Giuda, l’Amico di Gesù. Il Matto.
23 Marzo 2024
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro Matto offre alla vostra attenzione queste riflessioni su Giuda, il Pentimento, e il Giudizio. Buona lettura e condivisione.
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GIUDA L’AMICO
E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!»
Matteo 26, 50
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Descrizione del libro di Christoph Wrembek “GIUDA l’amico – Fin dove arriva la misericordia di Dio?” edizioni Ancora.
«Amico, per questo sei qui!». Con queste parole al tempo stesso affettuose e sconsolate Gesù saluta Giuda, immediatamente prima dell’arresto nell’Orto degli ulivi. Eppure sia i Vangeli sia la tradizione della Chiesa lo hanno bollato con ben altri termini: traditore, ladro, «figlio della perdizione». Ma è stata davvero detta l’ultima parola su Giuda? Su un capitello della basilica romanica di Vézelay, che anche papa Francesco ha citato più volte, Gesù è ritratto come il Buon Pastore che porta sulle sue spalle l’apostolo suicida: un’immagine sorprendente da cui l’autore parte per una rilettura rigorosa, originale e spiazzante dei testi biblici su peccato, perdono e misericordia. Giuda è il «caso serio» grazie al quale scopriamo che Dio non abbandona mai nessuno.
libreriauniversitaria.it
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In quarta di copertina
«Da un lato del capitello c’è Giuda, dall’altro Gesù, che lo prende con sé. Loro avevano capito cos’è la misericordia! Con Giuda!»
Papa Francesco.
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Dalle pagine 121, 122, 123.
Ma che cosa vediamo nell’immagine? Il messaggio principale non è forse che Giuda viene riportato a casa dal suo Signore? Al centro c’è il Buon Pastore, che porta sulle sue spalle Giuda morto. E tuttavia, contro tutto ciò che vediamo e possiamo toccare con le mani, nell’immobilità della pietra si legge quel che la tradizione afferma: “Il suicidio di Giuda” …
In realtà occorre guardare a lungo per riconoscere la peculiarità di ciò che qui lo scalpellino ha raffigurato. Infatti, egli ha nascosto i pensieri del suo cuore e solo il nostro secolo può riconoscerli. E questo solo se si guarda e si contempla a lungo, molto a lungo, l’immagine.
Ho la fortuna di avere appeso alla parete del mio studio questa immagine in una buona riproduzione e in grande formato. Posso guardarla continuamente e osservarla. I miei occhi sono stati continuamente attratti dal volto di questo pastore …
Fino al giorno in cui qualcosa mi ha colpito. Il volto del pastore appare come diviso in due parti. La metà sinistra (la destra vista dallo spettatore) sembra rappresentata normalmente, sembra persino riprodurre un leggero sorriso. Ma la metà destra sottostante del volto del pastore sembra priva di vita, piatta, non lavorata, come se lo scalpellino avesse dimenticato di mostrare anche lì la sua arte. Ma non poteva trattarsi di una dimenticanza, perché l’artista possedeva un’enorme capacità di infondere vita alla pietra, come mostrano gli altri capitelli e abbondantemente anche questo: si guardi solo il volto di Giuda appeso lì accanto. Non poteva essergli sfuggita una “mancanza” del genere nella raffigurazione del pastore.
In ogni caso la metà destra del volto del pastore appare non finita. Soprattutto la bocca sembra scolpita a metà; diversamente dalla sinistra, la sua parte destra manca del tutto.
Questo rende il volto di Gesù serio e mesto.
E proprio questo aveva risvegliato la mia curiosità. Esclusi di nuovo un errore, una dimenticanza.
Con questo volto piatto, incompiuto, l’artista voleva certamente dire qualcosa? Ma che cosa?
Passarono altre settimane. Nel frattempo avevo ricevuto foto in formato ridotto di quest’immagine. Con esse potei fare qualcosa che non avrei potuto fare con l’immagine grande appesa alla parete, qualcosa che nel corso dei secoli nessuno, proprio nessuno, aveva potuto fare con il capitello, lassù in alto nell’ombra. Potei capovolgere l’immagine e osservarla in modo nuovo.
Per questo c’era una ragione chiara. Infatti, il capo di Giuda penzolava sulla spalla sinistra del pastore. Stava quindi “faccia in giù”. Volli vedere esattamente come appariva questo capo, come appariva il Giuda morto; girai la foto piccola ed ebbi quasi un colpo. Il volto del Giuda morto, che viene portato a casa, mostra un sorriso. Inconfondibile. Sorride! Come se tutto fosse finito bene. È un sorriso assolutamente beato, dolce, trattenuto e tuttavia evidente. Magnifico.
Il Giuda morto sorride! Come se non fosse morto … come se tutto fosse stato capovolto …
Felix culpa … felice colpa. Lì si poteva vedere.
Come se egli avesse già sperimentato e ascoltato il suo Maestro nel giudizio della salvezza, come se egli per la seconda volta lo chiamasse “amico”. Sì, voglio essere il tuo amico in eterno.
Contemplai ripetutamente il Giuda sorridente, redento. Oh, faceva bene vederlo così salvato!
Dopo averlo contemplato abbastanza a lungo, mi colpì ancora una cosa, una cosa del tutto normale, naturale.
Poiché Gesù porta il suo Giuda in spalla con le gambe a destra, la testa deve penzolare a sinistra. Di conseguenza, si vede solo la metà destra del volto di Giuda. La metà sinistra scompare fra spalla e braccio del pastore.
La metà destra del volto …
Per un momento non osai continuare a pensare … era prorpio quella che in Gesù appariva non finita. In lui era stata scolpita solo la parte sinistra del volto, in Giuda solo a destra …
Le due parti appartenevano l’una all’altra?
Solo insieme formavano l’intero volto?
E mi permisi ciò che i secoli precedenti non avevano potuto fare: ritagliare con cautela la metà visibile del volto di Giuda e sovrapporla alla metà destra – in apparenza mancante – del volto del Buon Pastore …
È un unico volto!
Le misure coincidono perfettamente.
E ore, ora il Buon pastore sorride!
Ora Gesù ride.
Tu, cara lettrice, caro lettore puoi seguire il percorso di questa simbologia dal cuore dello scalpellino con l’aiuto delle immagini prodotte nelle due pagine che seguono.
Dio può ridere solo quando anche l’ultimo e il maggiore di tutti i peccatori è diventanto una cosa sola con lui. Dio vuole ridere con il nostro volto e noi possiamo ridere con il volto di Dio. E quando Pietro il Venerabile, a proposito di Abelardo, scrive a Eloisa che egli sarà “abbracciato da Dio nell’amore come il su altro sé”, noi possiamo dirlo anche di Giuda: abbraccialo come il mio altro sé.
Presso Dio non vi sono rifiutati.
Egli li porta tutti a casa e trasforma le loro lacrime nel suo sorriso.
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Da Matto, osservo:
non ho letto tutto il libro e non so se l’Autore sia di quelli che “Dio ti ama come sei”, teologumeno folle che incita all’anarchia e al libertinaggio con garanzia di benedizione e salvezza. Ma per quanto riguarda Giuda, ha sì tradito ma poi si è pentito, e questo è ciò che conta. Il fatto che per disperazione abbia commesso suicidio è di secondaria o addirittura nessuna importanza. È il pentimento umano che attira il perdono divino:
«Il pentimento non è forse il più divino di tutti gli atti umani?». dice
Thomas Carlyle: e non è questa la consapevolezza che ha ispirato lo scalpellino di Vézelay? Da ciò conseguendone che occorre essere molto accorti nel tranciare facili giudizi lanciando, come al solito, la prima pietra senza preoccuparsi della trave che si ha nell’occhio. Troppo facile starsene con la dottrina in mano ed emettere sentenze verso gli altri (e non prima di tutto verso se stessi).
“Prima di giudicare qualcuno, cammina per tre lune nei suoi mocassini”, recita il proverbio sioux.
E Pirandello:
«Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io. Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate. Vivi gli anni che ho vissuto io e cadi là dove sono caduto io e rialzati come ho fatto io».
E Hans Urs von Balthasar:
«La chiesa, che ha canonizzato tanti individui, non si è mai pronunciata sulla dannazione di alcuno. Neppure su quella di Giuda, che divenne per così dire l’esponente di quello di cui tutti i peccatori sono corresponsabili. Chi può sapere di che tipo fu il pentimento che egli provò, quando vide che Gesù era stato condannato?».
È vero: CHI PUÒ SAPERE?
E il Dhammapada:
«Lo stolto che sa di essere stolto
ha un pizzico di saggezza;
lo stolto che pensa di esser saggio
è impudentemente stolto».
Tra l’ipotetico santo perfetto e l’ipotetico peccatore perfetto ci sono le reali nutritissime schiere dei santi imperfetti e dei peccatori imperfetti, evidentemente inabili al giudicare. Non al discernere, si badi, ma al giudicare. Nel discernere c’è la prudenza, nel giudicare alligna la volontà di potenza: «Ogni uomo sogna di essere un Dio», afferma André Malraux, con buona probabilità di centrare il bersaglio.
«Non giudicate, per non essere giudicati;
perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati,
e con la misura con la quale misurate sarete misurati».
Che in 2024 anni non si sia ancora ben compreso?
C’è nell’essere umano religioso un’io fittizio che fa della dottrina una sua proprietà, credendosi così autorizzato ad emettere verdetti a destra e manca, del tutto disinteressato alle magagne che lo affliggono togliendogli la pace. Sennonché:
«Prima di raggiungere la pace con se stessi bisogna aver perdute molte logoranti battaglie contro l’io».
Alessandro Morandotti
Dice: «molte logoranti battaglie contro l’io»: argomento incandescente per … l’io!, che molto volentieri fa orecchie da mercante.
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Categoria: Generale
Seme di sesamo ! 🤦
La mente fa strani scherzi ! …. si parlava di ingrediente magico, magia, poteri divini … forse l’assonanza con “apriti sesamo” …chissà’….😂, ma ci siamo capiti 😉.
Poi… i Dogon, so solo quello che e’ stato pubblicato da altri su di loro; non sono un “biglianiano” e tutta la faccenda per me si riduce a questo : evitare il problema spostandolo a monte – buttare la palla in tribuna, in termini calcistici-.
Del resto lo aveva già fatto Crick, lo scopritore del DNA, di fronte alla impossibilita’ di spiegare scientificamente l’ origine della vita sulla terra… meteoriti dallo spazio cosmico.
Un caro saluto Adriana e grazie.
Alla prossima.
Caro Luca Antonio,
Biglino con i Dogon non c’entra nulla. Sono stati oggetto di studio da parte dell’etnologo Griaule dal 1931 al 1946.
Non riesco a capire perchè pagine di testi religiosi evidentemente mal tradotte o equivoche debbano esser trattate con sommo rispetto, mentre altre, frutto di studi seri debbano venir disprezzate o irrise.
Carina la ragione del secondo lapsus mentale: anche
“Apriti Sesamo” è una Magia, quella che in ciascuno di noi
dorme nel profondo. 🤗
Non ho irriso nessuno, ho solo cercato di dire, in modo evidentemente poco comprensibile, che esiste una corrente di pensiero – da me detta dei bigliniani- che cerca di fare passare, utilizzando anche dati di ricerche accreditate, il messaggio che Dio, non siano altro che gli “extraterrestri”.
Ma cosi’ il problema, ho detto, si sposterebbe solo un passo piu’ a monte, esattamente come considerare che la vita sulla terra sia stata portata dalle meteoriti, come ipotizzato da Crick.
PS: domanda a proposito di extraterrestri , e se fossero degli esseri provenienti , invece che altri pianeti, da altre dimensioni ?.
Mi auguro che lei abbia visto il film di Carpenter: “Essi vivono”. Risale al 1988, ma il suo messaggio, oggi, è più attuale che mai- a prescindere dal fatto che i “signori del mondo” provengano da altri mondi o dal nostro-.
