra: il soggetto sacro, la sua rappresentazione chiara del mistero di cui parla, e la glòria che si deve dare a Dio attraverso forme, matèria e colori. E di tutti e tre resta garante la fede cattòlica dell’artista, perché «l’uomo, senza la fede, non può piacere a Dio» (Cfr Eb 11, v.6) e «la vera fede è útile a tutto» (1 Tim 4, v.8), o, come si legge nella precedente traduzione CEI74: «la pietà è útile a tutto». Fede e pietà, dunque, sono necessarî all’arte sacra: fede nel mistero di Cristo integrale (perché la Chiesa si è impegnata sempre nella stòria a combàttere le eresie che intaccàvano il mistero di Cristo); e pietà come rapporto filiale col Padre, come dono dello Spírito Santo.
Dunque la nostra riflessione non è una riflessione sull’arte in gènere o su quella contemporànea, o sulle scelte diocesane di questa o quella diòcesi, che pure in questo caso ci tocca affrontare; ma sull’arte sacra, affinché nessuno cerchi fόglie di fico per coprire la vergogna di ciò che è successo. La fede dell’artista di arte sacra non è il deismo, non è una spiritualità confusa o un’antropològia àtea, ma deve èssere la fede della Chiesa (quella contenuta nel Credo e nel Catechismo della Chiesa Cattòlica), anche se l’artista si riconosce peccatore e pieno di misèrie. Il soggetto dell’arte sacra quindi non può èssere un’allusione alla stòria sacra o un títolo che la richiama, ma un riflesso o rappresentazione del Logos che si è fatto carne, o è stato prefigurato nell’Antico Testamento; senza altri veli rispetto a quello della stòria precedente all’Incarnazione, e senza travalicare la stòria nota e rivelata con reintepretazioni bizzarre o blasfeme: altrimenti l’òpera d’arte non sarà capita, potrà èssere fraintesa, e potrà èssere pure blasfema (con o senza l’intenzione dell’autore). Le attualizzazioni hanno sempre un límite: l’immaginàrio collettivo. E l’immaginàrio collettivo dei fedeli ha sempre una garanzia: la tradizione della Chiesa. Senza il límite e contro ogni garanzia di cattolicità, elementi consegnàtici dalla stòria sacra, il sensus fidei si ribella alle falsificazioni íntellèttualístiche, come è successo a Carpi. Ragiόn per cui, se anche si vuole assόlvere l’artista, non si pòssono scusare gli organizzatori, anche solo per il fatto che non si onora Dio contraddicendo la stòria e la fede, e nemmeno dando all’arte licenze che non può avere, quando è sacra. La Sacra Scrittura insegna che «chi custodisce un fico, ne màngia i frutti, chi ha cura del suo padrone ne riceverà onori» (Pr 27, v.18). Parole rivolte a chi crede che il fico è la conoscenza e il padrone è Dio, per cui non si può nell’arte sacra indúlgere sull’ignoranza e non avere cura dell’onore di Dio, spècie in chiesa. Questo è invece accaduto a Carpi, non solo per la questione del quadro senza perizònio e con la testa di Longino sulle pudenda del Signore. La mancanza del panno della purezza ha un suo precedente nel Crocifisso di Michelàngelo a Firenze, ma questa scelta isolata dell’iconografia sacra si spiega con lo studio anatòmico che l’artista stava facendo a quel tempo mentre era òspite del priore di un convento, tant’è che Michelàngelo stesso lo volle coperto e coperto rimase per sècoli. E dovrebbe ritornare ad èsserlo! Qui a Carpi siamo andati oltre, con pose, vesti, gesti ambígui, antistòrici, chiusi alla preghiera che l’arte sacra deve suscitare, e infine blasfemi. Ci scandalizza che dietro la frase di frà Cristòforo, che è poi citazione della Léttera a Tito: «Tutto è puro per i puri» (Cfr Tt 1, v.15), si vòglia risòlvere la questione, a rimpròvero dell’osservatore e a discolpa di tutti gli altri.
Sarebbe bene, per chi vuole valorizzare l’arte sacra, studiare le vite e l’arte di Giotto, del beato Angèlico, del servo di Dio frà Clàudio Granzotto, e del grande architetto della Sagrada Família Antònio Gaudí. In altri e piú famosi artisti possiamo trovare il gènio, la bellezza e la fedeltà rappresentativa dell’evento cristiano, ma in essi troviamo anche la premessa necessària all’arte sacra: l’umiltà, la preghiera, la penitenza che accompàgnano lo stúdio e l’esecuzione. Da esse derívano l’igiene estètico dell’òpera e anche la comunicazione esatta tra contenuto dell’òpera e attesa del credente. Il professόr Granzotto, prima ancora di diventare frate, diceva: «A me piace l’arte e l’Arte Sacra. Per questo mi tengo lontano da ogni dissipazione: non frequento osteria, mi sforzo di mantenermi buono. Se non si è buoni e raccolti non si può far dell’Arte Sacra. Bisogna sentire ed è allora che si può trasfòndere nel marmo il buono e il bello».
Ma torniamo alla mostra di Carpi e a come persino Agensir.it títoli: «Nessuna immàgine blasfema e dissacrante»; e vediamo a títolo di esempî, alcune delle òpere del Saltini, tenendo presente ciò che dice l’autore e ciò che vediamo noi. L’autore, per lo piú si propone una rilettura in chiave contemporànea del Caravàggio, e nel quadro “Pescatore di uòmini” ci riesce. Un san Pietro deposto nell’acqua, però, ha bisogno di mille spiegazioni per legare armonicamente l’intento dell’autore di un ritorno all’orígine della chiamata; il rapporto tra l’acqua che lo accòglie morto e l’acqua che lo vedeva vivo; la fede di chi deve pensare contemporaneamente al Pietro stòrico, a quello del Caravàggio citato e del Saltini che lo cita. Ad ogni modo, qui, la citazione del Merici, conserva al santo il perizònio che sarà tolto a Gesú.
Altra òpera: “San Giovanni Battista”, mezzobusto visto di spalle e nudo, su fondo nero, con la pelle rosso fuoco, ma il collo e il volto colór incarnato, ha il capo chino, mentre riceve lapilli nella notte, che l’autore ci spiega sono, come in molti altri quadri, «Segni gràfici accennati che vògliono rimandare sempre alla presenza dello Spírito Santo». Il pellerossa a metà è spiegato come màrtire consapévole, ma senza la didascalia dell’autore non c’è nulla della descrizione dei Vangeli che ce lo possa fare riconόscere come il Precursore. Sembra un giόvane ballerino in tuta rossa anatòmica, che, cogitabondo e pronto a ballare, riceve una gragnuola di lamelle d’oro o di luce, come nella finale del serale di “Amici” succede al vincitore. Da questo quadro risulta ancora piú chiaro che le didascalie bàstano se sono radicate nella realtà, altrimenti a poco serve una scritta che chiama “San Giovanni [in Laterano]” il San Giovanni Battista di Giovanni Micheluccî, sull’autostrada del Sole presso Firenze.
Il quadro “Non crederò” «è molto caro all’autore» perché ha una dòppia prospettiva: può èssere san Tommaso «che finalmente crede e si apre all’amore»; e può èssere Gesú, «che espone il petto, la ferita a noi». Come fa la stessa persona a somigliare a entrambi e a parlare di entrambi? Somigliando all’uomo della Denim che si sta svestendo o rivestendo, e ci dice il suo status: “Non crederò”.
Il quadro “Natanaele…un israelita in cui non c’è falsità” proségue, acutizzando il tutto, la rappresentazione dell’immaginàrio dell’autore: mezzobusto nudo e frontale di un giovinetto con uno strano sombrero a tre anelli, ma che guarda al cielo. “Paràclito”, invece, porta solo il nome della terza persona della Trinità, perché ad èssere rappresentato è un astronàuta che abbràccia un ammalato, visto che la salvezza la si può aspettare solo dallo spàzio. E se cosí è trattato il Divino Amore, ¿che ne sarà della beata Vérgine Maria?