Pare che gli ultimi- o penultimi- studi di fisica abbiano teorizzato una realtà di 12 dimensioni: potrebbe darsi benissimo che gli attuali (diabolici) padroni del discorso, i cosiddetti filantropi, siano usciti da una di queste, oppure, che da un “passaggio” in una o più di esse siano stati “rimodellati”. Sicuramente non sono portatori di “bene” e riescono a convincere molti “umanoidi” a stare dalla loro parte, sia con l’inganno, sia con la garanzia di vantaggi economici e di un finto potere.
Ha presente i potenti affreschi di Luca Signorelli nel Duomo di Orvieto? A me è sempre parso che l’autentico Anticristo sia raffigurato nel giovane bello ed elegantissimo che si guarda attorno con una smorfia di sorridente disprezzo, piuttosto che nel fantoccio incerto e timoroso che obbedisce ai diabolici suggerimenti per incantare gli sciocchi. Da quale dimensione proviene il giovanotto? Da quella del nostro nero cuore, oppure…? Chiedo scusa per le mie lungaggini,
un caro saluto, Adriana.
Adriana carissima, non ho il link per rispondere, posto qui.
Che dire ….🤦😂 l’ unico “aggiustamento” possibile, viste le premesse da lei poste, e’ quello di dichiarare san Paolo schizofrenico, gli apostoli utilizzatori del fungo allucinogeno chiamato Joshua, san Francesco e con lui quasi tutti i santi, come minimo, dei mentecatti -in senso etimologico -, e i santi rimanenti da camicia di forza.
E’ un vero peccato che poi questa bellissima teoria trovi un piccolo ostacolo, logico e fattuale, nell’evidenza che questa pletora di malati di mente abbia creato la civilta’ piu’ alta e sublime della Storia umana, e abbia fondato l’ istituzione piu’ duratura della stessa Storia.
Un caso?, o piuttosto una naturale conseguenza di quanto promesso ? :
“Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra….ecco io sono con voi fino alla fine del mondo”.
E domani risorge di nuovo.
🤗
Caro Luca Antonio,
sono conclusioni che ha tratto lei, non io…comunque, ai suoi esempi manca “Le tre versioni di Giuda” di Borges…anche Giuda ha collaborato molto!
Caro Luca Antonio,
aggiungo…non mi pare che sia questa pletora di malati ad aver fatto “grande” l’Europa, direi piuttosto i lasciti della cultura romana e di quella greca da cui quella cristiana ha potuto giovarsi, Apologisti compresi.
Concordo sull’ eredità’ culturale, ma era comune a tutti i popoli del Mediterraneo, greci e romani compresi, ma non hanno sviluppato quello che ha sviluppato il Cristianesimo. E’ l’ “ingrediente magico” , Cristo, che ha fatto la differenza.
“Ingrediente magico”… una strana similitudine: mi ricorda l’ingrediente magico indispensabile alla creazione della pietra filosofale.🧐
Tornando seri, numerosi e differenti furono i motivi di tale diffusione: economici, sociali, politici, bellici, definitivamente potenziati dagli editti di Teodosio.
D’altra parte c’è un pochino di verità in ciò che affermi:
la magia non è altro che la madre della religione.
Non bastano da soli i motivi, certamente sensati, da lei addotti per giustificare una Storia come questa.
Prima di Teodosio quei “malati di mente”, ne hanno dovuta fare di strada, non trova Adriana ?, -350 anni, in cui l’unica trasmissione del sapere era affidata soprattutto all’esempio della vita stessa (spesso tribolatissima!), non sono pochi davvero- ;
e anche dopo non è stato tutto rose e fiori.
L’ entelechia del Cristianesimo deve ancora essere compresa, ma non credo lo sarà mai senza la presa di coscienza che quel “seme di sesamo” aveva al suo interno qualcosa di non umano che ha cambiato tutto. Niente, niente, è stato più come prima.
Caro Luca Antonio,
anche i Dogon parlavano del po’tolo, il seme di sorgo, con funzioni fisiche e metafisiche analoghe, nonchè del Nommo, un “pesce” proveniente dal cielo, crocifisso per il bene dell’umanità.
Stranezze antropologiche… ( a proposito…non si trattava di un seme di senapa quello da lei citato? ).
In ogni caso, un caro saluto.
Caro Luca Antonio,
naturalmente i Dogon erano una isolata tribù del Mali.
Il prof. Griaule ci mise 15 anni per entrare in confidenza con i maggiorenti: questo, quando l’antropologia era una cosa seria. Scoperse che possedevano cognizioni astronomiche stupefacenti e nozioni ( Sirio C ) non ancora
individuate, allora, dai nostri scienziati oltre a quelle su un salvatore cui accennavo in precedenza. Ma essi non facevano parte di un impero “civilizzato”, anzi, temevano i contatti esterni.
Scopro che il Matto è assurto agli onori dei podcast. Se le sue personalissime riflessioni non fossero state espresse anche da altri qualche tempo fa avrebbero meritato cotanta (pavloviana?) attenzione mediatica? Trovo, inoltre, singolare che non si riconosca ciò che altrove (e senza imbarazzo, nonostante l’argomentazione) si sostiene abbia affermato lo stesso Joseph Ratzinger, cioè che «Poter dire la verità è il privilegio dei folli. Alle corti degli antichi potentati, il giullare era spesso l’unico a potersi permettere il lusso della verità … “Noi siamo folli per amore di Cristo”(1 Corinzi 4,10)». ***********
Passo ora alla sintesi di uno studio, di sicuro interesse del C.R.E.P.A., che mi vede attualmente impegnata, intitolato “Re-writing Figurative Arts of the Middle Age.” ed in corso di pubblicazione presso l’editore Passaggio per prati, che ne curerà anche la traduzione anche in cingalese. Da alcuni estratti, peraltro già pubblicati dalla international review “Woke Studies in Cancel Culture” con il titolo “The Rape of Culture in the Age of Podcast” (2024, vol. IV:3, pp. 53-74), si evince come io sia comunque debitrice di uno dei più noti lavori sulle cattedrali borgognone, quale: Zarnecki G. (1971) Arte romanica, New York: Libri Universitari. ****************
Seguendo Zarnecki, evidenzio le differenze tra le sculture “apocalittiche” di Autun e Moissac e quelle “misericordiose” di Vezelay. Nelle prime il Cristo del timpano è una figura severa che siede sul trono del Giudizio, pronto a punire i dannati, mentre nel secondo caso ha le braccia allargate quasi a trasmettere un messaggio ai crociati, ai quali viene garantita la remissione di tutti i peccati. Proprio in questo aspetto risiede l’eccezione di Vezelay, dove papa Urbano II aveva progettato di annunciare il suo appello (poi effettuato durante il Concilio di Clermont del 1095) per la prima crociata. Inoltre, proprio a Verzelay San Bernardo di Chiaravalle aveva predicato a favore della seconda crociata (nel 1146, dopo che il timpano era stato completato nel 1130) e nel 1190 proprio qui si incontrarono Riccardo I d’Inghilterra e Filippo II di Francia prima di partire per la terza [sull’argomento si veda anche: Katzenellenbogen A. (1944) The Central Tympanum at Vézelay: Its Encyclopedic Meaning and Its Relation to the First Crusade, in: Art Bulletin, S., pp. 141-151].
Quanto all’indipendenza creativa e l’apporto innovativo degli artisti borgognoni (anche in relazione alla loro adesione alla “riforma” di Cluny), basta ricordare la firma “Gislebertus hoc opus fecit” sul portale occidentale della cattedrale di Autun, così come il fatto che la codificazione figurativa mediante la Biblia pauperum è successiva di almeno un secolo. Infatti è documentata da diversi manoscritti del XIV e XV secolo, probabilmente derivati da un originale perduto, opera di un monaco benedettino bavarese del secolo XIII.
Infine, a smentire decisamente l’interpretazione di quello che è chiaramente il Buon Pastore (che si accorda con quella dimensione della misericordia orientata verso la crociata, sottolineata dagli studiosi citati), visto invece (e molto rozzamente) come un becchino, vale la pena ricordare che il lato puramente fisico della morte, per quanto oggetto di esperienza quotidiana, non trova posto nella rappresentazione artistica fino alla seconda metà del XIII secolo. Inoltre, essendo la morte un evento socialmente condiviso dalla comunità, la sepoltura del corpo spettava esclusivamente ai familiari, mentre la gestione del cimitero era affidata al prete che, al limite, poteva utilizzare un mendicante per scavare la fossa. Le prime raffigurazioni di becchini appaiono nelle Danze Macabre e nei Trionfi della Morte, cioè durante e dopo la Peste Nera, quando per ovvi motivi sostituiscono i familiari nelle operazioni di sepoltura.
Gentile BALQIS,
sono certo che non dovrò ricordarle come lo stabilire quali sono i folli meritevoli di credito è appannaggio dei … sani di mente, nella fattispecie quelli ecclesiastici ai quali si accodano i fedeli.
I sani di mente prendono in esame ciò che dicono i folli e, mediante elaborazioni minuziose, stabiliscono quali sono i folli a cui si può dar retta – facendone così dei sani di mente – e quali sono, invece, i folli che hanno da esser considerati tali, e quindi anatemizzati, poiché non prestano il fianco alla sistematizzazione istituzionale.
Uno come Paolo, per esempio, si definisce folle e dice di aver visitato il “terzo cielo” – una follia agli occhi dei sani di mente – ma l’istituzione, fatta da sani di mente, lo ha “normalizzato” annoverandolo fra le sue schiere.
La mia personalissima Mattitudine è dovuta alla predilezione per l’apofasi o via negativa, grazie alla quale ho scoperto (parlo sempre per me) che la Verità prima è … il Silenzio (che poi è l’Assoluto), e che la moltiplicazione vertiginosa delle parole, lungi dal chiarire le questioni le complica in maniera drammatica. Ovvero: più gli esseri umani parlano e più si confondono a vicenda.
Chiaro che per testimoniare il Silenzio sono costretto a romperlo scrivendone, ma nel nostro contesto umano, prestare la voce al Silenzio è inevitabile. E dire che per far decantare tutta la confusione imperante basterebbe una sola parola: … Silenzio! 😊
Con un cordiale saluto.
Gentile Matto (o Matto gentile), è da un po’ che leggo questo blog e conosco il suo approccio, che trovo molto interessante tra i molti (e molto diversi) che si esprimono in questo spazio virtuale. Il riferimento alla follia era polemico nei confronti di ben altri mistificatori. Colgo l’occasione per augurare una buona Pasqua 😊
👍😊
Grazie, altrettanto!
Matto carissimo, giriamo intorno a concetti palesi – chi infatti non spera “in una salvezza universale dove Dio sarà Tutto in tutti?”.
Questo tuttavia va cercato tenendo fissi determinati cardini logici e morali, che sono:
1) evidenze scritturali, che fanno parte anche di altre religioni, non solo la cristiana, avvalorate da visioni mistiche e tradizioni culturali stratificate in varie epoche;
2) esistenza del libero arbitrio, Dio ci ha fatto liberi di accettarlo o rifiutarlo;
3) naturale, insopprimibile, aspirazione del cuore umano alla Giustizia (le sofferenze procurate volontariamente agli innocenti sono lì che gridano vendetta al cospetto di Dio, e anche queste grida sono ben presenti nelle scritture), da conciliare con l’ altrettanto naturale e insopprimibile sensibilità verso le sofferenze – eterne poi ! – degli altri, da cui deriva la Sua e nostra comprensibile esigenza, nel presente contesto, che la stessa Giustizia possa compenetrarsi con la Misericordia;
Sul primo punto nulla quaestio, si autodimostra, i buoni vedranno Dio, i malvagi no.
Come invece far quadrare il secondo e il terzo punto?, si possono fare varie ipotesi, una di queste l’ha esposta Papa Francesco – in linea con quanto predicato dai testimoni di Geova e altre confessioni minoritarie – una delle sue tante esternazioni a braccio : i buoni saranno al cospetto di Dio, i malvagi, quelli che per star bene in questa vita non hanno guardato in faccia a nessuno, semplicemente si estingueranno. Tesi da non sottovalutare sul piano dei sentimenti umani, ma debole sotto il profilo teologico cristiano – l’anima è immortale-.
Io mi figuro due ipotesi :
1) all’uomo che sceglie il male poi Dio fa rivedere nell’aldilà il male fatto, ma lo fa rivedere con i suoi occhi e il suo cuore, e questa presa di coscienza genera nell’ anima del peccatore un rimorso, tanto più sentito quanto più è stato il male fatto; è l’esperienza fatta da Giuda senza però la possibilità di sfuggire a questo tormento attraverso il suicidio. Da questa ipotesi tuttavia rimarrebbe fuori la misericordia, a meno che non sia data la possibilità al peccatore di chiedere perdono, perdono, perdono, alle proprie vittime. A questo punto si avrebbe la quadratura del cerchio con la Giustizia che si fonde con la Misericordia attraverso l’apocatastasi in cui “..Dio sarà tutto in tutti”. Tuttavia rimane anche questa una visione troppo umana che prende in esame solo coloro che hanno danneggiato pesantemente gli altri, ignorando la categoria più grande: tutti coloro per i quali Dio non ha rappresentato neanche un’ipotesi, tutti gli ignavi, tutti coloro che non hanno mai fatto del bene ma neanche del male vero, tutti gli ipocriti, tutti coloro che potevano ma, per quieto vivere, non hanno mai preso posizione , detto una qualche verità scomoda, mai operato un scelta morale coraggiosa, lasciando che i poveri, gli umili, i bisognosi fossero angariati e spogliati di tutto, tutti quelli per cui : .…ma cosa vuoi farci, tanto il mondo va così …. Colora che insomma non sono né freddi né tiepidi, e che Cristo vomiterà dalla Sua bocca.
2) Per l’inferno di questi mi viene in mente un breve racconto di Dino Buzzati che si intitola “Nuovi strani amici”, in cui un cui un tale, Stefano Martella, muore. Morendo dice: “va beh, tutto sommato non ho fatto proprio asinate grosse: ho lavorato tutta la vita, ho lasciato un po’ di soldi ai figli, qualche scappatella ma niente di che…dovrei finire in paradiso…” Infatti muore e si trova in Paradiso. Tutto bello tutto perfetto, niente malattie, nessun problema, villa, bevute, donne…ma piano piano comincia a rendersi conto che qualcosa non va … tutto è sempre uguale, il gusto delle cose ripetitivo, senza orizzonti, “oggi è uguale a ieri e domani sarà uguale ad oggi”, e Dio dov’è ?.
E’ all’inferno… ha tutti i beni materiali che ha inseguito nella vita, ha la prosecuzione ottimale di tutto ciò che ha adorato in vita, ma tutto è fermo immobile, senza orizzonte , senza un fine, senza IL FINE. Il buon Rolando, spero che stia bene !, mi ha dato una anni fa una delle sue perle di conoscenza, L’affare Macropulos” di Janacek, lì la protagonista , che grazie ad elisir ha vissuto, sempre giovane, 300 e passa anni decide, allo scadere dell’effetto, di non riprenderlo ancora, e si lascia invecchiare e morire perché “ è sempre lo stesso, cantare o tacere. Sazia voler bene, sazia voler il male. Stanca la terra, stanca il cielo! “. L’inferno della ripetizione all’infinito di tutto. Siamo qui in quello che potremmo chiamare “nichilismo da saturazione”, si ha tutto ma, mancando il fine, non si ha nulla.
Siamo liberi di amare Dio oppure no, il resto è tutto conseguenziale, naturale, semplice… e terribile.
Ps: Adriana, il Padreterno non è forse Cristo ?, si rilegga magari il credo, e poi Bultmann…i miei timori per Lei crescono…
Un caro saluto a tutti e grazie.
Lei scrive: “mi figuro due ipotesi”, ove “ipotesi” dice “supposizione”, quindi non certezza.
Ho considerato molto attentamente le Sue due supposizioni e mi vien da osservare che potrebbero essere plausibili, dico potrebbero, al condizionale, proprio perché sono supposizioni.
Del resto, il “mi figuro” attesta che le due ipotesi sono elaborazioni della Sua mente.
Con questo voglio dire che, come Lei, anch’io (come chiunque altro) non posso fare altro che … figurarmi delle ipotesi!, ciò comportando che la serrata dialettica che ne nasce non può giungere, in ogni caso, ad alcun punto certo.
Il fatto è che per una connaturata egolatria, essendo ciascuno un soggetto che si rapporta all’ipotetico vero, ciascuno si attacca alle proprie figurate supposizioni erigendole a verità indiscutibili. E l’accanimento con cui ci si getta nell’agone dialettico lo dimostra.
Non prenda quel che sto scrivendo per nichilismo: tra le mie ipotesi c’è n’è una piuttosto radicale che suona così (mi sembra di averla già esposta): noi non sappiamo niente di niente!
Così dobbiamo arrangiarci ipotizzando, supponendo, anche sospettando e intuendo, fermo restando che si tratta inevitabilmente di operazioni soggettive le quali danno la stura all’inevitabile, spesso accanita dialettica.
Per tutto ciò … suppongo che sarebbe meglio per tutti tenere presente che non si sa niente di niente e che la dialettica dovrebbe svolgersi come un puro gioco. Senza vincitori né vinti. Senza “ragione” e senza “torto”.
La questione non finisce qui, ma alla lunga l’ipotizzare m assorbe troppa energia che così risulta sprecata e sottratta ad altra ben più importante e decisiva operazione.
Approfitto per augurarLe una serena Pasqua!
Certo , non è verità, ma un tentativo di far quadrare le cose utilizzando lo strumento principe, dono di Dio, che ci contraddistingue come genere umano, la ragione.
Io so -non credo- , so che l’utilizzo della logica conduce, se ben utilizzata, a sapere qualcosa in più e meglio; ben consapevole tuttavia che “Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto ,ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono perfettamente conosciuto.”
Un affettuoso augurio anche a a Lei di Buona Pasqua di Resurrezione.
.
Caro Luca Antonio,
parrebbe di no: per lo stesso dogma trinitario il Padre NON è il Figlio…ma se lei vuole supporlo, come suppone tante altre cosette, non sarò certo io a anatemizzarla.
Tra parentesi: dove vanno le anime dei giusti che non appartengono al Cristianesimo? “Fratelli maggiori” esclusi,
ovviamente, visto che hanno una corsia preferenziale.
Il problema dell’ anima dei giusti chiaramente non nasce ora, gia’ il credo apostolico se lo pone e fa discendere Gesu’ agli inferi per liberare le anime dei buoni, se lo pose sant’Agostino e se lo pose anche Dante rispondendo a cio’ con Catone nel purgatorio (destinandolo quindi alla salvezza finale) e con Rifeo in paradiso, tutti segni evidenti della posizione cristiana in merito.
Possiamo dire che seguire il Cristo/Dio apre una via piu’ facile, ma non l’unica in assoluto. Rimane invece chiaro che chi ha gia’ conosciuto il Cristo/Dio e lo rinnega non sara’ da Dio/Cristo riconosciuto, perché aver conosciuto Cristo per poi disconoscerlo equivale ad aver rinnegato Dio stesso-“chi ha visto me ha visto il Padre” -,
con il conseguente “inferno” (lontananza da Dio) deliberatamente scelto.
Per quanto riguarda i f.lli maggiori non mi esprimo…diciamo solo che Marcione andrebbe studiato di piu’😉
Tanti auguri Adriana, Cristo/Dio e’ Risorto
“Io do la mia vita
per riprenderla di nuovo…
Ho il potere di darla
e il potere di riprenderla
di nuovo”
(Giovanni 10, 17-18
Bello…e metto fine alle obiezioni (per le festività). Però rimane il dubbio che se: “Chi vede me vede il Padre”, chi è quel Padre che solo Lui- e nessun altro prima- ha visto in faccia?…povero, incompreso e tartassato Marcione. 🤔
“Chi vede me vede il Padre”, chi è quel Padre che solo Lui- e nessun altro prima- ha visto in faccia?.
Risposta:
LUi STESSO ! 😉…
….tautologico……ma del resto “Io sono Colui che sono” non lo e’ altrettanto ?.
🤗
Caro Luca Antonio,
piùttosto che tautologico lo definirei schizofrenico. Il che
convaliderebbe la presenza delle tante frasi dal contenuto, fra loro contradditorio, che Egli pronuncia nei Vangeli, (o che gli autori e i copisti dei copisti dei testi suddetti gli fanno pronunciare). La sua famiglia, peraltro, lo riteneva un folle. Oppure…, oppure Yeshua parlava di una divinità diversa da quella di Abramo e di Mosè (che ricevette- a sua volta- una risposta enigmatica congegnata in maniera tale da dare luogo ad analisi filologiche e teologiche numerosissime sia da parte di studiosi ebraici, sia cristiani)…una divinità che era la sola a conoscere il mistero dell’Aldilà che neppure lui si dichiarava in grado di conoscere. E, adesso, prova tu ad “aggiustare le cose” in maniera conveniente, ma attento, chè – da queste parti- ogni “aggiustamento” diviene un’eresia! 😅
Caro Luca Antonio,
torno, un attimo, sulla risposta a Mosè da parte del Tetragramma. Appare chiaro che il conoscere il vero- e segreto- nome del Dlo a cui ci si rivolgeva, donava poteri
preternaturali al richiedente. E’ tradizione antica, soprattutto egizia. Iside, per diventare la “forte di parola” chiede ed ottiene questa conoscenza da Ra, o- a seconda dei testi- dal dio nascosto: “Atum”. Bisogna ricordarsi che Mosè, ex principe egiziano ed addentro ai segreti della città sacra di On o Onnu, queste cose le sapeva, da cui il tentativo di estorcere alla divinità il suo segreto. Dal testo biblico pare ci riuscisse, anche se poi ci rimetterà la faccia “ustionata” che dovette tener coperta per non spaventare i seguaci.
Ma guarda un po’ cosa è stato capace di provocare quel poveraccio di Giuda, vilipeso nonostante scandalizzatore necessario alla redenzione!😂
e, auguri di buona Pasqua.
Gentile LUCA ANTONIO,
prendo atto delle sue precisazioni di oggi alle 14,29, che non posso non condividere ma che non posso non integrare, rifacendomi al recente contributo di GIAMPIERO di oggi alle 15,55 in cui scrive:
«Scrittura alla mano, è possibile sperare ( e dico SPERARE) in una salvezza universale dove Dio sarà Tutto in tutti? Una salvezza dove anche il peccatore per antonomasia possa, attraverso itinerari che solo Dio conosce, poter far parte di questa salvezza?».
Attiro la sua attenzione specialmente su “SPERARE” e su “attraverso itinerari che solo Dio conosce”. Vorrà concedere che ci sono itinerari disposti da Dio che nessun uomo conosce.
Ritengo che lo stato d’animo del Cristiano non possa essere che questo, anziché quello di giudice “aggiunto” che col codice penale alla mano sentenzia a destra e a manca.
TUTTA la Verità, cioè TUTTA la Sapienza di Dio non è e non può essere imprigionata in Scritture e Dottrine che hanno dovuto pur sempre fruire della mediazione umana.
Perciò il Cristiano dovrebbe, a mio avviso, nutrire costantemente una santa perplessità circa il proprio intendimento del Volere Divino.
Sempre con un cordiale saluto.