Nel tríttico “Gratia plena” è vestita come una cubista che ha scelto vesti bianche anziché nere, o come una modella di Thierry Mugler che è palpata e annusata, e passata al microscòpio di sguardi farisàici da una plètora di uòmini che la oggettivízzano. Come vedete, e spero che abbiate sotto gli occhî i quadri di cui parlo, l’arte contemporànea non può (costitutivamente) èssere arte sacra, ma solo a soggetto religioso, con tutte le varianti àntistòriche, àntidommàtiche, àntiuniversàli, antirazionali, e pure blasfeme, già viste. E veniamo a questo punto alla blasfemia piú evidente: il quadro “INRI (San Longino)”. Gesú è Gesú solo per la visibilità delle stímmate a piedi e mani, perché poi ha il corpo e il volto puliti di un efebo: niente ferite, niente ematomi, niente barba. È disteso a terra su un pavimento scuríssimo, confortato solo da un lenzuolo raggrinzato all’altezza del tronco, che non si capisce se è il lenzuolo con cui è stato calato dalla croce o ciò che resta di un letto movimentato. Longino non veste da soldato, non ha la lància né elmo in testa, ma «la mano che preme verso il costato è secondo l’interpretazione dell’autore il símbolo, l’atto stesso che identifica il personàggio – soggetto principale dell’òpera: San Longino. NOTA: il pezzo è stato pensato e si sviluppa orizzontalmente (come raffigurato sul catàlogo) dal momento che la prospettiva è stata creata dall’autore con un punto di vista dall’alto». Poi però il quadro si còlloca verticalmente; lo fa l’autore, aggiungendo altra spiegazione. Risultato? La prospettiva aèrea dell’efebo deposto, con un Longino riverso sul suo corpo e con la fàccia sulle pudenda senza perizònio; con la mano sinistra premente la pància del deposto e la destra che scompare in mezzo alle gambe aperte del giόvane. ¿Uno che guarda sta scena che deve pensare? Se siamo davanti a Gesú e a san Longino, c’è la blasfemia o il “vitupèrio di cadàvere”, come qualcuno dice pensando alla fellatio in corso. Se non sono Gesú e nemmeno san Longino, INRI allora signífica: «Idioti! Non riconoscete “Illos”?». No, quando si perde il contatto con la realtà. L’arte contemporànea non è esente da questa règola: se vuol fare di testa sua e come le piace, non si difenda dietro il dito se poi cade nella blasfemia, perché qui nessuno è scemo. Concludo con un anèddoto contenuto nel Diàrio di Giovanni Papini, in data 11 Febbràio 1947: «Un certo Cristofanelli, di Roma, architetto, viene a lèggermi alcune pàgine di un diàrio immaginàrio di Michelàngiolo, scritto nel gergo di un mediocre giornalista del Novecento, senza pensieri alti e nuovi, con scarsa esattezza stòrica. Gli dico schiettamente il parèr mio e costui quasi si arràbbia, sicuro comè di avér letto tutto quel che si riferisce a Michelàngiolo e d’èssere un ecclellente scrittore. Debbo rattenermi per non dirgli quel che mèrita, cioè che il suo libro è penosa e ingiuriosa profanazione di un gènio ch’egli mostra di non avér compreso. Ma questi principianti quanto piú sono mediocri, tanto piú sono presuntuosi».
Lo stesso si potrebbe dire di me che commento Andrea Saltini, ma ricordi il Saltini e tutta la diòcesi di Carpi che nostro Signore Gesú Cristo è piú grande di tutti ed è «degno di ricévere…onore, glòria e benedizione» (Ap 5, v.12)Don Giuseppe Agnello
Martedì Santo 26 marzo 2024
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Nota:
Dato che per arte sacra, secondo l’interpretazione di Titus Burckhardt, non si intende qualunque opera artistica che rappresenti un soggetto religioso, ma più specificamente l’arte le cui stesse forme riflettono la visione spirituale propria di una data religione, ne mostriamo a sostegno una significativa rappresentazione
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Nel vangelo di Marco c’è scritto che tre donne, che di buon mattino, andarono al sepolcro; guardando videro che la pietra dell’entrata del sepolcro era stata rotolata via lasciando libero accesso.
Quindi entrarono e tutte tre εἷδον νεανίσκον καθήμενον “videro un giovane seduto”.
Che ci faceva un giovane nella tomba?
Era un ladro di cadaveri?
Già prima del 60 circolava un romanzo in greco, detto il Romanzo di Calliroe e Cherea di Caritone di Afrodisia, conosciuto dal poeta Persio. Qui si parla di ἕφηβοι, bei giovani, bel ladro nello stesso greco “koinè” di Marco.
Pure qui si scrive: di buon mattino… corone, bende, aromi…gettare il dado…bellezza quasi non umana…un Dio in veste di bel giovane…un sogno che diventa realtà…ecc.
Ma io mi chiedo cosa ci fa un iuvenis dentro una tomba? Per annunciare che Gesù ἠγέρθη, cioè si è alzato: terza persona singolare aoristo passivo indicativo di εγείρω senza aggiungere έκ νεκρῶν, cioè dai morti!
Un bel giovane!
Ma!
E poi c’è lo sconvolgente vangelo di Pietro!
Inneggiamo! Il Signor non è morto!
Inneggiamo! Al Signore risorto!
(Mascagni. Cavalleria rusticana. Libretto di G.Targioni-Tozzetti e G. Menasci dal dramma di G. Verga).
Haec dies quam fecit Dominus.
Un Dio inteso come Parola d’Amore, mi sta bene. Mentre l’idea che per essere “umani” nel senso morale del termine occorra anche credere in una divinità trascendente mi sembra del tutto indigesta, ad arte!
Non posso credere. Ma posso amare. Mi basta.
Et nos credidimus charitati. Credere nell’amore.
Inneggiamo! L’Amore non è morto!
Inneggiamo! All’Amore risorto!
È facile far sorridere un bambino. Basta sorridergli e la tua immagine riflessa nei suoi occhi, ti dice se ti ha già accolto! Se il tuo amore è tale.
Viva a lungo papa Francesco.
Crepino presto e muoiano rosicchiati vivi dai vermi coloro che si fanno il segno della Croce e li uccidono. E non ce n’è uno solo tra i cosiddetti “cristiani”! Ce ne sono di ogni dottrina! Di ogni credo! In ogni divisione.
Chi crede nell’amore si unisca in questa rivoluzione senza se, senza ma. E non ci sarà più sulla terra alcun Potere voluto da Dio (Rm13,1) che il solo amore.
È necessario amare per la redenzione, cioè il riscatto dell’Umanità. Se ogni altro “credo” è d’inciampo, bisogna liberarsene: questa è la redenzione!
E Gesù, martire in croce, ne è un esempio. Nessun Dio gli è venuto in soccorso. È morto assetato d’amore. SITIO.
Omelia del Padre Cantalamessa oggi.
Parola chiave: Amore. IO SONO. AMORE.
Regnavit a ligno Deus.
Scusa, cos’è che canterebbe? La messa?
Sono andato a controllare per timore di aver sbagliato.
Si tratta proprio di Raniero Cantalamessa: così il suo nome.
Se intendevi far dell’ironia, cara Voce Canora, hai sbagliato interlocutore perché io abborrisco tutte le istituzioni di presunta origine divina, rispetto i suoi fedeli in quanto prima li ritengo uomini e se come tali non riesco a rapportarmi, non riesco nel rapporto civile, mi allontano per non riprendere la peste dalla quale ho faticato a redimermi.
Redenzione, riscatto sono concetti impliciti nel lavoro dell’uomo, frutto del lavoro dell’uomo. Ed il lavoro più duro ma efficace per conoscere è un continuo soffrire. Come già scriveva Eschilo, molto prima dell’Unto/Cristo, che alcuni hanno visto in un eroe del suo popolo di nome Jehoshua. Condannato alla croce infame, ibis ad crucem, semplicemente perché voleva liberare il suo popolo dalla Legio dei Porci Romani come testimonia il vangelo di Marco. Le favole, invece, sono legge per i collaborazionisti del Potere, sia che si chiami Caifa, sia Paolo di Tarso, il moktheròs. Cioè uno dei tre grandi impostori.
Adesso potresti, forse, capire da te, in che senso mi relaziono civilmente. C’è, ammetto, una grande difficoltà con certi, diciamo così, di bassa quota ( sempre supposta), meno con persone intelligenti anche se vescovi e cardinali. Anzi! In tanti, tanti casi dentro di me ho pensato di molti di essi ciò che non voglio dire.
Ecco perché ho citato il Cantalamessa latino che in un lontano, lontano venerdì santo fu tutto concentrato sul “Dies irae, dies illa” e la definì preghiera “con troppa facilità dimenticata”. Non solo in latino per i cari tradizionalisti, ma anche in…
Sì, cara Voce Canora, è un cardinale, di origine ebraica, se non prendo un abbaglio, che la canta a piacere, come molti, come tutti! E ci sono finti laici, un gruppo piccolo ma infallibile, che vorrebbero predicare al loro posto.
Ti dà fastidio che io abbia scritto ciò che Cantalamessa ha detto con enfasi: “IO SONO”? “AMORE”? Beh, tu allora hai già soffocato l’uomo!!!