Che sull’argomento trattato (la destinazione ultima dell’iscariota) la Scrittura si esprimi in modo chiaro e univoco mi pare un affermazione non suffragata dalla stessa Scrittura. Siccome mi è difficile pensare che Giuda di Iscar sia l’unico ad avere inaugurato l’inferno ( magari in compagnia del ricco epulone) porrei la cruciale domanda da destinare a tutti ed ognuno: Scrittura alla mano, è possibile sperare ( e dico SPERARE) in una salvezza universale dove Dio sarà Tutto in tutti? Una salvezza dove anche il peccatore per antonomasia possa, attraverso itinerari che solo Dio conosce, poter far parte di questa salvezza? Un approccio alla Scrittura mirante a una sintesi di vari versetti ( et et ) che in apparenza sembrerebbero inconciliabili può indurci all’accettazione del mistero che incombe sulla retribuzione dell’empio e la sua salvezza o dannazione ETERNA. Secondo me ciò che fa problema a qualcuno di noi umani ( per qualcuno troppo umani ) è proprio l’eternità dell’inferno. Quello in cui credo, o meglio spero, è che l’inferno, che per me esiste e dovremmo investire tutte le nostre energie per evitarlo, che l’inferno dunque possa essere uno stato dell’anima che da una condizione statica, cristallizzata, sia divenuta dinamica in virtù della morte, discesa agli inferi e risurrezione del Signore. Quello stesso Signore che disse: quando sarò elevato da terra attrarrò TUTTI a me. Quello stesso Signore che ritarda la sua Parusia perché, a detta di Pietro, non vuole che nessuno si perda.
Solita finzione; “chi sono io per giudicare” vale solo nei confronti dei nemici di Cristo. Nei confronti di chi cerca di restare fedele agli insegnamenti contenuti nel Vangelo i giudizi fioccano… Altro che se fioccano.
L’invito a non giudicare sarebbe un giudizio
“Restare fedele agli insegnamenti contenuti nel Vangelo”?
” Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano … Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Anche a questi?
Caro R.S.,
accetto il suo consiglio. Conformismo e conformità non vanno confusi. Però questa sua osservazione è tanto ineccepibile quanto astratta, come astratti sono tutti i precetti finché non diventano carne, sangue e ossa.
Mi permetto di osservare che, umanamente, la linea di demarcazione tra conformismo e conformità è tutt’altro che stabilita una volta per sempre, poiché c’è di mezzo la soggettività, la cui multiformità s’interpone tra conformismo e conformità.
Voglio dire che la fede (lo dico in senso lato) non ci mette niente a diventare bigottismo, ovvero, come si legge nel dizionario, “bacchettoneria elevata a sistema di vita”.
Sempre cordialmente
Caro Matto, la signora di tutti i popoli, togliendo il riferimento a Maria Valtorta, da lei riconosciuto- giustamente a mio avviso – come non probante, ha molto ben spiegato:
“Il senso del pentimento cristiano, oggi come allora, va oltre il riconoscimento della colpa e non consiste nel rammaricarsi e soffrire per aver sbagliato, l’essenza del pentimento sta nel riconoscere invece la sofferenza della vittima del peccato. La sofferenza di Gesù, sta nella sua offesa (aldilà della morte violenta) e consiste nell’amore negatogli: ciò si ripara solo se il peccatore restaura quell’amore, riconoscendo che in primis è dovuto, soffrendo per Lui e non per se stesso.
Giuda invece dispera (3): volontariamente crede che per lui non valga l’insegnamento di Gesù e cade nella disperazione: egli non ha fede, non ama e soprattutto non spera nel perdono: è un uomo finito, cerca solo la morte e una morte suicida tende a spiegare gv 17,12.”
Si trova d’accordo con queste considerazioni ?, sì?, no?, perché? , questo sarebbe un normale dialogare. Invece questo suo appellarsi sostanzialmente al “non possiamo sapere” e quindi “non possiamo giudicare” è un’illazione ancora più grossa di quelle da lei denunciate, la quale, oltre la sua palese inconferenza, mette in rilievo un’ostinazione nel negare cose scritturalmente evidenti che rendono difficile un qualsiasi dialogo costruttivo.
Giuda secondo le scritture è all’inferno, vogliamo capire perché? , approfondendo magari teologicamente i testi?.
La sua è una posizione in questo caso indifendibile, non si può partire da un testo chiarissimo per poi dire che lo stesso non lo sarebbe sulla base di considerazioni psicologiche immaginarie tutte sue.
Non è né serio né costruttivo.
Sempre cordiali saluti
.
Carissimo LUCA ANTONIO,
lei ed io (e chiunque altro) dobbiamo rassegnarci al fatto che nessuno ha la verità in tasca e, meno che mai illudersi di esserne compenetrati perché si cita il Vangelo (e la Sacra Scrittura in genere) a ogni pie’ sospinto.
In fin dei conti, non sono né d’accordo né in disaccordo con chiunque scriva il proprio pensiero: mi limito a considerare ciò che ciascun pensa e scrive e, a mia volta, a scrivere ciò che penso, e non mi passa per la testa nemmeno l’ombra della preoccupazione di stabilire chi “ha ragione”. Chi pensa di “avere ragione” è, a mio modesto avviso, un criminale.
Mi costringe a ribadire che ognuno ha la propria visione del mondo e delle cose e che ogni macchinetta mentale gira a modo suo. E non credo di doverne fornire le prove visto quello che succede nel mondo e nella Chiesa.
Rettifico il mio “Non possiamo sapere”: NOI NON SAPPIAMO NIENTE DI NIENTE! Non per nulla sono un fan(atico) dell’apofasi, ovvero di quel processo di superamento di qualsiasi dialettica e immaginazione, posto che queste non possono mai dirsi libere dall’elaborazione soggettiva, costituente la barriera granitica fra l’Anima e l’Assoluto.
Non appena “pensiamo che” già siamo fuori strada.
“FIAT MIHI … E BASTA” questa, per quanto mi riguarda, è l’apofasi suprema e decisiva. Tutto, proprio tutto il resto, è chiacchiera.
E ora veda quanto sono Matto: sono perfettamente consapevole che anche le mie non sono che chiacchiere di un ignorante, ciò che mi fa sorridere di me stesso e considerare la partecipazione a questo blog come un puro gioco. E nel puro gioco non ci sono “avversari” e “nemici”, SI GIOCA … E BASTA.
Ma allora lei deve cambiare nome, anzi specificare meglio il tipo di matteria che la contraddistingue.
Potrebbe andar bene :
Il matto – colui che non sa niente di niente ma scrive di tutto su ogni cosa-.
Ci predisporrebbe meglio alla lettura dei suoi scritti, una canzonatura, una burla, su cui fare qualche risata insieme insieme a lei.
Sempre vive cordialità.
Veramente non scrivo “di tutto”.
Il fatto è tra la sua forma mentis, caro L.A., e la mia (non) forma mentis c’è un abisso.
E non necessariamente questo abisso determina chi “ha ragione” e chi “ha torto”.
Se le va, continuiamo a giocare … e basta! 😄
“nel negare cose scritturalmente evidenti…”, ma, caro Luca Antonio, se fin dall’inizio ci furono varie versioni scritte sulla causa della morte di Giuda…
Adriana cara, lei mi parla di diverse versioni sulla morte di Giuda, cosa diversa dall’argomento qui trattato , cioè il destino eterno d Giuda e l’esistenza o meno dell’inferno, rimaniamo sul tema, altrimenti non facciamo un buon servizio al nostro gent.mo ospite dott. Tosatti.
Per gli altri interventi qui sotto non ho il link per rispondere, mi limito a pregare per lei, ho l’impressione che a forza di inseguire le “ultime novità” proposte dal circo dei saltimbanchi, anche qui ben rappresentato, la sua fede sia in pericolo.
Sempre vive cordialità.
Caro Luca Antonio,
dubito fortemente che il gentile Tosatti si dolga per degli interventi- eventualmente- poco “trentini”. Se si dole, elimina e stop…
La sorte spirituale di Giuda dipende-anche- dalla tipologia della sua morte, su cui, a distanza di millenni nulla possiamo dire e troppo è stato detto. Ma, soprattutto, dipende dai suoi intenti nel tradire e dall’eventuale crisi interiore, o pentimento successivo all’azione. A distanza di millenni mi pare difficile- da parte nostra- imbastire un processo psicologico sul reale stato d’animo (faccenda sempre complessa) del soggetto e, soprattutto, emettere contro di lui una inappellabile sentenza umana con la pretesa che si tratti di quella divina. La figura di Giuda è divenuta nel tempo quella del “tipo” del traditore massimo, di colui che insidia il suo sommo benefattore e amico e sovrano spirituale: il deuteragonista del protagonista, cosicchè l’Arte ha potuto impadronirsene- come fece Dante- o crearne delle varianti-come fece Shakespeare con Jago-.
Il rimprovero per il mio modo di tener conto degli orrori
presenti-orrori di carne e sangue di una innocenza tradita fin dalla sua comparsa in questo mondo- mi confermano nella necessità di non fare il cieco che presume di saper guidare gli altri ciechi. Tenere lo sguardo perennemente sollevato al cielo è buona cosa, attenzione però alle buche della strada…possono rovinare la più soave delle passeggiate con il disastroso risultato di farti finire nell’Aldilà, o Am Duat, di cui tanti hanno scritto, ma di cui nessuno sa testimoniare nulla di preciso… Si spera…tutto qui.
Cara Adriana, lei scrive “e soprattutto, emettere contro di lui una inappellabile sentenza umana con la pretesa che si tratti di quella divina”, solo due osservazioni:
1) l’inappellabile sentenza, stando alle Scritture , l’ha emessa il Padreterno; sentenza alle quali dobbiamo attenerci sino a prova del contrario senza poter vantare alcuna pretesa di spazi per ipotesi diverse;
2) in virtù del punto 1 noi non possiamo emettere contro di lui alcuna sentenza, ma solo prendere atto di un giudizio già passato in giudicato in altra sede.
La pena umana che può suscitare in una sensibilità moderna poco conta rispetto alla condanna di cui sappiamo; poi di ipotesi se ne possono fare milioni compresa quella che essa sia stata una condanna simbolica con scopo puramente pedagogico… chissà, cosa che confermerebbe comunque il pericolo terribile da evitare, la perdita della nostra beatitudine eterna con Dio e in Dio.
Cordiali saluti e grazie, è sempre un piacere interloquire con Lei.
Torniamo al punto cruciale: giudicare un comportamento senza aver camminato almeno tre lune nei mocassini o nei sandali del “colpevole”.
Caro Matto, mi sembra che vi sia un equivoco di fondo nel suo reiterato invito a non “giudicare un comportamento senza aver camminato almeno tre lune nei mocassini o nei sandali del “colpevole”.
Qui non siamo nella fase del dibattimento, nella camera di consiglio de “La parola ai giurati” – bellissimo film-, qui la sentenza definitiva è stata emessa duemila anni fa e noi possiamo solo prenderne atto, per rifiutarla o accertarla, a seconda delle sensibilità.
Ma non è in nostro potere riformarla in nessun punto.
Noi per Giuda, che la sentenza piaccia o meno, non possiamo fare nulla, quindi attribuire una valenza morale ad una semplice presa d’atto non ha molto senso. Oltretutto non conoscendo nulla, ma proprio nulla, più di allora degli eventi citati, delle intenzioni e dei moti psicologici coinvolti.
Saluti e grazie, lei riesce sempre a stimolare riflessioni.
Caro Luca Antonio,
condannato dal Padreterno? Ma quale? Ma dove? Semmai dal Figlio, nonostante i sinottici contengano varie incongruenze su ciò, specie Matteo e Luca che passano con disinvoltura dal fatto storico a quello fideistico parlando di Satana che invase Giuda prima, o dopo aver mangiato con Gesù. Quanto alla non-reazione degli altri apostoli dopo la “denuncia” plateale di Gesù (in Matteo), anche il cristiano Bultmann, seguito da numerosi altri. trova la narrazione di quegli eventi particolarmente strana, probabile frutto di aggiunte e manipolazioni posteriori.