Voce Canora come il famoso fischio nel Mefistofele del Boito?
Ah! Allora…..
Sai sono un appassionato di lirica. La Scala il mio Tempio. “Dio è Musica” (Platone).
” Son lo spirito che nega, nega tutto: l’astro, il fior. Il mio ghigno e la mia bega turban gli ozi al Creator. Voglio il Nulla e del Creato la ruina universal è atmosfera mia vital…” Devo dire che Arrigo Boito nel Mefistofele ha dato il meglio di sé, sia da librettista -valorizzando Goethe-, sia da musicista. Diciamo che “la morte e il nulla”, dominio di Satana e di Jago, da aspirazione di pochi “eletti” è diventata una realtà di massa. L’Amore “nella” Natura di Giordano Bruno sembra sia andato a farsi un giro…lunghissimo.
Ah Adriana cara, cara…. mi fai venire i brividi estatici, inesprimibili solo al pensiero dei fischi dell’indimenticabile Samuel Ramey!
“È atmosfera mia vital…
Ciò che chiamasi peccato…”
E poi nell’epilogo:
“Già l’opra del male distrugge
Iddio col suo stolto perdon!”
In una nota di un testo, programma di camera, trovo scritto: “Tremenda e grottesca chiave di ogni teatralità dualistica implicita già in Isaisa 45,7.”.
Caro Rolando,
abbiamo un amore comune: Samuel Ramey! Ne sono felice. “Mefistofele”…fin da piccolissima ne ero rimasta
“presa”, ascoltando alla radio la “sfida al Signor”, Boito aveva profonde intuizioni sulla religione cristiana.
Mia nonna materna ed anche mia mamma ripetevano sempre: “De boni ghe ne uno solo e i la messo en croce” (Di “buoni” ce n’è uno solo e lo hanno crocifisso).
Io mi son sempre chiesto: ma se Gesù, quell’uomo storico che è vissuto sulla terra, era così buono per quale motivo mai lo hanno condannato al patibolo della croce?
Poi nella vita mi sono imbattuto in questa affermazione di Luciano di Samosata:
“A cosa è servito a quelli di Samo bruciare Pitagora, agli Ateniesi costringere Socrate a bere la cicuta ed ai Giudei crocifiggere il loro sapiente re?”
A niente, dice lui, perché Dio li ha giustamente vendicati.
Perché? Se Gesù “non eripit mortalia, qui regna dat coelestia” (“Non ruba regni materiali chi dà regni spirituali”. Inno dell’Epifania. Apostrofe rivolta al crudele Erode).
Perché?
Nonostante questo “perché”, al quale è inutile cercare risposte, resta una sola cosa reale, concreta, vera, storica: la crudeltà umana che nell’uomo di Potere si ammanta di nefanda Autorità. “Non uccidere” grida dalla terra il sangue di Abele. Ma Caino non ha mai cessato di avere i suoi successori, che nel tempo si sono fatti sadici e perversi saprofiti a tutto beneficio dei Potenti. Anzi, questi, si sono ammantati di religiosa e divina benedizione del Dio a supporto.
Questo supporto Gesù ebreo non l’ebbe, nonostante si ricordasse in un ultimo estremo anelito “CHE ELOHIM IL GRIDO LORO E EL ELYON IL RISCATTANTE LORO.”
“EL MIO EL MIO PERCHÉ HAI SACRIFICATO ME?”.
E altri cita:
“ECCO L’OPERA DI YHWH!” (Inizio e fine del salmo 22!).
Tutto molto bello
Molto difficile calare il sipario su un argomento così coinvolgente. Ma a suggello proporrei una delle più corpose e apprezzate pubblicazioni della Scuola di Soriano: Artemio Brindolo et al., Scatologia universalis, LaMazza, Perugia 1997.
L’ho letto. Una pietra miliare, anche nel senso che è un po’ un mattone. Bello però, copre l’intero scibile in materia. Infatti è coprologico. Il capitolo sulle deiezioni impedite delle cince che abitano il monte Minus Tella è semplicemente illuminante. Splendido il passo sull’esemplare di cinciamesta che “dopo avere a lungo trattenuto il ministerium ha scaricato in pochi secondi 759 grammi di munus”. Quando si dice un capolavoro!
Forse è il caso di mettere fine a questa cagnara con una bella risata comune:
“Cacatio matutina est quasi medicina,
cacatio serale est quasi funerale.”
scritta nei bagni di un liceo
🤣🤣🤣🤣🤣
Defecatio matutina, bona tamquam medicina; defecatio meridiana neque bona, neque sana…(Scuola salernitana).
Defecatio matutina bona tanquam medcina
Defecatio meridiana neque bona neque sana
È di Scuola salernitana. E finiamola qui 💩💩💩
Incredibile ma vero. Il fanatico di Dio è un assassino ed ha i suoi spirituali sostenitori.
È successo a Carpi. Per fortuna è riuscito solo a ferire.
Mi viene in mente quello che Saul aveva chiesto a David per concedergli la figlia in moglie: che gli portasse 100 membri virili di nemici nella speranza che David trovasse la morte in campo. Invece Dio, anzi lo Spirito buono di Dio era in David, il quale invece di cento peni ne portò 200 a Saul. Naturalmente con l’aiuto di Dio.
Andate a leggere il libro sacro.
Oggi a Carpi un tal Dio divenuto cristiano si è nuovamente manifestato nella persona dell’uomo fanatico invasato di fede.
Povero Gesù! A crocifiggerti sono stati i sacerdoti. Oggi molti laici vogliono farsi clericali. Ancora una volta papa Francesco è profeta.
Ironizzando…si potrebbe dire che qualche “cristiano” ha
pensato bene di adeguarsi allo stile dei mussulmani integralisti. Miracoli dell’ecumenismo!
Qualche? Adriana cara! Sono della stessa, medesima, identica, divina radice!
Nel pomeriggio, alle tre, pensando Gesù torturato e nudo come un verme sul patibolo della croce usata volentieri anche dai Romani di sempre, ho già una riflessione-preghiera-gemito in cuore da postare.
Al buon Theos piacendo.
“E RICORDAVANO CHE ELOHIM IL GRIDO LORO E EL ELYON IL REDIMENTE LORO” Salmo 78 versetto 35. Tradotto dall’ebraico del libro sacro senza alcun equivoco terminologico.
Altro che salmo 22 di comodo! Posteriore al più antico 78!
Caro Rolando,
grazie, nota veramente interessante, specie per quel “loro”…Marcione venne zittito- non a caso, suppongo-.
Marcione? Un vescovo greco tra il primo e secondo secolo, personaggio di estrema importanza!
Venne a Roma verso il 150 con una manciata di lettere attribuite a Paolo. Aveva del Dio “cristiano” la stessa idea che, senza saperlo, professano da sempre i cosiddetti pii cristiani, romani ed ora non più “cattolici”: il Dio cristiano non è quello della bibbia ebraica, assunta, non tutta, nel NT per dare una radice di antichità a questa “nova superstitio” in Roma, “quo cuncta undique pudenda confluunt celebranturque ”
Il crocefisso del Palatino ne è mirabile documento storico.
Ma, ovviamente, la massima espansione dell’impero romano, sotto Adriano [che fece Dio Antinoo il suo giovanetto amante che si sacrificò affogando nel Nilo quando seppe che il suo Adriano aveva una brutta malattia ed infatti quasi tre anni dopo morì anche lui] impedì alla chiesa romana, che aveva già altri calcoli, di accogliere il credo di questo geniale vescovo, credente in Gesù Cristo, che oltretutto si basava proprio sulla dottrina di Paolo secondo la quale si è salvi non in virtù delle opere della Legge, non in virtù della lettera che uccide, ma dello spirito che vivifica e nessuno sa donde viene e dove va come scrive Gv3,5-8!
Ovviamente un Potere, la mira ad un Potere, deve avere programmi più solidi ed accentranti! Mosè è un simbolo perenne di Dittatura finché Storia sussisterà. Gesù invece no! È un perdente, l’uomo dei dolori da compatire, uno che è passato tra noi senza che ce ne accorgessimo (Isaia). A meno che, nonostante lo “schemà Israel” non lo facciamo Signore (Kyriòs) al posto di YHWH e non intendiamo ELOHIM alla stregua dei Theoi omerici.
Ma avvi una sostanziale differenza: gli uni lasciarono liberi gli uomini di “redimersi”/”riscattarsi” con le proprie leggi; invece YHWH scrisse col suo dito le sue leggi su lastre di pietra che consegnò di persona a Mosè, e che questi mandò in frantumi. La seconda volta disse a Mosè: arrangiati! RISCRIVILE TU. Ecco la Dittatura vicaria. Tanto cara al Potente.