Come ogni storico dell’arte ben sa – sia che si definisca tale in quanto “professionista”, cioè autore di studi e testi scientifici sull’argomento, o, più banalmente, perché laureato in lettere con indirizzo di storia dell’arte – nell’evoluzione della disciplina degli ultimi cento anni è stata ormai definitivamente abbandonata l’idea, derivante da Gregorio Magno, delle immagini medievali come “Bibbia degli illetterati”. Infatti, anche se rimane indubbio il rapporto tra testi sacri ed immagini, nondimeno non è più possibile considerare la ricchissima iconografia medievale come mera illustrazione di dottrine filosofiche o religiose [sul tema, tra i molti studi esistenti, rimando a: RECHT R. (1999) Le croire et le voir. L’art des cathédrales. XIIe -XVe siècle, Paris: Gallimard].
Ciò è maggiormente vero se si parla – come nel caso dei capitelli di Vezelay, ma anche di quelli di Autumn o di Moissac – di opere precedenti al XIII secolo, caratterizzato da programmi incomparabilmente più chiari ed organizzati, esito di un processo di codificazione di modelli anche derivanti dall’iconografia greco-romana (come nel caso, più che noto, del modello del Buon Pastore, in cui la veste corta evidenzia chiaramente la matrice originaria).
A confutare la tesi della cattedrale come “Bibbia degli illetterati” la presenza di iscrizioni in latino, lingua non “popolare”, ed anche il chierico letterato doveva essere munito di una erudizione fuori dal comune, per altro molto poco diffusa. Ci si può quindi domandare: per chi erano pensate queste immagini? Costituivano un dialogo (ad esempio: fra pastore e gregge), oppure una preghiera o un monologo, l’interrogarsi interiore dell’artista espresso con libera creatività ed estrema ingegnosità? [sulla libertà e creatività dell’artista medievale si rimanda ad un classico: BERLIN R. (1945) The Freedom of Medieval Art, in Gazette des Beaux-Arts, 6th Series, vol.XXVIII,, pp. 263-288]. Oppure, come sottolineato da Recht, si rivolgevano ad una «cercle d’amateurs» (una cerchia di intenditori), composta dall’episcopato, dai capitoli e da (alcuni) laici? Del resto, esegesi biblica e meditazione monastica erano fatte di esitazioni e discussioni, con un continuo affrontare significati oscuri e incerti che, in questa fase di codificazione, potevano anche riflettersi in «immagini estreme», «immagini limite», cioè al limite di ciò che, in seguito, sarà ritenuto lecito, dell’ortodossia, del paradosso.
E, dopotutto, anche nel Medioevo, proprio per la sua intrinseca natura polisemica, l’immagine restava pur sempre, come è anche oggi (si pensi all’uso delle immagini nella pubblicità!), una sorta di enigma… Non è un caso, quindi, che sia ormai ampiamente acquisita l’idea non di una «lettura» o, anche, di «letture» delle immagini medievali, ma di interpretazioni, forse perché una lettura presuppone uno svelamento, al quale un’immagine, a differenza di un testo, non si presta per natura. Ne deriva una pluralità di significati delle immagini, che non possono che essere sono multipli, incerti, generici, strutturali (cioè inerenti alle opere) o percepiti (da un pubblico o da uno storico).
Inoltre, in merito al rapporto testo-immagine – richiamando la gigantesca questione della relazione tra forma e significato (sulla quale non mi sembra il caso di soffermarsi qui, vista la vastità della tematica, non soltanto in ambito figurativo) – si può semmai parlare di «attraversamento reciproco» che sembra legare il primo e la seconda [si veda, in merito: BASCHET J., SCHMITT J.-Cl. (eds) (1996) L’image. Fonctions et usages des images dans l’Occident médiéval, Paris: Léopard d’Or; SCHMITT J.-Cl. (1996) La culture de l’imago, in Annales H.S.S. n.1].
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Da un po’ di tempo leggo Stilum Curiae, apprezzando in particolar modo gli scritti del Matto, di Adriana, di R.S. e di Stilumcuriale Emerito, che inducono a meditare e stimolano l’autonomo approfondimento, nascendo unicamente dal desiderio di condividere riflessioni e non dal bisogno compulsivo di convincere. Per questo li ringrazio. Rimango invece sgomenta leggendo altri interventi ripetitivi, spesso aggressivi e, talvolta, perfino volgari, che non destano in me alcun interesse.
Ho sentito il desiderio di intervenire (SE lo farò di nuovo sarà comunque in modo sporadico e solo su argomenti di mio interesse o che stimolino la mia curiosità: credo, tra l’altro, che aggressività, atteggiamenti poco rispettosi, volgarità e noiosissima ripetizione di concetti mille e mille volte espressi siano in qualche modo favoriti dal medium…) per fare un regalo al Matto, che saluto con simpatia.
Grazie per il regalo! 😊
Sono onorato del suo poderoso intervento.
E’ bello suscitare contributi che alimentino un signorile ed arricchente confronto.
Lei accenna alla “vastità della tematica”: ciò che induce (dovrebbe indurre) a scambi privi di acre bacchettoneria.
Grazie ancora.
Balqis,
grazie delle informazioni sui testi interessanti l’Arte medievale. Apprezzo il Nick Name.
E’ per fugare i dubbi e le interpretazioni farlocche che esiste l’insegnamento della chiesa cattolica, sempre migliorabile certo, ma basata su una storia bimillenaria di documenti, pensieri e vite , sicuramente, e infinitamente, piu’ solida di qualunque fai da te.
Giuda e’ sicuramente all’ inferno, altre interpretazioni sono lecite ma errate, perche’ non si tratta di una cattiveria ma di un fondamento. Lei interpreta male le cose mettendole solo sul piano umano – povero Giuda- , mentre invece vanno valutate dal punto di vista teologico e simbolico.
Giuda e’ all’inferno perche’ non solo era ladro e traditore, ma soprattutto perche’ ragionava secondo il mondo, era intriso di materia e non di spirito, il suo tradimento era teso ad ottenere un qualche bene futuro – per me era il forzare la mano a Gesu’ affiche’ mostrasse la sua potenza, lì , in quel momento, sulla terra – e quindi non erano i 30 denari poi rifiutati, ma comunque un bene tutto materiale; Giuda e’ all’inferno perche’ non ha creduto nella misericordia di Dio, perche’ in definitiva non aveva fede.
Perche’ caro Matto, occorre capire un’ altra cosa assai trascurata : senza la fede, unita alle opere, non ci si salva, e’ la fede che salva – “la tua fede ti ha salvato”-.
L’ anima immortale avra’ la sua continuazione nell’aldila’ in linea con quanto creduto, e quindi fatto, qui sulla terra; e il suo inferno sara’ quello di non poter godere di quella comunione con Dio che non ha mai cercato.
Giuda e’ all’ inferno perche’ lo ha scelto lui.
” … l’insegnamento della chiesa cattolica, sempre migliorabile certo …”
Ma allora, se è migliorabile … devo continuare?
Migliorabile , non ribaltabile col dire il contrario di quanto asserito sino a ieri e privo di ragione.
E quella dell’ inferno vuoto oltre ad essere scritturalmente priva di ogni fondamento e’ irricevibile dottrinalmente e logicamente, vanificherebbe da sola lo scopo della venuta di Cristo.
Cioè….si chiude bottega….e in effetti e’ quello che sta accadendo.
Luca Antonio,
se Cristo dovesse essere seguito solo per la paura di scottarsi le chiappe col fuoco dell’Inferno, oppure solamente per la goduria di saperne scottate le chiappe altrui, la
“bottega” cristiana è finita prima ancora della sua apertura.
Migliorabile nella comprensione in vista di una più efficace pastorale, non in vista di un mutamento a seconda dei capricci del mondo.
Quando si toccano certi temi mi accorgo con rammarico che la presenza di coloro che von Balthasar chiamava “infernalisti” rimane di un numero al quanto cospicuo nonostante il misericordismo imperante. La Chiesa ha un elenco dei beati (non di tutti ovviamente) ma non si è mai cimentata a realizzarne uno per i dannati. Anche su Giuda e il suo destino ultimo non possiamo che tacere, pregare e sperare, come per tutti.
Santa Caterina da Genova , mistica del XV sec., ebbe in proposito una visione di Gesù che con un sorriso indulgente le confidava: “Se tu sapessi quel che io ho fatto di Giuda!..”
Eh no! Giampiero carissimo,
se l’avesse detto la Valtorta sarebbe vero, ma santa Caterina da Genova! Una dilettante dichiarata santa sicuramente per sbaglio! Non scherziamo col fuoco, è il caso di dirlo.
Che Gesù abbia preso Giuda con Sé è anatema!!!
Parola degli “infernalisti”.
Sì continua a fare un minestrone tra verità e falsità: non è vero che la Santa abbia detto questo; è solo un’ipotesi riferita! Ma che affidabilità possiamo attribuire a simili fantasie? I Vangeli invece riportano direttamente ciò che udirono gli apostoli da Gesù: “meglio sarebbe per lui se non fosse mai nato”.
Questo dimostra la metodologia seguita dall’autore dell’articolo e l’errore in cui deliberatamente induce.
Viene deformata la verità rivelata e così anche la “misericordia” del Signore; il tutto per generare confusione, dubbio, inquinamento delle verità rivelate.
È assai strano che si dia spazio a simili operazioni anti-storiche ed è, in ogni caso, grave.
Mi pare che lei stia accusando Gianpiero di aver riportato un falso.
Lai dev’essere uno dei tanti “buoni” che con santa sicumera seleziona le certezze e le fantasie,
Dio ci scampi dallo scandalismo dei “buoni” … e dalle loro salatissime minestrine 😂
Ecco il suo misericordismo autentico: emettere giudizi strampalati nei confronti di chi le muove contestazioni oggettive.
Io non accuso, faccio delle constatazioni: lei riporta come verità affermazioni per sentito dire e le presenta come testimonianze di santi.
Complimenti anche per fare repliche personali ai commenti dei suoi articoli: grande stile…
Articolo vergognoso. Più dei soliti del Matto.
Ch del resto da tale si comporta…
Tobia
Dottor Tosatti lei avvalora questa bestialità :-/
Non avvaloro nulla; permetto che le tesi vengano espresse.
Sotto sotto, si vede il segno lasciato dalla “santa” inquisizione.
Ma poi, esimio BRASI, lei che vede le “bestialità” altrui, è proprio sicuro della sua angelicità?
BRASI … BRACI .. ROGHI …
Il “chi sono io per giudicare” di bergogliana matrice, rischia ormai di inquinare Fede e ragionamenti vari… Qui infatti non si tratta del giudizio che ogni uomo, miserevole peccatore, può mai emettere sulla morte altrui, nessun uomo può neanche giudicare se stesso, ma si tratta di attenersi, Restare nell’Insegnamento del Signore, nella Sua Parola! Il vero nocciolo della questione è che ogni “personaggio “ del Vangelo, che ha quindi già compiuto la sua esistenza su questa Terra, interroga ogni credente, ancora vivente, in un confronto continuo, sul come rapportarsi alla Verità, su cosa ha comportato questo rapporto nella vita dì quegli uomini e su come abbia inciso sulla Storia Umana. La tentazione pericolosa consiste proprio nel dare, attribuire significati o valenze erronee a fatti e a comportamenti umani, divenuti Indelebili, Perenni ed Emblematici perché Evangelici, e sui quali È già Passato, È già Intervenuto il Signore! Queste “vite passate “ si correlano strettamente a tutte quelle ancora “a venire” e a tutte quelle oggi presenti, in ogni scelta che esse compiono e nelle conseguenze che ne scaturiscono, per se e per gli altri, e che nel Vangelo sono già “tracciate”! Non è pertanto il loro percorso a dover essere reinterpretato o corretto dal nostro personale punto di vista, semmai è il nostro percorso a doversi conformare o raddrizzare laddove riscontrassimo analogie “preoccupanti”! Sulla figura di Giuda il Vangelo dovrebbe quindi essere più che Eloquente! A tale riguardo condivido in pieno il magistrale commento della Signora di tutti i Popoli, che ringrazio e a conferma riporto le parole di Sant’Agostino “ Perché Giuda tradisse Cristo, come è stato scritto, Satana entrò in lui: chi lo persuase a tradire Cristo fu quello stesso che lo persuase a impiccarsi. Indubbiamente si pentì di aver tradito il sangue innocente, ma il suo pentimento non ebbe speranza: si pentì, ma disperò, non credette che sarebbe stato perdonato.” (Discorso 313/E Nel Natale del Martire Cipriano).
“ (Giuda) si pentì, ma disperò, non credette che sarebbe stato perdonato.”
E allora? Basta questo per essere certi, ripeto ESSERE CERTI, che non sia stato perdonato lo stesso?
E da dove si trarrebbe questa certezza?
Dalla pretesa di conoscere in tutto e per tutto la volontà di Dio?
Dal presumere che Dio pensi come l’uomo?
Da credere che Dio sia imprigionato in ciò che è scritto nel Vangelo? Da quale, peraltro. si estrae di volta in volta ciò che fa comodo?
‘Non è pertanto il loro percorso a dover essere reinterpretato o corretto dal nostro personale punto di vista, semmai è il nostro percorso a doversi conformare”
Ottimo, grazie 🤗
Ottimo ma …
mi dica, gentile Luca Antonio, lei è perfettamente convinto che il suo percorso sia perfettamente “conforme”? È perfettamente convinto che in tutto ciò che produce la sua mente (e in quale altra se no) non vi sia la minima traccia di interpretazione?
E’ per fugare i dubbi e le interpretazioni farlocche che esiste l’insegnamento della chiesa cattolica, sempre migliorabile certo, ma basata su una storia bimillenaria di documenti, pensieri e vite , sicuramente, e infinitamente, piu’ solida di qualunque fai da te.
Giuda e’ sicuramente all’ inferno, altre interpretazioni sono lecite ma errate, perche’ non si tratta di una cattiveria ma di un fondamento. Lei interpreta male le cose mettendole solo sul piano umano – povero Giuda- , mentre invece vanno valutate dal punto di vista teologico e simbolico.
Giuda e’ all’inferno perche’ non solo era ladro e traditore, ma soprattutto perche’ ragionava secondo il mondo, era intriso di materia e non di spirito, il suo tradimento era teso ad ottenere un qualche bene futuro – per me era il forzare la mano a Gesu’ affiche’ mostrasse la sua potenza, lì , in quel momento, sulla terra – e non erano i 30 denari poi rifiutati, ma comunque un bene tutto materiale; Giuda e’ all’inferno perche’ non ha creduto nella misericordia di Dio, perche’, in definitiva non ha avuto fede.
Perche’ caro Matto, occorre capire un’ altra cosa assai trascurata : senza la fede, unita alle opere, non ci si salva, e’ la fede che salva – “la tua fede ti ha salvato”-.
L’ anima immortale avra’ la sua continuazione nell’aldila’ in linea con quanto creduto, e quindi fatto, qui sulla terra; e il suo inferno sara’ quello di non poter godere di quella comunione con Dio che non ha mai cercato.
Giuda e’ all’inferno per questo, e lo ha scelto lui.
Caro Luca Antonio,
“La Chiesa si basa su una storia bimillenaria di documenti,
pensieri e vite”… Lei va a quantità, a pile e pile di tomi, riferendosi al lavoro dei teologi la cui operazione principale si potrebbe illustrare nel seguente modo:
“Se un filosofo è un uomo cieco, in una stanza buia, che cerca un gatto nero che non c’è, un teologo è l’uomo
che riesce a trovare quel gatto. ” ( Bertrand Russel ).
L’essere umano è dotato della preziosa (e terribile) facoltà immaginativa, che gli permette, come si dice, di mettersi nei panni altrui.
Perciò: ci si sieda comodamente e si facciano almeno dieci minuti di silenzio; quindi ci si immagini di ESSERE Giuda e si RIVIVANO tutti i passi del Vangelo che lo vedono protagonista; cioè sia l’esercitando a VIVERLI da protagonista.
L’esercitando si immagini, si veda, si senta Giuda durante l’Ultima Cena e VIVA tutte le vicende successive di Giuda, fino al momento fatidico del rimorso, della disperazione e dell’impiccagione.
L’esercitando provi il tormento del rimorso, il pentimento, la disperazione e la morte di Giuda, fino a SENTIRE lo spezzarsi del collo e lo squarciarsi del corpo.
Si avverte che per chi non ha le coronarie a posto, il prezioso, catartico esercizio è sconsigliato.
Qui è un impazzimento generale, a cominciare dalla gerarchia ecclesiastica! Purtroppo i battezzati che non sanno dove stia di casa il Vangelo si bevono qualsiasi follia! Giuda è il TRADITORE per eccellenza, Gesù lo dice nel Vangelo: “meglio per lui che non fosse mai nato”. Biancovestito può dire qualsiasi cosa, nessuno lo ferma!
Giuda sta certamente in un posto assai ben riscaldato.
“Sarebbe meglio per lui se non fosse mai nato”.
Trovo semplicemente folle l’intero articolo.
Il pentimento di Giuda concerne la modestia della cifra pattuita e la percezione di non poter sperare in cariche ed onori che sperava di lucrare in seguito al tradimento.
Giuda credeva nell’al di qua e una volta compreso di non avere il futuro che desiderava, si uccide.
Tutto qui.
Il Matto non può scrivere che articoli folli 😄, così dà la possibilità ai Sani di mente di confermare la propria garanzia di salvezza, mentre nel “posto assai ben riscaldato” ci sta quel brutto, sporco e cattivo di Giuda.
Da come si esprime, lei dev’essere uno della “vecchia guardia”. Padronissimo, s’intende.
Un cordiale saluto.
In genere, nei capitelli e nelle altre sculture o pitture vengono rappresentate figure significative e latrici di un messaggio e non fatti di cronaca nera.
Non si vede quale messaggio potrebbe dare la raffigurazione di un becchino o di un assassino che si carica sulle spalle il morto. E poi a quel modo: il modo del Buon Pastore! Veramente ci si vuole arrampicare sugli specchi?
Gli è che la stereotipa resistenza tradizionalista a voler riconoscere che la Misericordia divina (non c’è solo la Giustizia divina!) possa compiere ciò che vuole Lei e non quello che interpretano gli uomini, sia davvero dura a morire.
Al fondo, si tratta del solito vizio umano: la voglia incoercibile di sbattere il mostro in prima pagina per sentirsi dalla parte giusta, magari con il Rosario in mano. Come dire: farisaismo all’ennesima potenza.
Una volta esistevano la teologia dogmatica, la teologia morale e la teologia ascetica: ebbene quest’ultima, senza la quale le altre due valgono zero, è stata buttata alle ortiche. Forse, su questo blog sarebbe opportuno che chi se ne intende (ma c’è ancora qualche esperto?) pubblicasse con regolarità articoli di teologia ascetica.
Siamo tutti sempre lì, davanti a Cristo che dice a ciascuno di noi: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
Sol queste tremende, durissime parole possono costituire il seme di una rinascita individuale e collettiva.
Pace e bene.
Puoi avere ragione, ma puoi avere torto.
Puoi essere un provocatore, o un santo.
Puoi aprire la mente alla conversione, oppure puoi seminare confusione.
In queste possibili alternative vanti certezze la cui autorità sarebbe la tua impressione che gli altri sbaglino, non ti capiscano, ti critichino, non abbiano capito nulla della rivelazione…
Il tuo definirti privi di senno ti autorizzerebbe ad essere il solo dotato di raziocinio, fino a delimitare quello di Dio: lecito se ti serve a citarlo, malinteso quando ti smentisce.
Giuda è un infelice, amato da Dio.
Non è morto martire, come quasi tutti gli altri apostoli, ma suicida dopo aver svenduto (trenta denari è davvero poco) il suo Signore.
Il problema non è il suicidio, ma l’infelicita’ dopo essere stato accanto a Cristo.
Può essere stato perdonato? Può essere salvo e la sua anima in paradiso? E con lui ogni altro, così che l’inferno è vuoto? Oppure la sua anima si è dissolta, nel vuoto, risolvendo il problema di dove metterla senza accostarla a quella di San Giuseppe o di Giovanni o della Maddalena, per non parlare della Madonna?
Il nostro problema non è dove sia finito Giuda, ma l’infelicita’ … il nostro problema è lo scarso valore che diamo a Cristo, svendendolo, svalutato davanti alle nostre pretese e voglie soggettive.
Allora viviamo con rispetto la morte di Giuda e anche il suo suicidio, provocato dal rimorso o da chissà quale altro sentimento che si può rendere con la parola pentimento, ma non è detto che equivalga a contrizione.
Il problema non è più di Giuda e nemmeno di Dio: è solo nostro. Se la misericordia divina cancella ogni peccato, se siamo eredi anche disonorando a vita il Padre e la Madre, il Figlio e i fratelli e le sorelle… beh se la giustizia che temiamo è solo quella terrena, dato che l’ultraterrena non ha proprio nulla da dire… forse non è nemmeno più il caso di dirsi dei matti, ma solo dei gran furbastri.
Ancora si tempi del paradiso terrestre c’era una creatura più astuta di tutte. Fare i furbi con Dio non è una bella cosa. Purtroppo i poteri terreni agiscono con astuzia, a modello del loro principe.
Poi ci sono gli infelici che per trenta denari si allineano, di notte, anche baciando. Anche il bacio, simbolo dell’amore, diventa svendita.
Di qui l’infelicita’ e direi anche perché il timor di Dio non è una sciocca paura, ma un dono dello Spirito Santo.
Mi colloco nella temibile penombra tra la verità e l’errore. Il pericolo è l’energia che mi fa sentire vivo . Il conformismo mi uccide. Poi solo Dio sa e mi giudicherà.
Mi permetto un consiglio, poi lei faccia quel che le pare: non confonda il conformismo con la conformità. Il conformismo deforma, esattamente come il rifiuto della conformità. Noi non siamo as-solito (ovvero sciolti da ogni legame). Un perché lo abbiamo. Assoluto è Dio e fare la Sua volontà è una grazia per conformi, non per deformi. La deformità non è una malattia del corpo, ma spirituale. Per guarire bisogna sapersi malati, ma umili, cioè desiderosi di guarigione. La croce è servita a questo.
R.S.,
perdoni: “La Croce è servita a questo”…Ma il Dio di Mosè a cosa è servito? o, forse, il Dio, il Padre che “soltanto”
Gesù ha veduto in faccia è un altro Dio?
Caro Matto, lei ha affermato più volte negli ultimi tempi che Giuda si pentì. Questo mistero non è risolvibile ma ha acceso secolari discussioni: se permette alle sue osservazioni metto le mie.
Io credo che il fulcro del pentirsi sia lo sforzo del cuore umano che ama Dio nel riconoscimento del Suo amore misericordioso.
Ebbene, secondo me, lei da a quel “pentimento” un significato poco probabile alla luce della Parola e insufficiente, per ottenere la salvezza, alla luce della dottrina cristiana (e coincidente purtroppo con il pensiero di Bergoglio. Invito, per inciso, tutti a non credere MAI alle parole di Bergoglio perchè il suo target è impedire la salvezza degli uomini, pertanto si serve della menzogna per confondere e sovvertire l’ordine divino. Bergoglio MENTE: solo per questo dobbiamo credere al contrario di tutto quello che dice).
Sembra strano da credere che Pietro il Venerabile possa intendere di Giuda come di Abelardo: le due morti sono dissimili, una disperata e l’altra santa. Chi ha letto l'”Etica” e le lettere dovrebbe sapere che Abelardo vede come grandissima la forza della Misericordia ma questa vince sulla Giustizia, solo se un vero pentimento accompagna l’uomo in vita (2) e il reo, o altri per lui, supplichi Dio.
“et quam misericorditer indicium suum Dominus in correptionem verterit et quam prudenter malis quoque ipsis usus sit et impietatem pie deposuerit ut unius partis corporis mei justissima plaga duabus mederetur animabus”.