Nun t’allarga’
” … sotto Adriano [che fece Dio Antinoo il suo giovanetto amante …”
Tu sei proprio fissato.
Caro Enrico Nippo, adesso capisco perché tu non credi, sei duro di cuore.
Non credi alle parole del giovane di Marco seduto nella tomba di Gesù!
Pensi che Marco, ispirato dallo Spirito Santo, abbia avuto una ” stornìsia”!. Visiva ed auditiva.
Ma che bei giudizi ad personam: tu sei fissato, tu sei duro di cuore…. E questi sarebbero i cristiani evoluti, quelli che si sono lasciati alle spalle le rigidità inquisitorie del passato per abbracciare la via dell’ammmòre? Che penoso spettacolo!
Caro CHE PENA CON LA “A”, che pena, che peniferi spettacoli in hac lacrimarum valle!
Eppure ELOHIM (Dio) ha creato tutto ed ha confermato la buona riuscita dell’opera sua ad ogni calar dei sei giorni lavorativi. Al settimo, che era sabato, si riposò ab universo opere quod patrarat .
Eppure YHWH così disprezza i GOIM, cioè tutti noi, in Ez 23,20 : “E spasimò sugli amanti che un pene di asini il pene loro ed uno sperma di cavalli lo sperma loro!”.
Forse abbiamo prodotto troppi peccati! Invenzione del Cristianesimo, per cui , come disse il Tasso, col cristianesimo il mondo divenne più triste.
Scusa se con i biblici peni, ancora una volta, ti ho recato pena! Prova a toglierlo dalla Bibbia e vedrai cosa resta!
Beh, adesso non facciamo di un fendentino uno squartamento. Son cose che possono capitare. Nella concitazione, tra un codice segreto, un munus impedito e una ciancia ministeriale, qualche colpetto di lama ci può scappare.
Le ultime dicono trattarsi di:” uno sgrugno sul grugno”.
Con cosa fa rima?-
Con Toto Cotugno.
Per Bacco, son con te: un bicchiere tira l’altro. Una volta ubriachi non si contano più perché si ha più sete che pria.
Adriana cara,
io no ho “orrore” della cacca, semplicemente constato che puzza di morte perché l’essere umano stesso puzza di morte, tanto è vero che prima o poi muore, e non di rado in condizioni puzzolenti.
De resto, chiedo scusa per l’eccesso, non per nulla si da dello “stronzo” o “stronza”, per riguardo alle quote rosa, a chi si comporta come una m…..
E senza dimenticare * stronz*-
E poi io non sono “contro” il peccato originale, bensì sono perplesso circa le sue conseguenze, che è tutta un’altra cosa.
Ciao.👹
Caro Enrico, se rileggi ciò che ho scritto scoprirai che non ho negato che tu riconosca il peccato originale… Per conto mio, l’attribuire ai progenitori tale colpa non fu una bella cosa da parte del Creatore. Egli sapeva tutto, mentre loro, poverini, appena creati, -neonati- erano come bimbi ignari alle prese con esseri (il Nahash ed Elyon) ben più attrezzati di loro sotto tutti i punti di vista…fu un “gioco” assai crudele e assolutamente impari.
Ma, insomma, quando ebbero l’ombelico?
Hai ragione, mi sono espresso male.
Una tesi di dottorato discussa diversi anni fa al C.R.E.P.A. “Signora del conte Pepoli” di Soriano nel Cimino riportava un mito melanesiano secondo il quale il Creatore dopo avere plasmato il primo essere umano si era assentato per un istante e il diavolo ne aveva approfittato per sputare sulla creatura, di cui era tremendamente invidioso. Al suo ritorno il Creatore, trovando il suo manufatto insozzato dallo sputo del diavolo, rimediò nel modo più spiccio, rovesciando il primo uomo come si fa con i polpi appena pescati: così l’interno, pulito, finì all’esterno, mentre l’esterno, ormai sozzo, finì all’interno. Ecco spiegato perché nelle interiora l’essere umano è fetido e rivoltante. Credo che l’intera tesi sia ancora consultabile nell’archivio del C.R.E.P.A. Una parte ne è stata pubblicata nella rivista “Comunicazione impedita”: cfr. Rosa Porcelli, Codici munusministeriali nella mitografia melanesiana e polinesiana, in “Comunicazione impedita”, XV (2012), pp. 118-230.
Alt. C’è cacca e cacca, non creiamo confusione, altrimenti i più sensibili potrebbero smarrirsi. Esistono una cacca maleodorante, una cacca quasi inodore e una cacca quasi profumata (per esempio di nocciola). Per il retrogusto chiedi però a Balquis, che sembra molto ferrata in cacche d’autore.
Come recitava il grande Arigliano: Balq(u)is! Basta la parola.
Chiedo al Comitato Scientifico del C.R.E.P.A. se nella fornitissima biblioteca siano stati acquisiti volumi sull’annoso problema della Cacca Impedita, che da sempre suscita angosciose domande senza risposta. Soprattutto ci si interroga se si tratti di una restrizione intestinale stretta o larga.
Può consultare in merito l’ottimo studio ornitologico di A. Cianci, Stitica cincia: avvistamenti del ‘Periparus costipatus’ sul monte Minus Tella, in «Comunicazione impedita», XXV (2022), pp. 210-259.
Caro Enrico, rispondo qua dove c’è il segnalino,
temo che tu confonda Adriano con Pasolini e Antinoo con Pelosi. Tra parentesi, ricordo un’intervista privata in cui lo scrittore cattolico descriveva il piacere provato a “indurre” un gruppo di dodicenni a intrattenersi con lui…Dirai che il foro è il foro (interno ed esterno)…Forse sarebbe meglio lo dicessi alla Gerarchia dell’Istituzione che lo ha coccolato e premiato. In ogni modo io non sarei d’accordo con questa weltanschauung: “Lo stile è l’uomo” scrisse Leclerc de Buffon nel 1753 ( “Discorso sullo stile” ). Myamoto Musashi osservò che tutti sono capaci di uccidere: anche una vecchia o un bambino lo sono. Bisogna però vedere per qual motivo e con quale stile lo
si fa ( “Libro dei cinque anelli”)… e io sono d’accordo con entrambi.
A Rola’,
co ‘sta storia che “Dio è amore” lo so ando’ vai a fini’.
Me sa che sei parente de quer prete che dice che se du’ ommini o du’ donne “si amano stabilmente” (puttanata cosmica perché so’ più l’invertiti e l’invertite a mannasse a quer paese), allora la Chiesa li po’, anzi li deve benedì.
Ma famme er piacere!!!
Scusa se prima interferisco.
“E poi io non sono “contro” il peccato originale, bensì sono perplesso circa le sue conseguenze, che è tutta un’altra cosa.”
????????????????????……………¿¿¿¿¿¿¿¿¿¿¿¿¿¿¿¿¿¿¿¿¿
Poi:
” O FELIX CULPA, QUAE TALEM AC TANTUM MERUISTI HABERE REDEMPTOREM! ”
Buona Pasqua e che i fedeli del Dio delle religioni di salvezza eterna la smettano di massacrare in suo nome!
Beato te che sei sicuro di tutto quello che pensi!
Prima di cedere all’impulso di rispondere, rileggi bene, per almeno tre volte:
Beato te che sei sicuro di tutto quello che pensi!
Beato te che sei sicuro di tutto quello che pensi!
Beato te che sei sicuro di tutto quello che pensi!
Caro Nippo, inventa risposte più geniali. Patendo conoscere. Errando discitur. I motti che stanno sempre innanzi a me.
Di grazia dimmi: ma leggi quello che scrivo? Non perché voglia indurti a leggermi o capirmi, ma a formulare geniali battute che mi piacciono tanto perché scuotono, suscitano introspezione.
“Introspezione”: molto bene.
Allora. beceramente (la genialità mi fa difetto) mettiamola col punto interrogativo:
sei sicuro di tutto quello che pensi?
Non creare barriere di fumo con le tue dotte citazioni.
Rispondi sì o no. Solo per questa volta. Dai!
Caro Enrico Nippo, tu sei l’esempio, relativamente a ciò che scrivi, più perfetto di chi s’impicca sulla parola che tradisce.
Essa è il mezzo più imperfetto per esprimere il mistero dell’uomo! La “sua storia” il suo “è”.
Per questo tutte le dottrine sono “tradimenti” “falsità”.
La prova?
È nell’uomo Gesù stesso in cui credi. Lui come Uomo È la Parola. La sua carne. La sua sete. Il suo “sitio”=assenza di liquidi. Queste sono le parole MAI pronunciate. E secondo presunta “vera” dottrina!