Abelardo crede anche l’opera proditoria e chi la compie come un mezzi che Dio usa per realizzare il bene aldilà delle intenzioni del traditore. Infatti ho surriportato un brano (di una delle sue lettere ad Eloisa) dove afferma che lei e lui stesso sono stati messi in condizione d’esser salvati, grazie a quello che gli successe, da parte del tutore della moglie. Così per Abelardo e anche in Giuda, o meglio nel suo tradimento, vi è il bene dell’umanità.
Ciò non vuol dire che per questo bene (peraltro involontario) a Giuda sia stato abbuonato l’Inferno.
Il discrimime fra la salvezza eterna e la Geenna -è vero- sta nel pentimento ma su questo gesto, del cuore piu che della mente, occorre ragionare in base alla dottrina e in base alla Parola.
a- “Guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!”(Mt 26,24).
b- “sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!” ( c.s.)
c- “Allora Giuda […]vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso [ μεταμεληθεὶς ], riportò le trenta monete”.(Mt 27,3-4).
d- “Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente” . ( c.s.)
e- “Padre, quand’ero con loro, io conservavo nel Tuo Nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura” (Gv 17,12)
μεταμέλομαι = cambiare idea, ricredersi, rincrescersi, sentir rimorso, rammaricarsi.
Dunque è lecito pensare che il senso del “pentimento” di Giuda, (poichè μεταμεληθεὶς può tradursi anche come “si pentì”), fu orientato non a sostenere una implorazione a Gesù, per la grave offesa alla sua vita, ma invece lo spinge solo ad ammettere il suo peccato di fronte al Sinedrio.
Tale verbo è usato nella parabola dove un figlio che aveva detto di no all’invito del padre di andare a lavorare nella vigna, “cambiò idea” e vi andò (μεταμεληθεὶς viene usato ancora da Matteo [mt.21, 28] con questo senso di “ricredersi” piuttosto che “cristianamente pentirsi:).
Il senso del pentimento cristiano, oggi come allora, va oltre il riconoscimento della colpa e non consiste nel rammaricarsi e soffrire per aver sbagliato, l’essenza del pentimento sta nel riconoscere invece la sofferenza della vittima del peccato. La sofferenza di Gesù, sta nella sua offesa (aldilà della morte violenta) e consiste nell’amore negatogli: ciò si ripara solo se il peccatore restaura quell’amore, riconoscendo che in primis è dovuto, soffrendo per Lui e non per se stesso.
Giuda invece dispera (3): volontariamente crede che per lui non valga l’insegnamento di Gesù e cade nella disperazione: egli non ha fede, non ama e soprattutto non spera nel perdono: è un uomo finito, cerca solo la morte e una morte suicida tende a spiegare gv 17,12.
Da Valtorta:
[Giuda torna nel Cenacolo e vede il calice ancora sul tavolo]
“Il suo Sangue!… “Fate questo in memoria di Me!… Prendete e bevete. Questo è il mio Sangue […] Ah! maledetto me! Per me non può più esser sparso per remissione del mio peccato. Non chiedo perdono perché Egli non mi può perdonare. Via, via! Non c’è più un posto dove il Caino di Dio possa conoscere quiete. A morte! A morte!…».
Esce. Si trova di fronte Maria, ritta sulla porta della stanza dove Gesù l’ha lasciata. Ella, udendo un rumore, si è affacciata sperando forse vedere Giovanni, che manca da tante ore. È pallida come svenata. Ha degli occhi che il dolore fa ancor più simili a quelli del Figlio.
Giuda incontra quello sguardo che lo guarda con la stessa accorata e cosciente cognizione con cui Gesù lo ha guardato per via, e con un «Oh!» spaurito si addossa al muro.
«Giuda!», dice Maria. «Giuda, che sei venuto a fare?». Le stesse parole di Gesù. E dette con amore doloroso. Giuda le ricorda e urla.
«Giuda», ripete Maria, «che hai tu fatto? A tanto amore hai risposto tradendo?». La voce di Maria è carezza che trema.
Giuda fa per scappare. Maria lo chiama con una voce che avrebbe dovuto convertire un demonio: «Giuda! Giuda! Fermati! Fermati! Ascolta! Io te lo dico in suo Nome: pentiti, Giuda. Egli perdona…». Giuda è fuggito.
La voce di Maria, il suo aspetto è stato il colpo di grazia, ossia di disgrazia perché egli le resiste. […]
Ritto sotto un ulivo al limite di un balzo, guarda verso il Golgota. Vede drizzare le croci e comprende che Gesù è crocifisso. Non può vedere né udire. […]
Guarda, guarda come allucinato. Si dibatte: «No! No! Non mi guardare! Non mi parlare! Non lo sopporto. Muori, muori, maledetto! Ti chiuda la morte quegli occhi che mi fan paura, quella bocca che mi maledice. Ma anche io ti maledico. Perché non mi hai salvato». […]
Dice Gesù: «Orrenda [morte], ma non inutile. Troppi credono che Giuda abbia commesso cosa da poco. Alcuni giungono anzi a dire che egli è un benemerito perché senza di lui la Redenzione non sarebbe venuta e che, perciò, egli è giustificato al cospetto di Dio.
In verità vi dico che, se l’Inferno non fosse già esistito, ed esistito perfetto nei suoi tormenti, sarebbe stato creato per Giuda ancor più orrendo e eterno, perché di tutti i peccatori e i dannati egli è il più dannato e peccatore, né per lui in eterno vi sarà ammolcimento di condanna.”
[…] Ha resistito a tutto. Ha voluto resistere. Come aveva voluto tradire. Come volle maledire. Come si volle suicidare.
È la volontà quella che conta nelle cose. Sia nel bene che nel male.»”
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NOTE
(1). Caro Matto, a parte i complimenti sinceri per l’intuito dei 2 volti, spero che lei non veda “un io fittizio” in me (la dottrina è proprietà divina, poichè da essa deriva, e non un mezzo per giudicarci fra uomini) ritenendo questa frase troppo audace e molto pericolosa (bergogliesca direi, chè ricorda il suo “todos todos” o peggio: “Dio ci ama così come siamo, e nessun peccato, difetto o sbaglio gli farà cambiare idea” (Bergoglio per la GMG Cracovia, luglio 2016)), perchè ha bisogno di essere profondita e non fraintesa:
“noi possiamo dirlo anche di Giuda: abbraccialo come il mio altro sé.
Presso Dio non vi sono rifiutati.
Egli li porta tutti a casa e trasforma le loro lacrime nel suo sorriso.”
Matto caro, non ci sono rifiutati se i peccatori scoprono l’amore di Dio e lo ricambiano, altrimenti senza amore sono loro che di fatto vogliono essere rifiutati:
da Valtorta:
[prosegue Gesù] “Il rimorso l’avrebbe anche potuto salvare, se egli avesse fatto del rimorso un pentimento. Ma egli non volle pentirsi e, al primo delitto di tradimento, ancora compatibile per la grande misericordia che è la mia amorosa debolezza, ha unito bestemmie, resistenze alle voci della Grazia”.
(2). vds. V.Monti (Sulla morte di Giuda):
[…]Uno strepito intanto si sentía,
Che Dite introna in suon profondo e rotto;
Era Gesú, che in suo poter condotto
D’Averno i regni a debellar venía.
Il bieco peccator per quella via
Lo scontrò, lo guatò senza far motto:
Pianse alfine, e da’ cavi occhi dirotto
Come lava di foco il pianto uscía.50
Folgoreggiò sul nero corpo osceno
L’eterea luce, e d’infernal rugiada
Fumarono le membra a quel baleno.
Tra il fumo allor la rubiconda spada
Interpose Giustizia: e il Nazareno
Volse lo sguardo, e seguitò la strada.”
(3). da Benedetto XVI (Udienza gen 18.10. 2006): “Giuda si è pentito, ma il suo pentimento è degenerato in disperazione e così è divenuto autodistruzione.”
Signora gentile,
la ringrazio per il poderoso impegno nel contribuire a questa tornata del blog.
Mi lasci dire, con pacatezza assoluta e fraterna, che il suo insistere sulla Valtorta non trova in me una controparte. Trovo già difficilissimo raccapezzarmi col Vangelo e non ho né tempo né interesse a correr dietro alla visionaria casertana. Più in generale, poi, diffido radicalmente delle visioni e locuzioni mistiche.
Mi permetta anche di rilevare come anche lei, e chiunque altro (compreso il sottoscritto), non ha percorso nei mocassini di Giuda neanche un metro.
Troppo facile (e questo vale per tutti) stabilire come stanno le cose seduti in poltrona o al computer.
Un cordiale saluto.
Caro Matto, lettura,la sua , alquanto superficiale, incentrata sul “sentimento”, le cose tuttavia possono, essere un poco diverse e più profonde.
E se Giuda fosse stato invece solo un ebreo che credeva nel Messia che avrebbe liberato Israele dal giogo romano?.
Immagini che Giuda fosse questo, e che vedesse in Gesu’, viste le sue opere straordinarie, il Messia con poteri che solo Dio puo’ avere, ma che al contempo questo Messia facesse degli strani discorsi in merito alla sua missione -il mio regno non e’ di questo mondo- non trova che potrebbe essere plausibile che abbia voluto dargli una “spintarella” per mostrarsi al Mondo per quello che era?.
Il peccato di Giuda e’ teologico, e’ metafisico, e’ escatologico, e’ paradigmatico, e’, direi, totale.
Il pensare che Gesu’ fosse venuto per questo mondo e non per l’altro e’ un capovolgimento catastrofico del suo messaggio, e la denuncia di Giuda per forzargli la mano corrisponde alla seconda tentazione del diavolo nel deserto..
Cui si aggiunge, in termini di salvezza eterna, a completamento del quadro del materialismo di Giuda, la colpa di non essersi affidato a Lui nel dolore, al Maestro, e di aver pensato che Egli fosse solo un povero amico fallito, un amico tradito in questo mondo, senza credere in nulla di quanto da Lui predicato.
” …chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io rinnegherò lui davanti al Padre mio che è nei cieli.”
“Le cose tuttavia possono, essere un poco diverse e più profonde”: appunto. “possono”, quindi non “devono” essere come le pone lei, che esprime un suo parere come un qualsiasi altro essere umano fatalmente condizionato dalla mistura di passioni e dottrine.
“E se Giuda …”, ecco, anche quel “e se” introduce una sua illazione che lei può liberamente proporre ma sempre un’illazione resta.
Mi lasci osservare, sempre cordialmente, che lei non ha camminato nei mocassini di Giuda neanche un secondo …
Caro Matto,
ignoro quanti artisti/artigiani abbiano contribuito alle figurazioni della chiesa di Maria Maddalena a Vezelay
( fatta erigere nella convinzione che la Maddalena fosse morta proprio là, in Borgogna ). Penso sicuramente molti e di differenti capacità e, forse, di diversa ispirazione.
In parentesi aggiungo che nel timpano occidentale esiste anche la raffigurazione del Cristo in maestà fra 11 apostoli- mentre il dodicesimo seggio è vuoto-. Che Giuda abbia fatto nascere già da allora numerosi dubbi sul suo conto?
Certamente, difatti voleva essere solo un elemento di riflessione, come appunto palesato.
Nei mocassini, forse meglio dire nei sandali, di Giuda e di quelli che ragionano secondo il mondo, – compreso il fatto di non riuscire a comprendere il perche’ Dio abbia creato un’ anima per poi metterla eternamente negli inferi – possiamo camminarci tutti, okkio😉.
Sempre cordiali saluti.
Un conto è camminarci a parole (il caso) e un conto è camminarci davvero (la situazione).
Più sopra ho proposto un esercizio di immaginazione …
Caro Luca Antonio,
quindi Giuda si rese autore di una “felix culpa” necessaria al piano della salvezza…insomma, qualcuno doveva prendersi tale responsabilità, ma guai a chi se la fosse presa… Avanti di questo passo si potrebbe dedurre che Giuda abbia “sacrificato” la sua anima per il nostro bene. Ne scrisse anche il commediografo Ugo Betti.