Quelle del soldato che muore con la parola soffocata.
Perché parli il vincitore.
Povera condizione umana! Neppure a Dio è ancora venuta bene. Al alcuni sembra.
Caro Enrico Nippo, non volevo, ma è più forte di me l’entusiasmo che mi spinge a rispondere a tanto:
“A Rola’,
co ‘sta storia che “Dio è amore” lo so ando’ vai a fini’.”
Non ti conosco, né mai ti ho visto, ma se TU SAI è perché TU (ci) SEI. Buon soggiorno!
Denuncia archiviata, Andrea Saltini (il pittore) accoltellato,
(ma non gravemente) da un fedele mascherato che stava “vandalizzando” un suo quadro nella chiesa di Carpi dove è esposta la mostra.
Ho appena letto. Non mi piace per niente il clima che si respira. Avverto un’aggressività crescente che non può portare niente di buono.
Concordo.
Dott Tosatti
Questi battibecchi mi sembrano poco opportuni da pubblicare confondono il filo del discorso. Si trascende in personalismi fuorvianti e in discussioni futili e vacue
che esulano e confondono sull Argomento da trattare cioè su quanto scritto e argomentato da don Giuseppe agnello.. ognuno faccia e scriva con sobrietà le proprie ragioni e si finisca con questi dotti minuetti di esibizionismo culturale .
MARCO L’ALTRO, sono perfettamente d’accordo circa quanto scrivi.
E lo dico in tutta sincerità, senza dolermi, se neppure uno solo fosse anche benché minimamente inclinato a prendermi sul serio.
Ma in base a quale autorità tu pensi che la tua sia superiore a quella di chiunque altro eccetto quella di MARCO NON L’ATRO?
Purtroppo, forse, non si muove foglia che Dio non voglia. E quando un foglia si muove, tu sai contarne i movimenti? E se si stacca, sai tua dove va finire? Sai tu ricostruirne il percorso? Quanto conta la nostra “autorità” di umani? Vanità delle Vanità!
Figliuolo, nessuno ti obbliga a leggere ciò che consideri battibecchi. Lascia che sia Marco l’Uno (Tosatti) a sforbiciare quello che va sforbiciato. Siam tutti in casa sua dopotutto.
Concordo con Marco l’Altro. Il tema in oggetto è una esposizione di tele. Questo parlar di peni, di cacche e di simbologia ebraica è insensato e non c’entra niente. E i battibecchi personali tra anguille, pavoncelle e pesci palla c’entrano ancora meno.
«Questo parlar di peni, di cacche […] è insensato e non c’entra niente».
Forse non è solo insensato, che sarebbe il meno.
Marco l’altro ha ragione mille volte; chi intenderebbe dire qualcosa di coerente col tema dell’articolo si guarda bene dal farlo visto l’andazzo che ha preso la sequenza dei commenti. Ma ormai questo è lo stile (e la sostanza dei commenti) diffuso nella parte dei Commenti del pur ottimo (nella prima parte) blog del dott. Tosatti: autoreferenzialità spinta, o come dice Marco l’Altro, esibizionismo (“pseudo”, premetto io) culturale, e una gara a chi risponde per ultimo, perchè ha ragione “chi dice l’ultima”, anche se è l’ultima cavolata.
C’è perfino l'(in)Tolleranza 100 che vorrebbe precludere la lettura del blog di Tosatti a chi è in disaccordo con questo genere di commenti che nulla hanno a che vedere col tema dell’articolo, ritenendo legittimati a leggerli (e scriverli) solo chi si bea di “peni e cacche”.
Difficile non concordare con quanto testé asserito dal commentatore EX:
IL TEMA DELL’ARTICOLO sarebbe la reverenza spirituale
necessaria a realizzare una autentica pittura religiosa. In buona sostanza- anche se non viene citato- l’intensità di Fede di un Andrej Rublov, e che da noi è rappresentata soprattutto dal Beato Angelico, (non certo dal rev. Rupnik che, per carità di Chiesa, assai giustamente, viene obnubilato).
Mah. Tiziano era dotato di grande fede? Non consta. Eppure la sua Assunta… Lorenzo Perosi aveva certamente più fede di Verdi, eppure il Requiem del Maestro di Busseto… Non l’equazione [grande fede (religiosa)] = [grande arte (sacra)] non torna.
Caro Non torna,
può darsi benissimo che non torni, ma l’autore dell’articolo è un presbitero: manifesta, quindi,
un suo pensiero tipicamente ecclesiastico di tipo claustrale oltrechè personale (come i suoi accenti). Beninteso, non la pensavano come lui i tanti, illustri cardinali che commissionarono opere splendide per tutto il periodo che va dal quattro al seicento…e per fortuna.
Belli questi fuochi.
ce intendi dire con “fuoci”? Non è ce per caso ai dimenticato l’acca?
No, Grande Defecatore. E’ una conseguenza del peccato originale, Prima della cacciata dall’Eden Adamo ed Eva non defecavano. Le feci sono una lordura che puzza e va nella fogna e perciò non ha nulla ha a che vedere con i “doni” di Dio.
@Enrico (che puro lui vo’ fa’ l’inquisitore, se nno ce more),
te credo, caro, che i due pupini, quei due senza umbilico
– Eva ed Adamo, dico- appena fatti, non avevan l’ano ( a che mai je serviva? ), e nepure le trippe ( indocili nell’uso ), manco la minchia ( al posto suo d’onore ) …tutte robbe “create” tardi assai, dopo er peccato.
Penza te che fatica, ‘sto fare e ‘sto rifar pe’ povero Creatore…
@Enrico (che puro lui vo’ fa’ l’inquisitore, se nno ce more),
te credo, caro, che i due pupini, quei due senza umbilico
– Eva ed Adamo, dico- appena fatti, non avevan l’ano ( a che mai je serviva? ), e nepure ‘e trippe ( indocili nell’uso ), manco ‘a minchia ( al posto suo d’onore ) …tutte robbe “create” tardi assai, dopo er peccato.
Penza te che fatica, ‘sto fare e ‘sto rifar pe’ povero Creatore…
Vorrei vedere Enrico Nippo se tu non andassi di corpo se non diventeresti davvero pazzo!
E che intima pazzia!
Tanto che dei cieli non ti si aprirebbero né porte, né finestre!
Caro Enrico,
un altro che provava il tuo orrore per le proprie feci
fu l’astronomo Tiho Brahe- un po’ lo distraevano dai suoi studi celesti, un po’ non ne sopportava la puzza-. Si astenne dall’esternarle e crepò dopo poche settimane per autoavvelenamento.
Non so che combini il meccanismo…caro Tosatti, qualcosa non funziona.
Caro Enrico,
un altro che provava il tuo orrore per le proprie feci
fu l’astronomo Tiho Brahe- un po’ lo distraevano dai suoi studi celesti, un po’ non ne sopportava la puzza-. Si astenne dall’esternarle e crepò dopo poche settimane per autoavvelenamento.
Caro Enrico,
un altro che provava il tuo orrore per le proprie feci
fu l’astronomo Tiho Brahe- un po’ lo distraevano dai suoi studi celesti, un po’ non ne sopportava la puzza-. Si astenne dall’esternarle e crepò dopo poche settimane per autoavvelenamento.
E poi Enrico Nippo, basta con questa storia del PECCATO ORIGINALE.
Non solo non c’è nella Bibbia ebraica, ma non apporta alcun vantaggio positivo reale. Anzi è fonte perenne di favole. Possibile che debba esser interdetta qualsiasi reale sete di Dio che neghi il peccato originale e favole conseguenti?
Guarda su questo argomento ho parlato di Vito Mancuso con Giulio Giorello in confidenza a proposito dell'”Anima ed il suo destino” apparso nella collana, allora da lui diretta. Certo tu sei libero di ribadire all’infinito il Peccato originale ed io altrettanto di negarlo. Il “basta” casomai dovrebbe valere per tutti due. Purtroppo o si crede o si ragiona, almeno su cose di un comune accordo. Come, credo, la continua ricerca della Natura di Dio che è amore, che Benedetto XVI ci lasciò in eredità nel suo ultimo discorso della mezzanotte di Natale da Pontefice regnante valido.
Come ci si può attenersi ad un discorso se dappertutto il Peccato ed il Peccato originale tronca e banalizza ogni ragione discorsiva? O da peccatori si sragiona sempre?!
Fino a qualche tempo fa Nippo era contrario all’idea che il peccato originale, qualora ci fosse stato, ricadesse su tutti i posteri della coppia senza ombelico… Chissà, nel frattempo, che cosa gli è successo?! Non sembra nemmeno lui.
No, è una conseguenza del peccato originale,
Prima della cacciata dall’Eden Adamo ed Eva non defecavano.
Le feci sono una lordura che puzza e va nella fogna e perciò non ha nulla ha a che vedere con i “doni” di Dio.
Ben capriccioso il sistema. Bisognerebbe trasferire il blog altrove, ma….
Trabocchi . Ah, cell. ingannatore!
Non ti preoccupare, non sarà una vocale a compromettere il tuo essere anguillesco.
ROLANDO,
per cortesia, potresti descrivere dettagliatamente cosa mostra l’opera d’arte di Carpi?
Descrive che la tua mistica è una pastasciutta neanche tanto ben cotta.
L’arte contemporanea è tutta una farsa basata sulla dissociazione. Il suo compendio è la Merda d’Artista di Piero Manzoni (purtroppo discendente del grande Alessandro Manzoni, come d’altronde quella poveretta di sua nipote Pippa Bacca). L’obiettivo era ed è quello di contribuire alla distruzione della civiltà tradizionale, specialmente di quella cristiana, sfregiando il suo patrimonio figurativo e interdicendo di fatto il suo linguaggio.
Grande saggio, ti ricordo che anche la merda è un grande dono del Divin Creatore.
E ricordo che da piccolo quando mi portavano dal medico, questi mi chiedeva come prima cosa se scaricavo e se facevo aria.
Un po’ di umiltà, caro figlio di Dio! E che la Sua Grazia trabucchi in Te.
E che la cacca, di cui sei così innamorato, trabucchi in te, Rolandinho, possibilmente senza troppa aria su cui costruire una teoria generale dell’arte sfigurativa.
Al di là dell’opera incriminata (confesso di averci messo un po’ a capire in cosa consistesse l’offesa, che non è poi così evidente: uno potrebbe anche pensare ad un espediente dell’artista per evitare di raffigurare le parti intime del crocifisso mettendo Longino a coprirle) e del fatto che il linguaggio figurativo prescelto possa piacere o meno, considerare la storia dell’arte come storia della committenza potrebbe aiutarla a capire come la ben nota “Merda d’artista” possa in realtà aggiungere argomenti alla sua critica. Se, infatti, dopo la fine dell’ancien regime gli artisti si sono ritrovati privi di committenti (ad esempio: senza Giulio II non avremmo avuto Michelangelo), nonostante i tentativi (da Delacroix alle avanguardie novecentesche) di ricercarli nei nuovi poteri emergenti dalle varie rivoluzioni, l’arte contemporanea è ormai priva di interlocutori sociali e si è ridotta ad essere espressione di un mercato dell’arte, che è in grado di valorizzare, in termini economici, gli artisti, scelti con i criteri più vari. In questo senso, “Merda d’artista” voleva essere una critica a questo sistema ormai dominante: il mercato dell’arte ha deciso di investire su di me, quindi anche la mia merda ha un valore (economico).
Un approccio costruttivo verso un’idea di arte che esprima i valori della comunità alla quale si rivolge, potrebbe essere basato su un confronto tra l’artista e la comunità stessa durante la realizzazione dell’opera. Mi sembra una scommessa interessante, tanto più se l’artista si ponesse programmaticamente fuori dai circuiti di mercato.
Cara Balqis,
verissimo ciò che hai scritto sulla committenza e il mercato,
temo solamente che, oggi, la comunità dell’eventuale riferimento sia infiltrata da molti Biagio da Cesena.
Eh sì, mi sa che hai proprio ragione.
Immagino il confronto tra i vari Biagio e l’artista in questione, le cui intenzioni espresse nel catalogo non mi sembrano chiarissime (ho faticato a trovare una relazione con le immagini). Insomma, una vera “lotta tra giganti”!! 🙂
👍😉
Chiacchiere da accademia sessantottina! La verità è che dietro a trovatine da quattro soldi come quella di Piero Manzoni c’è, a essere generosi, solto tanta penosa incapacità. Ho una bella collezione di aneddoti di primissima mano sui retroscena della Biennale degli anni d’oro (cioè di mer*a) che aprirebbero gli occhi persino ai più ottusi apologeti della grande defecazione che va sotto il nome di arte contemporanea. Ma lasciamo perdere. Continuate pure a estasiarvi guardando i Pollock fasulli appesi alle pareti delle tante inutili gallerie/pollerie all’americana. E, se vi piace, pasteggiate in tutta allegria con qualche vasettino del Manzoni. Piero ovviamente.
I suoi “gossip” li può tenere per sé…Duchamp (tra l’altro campione di scacchi) sul suo “Orinatoio” e sui clienti in adorazione del medesimo ne scrisse a sufficienza. Ciò non impedì a Cattelan di scopiazzarne l’idea col suo “Water”
in oro ( che nel 2019 venne rubato ).
Inoltre abbiamo: “Le vacanze intelligenti” del grande Alberto Sordi sulla morte dell’arte concettuale e delle “avanguardie”, le opinioni di Gillo Dorfles e di Achille Bonito Oliva sulle medesime…mi creda, non ci manca niente, mentre quelli che abbondano sono gli “scandalismi” dei “puri e duri” in evidente ritardo temporale.
Sono contento di trovarmi nel pensiero di Balqis in un aspetto interpretativo dell’opera esposta a Carpi, già qui riportato in un mio post, che tanto scandalo ad arte ha suscitato!
Un dubbio tremendo: che il pene maschile sia l’incarnazione del Peccato?
“Per viam seminis” infatti recita il dogma del Concilio di Calcedonia. Ed il beato Rosmini ha elaborato e scritto una sua bella “fisiologica” (diciamo) teoria circa il dogma dell’Immacolata Concezione.
Ma chi è motivo di scandalo?
Vedi, Rolandinho, il pene non è l’incarnazione del peccato, ma un organo che ha un paio di funzioni molto precise, fra le quali non c’è quella che vorrebbe attribuirgli il dipinto della mostruosa mostra di Carpi.
Avaro! Solo un paio?
Non tutti ne fanno un uso stravagante come pare abbia fatto tu, figlio mio.
Lei si consuma sui testi letterari, signor Rolando. Consulti allora l’edizione critica delle grandi massime latine curata da mio zio Artemio insieme con Veniamino Vigolo (La vespa latina: antiche massime e nuove lezioni, introduzione e note di A. Brindolo, apparato a cura di V. Vigolo, LaMazza, Perugia, 1992): potrà così acquisire compiuta consapevolezza che humanae litterae non dant penem.
Caro Annibale, humanae litterae non dant penem.
Lo sapevo anche senza leggere suo zio. Comunque la ringrazio. È Dio casomai che dispensa bene e male come dice Isaia 45,7. Forse faccio male ad occuparmi di Lui come dice l’autore ne’ “I dialoghi delle carmelitane”.
Come ama dire mio zio Artemio, in ogni caso Iddio si occupa di noi, diispensando bene e permettendo male a fin di bene. Ma qui non saprei darle indicazioni bibliografiche, perché si tratta di tradizione orale. Zio Artemio ha scritto molto, ma le quote più elevate del suo sapere sono affidate all’oralità. Non a caso gli esponenti del suo cenacolo lo chiamano “il Socrate di Soriano (nel Cimino)”.
Chiedo perdono a Gesù Cristo e alla Sua e nostra Madre per l’orribile bestemmia e profanazione spacciata per arte.
Che dire? “La Verità di renderà liberi” e “il sonno della ragione genera mostri”. Forse è proprio necessaria una brusca caduta affinchè l’umanità possa vedere con sguardo nuovo e soprattutto sincero la propria condizione che, basandoci soltanto sull’arte in circolazione, è alquanto misera.
Bel pensiero, se non fosse per via di quella “V” maiuscola! Essa tradisce il libero pensiero. Su questo argomento la stessa Margherita Hack era venuta in mia difesa-supporto. Altro luogo, altro tempo, altra occasione. Di più non dico. Se non ciao con simpatia.
La Hack, Giorello, Mancuso….. figlio mio, per forza che poi la cacca ti sembra profumata!
Caro MIASMO CONCETTUALE, nei miei interventi non ho mai parlato così volgarmente, ma non volendo abbassarmi a tanta sublimità concettuale, ti rispondo con le parole del Padre Dante: “…. e fe’ del cul trombetta”.
E poi non chiamarmi “figlio mio”.
Inter fecem et urinam nascimur. Cioè dalla propria mamma. A meno che tu non sia Calandrino!
Bella citazione, figlio mio. Da acquisire immantinente.