“Occorre che lo scandalo vi sia ma guai a chi lo provoca”:
sarebbe interessante sapere quanti “esperti esegeti” se la sono cavata e se la cavano di fronte a questo macigno incandescente!!!
Cara Adriana, ha ragione, Giuda doveva essere,
come anche “e’inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo !”.
E qui bisognerebbe ripensare all’ “oi polloi” e alla sua traduzione corretta; crudelta’ di Dio o semplice previsione che l’ uomo e’ bacato e ci saranno sempre quelli che sceglieranno il Male – che in fondo si riduce al non serviam – anziché’ abbracciare il salvagente, il legno della Croce e godere di Lui per l’ eternita’?.
Un caro saluto.
Caro Luca Antonio,
il male…fare il male nella sua accezione più diffusa (da noi) significherebbe procedere con violenza contro qualche innocente, “scientemente”, ossia noi supponiamo un aggressore “compos sui”, quindi capace anche di autocritica post factum, ( o, se si preferisce, chiamiamola capacità di “redenzione” ).
Purtroppo, esaminando da vicino numerosi casi di sadica violenza, io rimango infelicemente stupita di quanto rare siano le persone di ambo i sessi in grado di : 1) essere consapevoli del male che stanno per arrecare o che hanno arrecato; 2) provare una almeno minima dose di empatia verso il prossimo. A prescindere dagli autori di violenza “balorda”, e/o mossa dall’interesse, esistono tra gli umani più efferati anche coloro che “riconoscono”, tardi naturalmente, di essere stati mossi fin dalla prima infanzia da esigenze psicofisiche irresistibili quanto atroci. Non lo dicono per scusarsene, ma, “sub limine”, per porsi una domanda- finora senza risposta- sul motivo per cui siano venuti al mondo con “quelle” infami caratteristiche. O, per dir meglio, siano stati “creati” con quell’anima irrevocabilmente nera.
Non sono degli idioti, non sono ignoranti, non sono matti, sono… “così”. Ovviamente questi non pochi casi che oggi, alquanto vanamente, diventano oggetto di studio non possono che far riflettere sui criteri di creazione da parte di una divinità assolutamente buona…Oppure, o forse la descrizione di Isaia ( 45,7 ) è quella che più le si attaglia?
Cara Adriana, questione, questa posta da lei, davvero intricata, se lo chiese già Musil nell’ Uomo senza qualità col personaggio di Moosbrugger, basato, se non ricordo male, su un fatto di cronaca dell’ epoca :
dove inizia e dove finisce il libero arbitrio ?, si sceglie veramente il Male ?, o è il Male che sceglie per noi?. Impossible in certi casi particolari dare un qualche giudizio anche in virtù del fatto che conosciamo davvero troppo poco di simili vicende e dei meandri psicologici che muovono certe azioni. Volendo esaminare la cosa con visione diversa, possiamo partire dall’assunto che il Male è assenza di bene e quindi potremmo dire che Cristo è venuto proprio per questo, per portare il Bene che sana e redime; e lo fa attraverso l’Amore di cui noi siamo chiamati ad essere portatori. Nella neve era sporca di Simenon l’algida presunzione di Frank, il suo amore per il male fine a stesso, crolla di fronte all’assurdo amore che gli manifesta la sua vittima.
Poi ci sono i casi veramente psichiatrici, veramente rarissimi, in cui ogni empatia con l’esterno sembra essere impossibile ma lì , come il perché del nato storpio, siamo di fronte ad un mistero senza risposte umane, di cui io non ho nessuna esperienza, neanche indiretta.
Ma se me ne dovessi occupare cercherei di risalire alla primissima infanzia, perché in genere quello che non si è ricevuto all’epoca è quello che poi è impossibile dare -in questi casi empatia e amore-.
La sua domanda, me ne rendo conto, rimane inevasa, ma gliene pongo una che rimarrà altrettanto senza risposta, siamo sicuri che mai, neanche una volta nella vita, questi soggetti non siano stati chiamati da una qualche coscienza a scegliere”?,
perché, come disse Lucia all’innominato, “Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia!”
Cordialità.
Caro Luca Antonio,
rifriggiamo la definizione del male di S.Agostino che, a sua volta, non trovando una base logico-filosofica su cui poggiarsi – e nemmeno pittorica se vogliamo assimilare il Bene alla luce e il Male all’Ombra -, si rifugia alla fine nell””ipsA dixit”, ossia si sottopone acriticamente all’autorità della Chiesa di Roma…
Comodo, semplicistico e restrittivo richiamarsi esclusivamente all’empirica indagine delle situazioni ambientali infantili,
alla vecchia tabe di sangue, e al recente DNA: facile
l’appigliarsi a qualunque escamotage pur di non rinunciare alla fede nel Nuovo Bene apportato dal sacrificio cristico.
Allora, e ancora, mi domando dove stia questo bene quando vediamo tante innocenti creature nate con deformità ingestibili destinate, senza colpa alcuna, ad una vita di estrema sofferenza. La esistenza umana non viene risparmiata in nulla. O forse queste vittime, loro malgrado, devono rappresentare l'”offa” da offrire alla divinità (per definizione: buona) allo scopo di impetrare sulla terra, per le folle dei fedeli, sia la garanzia di una sanità di corpo, di mente e d’anima, sia nell’aldilà una paradisiaca vita eterna?
Sine ira et studio, né velleità polemiche, un caro saluto, Adriana.
Caro Matto,
apprezzo l’intento del tuo discorso. In realtà, da come appare ai miei occhi, la faccia del “buon Pastore” appare come un volto da paraplegico, così che non è chiaro se sia buono o cattivo e neppure se sia di colui che ha fatto fuori Giuda (?). Come afferma Isaia, ( 45, 7 ) a Dio tutto è possibile.
Ho letto tempo addietro un articolo che contestava l’interpretazione (a cui anche il Matto come pure Papa Francesco si attengono) secondo cui è Gesù Buon Pastore a portare sulle spalle Giuda suicidatosi, lasciando intendere che sia stato perciò salvato.
Argomentando sulla base dell’abbigliamento del personaggio escludeva categoricamente che si trattasse di Gesù e sosteneva che rapprrsentasse invece una figura servile incaricata di provvedere alla rimozione dei corpi dei suicidi per una poco onorevole sepoltura da qualche parte. Mah! Chi può affermare con certezza quale tesi (o ipotesi) sia maggiormente fondata?
E così si è sdoganata l’impenitenza finale e tutti si salvano…
Dirò di più. A mio avviso Giuda non si è neanche pentito, più che altro ha provato un fortissimo dolore per la morte di Gesù, ma probabilmente non si è pentito totalmente di ciò che ha fatto, proprio perché mosso da convinzioni tali che non gli avrebbero permesso di fare altrimenti (agendo diversamente, avrebbe provato rimorsi di altro tipo, imperniati sulle sue profonde convinzioni). In fondo Giuda era un cristiano ancora più cristiano di Cristo, se così possiamo dire, un pasdaran di Gesù che voleva più intransigenza riguardo il messaggio evangelico. Giuda non era mosso da scopi utilitaristici, per questo mi risulta difficile immaginarlo all’inferno.
Il non giudicare non c’entra. Io posso giudicare tutto ciò che avviene, e Giuda oggettivamente emerge come un seguace di Gesù che aveva una sensibilità particolare, magari un po’ pessimista; forse il Vangelo, tra le righe, molto tra le righe, vuole mostrarci come esistano varie tipologie di apostoli, anche apostoli con un animo buio ma profondo, che hanno una loro particolarissima via da seguire (come poteva Giuda ignorare la propria coscienza?).
PS – Non sono uno di quelli che dice: “Dio ci ama per quello che siamo”. Il Matto lo sa…
“Che in 2024 anni non si sia ancora ben compreso?” A tratti forse lo si è compreso e lo comprende, caro Matto, ma per dimenticarsene nel giro di qualche istante. Quando si leggono taluni commenti, persino (o forse specialmente!) nei blog cattolici, si ha la conferma che da sé l’essere umano proprio non ce la può fare… Come sospirava Haukin zenji: Hakanasayo! Che peccato!
” … ma per dimenticarsene nel giro di qualche istante”,
che fa rima con “orecchie da mercante”.
Le parole di Gesù riguardo Giuda: “Sarebbe stato meglio se non fosse mai nato”.
Le parole di Pietro riguardo Giuda: “il figlio della perdizione”.
Se poi volete illudervi che l’inferno non esiste, che la misericordia di Dio prescinda dalla giustizia e che Gesù scherzi quando parla delle conseguenze del peccato, fate pure; ma state certi che tutti (anche gli atei!) sperimenteranno immancabilmente le realtà eterne di cui Gesù, i profeti, gli apostoli e i mistici hanno parlato.
Sarà un caso ma proprio ieri, conversando con persona colta ed educata, mi son sentito dire: “se poi credi che davvero l’inferno esista come luogo, libero d’illuderti”.
Ma a parte questo, lei dovrebbe riflettere sul fatto che nella Chiesa cattolica è definitivamente tramontato l’atteggiamento giustizialista, e che sperare in una sua restaurazione, magari con ripristino della “santa” inquisizione, è pura illusione. Tutto ciò che passa non torna mai (se torna) nella medesima forma.
Il rigido citare il Vangelo non porta a nulla. Le anime sono sostanze delicate, e trattarle con il piccone le allontana. Altro che conversione!
Guardi che un conto è citare ciò che è riportato nel Vangelo, un conto è inventarsi una religione su misura che non esiste. Peggio ancora: lei accusa chi riporta delle affermazioni categoriche del Signore come “rigido”. Chissà perché ma il vero rigido è lei: nelle sue storture del Vangelo.
Non sapevo che lei fosse un esponente del Sant’Uffizio 😂
Non sono del Sant’ Uffizio (che lei evidentemente mostra, a torto, di disprezzare). Piuttosto ho riportato il testo del Vangelo e degli Atti degli Apostoli ed è stato lei a esprimere un giudizio di condanna su ciò.
Che poi nessuno si salva senza la grazia di Dio questo ce lo dice lo stesso Gesù ed è vero: senza l’intervento di Dio nessuno può salvarsi ed è per questo che Gesù è il Salvatore, l’unico Salvatore. Ma questo esige anche la volontà e la determinazione di conformarci a Lui.
Attraverso i sacramenti diventiamo capaci di somigliargli e di conformarci sempre più alla sua bontà, e ciò che manca per nostro limite e fragilità Egli, per misericordia e amore, lo completerà. Questo dice il Vangelo quando troviamo l’invito di Gesù:”siate perfetti!”, o si dice: “senza di me non potete fare nulla”, o ancora: “Io sono la vite, voi i tralci”. Mentre per i reprobi le frasi che Nostro Signore usa sono ben diverse: “via da Me maledetti, nel fuoco eterno!”.
C’è un abisso di differenza tra buoni e cattivi: non si tratta quindi di essere, come lei dice, nostalgici del Sant’ Uffizio. Ciascuno di noi (me e lei inclusi) può scegliere di essere buono o malvagio ed è la volontà personale quella che fa la differenza, infatti siamo esseri liberi non siamo come gli animali. Giuda fece liberamente la scelta di vendere chi lo aveva tanto aiutato e beneficato, e non sì è ravveduto ma si è auto-condannato: ce lo confermano il Vangelo, gli Atti degli Apostoli, e numerose testimonianze di santi. Se non crede a queste differenze non emetta giudizi di “rigidità” contro gli altri perché lei sta giudicando le parole del Signore.
E tutto questo senza fare riferimento alla ristorazione del chiostro del 1840…
Qualunque con un po’ di dimestichezza nell’ arte si rende conto che quel capitello non è logorato di tanti secoli…….
“Si rende conto …”
Siamo sul vago … vaghissimo …