Siccome in periodi di buio dottrinale e di tradimento evangelico dobbiamo essere concreti, segnalo a tutti che i Rosari di riparazione davanti alla chiesa di Sant’Ignazio a Carpi riprenderanno SABATO 6 APRILE alle hr 18:00. Invito a non essere pigri e a testimoniare la difesa di Cristo e di Maria. C’è gente che viene da Parma e da Lodi, poi c’è il nostro gruppo di Modena. Carpigiani, uscite maggiormente allo scoperto! Veniamo sempre più numerosi! Il Cristianesimo a costo zero non esiste.
Bravi. Così fate propaganda ed aumentate la presunta blasfemia cui dite di riparare.
Leggete a proposito il fotogramma del poema della Maria Valtorta alla nudità completa del maschio Gesù prima di essere steso sul legno del patibolo per essere inchiodato e legato agli arti superiori!
Ma lasciatela perdere la Valtorta. Leggete il Vangelo e soprattutto pregate, che è meglio.
Da sempre l’ho lasciata perdere la Valtorta e leggo solo i vangeli dagli antichi codici greci maiuscoli e minuscoli e latini. Grazie dell’avvenimento.
A me però piace tanto anche l’opera, quella che è un insieme di teatro e musica.
Quanta Bellezza/Piacere in Tutto! Cioè kàris/grazia!
Te no, Rolandinho, ma ci sono altri parecchio impallinati con la Valtorta, poverini. Un po’ di compassione, su.
Conosce il concetto di CHIESA MILITANTE? Studi il Catechismo della Chiesa Cattolica, che è meglio.
Ma conosce il concetto di Chiesa millantante.
Cioè qualcosa o qualcuno che mangia chilometri senza guardarsi indietro? Qualcuno che va al fronte guardandosi le spalle?
Ubbidisci al Vescovo, successore degli Apostoli, che Gesù stesso e Pietro con l’Assistenza dello Spirito Santo di Dio,Uno e Trino, hanno mandato a capo di quella Chiesa locale. Non ti vieta di pregare, piangere, soffrire e sacrificarti, ma di farne indiretta malevola propaganda, forse, sì!
Ma perchè nessuno ha accusato la più nota delle pitture in questione per “apologia di necrofilia”?
Brava Adriana. Esatto!
Finchè la necrofilia non viene eliminata dal C.P.
Ottimo e ben argomentato l articolo di don Giuseppe agnello. A completamento rimando per chi volesse approfondire all articolo del cardinale celso Costantini
Pubblicato nel febbraio del 1954 Signore,ho amato il decoro della tua casa.
Nulla da rilevare.
Poco da obiettare.Tutto da condividere.
Ma in tempi nei quali si fanno progettare le chiese a dei Massoni dichiaràti….
Comunque,curioso quegli accenti sulle vocali.Non li usa più nessuno.
Voler vedere intenzione pornografica nella rappresentazione artistica del corpo dell’uomo Gesù deposto dalla croce di Carpi da parte del suo artista autore e del vescovo che ha voluto questa mostra dimostra solo una cosa: è nel cuore di chi la vede!
Non lo dico io. Lo dice Gesù stesso secondo il santo evangelo di Marco!
A Rola’,
ma cce l’hai l’occhi pe’ guarda’?
Nun c’è solo er corpo de Gesù, c’è pure un tizio che …
A annamo no?
E falla finita no?
Ma dai, occorre un Enrico Nippo per ricordarmelo, oppure….
Mi basto. Tremenda autoblasfemia!
E poi, “falla finita” dittelo a te. Io, qui, mi rimetto all’insindacabile e, per me, sempre giusto volere dell’ottimo dott. Marco Tosatti, che profondamente stimo come “conduce” il sito.
Qualunque cosa Lui decida con i miei interventi, tu non mi vedrai MAI lamentarmi. Mai Sia a presunto torto o presunta ragione.
Non temete chi uccide il corpo, dice il SOLO MIO MAESTRO GESÙ, perché il pensiero nessuno lo uccide.
Guardatevi piuttosto da chi mette fine sia al corpo sia al pensiero.
Forse, dico forse, tu non sei sufficientemente MATTO.
Io contemplo l’opera dell’artista. La commento anche…..
Ma tu non poi entrare nella mia contemplazione che va al di là del sensibile…
E si che ti dici Matto! Cambia nome perché sei troppo sapiente. E la sapienza dei sapienti è feccia agli occhi del Signore! Li confonde tutti!.
Ama et fac quod vis.
Troppa cultura manda in acqua il cervello.
Come puoi sapere che troppa cultura manda in aria il mio cervello se tu non pensassi col tuo cervello di averne molto di più della mia?
E poi, dimmi, è la cultura che sviluppa il cervello umano o la fisica in evoluzione adattiva del cervello umano che produce “cultura”? Beato te che, forse, e sottolineo forse, hai Dio in tasca. Io invece ce l’ho nelle viscere, nel cervello e nel “mentare”: lo strano processo del cervello che fa emergere immagine-come-pensiero che viene espresso col flatus vocis e col linguaggio.
Con troppa faciloneria pensano di essersi guadagnato il Dio i poveri credenti! [Fosse poi proprio così! In realtà
son convinti di aver salvato se stessi perché un’Istituzione presunta divina garantisce. Ego te absolvo a peccatis tuis….in quantum possum…. se non ricordo male]. Patendo conoscere.
Caro Enrico Nippo, non è una grande consolazione quello che mi dici. Anzi! L’aspetto di una tremenda malattia. Ogni giorno aiuto mia cognata, molto più giovane, che ha l’Alzheimer e soprattutto suo marito, poveretto, più che posso. Dice: ma perché, ma perché!!?
Grazie buon Dio di darmi l’uso del cervello! mi verrebbe da dire. Ma mi blocco evidentemente…..
Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloria.
Gloriam
Gloriam.
Per Rolando:
1) Non si vedono “le intenzioni” ma delle immagini che ciascuno elabora dal cervello secondo la propria capacità, cultura ed esperienza,
2) “Dimostra solo una cosa”: quante certezze per chi, come Lei, ama “sparigliare le carte” e le certezze altrui!
3) Quanto alla sua citazione del Vangelo di San Marco, rifletta invece su quella tratta da San Tommaso d’Aquino ivi presente.
Caro DAVIDE SCARANO,
1) Non si vedono “le intenzioni” ma delle immagini che ciascuno elabora dal cervello secondo la propria capacità, cultura ed esperienza,
R) Sono d’accordo. Quanto scrivi non esclude che si possa dunque affermare che il cervello di ciascuno elabori pensieri-immagini sotto forma di giudizi personali secondo la propria soggettiva cultura.
2) “Dimostra solo una cosa”: quante certezze per chi, come Lei, ama “sparigliare le carte” e le certezze altrui!
R) Non vedo dimostrazioni che dipendano da mie intime certezze, che non sussistono. La sua stessa espressione “sparigliare le carte” mi difende e gratifica. E non amo certo convertire nessuno, né fare proseliti di certezze che non ho, ma come umano, il più degno possibile di questo nome [“fatti non foste a viver come bruti, ma a seguir virtute e canoscenza”] mettermi alla ricerca con simili. E non occorre che le dica dove pure prendo “materia”: uno solo è il vostro Maestro: parto da qui. Da colui che disse – sempre che altri non l’abbiano detto per lui – ” io sono, la via, la verità, la vita “. Qui Celso vide la morte della filosofia, io invece con tutta l’altra filosofia vi vedo la perenne vitalità della filosofia, anche quella che oggi insegue la scienza. Invero neppure Celso ritengo che ritenesse Cristo la fine della filosofia altrimenti non l’avrebbe criticato, come Cristo s’intende, non come Gesù. Benedetto XVI, invero, è pure maestro. Non solo con la sua storica e tragica Lectio magistralis, bensì anche e soprattutto con la sua omelia di mezzanotte del suo ultimo Natale da Pontefice romano. Lectio magistralis, sia detto tra parentesi, lectio per papa Francesco. Errando discitur (lo dico alludendo alle citazioni inopportune e/o comunque provocanti).
3) Quanto alla sua citazione del Vangelo di San Marco, rifletta invece su quella tratta da San Tommaso d’Aquino ivi presente.
R) Mi perdoni, lasci stare, per me San Tommaso figlio di un notaio, ecc.ecc… Tanti peccati mortali, ossia delitti, quanti gli spermatozoi seminati a terra ad ogni maschile cheiroeirastia. Comunque superata la sua metafisica. È ancora presente nella Catechismo della Chiesa Cattolica al paragrafo eucarestia. Perché, come mi insegnavano in Seminario prima del famigerato Concilio pastorale “se salta la presenza reale del corpo, anima, divinità di Gesù Cristo nell’ostia consacrata, salta, ipso facto, Pontefice Romano e Chiesa Romana” (oggi già per Ricci, Martini, Francesco e moltitudine non più “cattolica”). Conferma? Salmo 24,1: “oi catoicountes”. Scusa la lungaggine. Amo conoscere, non “mettere segni dentro”: non fare all’altro quello che vorresti non facesse a te. Purtroppo sono un accidente. Un trasgressivo per amore,
per bellezza e diletto d’amore. Vorrei anch’io mettere le mani nelle viscere per capire l’altitudine dell’amore di Gesù, cittadino del mondo, e col capo nascondere ai profanatori curiosi e crudeli, sadici persecutori la sua intimità maschile di, martire-eroe del Potere diabolico di sempre. Giudicami come vuoi, ma ricordati: memento mori e con quel giudizio che si giudica si sarà giudicati. Lo ha detto Lui. E non possiamo non essere gesuani.
Caro Rolando,
dal tuo testo mi pare di capire che la conoscenza dell’Uomo/Dio possa o debba passare attraverso un esame “carnale”, “viscerale” del Medesimo, uno “sventramento”,
-mi si passi il termine-, e un impossessarsi della Sua intimità umana e divina per proteggerla(?) o/e per prenderne piacere(?), o/e amarla.
Però, fuori dal campo della mistica,
scene atroci del genere si sono viste (e si vedono ) nelle carceri di massima sicurezza agite da folli(?) protagonisti pluriassassini che talvolta completano l’opera, divorando le parti estratte dal corpo della vittima…Il discorso, interessante,- ma che non desidero affrontare in questa sede-, potrebbe spingersi
– consequenzialmente- ad esaminare le motivazioni del cannibalismo “sacro”…Ma, forse, sono solo io ad aver travisato la tua risposta, peraltro di non facile decrittazione.
Cara Adriana, se ben ricordo nella mistica ebraica le viscere rappresentano la sede, il centro, la fonte delle emozioni. Da qui, per arrivare al cuore, vi vedo il desidero-bisogno di quell’amore che non ha misura.
La scatola cranica che nasconde il sesso, mi fa venir in mente il passaggio di YHWH per farsi vedere da Mosè che equivale alla scritta sul frontone del tempio della Dea a Sais nel delta del Nilo e che Beethoven teneva sulla sua scrivania: “Io sono tutto ciò che è stato, è e sarà e nessuno mai ha tolto il mio peplo”. Quindi la scatola cranica che nasconde il sesso indica che l’uomo mai “conoscerà” Dio, ma come uno straccio, lo “nasconde” soltanto, lo vela credendo di “vederlo”.
Ma, fantasie religiose a parte, seppur nobili, quando non appaiono ridicole ed assurde, io qui amo vedere l’uomo Gesù e basta. E basta, sufficit, per dire la stessa cosa. La giovinezza del giovane corpo martoriato non va confusa con l’immortalità dell’amore che intende esprimere nella sua unità la rappresentazione dell’artista, ne rappresenta solo “in uno” la grazia di Bellezza-Piacere presenti in ogni millisecondo del divenire della vita. Certo, ci sono quelli che scindono l’amore in due nature diverse perché ovviamente devono salvare il Peccato a loro tanto caro. Meister Eckhart, il mistico eretico, aveva visto bene: nessuno ama Dio per Dio, ma per la propria eterna sopravvivenza che spudoratamente chiama salvezza a dispetto dei propri simili che crede dannati. E… è soprattutto da vecchi che la morte fa mietitura, ma questo non toglie, che pur avendo tutti e due i piedi nella fossa, il nostro desiderio d’amore sia l’ultimo a spegnersi.
Ma le parole hanno limiti….
Caro Rolando,
ignoravo questa nota del Talmud, però so che già Odisseo si rivolgeva al suo fegato per chiedergli aiuto a resistere.
Nel Bushi-do le viscere hanno una importanza fondamentale… Oggi ci si riferisce alle viscere come al secondo cervello… E ancora: esisteva da tempo una Venere Urania ed una Venere Pandemia, anche se, in realtà, nessuna delle due veniva considerata portatrice di peccato. Mi sembra che Platone attraverso Agostino abbia contribuito a connotare la seconda come origine primaria di ogni guasto morale. Tu vagheggi i copiosi doni della Bellezza inscindibilmente legata alla Giovinezza.
Ecuba rimprovera aspramente il vecchio Priamo che vorrebbe indossare l’armatura nell’estremo tentativo di difendere Troia invasa. Quale spettacolo risibilmente senile e immondo costituirebbe la sua salma, una volta caduto!
Tu scorgi in quella pittura la grazia e la dolcezza del Figlio dell’Uomo caduto…è un aspetto che io non vedo: come non lo vedo nel Cristo morto di Hans Holbein il giovane ed in altre simili immagini dove prevale il disfacimento e la meditazione sulla morte e la sua corruzione. Unica eccezione: la deposizione di Raffaello che vi immortala la giovane bellezza di Griffonetto Baglioni (ma questa è un’altra storia). La verità è che, ahimè, non siamo più ai tempi del bell’Antinoo, ma in tempi “altri” e l’arte
-Francis Beacon juvante- vi si adegua con tutta la sua indifferenza.
e.c….Francis Bacon. Volutamente non ho citato la Pietà di Michelangelo: è “fuori concorso”!
Il problema non è la nudità. Anche il crocifisso di (forse) Michelangelo in Santo Spirito a Firenze o quello di (forse) Donatello in Santa Maria dei Servi a Padova sono nudi. Di cosiddetti “crocifissi svelati” ce ne sono diversi. Il problema è il messaggio dissacratorio, come dice l’Enrico Nippo. Può darsi che il pittore lo abbia fatto solo perché ha in testa una gran confusione, ma ciò non toglie che il risultato è una vera … @x#/X*! … Ci siamo capiti.
O beata Nudità!
O sola Castità!
La maleducata esibizione ed il peccato santo, sono le mutande della putredine del cuore, come dice Gesù secondo Marco, con le quali tanti coprono la gelosia di bene che agognano.
E pensare che sull’Athos, negli anni 70, esistevano ancora eremiti tutti nudi a lode di Dio 24 ore su 24!
Suvvia! Il Sommo Artista sarebbe un Pornografo!!!
Non sia mai detto! MAI. Questo pessimo artista è solo l’inventore del Peccato. “Per peccatum mors”.
E poi mi vengono in mente due bellissimi versi del poeta Teognide di Megara del VI secolo prima di Cristo, che mi richiamano un trafiletto apparso su “sì sì no no” di tanti anni fa intento a spiegare la salvifica santità del corpo di Gesù e specialmente delle sue parti intime. Qui verteva infatti il motivo del trafiletto apparso in polemica!
Conservo tutti i numeri del quindicinale fin dal primo. E la memoria non mi tradisce.
Omnia munda mundis!
Santi questi due vescovi: Francesco Cavina, che ho conosciuto personalmente e col quale mi sono confidato sulla “cosa più importante” ed Ezio Castellucci.
No, non ci si può capire su qualcosa che non viene captato dai sensi! Se uno è nudo, lo vedo. La nudità appare alla vista. Ma il Peccato è solo e soltanto un’invenzione di un uomo geloso ed invidioso che là dove non arriva chiama Dio a vendicarlo per ciò che non può o non vuole fare. E non vuole che lo faccia neanche l’altro per non essere da meno.
Questa è logica razionale. Che poi non sia geloso, ma credente e fedele e lo faccia addirittura per il bene dell’altro, ritenuto peccatore esibizionista, la cosa non cambia. Anzi si aggrava perché si sente autorizzato perfino ad arrivare alla violenza fisica per “difendere” Dio. La qual cosa altro non è che un pretesto per ammantare la rabida crudeltà in “perfetto amore”. Abominevole. Ed offensivo del Dio Padre stesso, che non solo sa ben difendersi da Sé (semmai si può parlare in questi termini!), ma si sarebbe rivelato col dire: A me la Vendetta. E non vale il paragone con l’offesa arrecata alla propria mamma. Altra trovata emotiva per aggravare la crudeltà.
Ma tutti quegli accenti sulle parole che ci stanno a fare? Forse che l’autore è abituato a leggere il latino liturgico dove le parole sono hanno tutte gli accenti e crede che sia così anche in italiano?
Màh, è àssãi dìffìcìlé dírlô. Sûggèrìscó dî léggèrê ìl sèguéntê sàggìó dì Àrtèmíò Brìndôlò nèll’ánnûàrìó dél C.R.Ê.P.Á.: A. Brindolo, Crudi accenti: quando la pagina è malc(i)oncia, «Comunicazione impedita» XVI (2022), pp. 69-96.